home pagehome page
articolo C1Articolo C1
articolo C2Articolo C2
articolo C3Articolo C3
what's newWhat's new
who's whoWho's who
search engineArchivio
COM chat COM chat


web design

Parl'arte !

Non sono mai stato un fanatico della tecnologia per se stessa, quindi conservo in me una parte di scetticismo riguardo a tutti questi nuovi giocattoli, inebrianti per chi, come il sottoscritto, viene dall'editare oscure fanzines con ciclostile o fotocopie... ma forse più acconci alle generazioni cresciute con pac-man... o meglio con super Mario Bros. Credo che ci sia una barriera culturale insuperabile per chi ha già qualche decennio sulle spalle nell'acquisire una perfetta conoscenza del media elettronico, ma ritengo anche che tutto quel che si perde in performances tecnologiche lo si acquisti in sensibilità, in fattore umano. Non ho quindi preconcetti tecnofili quando circa due anni fa mi accosto a Internet, dopo aver scoperto che mi piaceva manipolare digitalmente le immagini. La mia esperienza, un po' "fai da te" però mi ha insegnato che la rete È DAVVERO una gran cosa, non la rete dei cavi, modem, router e altre scatolette nere, ma la rete della gente. Noi (intendo quelli che si trovano oberati da sensibilità poco comuni) eravamo già pronti, anzi desideravamo questa terra promessa della comunicazione. adesso c'è ed è grande che ci si possa incontrare da uguali in un terreno franco. Non nascondo che potrà durare poco o che nel suo complesso la rete sta diventando sempre più di massa è ideologicamente più vicina al network televisivo che non al Bistrò del quartiere latino dove tutti si sentono fratelli, ma per ora si può parlare di una sorta di Utopia. Riporto di seguito la mia esperienza, pensando che possa ribadire la forza di una rete delle anime che esiste grazie all'hardware ed al software ma è altro rispetto ad essi. Internet può essere considerata un’utopia realizzata? La risposta per me è che può essere un mezzo per facilitare l’instaurarsi di rapporti positivi e più liberi tra persone lontanissime fra di loro nello spazio ma accomunate da un interesse, da un’ideale... ecco una modesta testimonianza.
Nell'estate del 1996 ho partecipato al ciclo espositivo "Il cielo contaminato" curato dal critico da Lucio Cabutti e svoltosi a Vercelli nel mese di settembre 1996 con una videoinstallazione, il progetto prevedeva l'uso di un personal computer che mostrava in continuo un mio video sul tema "un volto sopra la rete", se l'utente interveniva sulla macchina il video scompariva e veniva mostrata una pagina in formato html dalla quale si accedeva ai contributi inviati da una decina di artisti tramite la rete telematica, sempre sul tema del volo.

A questa prima mostra ne ha fatto seguito un’altra al Museo Caproni di Trento, questa volta le opere erano più tradizionalmente stampate su carta e inserite in una cornice L’esperienza più interessante non è stata la mostra ma ciò che l’ha preceduta e seguita, ovvero lo scambio di corrispondenza con gli artisti reclutati dopo un’accurata “navigazione” fra siti artistici e gallerie virtuali. Il gruppo che io chiamo “The Flight Group” mi ha dato molto, anche in termini umani, nonostante il mio inglese approssimativo, nonostante qualche inevitabile equivoco, artisti dagli Usa, dalla Germania, persino dall’India hanno partecipato entusiasticamente al progetto cercando prima di tutto di comprendere me e quanto volevo fare. Ho scoperto poi di aver “interfacciato” con persone di grandissima levatura intellettuale, professori universitari, professionisti, artisti di grande spessore... noi tutti ci siamo incontrati nell’ormai famigerato ciberspazio, ma mai per un attimo abbiamo pensato di lasciare fuori la nostra umanità, anzi ci siamo sentiti un po’ più fratelli. Questa sensazione di appartenenza ad un unico mondo l’ho avvertita fortemente, è dunque possibile, entro certi limiti, abbattere le barriere e costruire una piccola utopia che assimilerei a quanto avviene negli esperimenti con la fusione nucleare; gli scienziati RIESCONO a realizzare la loro utopia tecnologica per frazioni di secondo, non sono ancora in grado di mantenerla, ma sanno che è possibile. Ecco, io so che l’utopia è possibile, anche se non dura più di qualche momento, ma è possibile. Non è il mezzo tecnologico che conta, siamo noi che lo usiamo... ma senza di esso è pur vero che io non avrei mai potuto comunicare con queste persone a me affini.



Gian Piero Prassi
curatore di Virtual Atelier