Lo sviluppo urbano di Molfetta, al di fuori
del borgo antico, iniziò dopo il Sacco del 1529. Le prime
strutture edificate furono trappeti, osterie, botteghe artigiane
e magazzini.
Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo prese avvio
una prima espansione edilizia che si orientò su quattro
direttrici: a levante del borgo, sulla strada di S. Angelo
(o Piscina Nuova), sulla strada della Piscina Comune (poi
D. Picca) ed a ponente del borgo (poi via S. Domenico).
I primi palazzi a sorgere sul borgo furono il palazzo di
Francesco Orazio de Luca (1598), il palazzo
di Fabritio Filioli (1604) ed il palazzo di
donnus Joannes Paulum de Agno (1596). Il primo edificio
fu costruito sulla zona dell'odierno palazzo de Luca su via
S. Domenico, mentre gli altri due, rispettivamente, corripondono
agli odierni palazzo Peruzzi (Corso D. Alighieri, già
Borgo, civico n. 11) e palazzo Minervini (n. 17).
Successivamente furono edificate: la chiesa del Collegio
dei Gesuiti, odierna Cattedrale (1610-1744); il palazzo
di Joannes Battista Bovio (1619), civici 17-25 di via
S. Domenico; la casa di mastro Joanne Jacobo e mastro
Francesco Antonio Nicolizza (1620), odierna casa Antico,
al civico 13 di via S. Domenico; il palazzo di Sant'Angelo
(1630-34), coincidente con la struttura compresa tra via
S. Angelo (nn. 62-68) e vico 1° Sigismondo (n. 5); la chiesa
di S. Domenico (1636-69) e la chiesa del Purgatorio
(1643-47).
Lo sviluppo urbano proseguì poi con la costruzione di case
che, essendo adiacenti tra loro, costituirono i cosidétti
casali.
Nel periodo compreso tra XVII e XIX secolo le vicende urbanistiche
di Molfetta portarono all'edificazione dei seguenti agglomerati
abitativi:
Casale dei Gaudii. Sorto nel periodo 1643-46 ad opera
e per conto di maestri costruttori della famiglia "de Gaudio
o de Gauscio", casato originario di Terlizzi. Corrisponde
alle strutture situate a mezzogiorno di vico Casale.
Casale di Marenza. L'edificazione di queste case,
limitrofe alle precedenti, avvenne in epoca successiva alla
costruzione del casale dei Gaudii. La costruzione delle
"domus", ad opera e per conto di maestri muratori del casato
Marenza, proseguì sino agli inizi del XVIII secolo
(vedi: Palazzo di Costanza Marenza - via Sigismondo,
civico n. 15 - anno 1704).
Casale o Casamenti dei fabbricatori o dei Muratori
- Rione Catecombe o le Camere Nuove. La lottizzazione
di questa zona iniziò il 16 marzo 1723. In pari data
la nobildonna Isabella Clara Lepore, moglie di Josepho de
Luca, ratificando un alberano del 17 ottobre 1722, vendeva
ai mastri fabricatori Josepho e Corrado Visaggio, Paolo Valentino,
Antonio Francone, Jacobo Spadavecchia, Mauro Sergio Sciancalepore,
Francisco Tridente, Gennaro Cozzoli e Marco Matera parte del
suo giardino, sito dietro il suo Palazzo di Bovio,
che si estendeva da via D. Picca (già strada Piscina
Comune) sino a vico 1° e vico 2° Poli (già strada
Martiri delle Catecombe indi strada Poli). Nel
1738 il rione era già chiamato [al]le case nuove
delle Catacombe, con un asse viario principale detto
via delli Muratori, poi via Catacombe.
Le prime case risultano edificate già nel dicembre
del 1723 (via Catecombe, civici nn. 19-23) e nel 1725 (vico
1° Poli, civico n. 16).
Rione Annunziata. La zona, compresa tra via Annunziata,
via Crocifisso e via Ten. Ragno, apparteneva alla Badia di
Banzi. Il 4 aprile del 1743 il suolo veniva ceduto in enfiteusi
al canonico don Corrado Lupis che lo frazionava in piccoli
lotti a partire dal 28 dicembre dello stesso 1743.
Rione S. Gennaro - il Fosso. I terreni interessati,
situati in un'area compresa tra vico 1° Sigismondo, via Sigismondo,
via D. Picca e via S. Pansini, appartenevano al Monastero
di S. Pietro, alla Confraternita del SS.mo Sacramento ed al
Comune. La censuazione di questa zona iniziò il 19
marzo del 1763. I primi edifici furono costruiti nel 1764
(casa del diacono Antonio de Trizio - vico 2° Sigismondo,
civico n. 33). Costruzioni di un certo rilievo sono un forno
comunale (sede attualmente della pasticceria Continental
- via S. Pansini, civico n. 6 - anno 1777) e la chiesa
di S. Gennaro (1788-1800).
Rione Cavalletti. Il palazzo fu edificato per conto
di don Salvatore Cavalletti nel periodo compreso tra maggio
1757 e aprile 1759. I maestri muratori impegnati nella costruzione
furono Berardino Visaggio, Giuseppe di Berardino Visaggio,
Domenico Visaggio, Carlo Boccassino, Corrado Cozzoli e Giovanni
Menafra di Terlizzi. Nel 1768 il palazzo Cavalletti veniva
stimato del valore di 15.000 ducati. L'edificio fu acquistato
dal commerciante Stefano fu Corrado de Dato in due porzioni:
una parte, del valore di lire 38.000, con asta pubblica in
data 10 marzo 1868; una seconda parte, del valore di lire
11.200, acquistato con atto del notaio Giuseppe Gioia del
19 gennaio 1870.
Salvatore Cavalletti, figlio del fu Giovanni Francesco Cavalletti,
il 21 luglio del 1769 iniziava la lottizzazione del giardino
retrostante il suo palazzo. Il suolo era compreso tra via
Margherita di Savoia, via Madonna degli Angeli, via Annunziata
e via S. Pansini.
Nel 1790 venne sistemata la strada nuova che andava
dal Pozzo dei Cani al palazzo Cavalletti (poi de Dato). Quest'opera
si rese necessaria perchè nel 1789 erano stati completati
i lavori di costruzione della Strada Consolare di Puglia
(poi S.S. 16), da Bisceglie a Molfetta.
Zona della Cappellania della Maddalena (già
di Andrea Passari). La zona si estende tra via Margherita
di Savoia, via Paniscotti, via Annunziata e via Madonna degli
Angeli (già strada degli Angeli o di S. Angelo).
Il 27 ottobre del 1773 la famiglia Monda, proprietaria della
cappellania, avviava la lottizzazione del suolo (vedi: via
Annunziata, civici n. 63 - anno 1777; n. 73 - anno 1773).
La struttura di maggior rilievo edificata fu il Casino
di Maurizio Fraggiacomo. Ubicato ai civici nn. 26-28-30
di via S. Francesco Saverio, di fronte alla via S. Marco,
la struttura è delimitata dalle vie S. Felice, S. Silvestro
e S. Lucia. Il villino fu costruito nel 1810 da Maurizio Fraggiacomo
e nel 1817 fu ereditato da suo figlio Angelo Fraggiacomo.
Via Cappuccini. É l'odierna via Margherita di Savoia.
Su questa strada furono costruiti palazzi di famiglie facoltose.
Più esattamente: Palazzo di notar Vincenzo Gaeta (1777),
numeri civici 1-5; Palazzo del canonico Giovanni Muscati
(1779-81), nn. civici 13-17; Palazzo del sacerdote Domenico
Pastore. Edificato nel 1783, come attesta l'epigrafe collocata
sull'architrave del portone d'ingresso, al n. civico 21 (vedi
foto): DOMINICUS PASTOR/ SIBI SUISQ(ue)/ A(nno) REDEM(p)T(ionis)
MDCCLXXXIII; Palazzo del canonico Corrado de Candia
(1780) ubicato all'inizio di via Margherita di Savoia, nn.
civici 114-122, tra via Roma e via Paniscotti.
Rione Crocefisso. Nel 1780, ivi esisteva già
il Casino della famiglia Candida (Largo Paradiso,
n. civico 5). Nel 1781 il sacerdote Niccolò Francesco
Candida commissionava una serie di lavori per rimodernare
ed ampliare in "palazzo" la vecchia struttura. Al Palazzo
Candida erano annesse 8 vigne di terreno che occupavano
una superficie compresa tra Piazza Paradiso, via Immacolata,
via Giovene e via Crocefisso. La lottizzazione di questa zona
fu avviata il 1° aprile del 1827 (vedi via Crocefisso, civico
n. 98 - anno 1836).
Rione San Domenico già Giardino ex-Domenicani.
Questa zona è delimitata da via G. S. Poli (già strada
S. Adamaride), vico 3° Poli (già vico S. Adamaride),
via Tenente Ragno (già Strada Nuova), via S.
Rocco e via S. Domenico. Il terreno, dell'estensione di vigne
2, ordini 36 e viti 13 [= 14.377 metri quadrati], fu confiscato
ai Domenicani nel 1813 e venduto a Michele Cozzoli il 12 dicembre
del 1814. Nicola Guarnieri di Bari, per un credito che vantava
nei confronti dell'eredità del fu Michele Cozzoli,
ne divenne proprietario con due sentenze del Tribunale Civile
di Trani, rispettivamente, del 25 aprile 1822 e del 14 settembre
1825.
Il 6 novembre del 1827 Nicola Guarnieri vendeva vigna 1,
ordini 1 e viti 29 alle monache del Monastero di S. Pietro,
che allora risiedevano nel Convento di S. Domenico. Il seguente
20 novembre, Nicola Guarnieri cedeva vigna 1 e ordini 27 a
Vitangelo Poli. In pratica le monache di S. Pietro acquistarono
la parte a ponente di via S. Benedetto, mentre il Poli quella
a levante. Vitangelo Poli, tra il 21 ed il 23 dicembre del
1827, iniziava la censuazione del suo suolo. Le costruzioni
furono avviate subito dopo (vedi: via S. Scolastica, civico
n. 6 - anno 1828). Le strade S. Scolastica e S. Benedetto
ricevevano tale denominazione nel 1837.
Rione Pozzo dei Cani - Terra Cavata - Pozzo
Chiancone - via Madonna dei Martiri. La lottizzazione
di questa zona fu avviata il l° aprile del 1836 (vedi: via
Madonna dei Martiri, civici n. 74 - anno 1839; nn. 84 e 86
- anno 1840; n. 96 - anno 1840; n. 100 - anno 1839). La località
di Pozzo Chiancone coincide, mediamente, al suolo che va da
vico 12° a vico 7° Madonna dei Martiri.
Rione Torre del Pane. La cessione dei terreni ubicati
in questa zona, seppur avviata dalla famiglia de Luca già
nel 1777 (vedi: Palazzo notar V. Gaeta su via Cappuccini),
proseguì nel triennio 1837-39. Il rione corrisponde ai suoli
che orbitano intorno all'odierna via Torre del Pane, già
vico Torre del Pane (vedi la data - 1838 - incisa sul beccatello
o mensola centrale del balcone sovrastante il n. civico 18
di via Respa, già via Torre del Pane).
Rione Effrem - Orto Cappuccini. La zona comprende
i suoli compresi tra le vie E. Germano, via Galilei, corso
Umberto, Q. Sella. La censuazione fu avviata nel 1838 (vedi:
via Marconi, civici n. 17 - anno 1840 e n. 24 - anno 1860;
vico 5° Effrem, civico n. 12 - anno 1863).
Rione S. Giovanni - Largo Porticella. La lottizzazione
prese avvio nel 1838. Il primo isolato è quello compreso tra
via A. Volta, via T. Fiorini, via Trieste e via C. Cattaneo.
Cocevina dei Funai. Suolo del Comune, della superficie
di 1.147 metri quadrati, compreso tra via Margherita di Savoia
e Corso Umberto. Fu ceduto in enfiteusi ai maestri muratori
Visaggio con atto di notar Pietro Calò del 30 aprile
1878.
Giardino ex-Francescani. Il suolo fu suddiviso nel
1878. Coincide con la zona retrostante al Mercato Ittico del
Minuto Pesce, costruito sull'area della demolita chiesa di
S. Francesco.
Altri avvenimenti riguardanti l'edilizia e/o l'urbanistica
cittadina furono: la trasformazione dell'Ospedale del
Monte di Pietà, situato al borgo, ad abitazione
civile (1814); l'abbattimento della porta della Porticella,
situata nei pressi di Largo Municipio, e la trasformazione
in edificio del vicino Torrione (1844-52).
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