Montevecchio si apre
sul colle di Genna Serapis; il nome riecheggia quello della
divinità greco-egizia Serapide, protettrice del mondo
sotterraneo, invocata, probabilmente, durante la dominazione
romana dai deportati che lavoravano nelle miniere di questa
zona.
Montevecchio oggi è semispopolato, conta solo 490 abitanti,
ma fino agli anni settanta abitavano qui alcune migliaia di
persone.
Montevecchio è situato al centro di un bacino
metallifero di piombo e zinco, per decenni tra i più
produttivi d'Europa.
Ora l'attività estrattiva è stata abbandonata e tutto il
complesso delle miniere è stato riconosciuto dall'UNESCO
patrimonio dell'umanità.
All'interno del paesino, completamente immerso nel verde e
incastonato tra le montagne degradanti verso la Costa Verde,
troviamo, sparsi, gli uffici della miniera e numerose strutture
abitative.
Molti di questi ambienti hanno rivissuto nelle scene del film di
Gianfranco Cabiddu Il figlio di Bakunìn, tratto dal
romanzo omonimo di Sergio Atzeni.
Gli edifici mostrano una certa ricercatezza e originalità
nello stile costruttivo: nel piazzale principale, di fronte
all'Ospedale (fine 1800) ormai abbandonato, notiamo il
Palazzo della Direzione che oggi è in fase di
ristrutturazione ma comunque visitabile (vedi "a chi rivolgersi"
a fondo pagina): ingloba nella sua parte terminale la piccola
chiesetta dedicata a Santa Barbara, protettrice dei minatori.
La struttura imponente e lineare, sorta nel 1870, presenta
all'interno bellissimi affreschi, un porticato a colonne e
ballatoi protetti da vetrate.
Sempre nella Direzione sono allestite due esposizioni
permanenti: la Mostra della Civiltà Mineraria, con
attrezzi
usati
dai minatori, modellini e fotografie storiche; e la Mostra
Flora e Fauna, con animali imbalsamati e varie fotografie.
Tra le altre architetture meritano una nota le interessanti
forme tardo-liberty delle palazzine della Foresteria e le
abitazioni dei dirigenti; queste, sorte nel 1930, sono situate
nel suggestivo viale alberato, oggi via dello Stadio, parallelo
alla strada che conduce a Marina di Arbus.
Le costruzioni più antiche sono i "cameroni"
detti "a bocca di pozzo", sorti nei diversi cantieri
di lavoro, tra il 1850 ed il 1860, per permettere ai minatori di
riposare durante le poche pause dell'estenuante lavoro.
Più tardi, nel 1870, furono costruite, nello spianamento, le
palazzine a due piani con appartamenti, che inglobano l'Ufficio
Postale, tuttora aperto.
Il complesso che riuniva le Scuole Elementari, il Dopolavoro ed
il Cinematografo
fu costruito nei primi anni '40 e venne inaugurato da Benito
Mussolini.
Gironzolando per il paese ci imbattiamo nella struttura
dell'albergo Al Cinghiale (nella foto a
destra), ex-prima Foresteria, oggi purtroppo in un completo
stato di abbandono e degrado; vicino all'edificio, in una
aiuola, cattura la nostra attenzione un bellissimo lauro
secolare.
Interessante anche l'Ufficio Geologico, sorto nel 1940 a
lato dell'ospedale, che ospita una grande esposizione di
minerali, visitabile con guida.
La natura
Montevecchio è anche un autentico paradiso per gli amanti della
natura. Il borgo è letteralmente immerso nel
bosco.
La flora circostante presenta un'infinita varietà di
alberi: lecci secolari, querce da sughero, pini, eucalipti, e
roverella.
Rigogliosa la macchia mediterranea con olivastro, lentischio,
corbezzolo, euforbia, alloro, ginestra, perastro, cisto e
oleandro; sorprendenti le fioriture della ferula, dei ciclamini,
degli asfodeli e della lavanda...
Negli angoli più umidi trovano il loro habitat naturale rovi,
muschi, felci e le smilacee.
Anche la fauna è molto varia ed interessante. La campagna
circostante è il regno del cervo sardo (cervus elaphus
corsicanus); lo splendido erbivoro, presente anche in altre
zone montuose della Sardegna, è caratterizzato dal manto bruno
scuro con parti inferiori più chiare; il maschio ha corna ossee
caduche, mentre la femmina e gli individui più giovani ne sono
privi.
La presenza di ampi spazi aperti nel bosco e fra la macchia
mediterranea ne agevola l'osservazione. Spesso sono stati visti
cervi risalire sino al limitare dell'abitato in cerca di cibo.
Nella foresta abbondano i gatti selvatici, le volpi, i
cinghiali, le donnole e le martore.
In mezzo ad un'infinità di uccelli, ghiandaie, verdoni, passeri,
pernici, civette, beccacce, picchi, upupe, merli; dominano le
poiane, il gheppio, l'aquila di Bonelli e i falchi, mentre di
notte è solito ritmare il suo canto l'assiolo.
(Tratto da
www.sardiniapoint.it)
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