Prometeo era figlio della Ninfa Climene e del Titano Eurimedonte, oppure di Climene e Giapeto, ed i suoi fratelli erano Epimeteo, Atlante e Menezio. Il fratello maggiore era Atlante, conosceva tutto quello che si cela negli abissi del mare, il suo regno era più vasto dell'Asia e dell'Africa messe assieme. Gli egiziani dicono che Atlante fosse figlio di Poseidone, e che le sue cinque coppie di fratelli gemelli giurassero lealtà sul sangue di un toro sacrificato. All'inizio i fratelli erano molto virtuosi e saggi, ma un giorno si lasciarono vincere dall'avidità e dalla crudeltà, per punirli gli dei scatenarono un diluvio che distrusse il  loro regno. Atlante e Menezio, che sopravvissero al diluvio, si unirono a Crono e ad altri Titani per combattere gli dei dell'Olimpo. Zeus, però, uccise Menezio con una folgore e condannò Atlante a portare sulle spalle il Cielo per l'eternità. Atlante era il padre delle Pleiadi, delle Iadi e delle Esperidi e sostenne sempre il Cielo sulle spalle, ad eccezione di quando Eracle lo alleviò, anche per poco, di quel peso. Alcuni dicono che Perseo pietrificò Atlante mostrandogli la testa della Medusa, ma scordano che Perseo era un lontano antenato di Eracle.

Prometeo, che previde la sconfitta dei Titani, preferì schierarsi dalla parte di Zeus. Egli, che era il più intelligente dei Titani, aveva assistito alla nascita di Atena dalla testa di Zeus e la dea stessa gli insegnò l'architettura, l'astronomia, la matematica, la medicina, l'arte di lavorare i metalli, l'arte della navigazione e altro ancora, che egli poi a sua volta insegnò ai mortali. Zeus che era intento a distruggere il genere umano s’irritò nel vedere gli uomini diventare sempre più esperti e potenti. Un giorno, nella piazza di Sicione, si accese una discussione a proposito delle parti di un toro sacrificato che si dovevano offrire agli dei. Prometeo fu invitato a fare da arbitro, egli scuoiò il toro facendo due sacche con la sua pelle, e li riempì una con la carne nascosta sotto lo stomaco, che non è molto appetitoso, e l'altra con le ossa coperte da uno strato di grasso. Quando le presentò a Zeus affinché li scegliesse, il dio si fece trarre in inganno e scelse la sacca che conteneva le ossa. Irato, punì Prometeo privando il genere umano dal fuoco. 

Egli, dunque, si recò da Atena affinché lo facesse entrare di notte nell'Olimpo, appena giunto accese una torcia dal carro del Sole e si dileguò senza che nessuno lo vedesse. Infuriato Zeus fece costruire da Efesto una donna, ordinò ai quattro Venti di soffiarle la vita, e alle dee di adornarla. La chiamò Pandora, fu la più bella donna del mondo e Zeus decise di donarla ad Epimeteo. Quest'ultimo, già avvertito dal fratello di non accettare regali da Zeus, la rifiutò, quindi Zeus fece incatenare Prometeo, nudo, in cima al Caucaso, dove un avvoltoio gli divorava il fegato tutto il giorno, questo tormento non aveva fine poiché la notte il fegato gli ricresceva.

Epimeteo angosciato per la sorte del fratello, si affrettò a sposare Pandora, che per volontà di Zeus era stupida, malvagia e pigra, quanto bella. Una volta sposati, la donna, aprì il vaso che Prometeo aveva affidato al fratello raccomandandogli di tenerlo sempre chiuso. Il vaso conteneva tutte le Pene che possono affliggere l'umanità quali: la Vecchiaia, la Fatica, la Malattia, la Pazzia, il Vizio e la Passione. Oltre alle Pene, Prometeo, aveva rinchiuso anche la Speranza, che con le sue bugie evitò che tutti gli umani commettessero suicidio.

 

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La tortura di Prometeo, Jean Louis Cesar Lair

Prometheus, Gustave Moreau, 1868

Pandora, John William Waterhouse , 1896