Il Diario di Dario

"estratti dal diario del modheratore Dario"

Saturday, July 07, 2001
RESOCONTO DEL MATRIMONIO

1

Caro diario,
io, che come sai di tema prendevo sempre cinque, e che come dice sempre mio fratello valgo niente, ero lì mica perché ci volevo andare. Conoscevo nessuno io, di quelli lì. Mi ci hanno portato loro, i porci. Per caso.
"A un concerto", mi dicono, "poca roba, niente di che, dai vieni, li conosciamo". E io furbo come quei comici della televisione gli faccio "ci sto dentro come un camorrista pentito". Rido Sì, ci sto. Ci sto, Ma poi ripenso: non vorrei che fosse una di quelle cose che poi ti trovi tra i cani tutti per terra e sporchi a fumare quella roba che sembra arrosto e che ormai ne parlano tutti dappertutto anche su Gente Motori.
Ma i giovani sono giovani che sanno come si fa ad essere giovani. E io sono come i comici perché loro scherzano e cercano sempre di tenere un distacco pur sapendo sempre come sono i giovani. Tengono alto il morale della truppa come dicevamo alle "Giovani Marmotte" Come quello che faceva il paninaro o quei due, come si chiamano, Capsula e l'altro… a Zelig…comunque confesso che li imito perché così sono sicuro di fare bene per molti anni. Io però avrei voluto fare l'idraulico o il commercialista mica il cantante. Così preferivo stare con idraulici e commercialisti piuttosto che con questa gente che non pensa alle cose come devono essere fatte in un conto che risulta preciso o in una serie di tubature ben fatte. Loro frequentano gente mica per parlare tranquilli di un nuovo set di dadi per i nodi idraulici o di un tabulato ben formattato…comunque sia, si sa che capita sempre di tutto anche alle persone come me che si tengono stretti alcuni saldi principi e buonanotte a tutto. Infatti io i miei valori a stare con questa gente ambigua non li perdo per niente, anzi… non mi piace per niente stare con loro… Tentenno ma sono deciso e ho le mie idee e nessuno mi può far fare cose che non voglio fare. Allora dico "Ci ho ripensato". Tutti, che sono abituati a non darmi retta, mi fanno, "guarda che siamo già al casello di Villanova d'Asti."
Al casello è tardi per scendere. Il concerto è a Torino.
Mi dicono: devi officiare ad un matrimonio, abbiamo bisogno di un testimone e di un contabile per le spese. Allora mi tranquillizzo perché anche questo è un ruolo che va rispettato nelle giuste misure. Sì una persona a posto serve di tanto in tanto

2

Io non so perché mi ostino a stare con gente tanto lorda invece di parlarsi si scoreggiano l'un l'atro con la bocca, pernacchia dopo pernacchia, per ore. Si divertono, si rilassano. Hanno sempre bisogno di rilassarsi, gli artisti, un continuo salasso di forze, altro che Ovomaltina. Sono ambigui, promiscui depilati, semigiapponesi, rugosissimi. Sono in forma solo sotto il riflettori. Sono decadenti ecco decadenti con brio. Sporchissimi. Quello biondo che canta mi dice che devo fare da testimone e contabile al suo matrimonio che avverrà alla presenza di personalità d'élite.
Allora mi ritrovo in questa specie di grande campo recintato con Ludovico, il cane di uno di quelli che se ne vanno a stare in mansarda con due lire e suonano tutto il giorno la chitarra perché non hanno il computer e intanto finiscono giurisprudenza. Loro non sono ancora veri artisti, come si dice, non hanno giocato tutto. Quegli altri invece quelli che conoscono il gruppo che suona, ci hanno dato dentro tutto, pure il culo. E volentieri. Hanno scelto al posto delle gomitate in faccia dei colletti bianchi e cartellini, le pernacchie.
Io allora stavo con Ludovico, il cane di questo, e ci tiravo la coca cola vuota. Sul palco facevano di tutto ma soprattutto suonavano musica che ti piace in un modo strano, come ti desse fastidio. Ti dà fastidio perché dice qualcosa che non va da nessuna parte e non spiega niente…eppure lassù per uno semplice come me mi pare che se ci fossi io lassù sarebbe tutto diverso e verrebbe giù il mondo…in quattro e quattr'otto. Sarei come Freddy Mercury, pieno di lustrini dappertutto, con i baffi.

I suoni sono più importati di tutto se ci sono anche le parole e allora quando quello canta c'è dentro qualcosa che sembra essere bello e valere niente e venire fori così, dal niente. Chi gliel'ha detto che vivo una crisi? Chi ha parlato di questi bastardi che non fanno altro che parlare di me. È tutto una mafia tu provi le cose e quelli te le dicono con le loro parole che essendo in musica ti squadrano dentro. Anche questi che mi hanno portato al concerto si compiacciono, analizzano i suoni, discutono, è l'unico momento che li sento più vicini agli ingegneri e agli idraulici, proprio mentre io che ascolto credo di capire perché fare una cosa tanto stupida come la musica, come la chiamano loro "pop". E appena uno mi dice pop l'altro dice un'altra etichetta e un'alta ancora e allora io che capisco solo le battute su come canta Al Bano, ascolto solo la musica e non loro.
Però in tutto questo c'è un difetto perché a me è capitato un sacco di volte di volermi rifugiare da cose come queste ma va–la–sfiga–di–un–dio conosco dei cantanti che cercano in ogni modo di fare cose che spieghino a persone che non conoscono quella certa cosa che a me da fastidio e costringe invece tutti gli altri a comprare il disco.
Io col cavolo che lo compro, perché mi dà fastidio. E proprio perché mi dà fastidio loro me lo regalano. Mi logorano, mi dicono che c'entro anch'io di mezzo e mi portano via da Ludovico. Io faccio il duro poi mi sciolgo gli confesso che sono scemo, che voglio stare da solo, che non ne voglio sapere delle loro faccende. Ma loro sono gentili, mi dicono: lui è Dario. "Sei un pezzo!" Mi dicono dei tipi; "di merda" aggiunge uno degli amici giuristi non artisti alle mie spalle.

Allora c'era tutta queste ressa di ragazze tranquille che si facevano fare gli autografi con molta grazia e dimestichezza. Il furore sembrava appagata routine. Io mi sentivo meglio con questi professionisti che con il pubblico che non sai mai cosa può fare. Tante storie, tutte diverse…invece arriva uno che sembrava un ragno di plastilina con il ciuffo e una specie di tonaca. Mi dicono che si va al matrimonio. È lì che mi spavento mi immagino orge cappucci capri sacrificali brindisi con teschi e scudisciate sulle chiappe. Mi immaginavo motociclisti tatuate e naziste rapate, preti sodomizzati e ostie allo spiedo…un rito neopagano, una cricca di pervertiti pluto-massonici che per avere il potere sacrificano e drogano le bambine e poi per farsi scoprire lo dicono nel disco se lo senti all'incontrario.
Sono stanco e ho gli occhi incavati vorrei essere a casa. Stò per piangere perché sono inadeguato e provinciale e io queste libertà del sesso non le capisco. Poi mi guardo intorno perché mi dico: a me non mi sconfigge niente e allora vedo che gli altri sono allegri ma stanchi quanto me, che sono niente fuori di testa: sono antilopi.

3

Parlano con una signora di un chiosco che vende panini, bibite e altre cose grigliate. Le chiedono due caffè e del cotone. Poi appoggiano gli anelli sul cotone e me li danno da tenere uno a me e uno ad un'altra ragazza che era con loro. Dalla griglia veniva su odore di porchetta che si sposava con il fumo di una sigaretta appena accesa. Anche Ludovico guardava, con la lingua fuori, penzonloni. Quello che mi hanno detto essere il tastierista del gruppo officia con naturalezza il rito e il bacio, la signora del chiosco ride rilassata scrosta l'unto della piastra; i due anelli scompaiono dal cotone idrofilo; io sono il testimone contabile e ho preso coraggio nel ricordarmi del mio ruolo: mi sono sciolto, mi compiaccio con gli sposi, stringo mani a destra e manca sproloquio in maniera formale sulla piacevolissima circostanza, la felice occasione, il bel tempo, la notte gonfia di presagi, l'amabile liquidità della musica eccetera.
Mi ero acceso, insomma e mi saliva quel caldo alla testa che ai miei amici pareva tanto curioso; facevo per prorompere nel caos della declamazione assorta, nel magma: sono febbrile, decido di scrivere una poesia di getto per dire che anch'io ci sono, indomabile integrato, pulito di coscienza. Serio. Soprattutto serissimo.

Poesia di Dario per il matrimonio

Perché questo scarico a precipizio
Di vaselina e collirio che fa tanto emisfero
Sia la solarità insorta da un'isola a due
Assorta più del genere animale
Cui appartiene

Voglio oggi per questo legame
Glicerina d'anima che avanzi
Per le nozze di Bacco e Arianna
Con qualcosa di diverso dai 31 che cantano
"Cuore di Cann…"
Come a Caanan in Galilea
Dove l'acqua era vino
E io come paggio, bambino
Tenevo gli anelli
tondi sul cotone
e affilavo coltelli
su bolle di sapone
Pensavo forse quella notte, al tradimento
Era implicito partecipare a un matrimonio

Perché tra moglie e moglie
O marito e marito
A maggior ragione
Non mettere il rito

Dispendioso delle cerimonie.

Mi guardano stupiti, zitti stanchi, con quel briciolo di compassioni che per natura si concede agli inermi. Ho come il bisogno di disinfettare quello che ho scritto e allora dico: no, no, scusate se ho inteso la mia presenza qui come un tradimento ai miei principi…se ho dubitato della vostra buona fede…in fondo voi artisti anche se spesso siete crudeli, siete gli unici comprensivi, infondo, gli unici abbastanza ben disposti per tirarmi su sul carrozzone...mica come quegli altri, gli ingegneri, gli idraulici …
Mi sembrava di scavarmi la fossa da solo. Magari non c'era niente di offensivo, magari sarei stato amato, avrebbero provato affetto…mi avrebbero soffocato di baci… Invece mi dicono "Bravo" e mi prendono per un raffinato professionista disilluso. Come Dostojevskij. Mi offrono da bere. Io sono su di giri e per tutto il rientro canto "Elio e le storie tese". Canto mogio mogio la bella canzone di una volta.
Ma nessuno mi stà ad ascoltare, caro diario, e le magie finiscono.
Fuori dai finestrini torna a scorrere una campagna tarlata di silos, di fabbriche. Gli artisti lo sanno, ne hanno a bizzeffe nel loro cilindro, di paesaggi.

ARCHIVIO ARTICOLI
scrivi a Dario nel FORUM
per domande o commenti

This page is powered by Blogger. Isn't yours?