Pigmalione,
re di Cipro, era famoso per la sua abilità di scultore. Egli era così
devoto a quest'arte a tal punto, da rinunciare al matrimonio, anche perché
secondo lui, nessuna donna poteva eguagliare in bellezza le forme femminili che
egli stesso era capace di modellare. C'era in particolare una statua
d'avorio alla quale egli aveva lavorato così a lungo e così appassionatamente
da eleggerla ad ideale amoroso.
Pigmalione
era disposto a dare tutto ciò che possedeva per vedere la statua animarsi, la
ritoccava ogni giorno per renderla sempre più perfetta, e la notte gli giaceva
accanto, con la speranza di vederla mutare in carne ed ossa. Galatea era il nome
che egli aveva dato alla statua, l'ornava di preziosi tessuti e di gioielli, ma
nonostante questo l'immagine rimaneva immagine.
Arrivò intanto il
periodo nel quale si celebravano riti in onore di Afrodite, dea protettrice
dell'isola. Pigmalione allora si recò al tempio della dea, portandole ricche
offerte ed innalzando una preghiera appassionata. Nella preghiera domandava alla
dea dell'amore di concedergli per sposa colei che egli stesso aveva forgiato con
le sue stesse mani. La dea sentendosi invocata, fece innalzare le fiamme
dell'altare fino al cielo per tre volte, facendo cosi capire il suo assenso alla
richiesta.
Pigmalione,
allora, si precipitò a casa, speranzoso di abbracciare la sua Galatea, quando
arrivò vide mutare la sua superficie d'avorio, il suo petto sollevarsi, i
suoi occhi chiudersi. Egli quindi afferrò la sua mano e sentendola diventare
calda e soffice riuscì a sentire il polso palpitare.
Pigmalione
e Galatea si sposarono ed ella diede alla luce Pafo e, secondo alcuni anche
Metarme. Pafo, successore di Pigmalione, fu il padre di Cinira, che fondò a
Cipro la città di Pafo e vi costruì il famoso tempio di Afrodite.
Secondo alcuni studiosi il nome che Pigmalione diede alla sua
statua non fu Galatea ma Eburnea, che significa fatta d'avorio.
Pigmalione e l'immagine, E. Burne-Jones
Pygmalian and Galatea, Jean-Leon Gerome, 1824-1904