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COMUNE DI SUTRI
(Provincia di Viterbo)

PROGETTO DI RECUPERO, RISANAMENTO AMBIENTALE,  RISTRUTTURAZIONE EDILIZIA DI UN FABBRICATO E DELL'AREA ADIACENTE, SITO IN PROSSIMITA' DEL CENTRO STORICO DI  SUTRI DA DESTINARE AD USO COMMERCIALE E TERZIARIO

INTRODUZIONE

Obiettivi e finalità del piano

La presente relazione e la relativa documentazione descrivono la ristrutturazione edilizia ed il risanamento ambientale per il recupero architettonico di un fabbricato industriale, di un piccolo manufatto di servizio e delle aree pertinenti localizzate lungo la s.s. Cassia in prossimità del Centro Storico di Sutri.

La condizione di degrado ambientale che caratterizza l’area di d'intervento e la sua strategica collocazione di mediazione tra il Centro Storico e il Parco Archeologico ed Ambientale dell'antichissima città di Sutri, rendono opportuno il recupero e la valorizzazione del patrimonio edilizio esistente mediante un intervento rivolto al risanamento, alla ricostruzione ed alla migliore utilizzazione dello stesso.

In relazione a tale obiettivo il progetto propone:

a - la trasformazione dell'attuale destinazione d'uso dell’edificio principale da carattere produttivo ad una mista terziaria e commerciale;

b - il recupero architettonico del nucleo originario del fabbricato industriale la cui struttura ed immagine risulta consolidata nel paesaggio figurativo dell'area di studio;

c - la demolizione e ricostruzione di quelle parti di fabbricato fatiscenti il cui carattere architettonico risulta in contrasto con la natura dei luoghi e con la tradizione tipologica e linguistica del territorio.

d - la riqualificazione ambientale dell'area pertinente attraverso un intervento di progettazione delle aree a verde;

e - la riqualificazione del piccolo edificio a servizio del corpo principale di fabbrica .

 

1 - Analisi del contesto storico

Se ci fosse data la possibilità di traguardare il paesaggio originario, dai percorsi di ronda delle mura "farnesiane" di Sutri, non avremmo goduto di quella atmosfera armonica ed in quiete, che coglie chi osserva il panorama aperto e profondo dalle mura di poco distanti da piazza Pio II Piccolomini a Pienza.

Non un paesaggio agrario e naturale, un insieme di coltivazioni, boschi, case coloniche raccordate l'una con l'altra da strade segnate da filari di cipressi, non un "esterno di città" ma ostelli, chiese e conventi addossati all'antico tracciato della via Cassia o sospesi lungo i crinali che fanno corona all'antico insediamento, ed un borgo suburbio recinto disteso disordinatamente sulla vallis magna compresa tra banchi tufacei che configurano morfologicamente il luogo come forra naturale.

Viandanti, pellegrini, religiosi in viaggio verso la Città Santa, completano l'immagine; inoltre avremmo visto evocanti frammenti e rovine archeologiche, elementi primari per una comprensione mitica del paesaggio.

Infatti l'area oggetto dell'intervento si inserisce in quella fascia valliva che si sviluppa lungo la via Cassia, compressa da un lato dalle mura difensive della città dall'altro dal potente banco tufaceo che rappresenta il nucleo monumentale del parco archeologico: il Colle Savorelli.

Rispetto agli sviluppi e alle trasformazioni storiche, l'area in esame è il risultato di quelle complesse trasformazioni tipiche dei territori il cui carattere è subordinato alla vitalità e funzionalità dei tracciati viari.

Infatti, se è stato possibile documentare lo sviluppo e la trasformazione del Centro Storico di Sutri, molto più complesso è stato il ripercorrere la storia urbanistica delle aree extra-moenia perché in stretta relazione con gli eventi storici che hanno condizionato il tracciato della via Cassia.

Poche sono le notizie pervenute sul carattere che tale territorio assunse in età etrusco-romana.

I ritrovamenti archeologici tendono a dimostrare quella consolidata abitudine della civiltà etrusca nel sacralizzare le aree extra-moenia destinandovi manufatti a carattere specialistico e funerario, quali significanti contrappunti – simbolici e fisici – alla vitalità protetta delle mura ciclopiche della città dei vivi.

Con più relativa chiarezza è possibile interpretare i pochi frammenti di età medioevale che disegnano, come episodi apparentemente sconnessi, i profili delle valli d dei rilievi del territorio oggetto di questa descrizione.

In questo periodo, che oscilla tra l’IX sec. Ed il XV sec., avviene la vera e propria pianificazione urbana del territorio vallivo compreso tra le emergenze altimetriche di colle Francocci, colle Savorelli ed il colle dell’abitato di Sutri.

Alcune fonti storiche ci consentono di tracciare con relativa precisione la topografia che la struttura urbana assunse in questo periodo.

Tra il castello e la chiesa di S. Stefano ubicati sulle pendici di colle Francocci e l’attuale tracciato della via Cassia si strutturava il Borgo Maggiore, mentre l’area compresa tra l’antica Porta Franceta – oggi Porta Vecchia – e la Porta Piaggia insediava il Borgo Minore.

A questo sistema di ripartizione si sovrapponeva il sistema delle parrocchie: il borgo di S. Cecilia, di S. Giovanni, di S. Cristina, dei SS. Andrea e Paolo, delle Calzolerie ben chiariscono sul piano virtuale l’immagine per nuclei che tale struttura assumeva sul paino morfologico e topografico.

A tale sistema si aggiungeva quello determinato dalle strutture specialistiche che connotarono Sutri come vero e proprio nucleo di servizio lungo la principale direttrice longitudinale tra nord e sud: ospedali ed ostelli chiese e conventi si ponevano come strutture di filtro a carattere spirituale ed utilitaristico per chi viaggiatore muoveva verso la città santa.

Lo spostamento del tracciato della Via Cassia all'interno dell'abitato di Sutri, la distruzione del Castello di S. Stefano e dei borghi ad opera di Niccolò Fortebraccio nel 1443, segnano l'inizio di una lenta e profonda crisi strutturale della città.

L'immagine giunta fino i nostri giorni di questi luoghi è determinata da un insieme di indizi significativi, di frammenti privati di una struttura capace di connettere insieme eventi differenti tra loro, che condividono un luogo, uno spazio, una condizione, quella romantica in cui la rovina resiste a quel lento processo di riappropriazione della natura sulla memorie dell'uomo.

 

1.1 Il restauro dell'immagine del luogo

Questa immagine rievocata sì propone di definire un paesaggio originario, che idealizza la scena iniziale nella quale gli elementi primari portano già i segni delle fasi avanzate delle loro trasformazioni, somma delle possibili figurazioni mentali custodite nella memoria collettiva.

II paesaggio originario, costituito da frammenti reali ed ideali, tenui tracce di una condizione culturale rievocata solo dall'immaginazione, pare essere l'unica possibile radice fondativa del progetto qui descritto.

La lettura di un patrimonio così vasto ed eterogeneo – dalle presenze archeologiche e storico architettoniche a quelle ambientali e vegetazionali - convivente con quella cultura del dissesto e dell'incuria - costituisce il dato oggettivo dal quale dare inizio ad una analisi per capire l'indirizzo e le strategie per il recupero del complesso edificato in oggetto.

La posizione dell'area, strategica e significativa, di contrappunto alla città storica e di mediazione con l'area del Parco Urbano dell'antichissima città di Sutri, indirizza il progetto al restauro dell'immagine del luogo.

La condizione di totale fatiscenza in cui versa l'edificio consente di percorrere una ipotesi assai consolidata con le politiche di recupero e conservazione del patrimonio edilizio: la ristrutturazione edilizia con il recupero conservativo e demolizione e ricostruzione a parità di volume e superficie coperta.

Il progetto che prevede il cambiamento di destinazione d’uso da attività produttiva in centro per attività terziarie e commerciali risulta, sia per gli aspetti funzionali che per quelli formali, coerente con il recupero qualificato delle aree di bordo del "Parco" e del Centro Storico.

Per concludere, un intervento progettuale all’interno di un’area a forte caratterizzazione paesaggistica con evidenti contrasti tendenti al degrado, deve tenere presente che il raggiungimento di una estetica necessita di scelte radicali, non ultima la volontà di demolire e ricostruire.

Il progetto deve dunque mirare ad una chiara reinterpretazione della tradizione, non in senso mimetico ma in senso strutturale capace di configurare una nuova, moderna – e tuttavia antica – immagine architettonica.

 

 

2. LO STATO DI FATTO

Premesso che i fabbricati oggetti dell’intervento risultano inagibili, ed in particolare l’edificio principale è in uno stato di avanzato degrado determinato dai crolli seguiti ad un incendio che ha interessata l’intera struttura, e che l’area ad esso pertinente rispecchia lo stato di fatiscenza conseguente l’abbandono dell’attività produttiva, e che tale condizione risulta in contrasto con i valori ambientali del luogo, si descrive quanto segue:

 

2.1 Individuazione catastale

L’area oggetto dell’intervento di recupero è localizzata nel Comune di Sutri sul versante sud-est lungo le aree di pomerio del Centro Storico.

E’ individuata sul foglio catastale n° 12 , particelle 285 – 286 – 241 – 305 – 306 e sviluppa una superficie complessiva di mq 5.723.

L’area è caratterizzata dalla presenza di due fabbricati:

  • il fabbricato A, individuato catastalmente nel foglio n° 12 del Comune di Sutri, particella 286, partita 1000238, categoria D1 con destinazione ad opificio, che sviluppa una superficie coperta di mq 1.017, 94 per una cubatura di mc 3.858, 09;
  • il fabbricato B, individuato catastalmente , nel foglio n° 12 del Comune di Sutri, particella 285, partita 50534, con destinazione di spogliatoio e rimessaggio, che sviluppa una superficie coperta di mq 38, 21 per una cubatura di mc 113, 67 ; tale fabbricato è oggetto di domanda di concessione in sanatoria presentata il 1 marzo 1995 prot. 1652 presso il Comune di Sutri e successiva integrazione presentata il 5 aprile 1996 prot. 2722

 

L’area è confinante:

  • sul lato nord-est con la s.s. Cassia, che corre per questo tratto parallelamente alle mura difensive del Centro Storico;
  • sul lato sud-ovest con la part. 308 ovvero con il margine naturale del banco tufaceo sulla cui sommità si sviluppa il complesso storico di villa Savorelli;
  • sul lato sud-est con la part. 305 e con alcuni fabbricati riutilizzati ad uso residenziale, di origine medioevale;
  • sul lato nord-ovest con la part. 282 facente parte di quella zona di territorio maggiormente degradata per la presenza di edifici ad uso artigianale in contrasto con il carattere del luogo.

 

2.2 L’area ed il fabbricato industriale nell'ambito della pianificazione comunale

Nell'ambito del P.R.G. , approvato con Delibera della Giunta Regionale n° 2596 del 03/0511983, il fabbricato industriale e l'area di pertinenza, oggetto dell'intervento progettuale, si trovano inseriti all'interno della perimetrazione del Centro Storico, zona A, con due destinazioni diverse.

II fabbricato A è indicato come sottozona A3 "trasformazione edilizia" mentre il terreno ad esso circostante risulta facente parte di una vasta zona con destinazione "Parchi pubblici" (G1),

Qui di seguito si riporta l’estratto delle Norme Tecniche del Comune di Sutri, di cui al :

Titolo II

Articolo 8 : Zona A

Comprende quei complessi edilizi e quelle parti del territorio che rivestono carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale e le aree circostanti che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, con i complessi suddetti, e le parti del territorio destinate ad essere conservate nel loro aspetto ambientale attraverso un organico ed unitario processo di risanamento.

Ad eccezione delle opere di restauro e consolidamento, le autorizzazioni relative a qualsiasi intervento sono condizionate alla preventiva approvazione del piano particolareggiato che sarà redatto di massima in base alle direttive che seguono, diversificate in relazione all’entità del vincolo (…..) non sarà consentito superare le altezze degli edifici preesistenti, computate senza tenere conto delle superfetazioni, sovrastrutture e sopraelevazioni aggiunte alle antiche strutture (…..)

 

Destinazioni d’uso:

nell’ambito dell’intera zona A non sarà ammesso il nuovo impianto delle seguenti attività direzionali (o l’ampliamento di quelle eventualmente esistenti):

1 ) Uffici pubblici e privati con somma delle superfici lorde dei piani destinate ad ufficio maggiore di mq 1000;

2) Grandi magazzini di vendita di superficie maggiore di mq 500.

Nei progetti relativi a tutti gli interventi che interessano la zona A dovranno essere indicate la consistenza ed i caratteri delle strutture originarie, nonché i relativi interventi di consolidamento, la destinazione d’uso di ogni locale, la consistenza, il trattamento ed il colore dei materiali da impiegare, soprattutto negli esterni e nelle coperture.

In ogni caso le finiture esterne dovranno avere le caratteristiche di quelle usate tradizionalmente nelle zone, ovvero armonizzarsi con esse.

Dovrà inoltre prevedersi la sistemazione a verde delle aree libere.

I progetti di tutti gli interventi (…..) dovranno essere preventivamente approvati dalla competente Soprintendenza ai Monumenti ed alle Antichità.

 

Sottozona A3 - Trasformazione edilizia

Riguarda immobili di scarso o nullo valore storico, artistico o ambientale, ma che ricadono per altro in isolati o zone interessanti dal punto di vista della continuità ambientale del Centro Storico.

Per tali immobili sono ammessi interventi di trasformazione e di sostituzione edilizia intesi non solo al rinnovamento e riordinamento strutturale, funzionale ed igienico dell’immobile, ma soprattutto alla sua riqualificazione architettonica nell’intento di ricostruire più adeguati valori estetici ed ambientali della zona nella quale ricade l’immobile stesso.

I progetti di trasformazione edilizia dovranno pertanto essere delle più alte qualità tecniche e formali e realizzati con materiali adeguati.

Prima della formazione del piano particolareggiato è consentita per comprovata indifferibilità ed urgenza la demolizione e ricostruzione di edifici pericolanti, previo benestare della competente Soprintendenza ai Monumenti a parità di volumi, di altezze e di superficie coperta.

La normativa della sottozona A3 deve intendersi comprensiva, come disposto dall’articolo 31 della Legge 457 del 5 agosto 1978, degli interventi di ristrutturazione edilizia rivolti a trasformare gli organismi edilizi mediante un insieme sistematico di opere che possano portare ad organismo edilizio in tutto od in parte diverso dal precedente; tali interventi comprendono il ripristino e la sostituzione di alcuni elementi costruttivi dell’edificio, la eliminazione, la modifica e l’inserimento di nuovi elementi ed impianti.

 

 

2.3 L’area nell'ambito della pianificazione regionale

II territorio del Comune di Sutri è inserito nel Piano Territoriale Paesistico n° 3, redatto dalla Regione Lazio, nell’ambito del Sistema 3/8 unitamente ai Comuni di Capranica e Bassano.

Dalla tavola E/23 l’area in oggetto risulta inserita nella zona 7 di " Rispetto del sistema idromorfologico e vegetazionale".

Tali zone cono sottoposte alla normativa stabilita dall'art. 10 dal titolo II delle Norme di tutela.

"Al di fuori delle zone coperte da previsioni urbanistiche dagli strumenti vigenti (zona A, 8, C, D, F) gli spazi latistanti gli argini devono essere mantenuti integri per una profondità di almeno 150 m. "

L'area, essendo inserita in P.R.G. nella perimetrazione del Centro Storico, risulta coperta dalle previsioni urbanistiche della zona "A".

Essa e' pertanto sottoposta alla normativa stabilita dall'art.l8 del titolo II "Tutela dei Centri Storici e delle aree circostanti" ,

"Gli interventi nei Centri Storici potranno essere autorizzati soltanto dopo l'approvazione dei Piani Particolareggiati ex Legge n° 1150/1942, ovvero dei Piani di Recupero previsti dalla legge 457/1978.

Tali piani dovranno prevedere, come contenuto necessario (ed occorrendo in variante agli strumenti urbanistici generali che non l'abbiano preveduta), una disciplina dei rapporti fra i centri antichi e gli sviluppi contemporanei, nonché le principali questioni strutturali e/o funzionali del centro antico in ceno all'intero organismo urbano.

I rammentati Piani Particolareggiati o di Recupero dovranno definire le operazioni finalizzate, nel loro insieme, al recupero conservativo del Centro Storico; dovranno cioè definire quegli interventi rivolti a conservare l'organismo urbanistico-edilizio e ad assicurarne una soddisfacente funzionalità mediante un insieme sistematico di opere da condurre nel rispetto delle sue tipologie edilizie, degli elementi strutturali e formali, nonché degli aspetti architettonici e storici che lo caratterizzano.

II recupero e la conservazione vanno riferiti non solo agli elementi architettonici, plastici e figurativi originari, ma anche a tutti gli elementi che pur introdotti in epoche successive, o superstiti di fasi precedenti, costituiscono un determinante ed organico sviluppo o testimonianza significativa dell'organismo edilizio.

Sono altresì soggette a recupero tutte le aree edificate contigue agli organismi storici (quando non graficizzate, queste aree saranno definite dai piani urbanistici in relazione alle condizioni dei luoghi e comunque per una profondità non inferiore a 50 m.).

In queste aree i relativi piani dovranno prevedere interventi tesi a facilitare la percezione dell'organismo storico, ad attivare e a recuperare il più possibile aperture visive ed a migliorare le visuali anche passive dei Centri Storici, perseguendo lo scopo con congrue sistemazioni a verde, schermature e, ove necessario e realizzabile, mediante la demolizione degli elementi di turbativa privi di interesse architettonico-ambientale.

Gli immobili compresi in questa fascia o comunque ubicati nel suo intorno naturale e caratterizzante (crinali, promontori etc.) sono vincolati alla manutenzione ordinaria; le ristrutturazioni, se ammesse, potranno essere consentite solo con il corrispettivo di una congrua riduzione del loro ingombro visivo, proponendo il miglioramento delle utilizzazioni delle superfici conseguenti alla ristrutturazione". 

 

              Analisi architettonica del fabbricato A

      L’edificio oggetto dell’intervento architettonico entra a fare parte del contesto con un suo specifico carattere.

      Esso si pone come altro sia rispetto all’edilizia presente nell’intorno sia agli edifici appartenenti all’edilizia storica al di fuori delle mura della città: infatti, sia sul piano tipologico che su quello morfologico esso assume una sua specifica identità.

      Le notizie storiche pervenuteci sono marginali per un oggettivo inquadramento storico-architettonico del fabbricato e quindi le deduzioni qui riportate sono il risultato di un’analisi svolta attraverso indagini dirette sul manufatto.

      Il rilievo dell’edificio, l’analisi delle tecnologie e dei materiali da costruzione, l’osservazione degli elementi architettonici e degli apparati decorativi hanno permesso di interpretare criticamente il fabbricato esistente, consentendo una strategia progettuale per il suo recupero e reinserimento nel contesto ambientale.

      La costruzione risale agli inizi del secolo –1930 circa – come sede del caseificio Pellegrini.

      Non è oggettivamente riscontrato, ma è molto probabile che la struttura originale fosse costituita da un unico corpo di fabbrica di forma rettangolare, con uno sviluppo su tre livelli fuori terra – di cui uno parzialmente interrato – ed una copertura a padiglione.

      Questo primo nucleo corrisponde con quello ubicato parallelamente all’attuale tracciato della s.s. Cassia contrapposto ai bastioni difensivi di Porta Vecchia.

      La struttura in elevazione del fabbricato è in muratura piena in blocchetti di tufo intonacati con malta di calce e pozzolana, mentre le strutture orizzontali sono realizzate con travi di ferro e voltine di mattoni ad una testa.

      La struttura di copertura è configurata con un tetto a padiglione formato da una orditura principale con capriate lignee armate ed una secondaria composta da barcarecci e travicelli.

      Il manto di copertura è realizzato in coppi e controcoppi su solaio di sottotetto in tavolato ligneo.

      L’architettura delle facciate, caratterizzata dalla presenza di marcapiani e cornici, inserisce l’edificio all’interno di quel decoroso atteggiamento linguistico proteso verso una rilettura naive del classicismo.

      Tale atteggiamento, ampiamente consolidato nell’architettura italiana tra le due guerre, doveva rispondere a quel principio di dignità in grado di veicolare significati di ordine morale e sociale anche in relazione a strutture di carattere produttivo.

      Con lo sviluppo dell’attività casearia si suppone essere stato necessario l’ampliamento della struttura originale.

      Ciò determinò la necessità di realizzare una nuova struttura composta da due corpi di fabbrica contigui a quella originale: il primo, parallelo all’edificio del ’30 , è caratterizzato da un corpo a doppia altezza ed è coperto a terrazzo mentre il secondo corpo risulta costruito su due livelli e coperto da un tetto a padiglione.

      Sul piano tecnologico e costruttivo l’ampliamento risulta omogeneo con la struttura originale mentre differisce sensibilmente per ciò che attiene al carattere architettonico: infatti l’assenza di ogni apparato decorativo, la elementare composizione delle facciate realizzate dal semplice impaginato delle bucature determinano una forte disorganicità in relazione alle qualità architettoniche e volumetriche del primo edificio realizzato nell’area.

      L’organizzazione funzionale prevedeva spazi destinati ad uffici nel primo corpo edilizio, e zone della produzione casearia negli spazi rimanenti.

      Le aree esterne riflettono la caratteristica produttiva del fabbricato: tettoie, piani di carico, ampie zone per consentire la circolazione e la manovra dei mezzi di trasporto. Tutto ciò determina una condizione materiale e percettiva fortemente in contrasto con la natura dei luoghi circostanti.

       

Considerazioni sullo stato di fatto

Come già precedentemente descritto l’area oggetto dell’intervento si inserisce all’interno di un contesto fortemente significato dalla presenza da un lato di strutture archeologiche e dall’altro da "frammenti" di origine medioevale.

Ma accanto a questo patrimonio storico-ambientale, che costituisce il nucleo emozionale del paesaggio, si affianca quella più recente edilizia in contrasto con la natura dei luoghi che, se pur quantitativamente contenuta, ha prodotto una azione complessivamente "inquinante" sulla qualità percettiva dell’ambiente.

Infatti le peculiarità morfologiche del territorio – un sistema vallivo antropizzato racchiuso tra le quinte naturali dei banchi tufacei – determinano una sorta di scena naturale percepibile dalle sommità dei crinali, all’interno della quale i singoli edifici vengono percepiti o come singolarità o come parti di un sistema caratterizzato da organiche relazioni tra elementi simili. ( L’omogeneità cromatica e materia e quella tipo-morfologica possono essere assunti come elementi di tipicità strutturale).

Quindi ogni mancata contestualizzazione, ogni deroga dalle norme che strutturano il sistema, svolge un’azione che si riverbera negativamente sulla complessità del paesaggio.

Questa condizione di "fragilità" per cui ad ogni variazione della parte corrisponde l’alterazione del tutto, non sembra essere stata recepita dalla cultura edilizia più recente.

Anche il fabbricato A si pone in contrasto con il luogo, risultando atopico per due ragioni:

a - sul piano tipologico l’edificio da recuperare risulta difforme dalla tradizione e dai tipi edilizi presenti nell’area.

Risulta invece coerente la sua crescita per unità volumetriche giustapposte (tale atteggiamento è stato osservato in diverse strutture storiche che insistono nell’intorno, caratterizzate da morfologie composte da più unità volumetriche).

I tetti a padiglione ed a terrazzo, che connotano il sistema di copertura risultano in contrasto con le tipologie presenti nel contesto: queste, infatti, sia risolte a capanna che a semplice tettoia svolgono il ruolo di definire morfologicamente il coronamento dell’edificio e sono sinteticamente descrivibili come grandi superfici inclinate che concludono il volume materico del fabbricato.

b - sul piano linguistico, se all’inizio del secolo il carattere "dignitoso" tutto risolto entro quel "classicismo naive" ben doveva rispondere alle domande che si poneva la rinnovata cultura nazionale tesa verso un’estetica istituzionalizzata ed unificante, oggi nella nuova dimensione più sensibile al riconoscimento delle "culture minori", tale atteggiamento appare inadeguato tanto più se inserito all’interno di un contesto con una così chiara ed espressiva identità.

Infatti il fabbricato oggetto dell'intervento si pone in senso complessivo in contrasto con le indicazioni linguistiche e figurative della tradizione storica del luogo. 

 

Conclusioni

Nell'attuale sua configurazione il fabbricato A risulta, a nostro avviso, recuperabile solo relativamente al primo ed originale corpo edilizio mentre per la porzione di fabbricato derivata dall’ampliamento si ritiene necessario, data l'incompatibilità con l'ambiente e lo stato di avanzato degrado, un intervento progettuale di demolizione e ricostruzione.

Il piccolo edificio (fabbricato B) latistante gli argini del fosso, oggetto di domanda di concessione in sanatoria, potrà essere recuperato architettonicamente riqualificando i materiali che lo costruiscono senza alterare sedime e volume del fabbricato.

L’area di pertinenza dovrà costituire un punto di continuità ambientale con l’intorno attraverso la riqualificazione dei materiali pavimentali e la sistemazione delle aree a verde.

 

 

3. IL PROGETTO

In coerenza con quanto disposto dalla normativa di P.R.G. si è definita una strategia progettuale indirizzata principalmente alla riqualificazione dell’area e dei suoi edifici - al loro recupero funzionale ed igienico oltre che architettonico - nell'intento di ricostruire più adeguati valori estetici ed ambientali.

Tale strategia è sintetizzabile nei seguenti punti:

a - cambiamento di destinazione d'uso del fabbricato A da struttura produttiva ad una mista terziaria e commerciale nell'obiettivo di un suo reinserimento economico nel territorio, secondo le quantità massime definite dall’articolo 8 - zona A (uffici pubblici e privati con somma delle superfici lorde dei piani per mq 1000; grandi magazzini di vendita per mq 500);

b – restauro e recupero conservativo della struttura edilizia originale del fabbricato A; demolizione e ricostruzione della parte di ampliamento del manufatto, a parità di volume e di sedime occupato;

c - integrazione sul piano costruttivo, linguistico e figurativo del fabbricato A e del fabbricato B diretta al loro reinserimento qualificato nel contesto ambientale della città di Sutri;

d - riqualificazione ambientale delle aree esterne attraverso una sistematica progettazione del verde e dei percorsi – dei materiali che costituiscono le superfici pavimentali - e della loro potenziale integrazione nel contesto del Parco Urbano dell'antichissima città di Sutri;

e - recupero funzionale del piccolo fabbricato B con destinazione a servizio dell’area e del corpo principale per alloggiamento di locali tecnici o di deposito.

 

 

3.1 Carattere dell’intervento

Non è sufficiente, a nostro avviso, recuperare l’edificio principale come un fatto individuale, attraverso una semplice o complessa opera di restauro conservativo come se si trattasse di una struttura omogenea, organicamente inserita in un contesto più ampio ( un edificio storico che condivide una dimensione, una processualità di un contesto storico) .

Per inverso occorre dimostrare e sottolineare, anzi, la sua "diversità" nell’ottica di definire una fase di trasformazione del territorio e, nello stesso tempo, promuovere una sua "nuova immagine" integrata con i caratteri tipici del luogo laddove si presentano potenziali possibilità di trasformazione.

A chiarimento di quanto detto, la ricontestualizzazione dell’intero complesso è rivolta da un lato al recupero conservativo del corpo di fabbrica A che fiancheggia la via Cassia, dove è più evidente la volontà di testimoniare attraverso scelte linguistiche ed architettoniche l’appartenenza ad una cultura riconoscibile e quindi consolidata nell’immagine collettiva.

Sul fronte verso la valli, verso il paesaggio naturale della Tuscia, è da ricercare un più sensibile inserimento dei manufatti nell’ambiente e nella tradizione figurativa e linguistica del territorio contadino: attraverso la demolizione e la ricostruzione del volume aggiunto al corpo di fabbrica originale e la sua ricostruzione con materiali tradizionali e proprii, quali il legno ed il tufo, è possibile riqualificare un paesaggio antropo-geografico ancora oggi di grande spessore figurativo e qualità naturale.

Qualunque sia la strategia progettuale utilizzata per il recupero qualificato del fabbricato A - ma anche per il fabbricato B - essa è comunque vincolata alla norma che prevede il rispetto del volume e del sedime; in ragione di questo assume grande rilievo, nel complesso generale dell’intervento, la progettazione delle aree esterne, "luoghi" a forte potenzialità di riqualificazione e le relazioni percettive con l’interno dell’edificio.

Il nodo che definisce il contatto tra "restauro" e "ristrutturazione" del fabbricato A è individuato in una piccola corte a doppia altezza che assume una triplice funzione: la prima, quella distributiva delle singole unità sia al primo che al secondo livello.

La seconda funzione stabilisce le relazioni tra interno ed esterno, tra "centro" del fabbricato ed il paesaggio delle valli: attraverso le grandi vetrate che definiscono il limite della piccola corte, prima, e poi dell’edificio si inquadra il grande scenario naturale che costituisce il "sedime" culturale e figurativo della parte dell’edificio oggetto di demolizione e ricostruzione.

La terza funzione della corte permette di "anticipare" quelli che saranno i temi architettonici e materici dei prospetti verso il Parco Urbano dell'antichissima città di Sutri: l’uso del legno affonda le sue radici nella cultura contadina, nelle forme "spontanee" -consolidate dall’uso secolare - di fienili e case coloniche.

 

 

3.2 Organizzazione funzionale

Il complesso oggetto di queste note , sul piano funzionale, può essere così suddiviso:

 

spazi esterni

Sul fronte antistante la via Cassia e lungo il versante nord-ovest dell’are di intervento è stato progettato un parcheggio dimensionato in relazione alla normativa così come definita dal D.M. 1444 / 68 e dalla Legge n° 122 del 24 marzo 1989 per un totale di mq 625, 79 di superficie occupata dai posti-macchina – maggiore dei previsti mq 601, 28 - e per un complessivo numero di parcheggi per automobili pari a 41 e per n° 13 ciclomotori: di questi, come previsto dal D.P.R. 384 del 1978, sono stati riservati n° 2 posti per disabili. Le aree di parcheggio (quota 0,00) sono collegate all’ingresso dell’edificio (quota – 0,80) per mezzo di un duplice sistema che, nello stesso tempo, costruisce il sistema di contenimento delle terre lungo quell’allineamento: una grande scalinata costruisce il fronte di discesa e di distacco verso il fabbricato A ed una rampa, con pendenze inferiori all’8 % permette la discesa a tutte le persone con ridotte capacità motorie e si collega, nel suo punto intermedio, con le quote pavimentali delle aree verso il Parco Archeologico.

Le aree rimanenti sono destinate a verde pubblico ed organizzate attraverso una serie di percorrenze in modo da offrire una potenziale relazione con il sistema del Parco Archeologico: tale sistemazione a verde si sviluppa per una superficie di mq 2326, 03 – superficie maggiore di quella prevista dal D.M. 1444/68 per mq 448,69 di verde pubblico.

 

spazi interni - fabbricato A

L’edificio si sviluppa per una superficie calpestabile complessiva di mq 1121, 73 che insiste su un’area di sedime di mq 505, 34 – inferiore all’ante operam pari a mq 512, 54 -per una cubatura complessiva di mc 3769, 43 – inferiore all’ante operam di mc 3858, 09

Le superfici destinate ad uffici sono pari a mq 988, 38 – inferiore alla superficie di mq 1000 prevista dalle Norme Tecniche, Titolo II articolo 8 della zona A - ed a locali commerciali per mq 133, 35.

 

L’articolazione distributiva risulta essere la seguente:

  • al piano terra del corpo di fabbrica originale (quota – 0,80) è collocato l’accesso principale dell’edificio e da questo si sviluppano il corpo scale a l’ascensore dimensionato secondo le norme per il superamento delle barriere architettoniche. Da quest’ingresso si entra nella piccola corte (quota + 0,05) che distribuisce una unità a carattere commerciale e quattro unità per uffici;
  • al primo livello (quota + 3,45) si distribuiscono, per mezzo di un ballatoio che circonda parte della corte a doppia altezza , sei unità per uffici ;
  • un ultimo livello funzionale, (quota + 6,00) che distribuisce due unità per uffici.

 

spazi interni - fabbricato B

L’edificio si sviluppa per una superficie calpestabile complessiva di mq 51, 49 – pari alla superficie di sedime ante operam - su un unico livello, per una cubatura complessiva di mc 165, 79 ed è destinato al servizio dell’edificio principale e dell’area, quale guardiania, rimessaggio di piccoli attrezzi per la manutenzione dell’area e piccolo servizio di spogliatoio per i manutentori del complesso.

 

 

3.3 I materiali

Il recupero conservativo del corpo originale sarà realizzato utilizzando tecnologie compatibili ed organiche con la struttura esistente:

  • ripristino delle strutture in elevazione in muratura di tufo intonacata con malta di calce e pozzolana e superficie di finitura verniciata in pasta con grassello di calce e terre colorate nei colori da definire in accordo con la Sopraintendenza competente;
  • realizzazione delle strutture orizzontali con travetti in c.l.s. e pignatte, intonacati e verniciati;
  • ricostruzione della copertura originaria con tetto a padiglione, formato da una orditura principale di capriate lignee armate e da una struttura secondaria composta da arcarecci e travicelli in legno di castagno .

La struttura di sottotetto sarà in tavolato di legno e manto di copertura in coppi e controcoppi; cicogne, gronde e pluviali saranno realizzati in rame così come le canne di ventilazione ed i camini.

Gli infissi interni ed esterni saranno realizzati in legno di castagno verniciato.

Pavimentazioni e soglie saranno costruite in pietra di peperino.

 

Le opere di ricostruzione della parte restante del fabbricato saranno realizzate con le seguenti modalità costruttive:

  • struttura verticale ed orizzontale in c.a., tamponata nei due fianchi sud- est e nord-ovest con muratura di tufo a grandi lastre (90 x 37 x 11) ancorate su un setto di c.a. dello spessore di cm 2° circa;
  • la copertura del corpo di fabbrica sarà realizzata con un tetto di un’unica falda a pendenza variabile costruita con una struttura primaria in lamellare di castagno ancorata sulla sottostante struttura in c.a.;

La struttura di sottotetto sarà in tavolato di legno di castagno e manto di copertura in embrici; cicogne, gronde e pluviali saranno realizzati in rame così come le canne di ventilazione ed i camini.

Gli infissi interni ed esterni saranno realizzati in legno di castagno verniciato.

Le soglie saranno costruite in pietra di peperino. Mentre la pavimentazione sarà di tipo "flottante" per consentire una migliore posa e manutenzione degli impianti, consona alla destinazione funzionale dell’edificio.

Tutte le parti metalliche – apparecchi di appoggio delle travature lignee, tiranti, ringhiere – saranno realizzate in ferro trattato e verniciato.

Per ciò che riguarda il piccolo edificio definito fabbricato B, essendo ancora oggetto di domanda di concessione in sanatoria (1 marzo 1995 prot. 1652 presso il Comune di Sutri e successiva integrazione presentata il 5 aprile 1996 prot. 2722) è stato previsto un intervento di manutenzione ordinaria per le strutture, mentre per ciò che riguarda le pavimentazioni, gli intonaci e le finiture dell’edificio sono previste le stesse tecniche adottate per il fabbricato A.

Le pavimentazioni esterne sono state progettate nel rispetto delle forme e dei materiali presenti nella tradizione costruttiva di Sutri, ma anche secondo un profilo "ambientale" di esecuzione e di manutenzione dei manufatti.

Le soglie, i gradini della rampa di scale che permette la discesa verso l’ingresso principale dell’edificio, i rompi-tratta della rampa di superamento delle barriere architettoniche sono stati progettati in peperino.

Le pavimentazioni esterne sono invece di due tipologie: attorno all’edificio, dove la necessità di protezione dalle acque meteoriche è maggiore, saranno realizzati percorsi in lastre di peperino; gli altri percorsi pedonali, fin al tratto che si connette con l’accesso al Parco Archeologico, saranno realizzati in cubetti di porfido allettai su sabbia, così da mantenere un grado di permeabilità delle superfici pavimentate.

Le superfici carrabili e quelle destinate a parcheggio saranno realizzate in misto granulare stabilizzato e rullato, con cordoli di contenimento in pietra (tufo e peperino) a con pendenze adeguate per il convogliamento delle acque meteoriche in pozzetti di raccolta.

Le parti metalliche, le ringhiere, saranno realizzate in ferro trattato e verniciato.

 

 

3.4 Gli impianti

Il fabbricato A sarà dotato di impianti di riscaldamento e condizionamento autonomi per ciascuna unità immobiliare, con caratteristiche conformi alle esigenze poste dalle destinazioni d’uso previste.

Le centrali termiche, i quadri di controllo, i contatori saranno posti in un vano aerato ed ispezionabile direttamente dall’esterno del fabbricato.

Il sistema idrico e fognatizio sarà realizzato con una rete di tubazioni in polietilene e p.v.c. pesante con relativi giunti in grado di garantire la perfetta tenuta alle pressioni di esercizio previste.

La rete fognante sarà convogliata in apposito pozzetto di raccolta prima della immissione nella nuova linea di fogna comunale lungo il fosso della valle di Capranica.

L’impianto elettrico sarà realizzato in conformità con la normativa vigente e sarà dotato di un anello di messa a terra con punti di dispersione in appositi pozzetti interrati all’esterno dell’edificio; l’illuminazione sarà di due tipi: una utenza generale per le parti comuni del fabbricato e per le aree esterne di percorso pedonale, carrabile ed a verde pubblico. Un’altra serie di utenze autonome per fornire di energia le singole unità. 

 

3.5 Superamento delle barriere architettoniche

Nel rispetto di quanto previsto dalla Legge 13 / 1989 e dal D.M. 236 / 1989 e seguenti, l’edificio risulta fornito delle strutture e soluzioni necessarie al raggiungimento delle sue unità da parte di persone con ridotte capacità motorie.

E’ stato inoltre graficizzato il progetto di adeguamento dei servizi igienici.

Per ciò che riguarda l’esterno del fabbricato le aree di parcheggio sono messe in diretto collegamento con l’ingresso dell’edificio per mezzo di una scala e di una rampa con pendenza inferiore o pari all’8% per consentire a chiunque di raggiungere il fabbricato.

Sono previsti n° 2 posti auto, situati in prossimità della rampa sopra descritta, a servizio di persone disabili.

Centro commerciale e direzionale Il Mitreo
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