Dallingresso del paese è molto facile giungere in Piazza IV Novembre: il cuore di Monforte San Giorgio.
Dominata dalla Chiesa Madre, conserva ancora, per la vita del paese, il suo originario compito: luogo di incontro, di scambi, di manifestazioni che coinvolgono lintera comunità.
Prima di entrare in Chiesa, si osservi, a destra, un arco da cui si accede ad una parte antichissima del paese: Via Degli Archi, così denominata per la caratteristica presenza di volte a crociera, di stile tipicamente arabo che si aprono sullantico quartiere Vetera o Tarandio.
Tornati in piazza unampia scalinata ci conduce allingresso della
Sorta sui ruderi di una chiesa di rito greco dedicata a San Giorgio, venne inaugurata sotto lArciprete Cesare Pollicino nel 1581.
Anticamente rappresentava il punto di riferimento della cultura latina di Monforte.
Conserva sul lato sinistro uno stupendo portale tardogotico del 1507. La chiesa è a croce latina con tre navate e tre absidi.
Allinterno un polittico di Antonello de Saliba, del 1530, rappresenta la Madonna in trono tra Santi e Sante; nella bretella di base le teste degli Apostoli e nel comparto superiore Cristo Risorto.
Di notevole importanza laltare del SS. Sacramento ospitato nel transetto di destra. Lopera marmorea, unica per bellezza, stile e immagini rappresenta "Lultima Cena". I personaggi sono disposti intorno ad una tavola al di sopra del Tabernacolo, a sua volta, sormontato da Dio benedicente e circondato dagli "strumenti della passione". Il gruppo è stato attribuito a Jacopo del Duca ed è datato 1596.
Labside centrale è riccamente occupata da un coro ligneo della seconda metà del cinquecento artisticamente scolpito ed intagliato.
Sopra il coro, un soffitto a cassettoni, risalente allo stesso periodo fa da base a un grande baldacchino ligneo che riproduce quello progettato per il Duomo di Messina dal famoso architetto e scultore Simone Gullì.
Al centro, tra quattro colonne tòrtili, circondate da ghirlande di fiori ed angioletti e sormontate da una stupenda corona, spicca una splendida tela raffigurante la "Madonna della Lettera". Il quadro fu commissionato al pittore romano Carlo Maratta, detto il pittore delle Madonne, da Francesco Tuccio, governatore della fortezza di Lipari originario di Monforte, nella prima metà del settecento.
A sinistra, laltare di San Giorgio. Oltre alla statua lignea del protettore, dei primi del novecento, si nota una tela raffigurante San Giorgio a cavallo opera di Onofrio Gabrielli del sesto decennio del seicento.
Lungo le navate si possono ammirare insieme a pregevoli paliotti marmorei, del 700 ed 800, diverse opere di notevole interesse artistico, tra cui:
In sagrestia è posto un grande armadio ligneo del 1695, che occupa la parete più lunga. Recentemente restaurato, l'armadio si divide in una zona superiore con tre grandi aperture ad ante ed una zona inferiore a base più larga e cassettonata.
Le ante sono decorate, nelle specchiature, con motivi vegetali e girasoli.
Lateralmente due grandi volute, decorate con girali d'acanto e figure zoomorfe (delfini e mostri), collegano la parte superiore a quella inferiore.
I cassettoni sono tutti lavorati a cartocci.
Nella Chiesa Madre si conservano, inoltre, argenterie di bottega messinese e ricchissimi paramenti sacri del 600 e 700.
Uscendo dalla porta laterale di sinistra ci si ritrova di fronte all
Sede dellomonima confraternita, fondata nella prima metà del 500, la piccola chiesa è a pianta ottagonale. Fu edificata nel 1648 a seguito di una donazione del nobile Blasio Cuminale.
Conserva allinterno altari in stucco di pregevole fattura e la statua lignea di S. Giuseppe. In sagrestia un pavimento di maioliche, della fine del settecento, di S. Stefano Camastra.
Proseguendo oltre loratorio si giunge a Piano Rosario, belvedere naturale sulla valle del torrente Bagheria. In fondo il "Monumento ai Caduti". Qui, una volta sorgeva la chiesa della Madonna del Rosario.
Ritornando in piazza e proseguendo a destra della chiesa Madre, per via Umberto I° si giunge alla
Edificata nel 1622 è sede dellomonima arcicongregazione. Conserva allinterno due tele di Gaspare Camarda del 1629: il Trionfo della Croce tra Gesù e Maria e Santa Chiara.
E ricca anche di paramenti sacri e argenterie messinesi di pregevole fattura, tra cui opere di Deco Rizzo e Mariano D'Angelo. La congregazione conserva un buon archivio documenti.
Fuori dalla chiesa, percorrendo via Umberto I, si possono notare pochi resti delle mura più antiche della città e affacciandosi al parapetto antistante, si possono notare i ruderi, in stato di totale abbandono della
Chiesa di San Michele Arcangelo
Anticamente era retta da cappellani di rito greco e fino ai primi del cinquecento ebbe prerogative di chiesa Madre.
Qui si conservavano tavole e tele di notevole fattura tra cui un'opera di Deodado Guinaccia. Si notano ancora gli archi a sesto acuto ed i capitelli decorati con motivi floreali. L'esistenza della chiesa è documentata fin dai primi anni del XIII sec.
A qualche decina di metri, alla fine di una naturale balconata incontriamo:
Questa porta urbica ad arco ogivale è una delle poche testimonianze rimaste dellantica cinta muraria sveva del paese, fatta costruire da Federico II ed ampliata sotto Federico III d'Aragona tra il 1296 e il 1336.
Ricordiamo che tra la Chiesa Madre e Porta Terra una serie di vie portano al vecchio Rione Costeri e al Rione Castello, dove si sviluppava l'antico paese intra moenia (dentro le mura).
Oltrepassata la porta ed imboccando la terza viuzza a sinistra non a caso denominata via Sant'Agata, scendendo, ci si dirige verso la
Lantica chiesetta medievale a causa dei numerosi danneggiamenti subiti durante il terremoto del 1783, venne ristrutturata tra lultimo decennio del 700 e il primo dell800.
Conserva una macchina lignea ove è posta la statua di SantAgata, opera dei Greco, famosi artigiani milazzesi e risalente alla seconda meta del 700.
Di notevole interesse è l'organo ligneo dello stesso periodo.
Nella chiesa si trovano: l'altare di SantApollonia, laltare di San Vito, laltare del SS. Crocifisso e laltare della Madonna di Lourdes, dove si notano numerose conchiglie fossili provenienti da Serro San Sebastiano.
Uscendo dalla chiesa e proseguendo lungo la via di fronte, quasi alla fine del paese, si incontra la:
Chiesa della Madonna del Carmine
Interessante il paliotto Marmoreo settecentesco, la statua lignea della Madonna ed una tela raffigurante San Carlo Borromeo. Accanto alla chiesa si notano i resti del convento carmelitano insieme a balconi dalle mensole scolpite con figure zoomorfe.
Per proseguire il nostro itinerario è necessario tornare indietro e percorrere tutta la via Garibaldi, ammirando la salita Sotto le Carceri con il suo portale.
Ritornanti in Piazza, si imbocca la via Vitt. Emanuele. Sulla sinistra, in stato di totale degrado e abbandono la
Le opere presenti nella Chiesa, dopo il crollo del tetto ed alcuni furti, sono stati trasferiti in altre chiese.
Degli affreschi resta ben poco. Ledificio databile intorno al 1500, comprende, oltre la chiesa, una serie di costruzioni attigue, anchesse in stato di totale abbandono.
Tutto è transennato per pericolo di crollo.
Continuando su per via Vitt. Emanuele si giunge alla
Chiesa di San Francesco di Paola
Il convento e la chiesa furono costruiti nel 700 con offerte popolari. Oggi ledificio è in cattivo stato di conservazione e le opere sono ospitate in altre chiese.
Allinterno pregevoli altari marmorei, opera dei fratelli Amato e risalenti alla prima metà dell800. Sullaltare maggiore era posta la tela di Onofrio Gabrielli raffigurante San Francesco di Paola del 1678.
Litinerario non finisce qui; infatti ci si può inoltrare liberamente nei vicoli per ammirare antichi palazzi con bellissimi portali e balconi scolpiti. Nelle viuzze tutto è lindo, i balconi adorni di vasi fioriti, le piazzole animate dalle voci delle donne e dai giochi dei bambini.
E unesperienza unica riuscire a distinguere dagli odori delle viuzze il susseguirsi delle stagioni: lautunno con lacre odore del mosto che ribolle nelle cantine, linverno con il pungente odore del fumo che esce dai camini, la primavera con il soave profumo dei gelsomini e della zagara, lestate con linebriante odore del passato di pomodoro e del basilico.