Pat stava
giocando e come suo solito aveva fatto due goal.Il pubblico era impazzito. Non
si era aspettata questo entusiasmo da persone di norma calme di natura, gli
Inglesi. Mentre giocava si era girata verso la gradinata ed aveva visto una
ragazza che la guardava con un desiderio quasi spasmodico. Questo le fece
ricordare quando anche lei aveva fatto la stessa cosa e come era stata difficile
la strada per arrivare al successo.
Tre anni prima era
una ragazzina appassionata di calcio ed era menager di una squadra. Aveva però
notato che questo non le bastava.Lei adorava il calcio ed il suo sogno era di
giocare in un campo odoroso e ricco di erba assieme ad altri giocatori ed avere
una calca che la applaudiva.Ma purtroppo le
donne non potevano giocare in modo professionistico a questo gioco anche
se ne sapevano molto di più dei colleghi maschi.Certo fare la menager e pulire
e lavare panni e palloni era un’attività che una ragazza poteva fare. Giocare
no. Quando però finivano gli allenamenti allora si che lasciava perdere tutto,
si legava i capelli e metteva un berretto con visiera e poi giocava. Lei e il
pallone .Non esisteva altro. Faceva
pallonetti, tirava calci lunghi e sparava il suo tiro segreto, chiamato “la
spirale del serpente”. Faceva sempre goal. Ed il tiro era potentissimo. Girava
come un tiro ad effetto sempre più veloce sempre più veloce fino a sparire per
poi ritrovarsi in rete, con lo stupore generale. Fino ad ora però nessuno mai
l’aveva vista in azione a parte suo cugino, calciatore in una squadra di
professionisti.
Dopo circa un mese
che faceva allenamenti solitari, un ragazzo che giocava nella squadra più
famosa del momento e ne era capitano, l’aveva vista.Ne era rimasto incredulo
soprattutto quando aveva fatto il suo tiro. Aveva deciso che doveva diventare
uno dei suoi ,quel ragazzo. Così il giorno dopo si era andato ad informare.
Aveva visto solo una ragazzina con i capelli rossi che puliva un pallone. Si era
fermato ed aveva chiesto.”Conosci un ragazzo che gioca verso le 17:00 e che
porta un cappellino da football?. Gioca in modo fantastico. Volevo averlo per un
provino.”Lei lo fissò e sorrise perché si era resa conto che si parlava di
lei.Poi lo guardò meglio e lo riconobbe.Quel ragazzo era il capitano della
mitica Astley e che poteva essere la chiave del suo successo. “Quel ragazzo io
lo conosco, se vuoi gli dico quando e dove deve venire.””Alle 18:00 domani
al campo della scuola Astley ”.”Ok”
Un urlo di felicità
la fece tornare al presente. Ancora nessuno aveva scoperto il suo segreto ed ora
veniva definita come la stella del calcio professionistico giovanile.Il Kaiser
veniva chiamata in Europa.Dopo tre anni di calcio lei aveva inventato altri
tiri, ma ancora ricordava come si faceva la spirale del serpente. In onore dei
vecchi tempi decise di rifarlo e tirò da fondo campo. Fu un mega tiro e fu un
altro goal. Il portiere rimase senza fiato. Nessuno mai aveva tirato una bomba
così forte e per di più dall’altra metà campo, quella avversaria.Si
meritava di essere chiamata il Kaiser, ossia l’imperatore. Dove la mettevano
lei giocava. Sapeva giocare in tutti i settori.Era una maga. Infatti l’avevano
messa a giocare insieme al migliore della squadra, il capitano ovviamente, Alan,
che non aveva difficoltà .Anche lui era un campione.
Questo la fece sorridere, perché neanche a farlo apposta, era sempre lui
che tre anni prima aveva giocato con lei contro il resto della squadra, per
farla entrare.Era un’altra squadra con altri ragazzi, ma questo ormai non
aveva importanza. Erano diventati con il tempo ottimi amici.Ovviamente neanche
lui sapeva che era una lei.Molti si sarebbero chiesti come aveva fatto a
prendere tutti in giro quel giorno. Si era messa una panciera al livello del
seno e se lo era appiattito, poi aveva messo una T-shirt larga ed un pantalone
di una tuta con scarpe da ginnastica.Per essere sicuri si era andata a tagliare
i capelli.E poi finalmente il giorno arrivò. Era emozionata ma decisa.Prima di
lei c’erano altri ragazzi.Lei studiò i movimenti di tutti i concorrenti ed
anche dei giocatori della squadra.Erano tutti lenti i concorrenti ed i giocatori
veloci, a parte uno di essi che era poi quello che l’aveva chiamata per il
provino che era eccezionale. Non
solo veloce ma bravissimo nei movimenti ed in agilità.Lei era alta per la sua
età, ma bassa in confronto a tutti quei ragazzi. Infatti quando arrivò il suo
turno, Marc un ragazzo della squadra, le disse”piccolino, perché non torni
nella culla dai tuoi genitori?”Tutti si aspettavano una risposta tagliente
oppure un moto di stizza. Lei li sorprese. “Non conta l’altezza, ma conta il
gioco.”Poi non parlò più e si mise a correre a destra e sinistra scartando
tutti i vari giocatori. Driblando, saltando ed alla fine con una rovesciata
aveva fatto goal.Lei continuò dopo essersi fermata a parlare con Marc”Vuoi
sapere i tuoi punti deboli?Sei lento e non scarti bene. Devi avere più forza e
più agilità sulle gambe se non vuoi essere battuto. Se vuoi posso
aiutarti..”A questo punto tutti si zittirono. L’allenatore fece andare via
tutti i concorrenti tranne lei che era passata al livello 2.”Adesso giocherai
con Alan, il capitano, contro gli altri. Dovete fare gioco di squadra e passaggi
ed alla fine per passare definitivamente tu dovrai fare goal.”Così ripartì.
Scoprì che Alan era bravo davvero. I suoi tiri erano precisi ed arrivavano ai
suoi piedi senza sbagliare. Dopo vari palleggi, scarti e dribling, lei decise di
fare un goal da metà campo. Infatti si preparò e fece il suo tiro micidiale.
Fu goal e così fu ammessa. Questo fu l’inizio della sua carriera e della sua
amicizia con Alan.Un altro urlo la portò di nuovo al presente. Alan la stava
incitando a passargli la palla.Così fece e si scambiarono un sorriso di
intesa.Ovvio che fece goal anche lui.
La partita era
finita.Avevano vinto, per quattro a zero.Come al solito i giornalisti sportivi
le si avvicinarono. Lei che prima era più che contenta di parlare con loro,
adesso non vedeva l’ora di andare a fare la doccia.Così
fece una delle sue
corse a perdifiato per scansarli. Uno non mollava e la seguì per un tratto, poi
non abituato si fermo’.
Alan da dietro
rideva. Sapeva l’avversione che Pat aveva per i giornalisti in generale.
Riuscì ad
arrivare agli spogliatoi. Qui lei vide se c’era qualcuno in giro. Tutti erano
andati via, non poteva farsi vedere come era in realtà. Sarebbe potuto venire
l’infarto a qualcuno.
Infine decise che
forse era meglio andare a casa sua a fare la doccia. Se passava qualcuno da lì
l’avrebbe vista e lei non voleva niente di tutto ciò. Certo fingere
un’identità che non era la sua per tre lunghi anni, era massacrante, ma il
raggiungimento dei suoi sogni era molto più importante, anche se doveva
rinunciare ad una vita sentimentale.Come ragazzo era molto ricercato. Rise. Le
fans non le davano tregua e molte dicevano di amarlo. Rise di nuovo.Ma comunque
una vita normale non sarebbe stata possibile ormai. Non avrebbe mai rinunciato
ai profumati campi erbosi di calcio, per nessun motivo al mondo, neanche per
amore.
Così invece di
farsi la doccia uscì prese il borsone e si avviò verso la sua “Camilla”,
automobile che l’aveva accompagnata per tutta la sua avventura. Era una
cinquecento modello vecchio, tutta blu, ma funzionava benissimo. Si, poteva
comprarsene un’altra ma perché poi, se lei era l’unica a sapere del suo
segreto ?Così entrò e mise in moto e poi partì verso casa sua.
Arrivata ,si
spogliò e riempì la vasca da bagno con schiuma e profumi alla rosa ed entrò.
Le ossa si rilassarono istantaneamente. Questa era la sua unica concessione alla
femminilità, si immerse sott’acqua, era splendido.Rimase così per una buona
mezz’ora.Poi si alzò per prendere un’asciugamano. Mentre se la avvolgeva
intorno alla vita e scendeva dalla vasca si guardò allo specchio.
I capelli rossi
che un tempo erano stati lunghi, ora erano tagliati alla maschietto. I suoi
occhi azzurri erano ricchi di gioia e la sua pelle di solito bianca era rosea
per il calore .Le sue labbra erano morbide e sexy.Le sue ciglia erano lunghe. Il
suo corpo era ricco di forme, forse eccessivamente ricco.Le unghie erano corte e
non lunghe come quando era una menager. Però ora non doveva più pulire i
palloni ed i panni dei giocatori.Non erano smaltate, ma che importanza aveva?
Lo squillo del
telefono la riportò alla realtà.Così andò a rispondere.Era Alan che voleva
sapere se lei (lui) voleva
festeggiare la vittoria con tutti i giocatori la sera. Lei disse di si.
Dopodicchè decise di farsi una doccia, per togliersi il profumo di rose con
Patrick Noire.Poi si mise un po’ di profumo maschile, Brooksfield ed indossò
l’amata panciera.Poi mise un Jeans con felpa grigia con cappuccio. Scarpe da
ginnastica bianche con una striscia blu, le sue preferite.Si pettinò e si guardò
nuovamente. Era pronto. Vide un bellissimo ragazzo .Si, poteva far perdere la
testa a tutte. Rise .Prese la giacca, le chiavi e si diresse verso l’amata
Camilla per raggiungere gli amici.
Arrivato al campo,
si fermò. Qui c’erano già tutti, come al solito era l’ultimo ma sempre il
più ricercato. Tutti lo salutarono e si congratularono per la vittoria.
L’unico che non lo fece era Alan, perché era stato anche merito suo.
D’altronde erano entrambi dei campioni.
Passò del tempo per decidere cosa fare, come in ogni comitiva. Alla fine si decise per un disco pub.Alan e lei non amavano ballare, come gli altri, però apprezzavano la buona musica ed il buon cibo. Passarono una splendida serata, anche se dovettero stare attenti perché anche lì c’erano fans che li riconobbero. Si ballò, si mangiò. Una ragazza invitò a ballare Alan, che inizialmente non voleva andare, ma poi si decise.In fondo era molto timido. Lei ripensò a suo cugino che le aveva insegnato tutto ciò che ora sapeva. Sentiva la sua mancanza.Lui Quando vide i due ballare si ricordò che il suo primo ballo l’aveva fatto proprio con Marc.Incredibilmente il suo secondo proprio con Alan, anche se lui non lo sapeva. All’epoca lei era in secondo liceo e lui in terzo. Ad una festa visto che era sola, lui le si era avvicinato e lei era andata.Sembrava passata un’eternità.Non poteva aver sbagliato. Non era cambiato molto a parte l’altezza e l’ampiezza delle spalle.Era parecchio più alto ora, certo e lo sguardo era cambiato.Non era più quello di un ragazzino ma quello di un uomo. Anche il suo era cambiato. Era quello di un uomo vero e rise.
Il giorno dopo l’allenatore della squadra, decise che bisognava partire per la Francia, visto che il campionato mondiale giovanile, continuava là.
Pat ed Alan erano contenti della cosa, anche perché avevano degli amici lì,fatti nel campionato di due anni prima.Pierre Le Blanc, era un campione.
Quest’anno avrebbero vinto.Non potevano perdere.Pat si ricordò in che modo lo aveva incontrato.Stava tranquillamente camminando, quando aveva visto un ragazzo biondo, muscoloso ed alto, che palleggiava e driblava.Era solo.Lei vide che quel ragazzo amava il calcio, come lei. Erano simili. Il fuoco nei suoi occhi era inequivocabile.
Lei gli si avvicinò. Non sapeva il francese, ma in compenso, l’ inglese lo parlava benissimo. “Ciao, sono Pat” “Sono Pierre” “Posso giocare con te?” “Sì”. Così non ci fu più spazio per le parole. Giocarono, anche se lei era più bassa di lui di parecchi centimetri, Pierre capì che chi giocava con lui, era un campione.
Fecero una splendida partita, anche se erano solo in due.
Era come se in campo ci fossero un puma ed un leone; entrambi combattivi e grintosi, con una gran voglia di vincere.
Alla fine sudati ed amici, si strinsero le mani.Avevano pareggiato. Tornò al presente.Chissà com’era cambiato e come il loro gioco era migliorato.
Lei,due anni prima, non era ancora capace di giocare in tutti i ruoli.Ora sì. Certo, l’amore per il pallone, portava a fare tanta amicizia. Non c’ era niente di più bello al mondo.
Partirono con l’ Air France, non ci misero molto tempo. Con il pullman arrivarono all’ albergo. Parigi era splendida.All’ albergo c’ erano tutti giocatori, anche Pierre.Era cambiato? Si, moltissimo.Era più alto,molto più alto, più muscoloso, più bello.I capelli biondi si erano allungati un po’.Doveva arrivare al metro e novanta cm, almeno.
Anche Alan l’aveva riconosciuto.Entrambi si avvicinarono al ragazzo.Tra pacche di benvenuto e abbracci, i ragazzi entrarono in albergo.
Poi Pat vide un po’ più in là, una ragazza, anche lei bionda, longilinea. Stava pulendo un pallone.Lei, gli si avvicinò.In realtà si avvicinò a Pierre che la presentò.”Lei è la nostra menager Amy.””Piacere di conoscerti Amy, io sono Pat””Io Alan”.”Ti piace fare la menager?””Si” disse lei e poi abbassò lo sguardo.Il fuoco nei suoi occhi la smentì.A lei sarebbe piaciuto giocare nei campi profumati ed erbosi, in mezzo ad una calca che applaudiva, come era successo a se stessa.Si ripromise di insegnarle. Forse, pensò sapeva già giocare e di nascosto lo faceva.Così la salutò ed andò via.Il giorno dopo fu ricco di avvenimenti. Giocarono quasi tutto il giorno. Lei si divertiva e le piaceva. Non le pesava per niente. Vedeva molti giocatori stanchi ed affannati. Lei no. Avrebbe giocato anche tutta la notte, tanta era la voglia. Vide Alan. Anche lui aveva questa smania e come loro anche tutti i campioni come Pierre, o come Carl Hainz Snider attaccante della Germania. Infatti decise di fare un gran tiro. La sua ultima invenzione. Alan se ne accorse dallo scintillio che le passò negli occhi. Un giocatore le passò il pallone e lei fece un salto mortale e poi un tiro mega galattico dove la palla fece l’effetto di una spirale e poi scomparve per entrare in rete. Chi ha detto che il meglio del gioco si deve fare solo nella partita, anche in allenamento. Tutti rimasero senza fiato come al solito. Un ragazzo che passava di là, anche lui calciatore rimase incredulo avanti alla bravura di questo campione. Era solo un anno che giocava ma non aveva mai visto tanta bravura e talento. Sembrava magia e non calcio.
Si mese poi a correre visto che il pallone una volta entrato in rete faceva un balzo ad effetto e tornava in dietro. Via un altro tiro, questa volta solo una scivolata. Fu goal di nuovo, il portiere non se ne accorse neanche. L’unico ruolo che non sapeva fare era proprio questo. Perché no? Era tempo di imparare. Ma adesso doveva andare .Era il momento di Amy. Così dopo una bella doccia calda all’albergo si vestì con una tuta e poi andò. Lì a Parigi sarebbero rimasti solo 15 giorni giusto il tempo delle eliminatorie e la partita finale. Quindi non doveva perdere tempo.Chissà forse Pierre e gli altri si stavano ancora allenando. Arrivò. Lui stava lì da solo e stava tirando in rete. Lo capiva. Anche lei non avrebbe mai smesso, era più forte di lei. In un angolo da sola con occhi adoranti sul pallone c’era Amy.
Come era successa un’altra volta si avvicinò al ragazzo e lui accortosi della sua presenza senza parlare ma sorridendo le passò il pallone. Fu magia. Non c’era modo di descrivere ciò che loro facevano. Era una cosa incredibile, bellissima. I piedi tiravano, driblavano, passavano, calciavano, combattevano tra loro.I visi dei due erano contenti e ricchi di gioia. Dopo un’oretta abbondante entrambi smisero e si strinsero le mani.”Non posso crederci. Gli altri se ne sono andati da tempo, ma io non c’e la facevo, dovevo, volevo giocare.””Ti capisco, anche per me il pallone è il migliore amico.”Dal borsone prese un’asciugamano e si asciugò il sudore.Poi si avvicinò ad Amy. La salutò e poi prendendola per mano le disse”vuoi imparare a giocare a calcio?”Lei lo guardò con una speranza senza fine.Non c’era bisogno di una risposta, infatti Pat si avvicinò al primo pallone che vide e la incitò ad alzarsi. Pierre da lontano era rimasto incredulo. Non pensava minimamente che Amy amasse il calcio come lui. Forse perché le donne non potevano ancora giocare nelle serie importanti. Pat iniziò a palleggiare. Poi lo passò a lei e disse”prova”. Lei provò e sbaglio’. “Non ti preoccupare, riprova.Sbagliando si impara e combattendo sugli errori si diventa campioni. Non ti creare problemi solo perché sei una donna.”Così lei provò di nuovo e di nuovo. Pierre guardò e vide che per essere la prima volta che giocava Amy era brava. Infatti ripetè il palleggio solo 10 volte, un numero minore rispetto ad altri principianti. Anche Pat l’aveva stupito. Era un campione, ma sapeva anche insegnare.Non si intimidiva, andava avanti senza problemi.”Brava!Continua a provare. Io tornerò domani e per tutto il tempo che starò qui.Dopo continuerai da sola oppure magari ti aiuterà Pierre.Glielo chiederò io.”
Non c’è ne fu bisogno, mentre andò via lui la fermò”non sapevo che Amy avesse del talento, e tu sei grande ad insegnare.””Continuerai tu quando andrò via vero?””Si, io credo che le donne abbiano le stesse possibilità degli uomini.”Pat sorrise”lo credo anche io”.Avrebbe voluto dirglielo. Era così un dolce ragazzo. Peccato. Ma non poteva per nessun motivo.Lei andò anche per gli altri giorni ed ogni volta insegnava qualche cosa alla ragazza, ed in più giocava con quel magico ragazzo.Poi tornava all’albergo si spogliava si faceva la doccia ed indossava una camicia da notte nera di seta con spalline sottilissime.Questa era la sua unica concessione alla femminilità.Anche togliersi la panciera ovviamente.
Arrivò il giorno della partita.Tutti erano impauriti. Lei era eccitata e felice. Si scontrava con altri campioni. Così anche Alan. Le mise un braccio sulla spalla e le disse”Eccitato?” “Si” “Tu sei il mio miglior amico lo sai?tu mi capisci.””Anche tu sei il mio miglior amico.””Dobbiamo vincere””Si”
Al campo si strinsero le mani ed incominciarono.
Lei giocava con la sua squadra, la magica Dion.”Oggi”, disse ad Alan, “farò un nuovo tiro, l’ho creato ieri sul tardi.”
Il gioco fu fantastico. In squadra tifavano ovviamente per la squadra francese, ma il gioco fu così bello che molti iniziarono ad acclamare anche la Dion giapponese. Dopo 2 ore di gioco, di pioggia,di grandi tiri, finalmente arrivò il momento del Tiro “doppio Slalom”.Pat corse verso i pali della rete, con uno slancio non da poco si issò su uno dei due e si lanciò verso il pallone, che gli aveva tirato Alan e poi con una rovesciata doppia fece goal.In effetti aveva ideato questo tiro prendendo spunto dai fratelli Derrick.Vinsero.Il suo urlo di vittoria fu contagioso. Le lacrime di gioia furono tante. Tutti abbracciarono Pat, che fu colei che aveva fatto vincere la partita ed Alan.Poi si abbracciarono anche loro due.La squadra avversaria era triste, ma sapevano di aver giocato più che bene.Pierre le si avvicinò”La prossima volta non vincerai, congratulazioni” e sorrise.Pat era felicissima.Il giorno dopo sarebbero partiti.La Germania era la loro tappa.Dovevano scontrarsi con Carl Heinz Snider, un gran campione.Avrebbe sentito la mancanza di questi ragazzi francesi.Voleva andare a salutare di nuovo Pierre più tardi e anche Amy, per darle l’ultima lezione. Vide che i due capitani si erano scambiati la maglia.Si faceva quando la partita era stata bellissima ed i giocatori ci avevano messo l’anima.Pensò meno male che non l’ho cambiata io la maglia con Pierre, sarebbero state risate.E rise.
Notò che pettorali e che toraci avessero entrambi i ragazzi.Poi girò gli occhi.Si avvicinò ai due e li salutò di nuovo. Poi andò via.Tornò all’albergo. Voleva rinfrescarsi e pensare.Invece di farsi il solito bagno si fece una doccia fresca.Poi si rivestì, con un’altra tuta ed il solito paio di Nike.Uscì di nuovo e si fece una bellissima passeggiata.Era l’ultima serata che passavano lì, arrivò al campo di calcio dove avevano disputato la partita e lì trovò , come immaginava Pierre. Era lì che calciava la palla al muro.Lei gli si avvicinò. Mormorò” Pierre”…Lui si voltò.Le sorrise.”Mi andava di giocare ancora” disse lei, “e chi meglio di te?” Così senza parlare giocarono un’oretta.A Pierre quel ragazzo era molto simpatico, non solo perché aveva la passione del calcio ed era un campione, in questo momento sembrava avesse bisogno di tirarsi su il morale.Chissà che gli succedeva.Lei giocava benissimo come sempre, ma aveva lo spirito a terra.Le dava fastidio non poter dire la verità ai suoi migliori amici.Sembrava di tradirli.Alla fine si fermarono.Lei gli fece un sorriso. “Mi dispiace andar via…”Lui la fissò.Era diventato altissimo in quegli anni.Adesso era 1,90 cm.Lei gli arrivava al petto ed anche di meno.Si stupiva che dopo 3 anni che non si vedevano era rimasta uguale.Non disse niente.Lui le disse…”qualunque sia il motivo per il quale ti senti giù, non devi, sei un campione e tra due giorni dovrai batterti con un altro campione, noi ci rivedremo la prossima volta.””Hai ragione. Sono un campione ed ho tanti amici,Ma molte volte questa situazione mi pesa. Se io non giocassi per una volta, cosa succederebbe? Rimarrebbe solo Alan a giocare, e la squadra perderebbe.””Cos’hai ?” .Pierre era preoccupato. Si rendeva conto che qualche cosa di grave aveva colpito l’amico.Lui anche aveva lo stesso problema.Tanti amici e il calcio, sempre e solo quello…vuoi vedere che ha qualche problema sentimentale?Sorrise e glielo chiese.”Hai problemi con la tua ragazza?”Lei rispose mestamente”No, io la ragazza non c’è l’ho, non ho il tempo, ma di norma non mi manca, mi basta il calcio, ma oggi mi è venuto un qualche cosa.Si mi rendo conto che una vita sentimentale mi inizia a mancare.Noi che andiamo e veniamo da un posto all’altro non abbiamo il tempo di crearci una vita sentimentale.””Hai ragione, anche io non ho una ragazza fissa.Non ho il tempo materiale.Poi quale ragazza mi capirebbe?Dovrebbe vivere anche lei nel mondo calcistico.”Lei lo guardò in modo un strano.”Ti andrebbe che una ipotetica ragazza giocasse in squadra con te e fosse la tua ragazza?””Facile a dirsi, ma sarebbe l’unico modo per averne una,si credo che col tempo mi ci abituerei.Anche le donne prima o poi giocheranno.””Tu credi che nessuna donna ancora giochi in modo professionistico sotto mentite spoglie?””Credo di no, io penso che una ragazza si riconoscerebbe…non credi?””Non lo so, “ .Qui si fermò.Si distese sull’erba profumata..”proprio non lo so, chi può saperlo.Ma dimmi come hai fatto diventare così alto?”Lui rise e le disse “ Forse mi sono innaffiato i piedi, non so certo è che prima ero solo lungo poi mi sono ritrovato un colosso pieno di muscoli.”Pat guardò l’orologio, era tardi, doveva andar via.”E’ così bello qui, ci vorrei restare””Magari un giorno ci resterai.””Già, ora devo andare.”Si alzò, gli strinse la mano”Amy non c’è?Salutamela per favore.Dille di non mollare.Non mollare neanche tu Pierre.Ciao.Si allontanò.Si sentiva attratta da quell uomo. Cosa le succedeva?Dopo tanti sacrifici non poteva rischiare.
Pierre la guardò allontanarsi.Era un buon amico, a lui sarebbe mancato.
Il giorno dopo partirono.Lei si riposò per tutto il viaggio.Con l’avvicinarsi della destinazione, pensò a come aveva conosciuto Carl, qualche anno prima. Stava camminando per strada, quando vide un ragazzo alto e biondo che correva all’impazzata.Dietro di lui un orda di ragazzine che lo inseguivano. Lei poteva capire quel ragazzo infatti da pochi mesi era diventata professionista ed aveva anche lei fans che le correvano dietro. Così quando arrivò al suo livello lei lo fermò. E poi lo afferrò per un braccio e lo portò al campo di calcio visto nelle vicinanze.Lì nessuno l’aveva seguito. Carl era rimasto stupito.Non voleva buttare a terra quel ragazzino, e si era dovuto fermare. Ma adesso era contento.Le ragazze non si vedevano. “Come hai fatto”..poi si rese conto che lei non parlava tedesco e lo disse in inglese.Lei sorrise e gli rispose”anche io ho il tuo problema, e quando mi rifugio nel campo da calcio, nessuno mi segue più, perché nessuno pensa che una persona che sia appena uscita dal campo ci possa tornare.Comunque io sono Pat e tu?”Lui le rispose”Carl” e approfittarono per giocare a pallone. Altri ragazzi si unirono a loro ma ben presto andarono via.Rimasero solo loro due.
Erano arrivati. Chissà come sarà anche Carl. Scesero e Alan si affianco alla ragazza..”Ma dov’eri ieri sera?Ti ho cercato””Ero da Pierre, mi andava ancora di giocare.”
Non videro i ragazzi tedeschi per un po’.Poi si incontrarono all’uscita dell’aereoporto.Vide che le ragazzine si avvicinavano a loro per avere degli autografi e disse ad Alan che lei cercava di andarsene. Mentre cercava di andare via, un ragazzo altissimo la fermò. Era più alto di Pierre ed era muscolosissimo. Aveva dolci occhi verdi e i capelli biondi.Dopo un po’ lei lo riconobbe e gli sorrise. Lui la portò via.Si fermò al campo di calcio.Poi parlò”Era tempo che non ci si vedeva. Come va?””Io bene, così abbiamo ripetuto la stessa scena di 4 anni fa.Effettivamente mi dà fastidio essere circondato da ragazzine.””Anche per me è così.”Carl era molto simpatico e chiacchierava volentieri con quel ragazzo che era rimasto uguale a quattro anni prima.”Quest’anno vi batteremo” disse lei.”No, vinceremo noi””Poi si vedrà.”Così si salutarono.Incredibilmente lei si sentiva attratta tantissimo da Carl.Era bellissimo. Non riusciva a resistere. Aveva deciso. La sera visto che tutti andavano al caffè per fare quattro chiacchiere ci sarebbe andata anche lei, però vestita da donna. Voleva divertirsi una sera e a donna almeno per una volta.Poi domani tornerò il Pat di sempre.
Si fecero molti allenamenti come sempre. Poi si ritirarono all’albergo. Lei si fece un bagno profumato, si vestì con un abitino aderente che le fasciava il generoso corpo, un paio di tacchi, un po’ di trucco, una giacca di pelle e via. Scese per la finestra. Non voleva che qualcuno la vedesse, nessuno la doveva scoprire. Arrivò molto prima degli altri. Entrò nel locale. Carl era già là.Lei si sedette ad un tavolo da sola e prese ad ammirare il ragazzo.Anche lui l’aveva notata a prima vista. Era bella, molto bella e sembrava in apparenza anche sicura di se. Decise di avvicinarla. Le si avvicinò.Dopo un po’ si sedettero assieme ed iniziarono a chiacchierare. Come poteva essere diverso parlare con una persona che conosci da anni in abiti diversi.Dopo un po’ arrivò anche Alan che scrutò il locale alla ricerca di Pat, ma non lo vide, così si avvicinò a Carl.Anche lui rimase stupito da quella ragazza, era fantastica.”Posso sedere con voi?””Certo siediti anche tu, così ci saranno 2 bei ragazzi con me.”Non si sarebbe mai aspettata che i due arrossissero, ma lo fecero. Rise sotto ai baffi. Poi Alan disse a Carl”Hai visto Pat?”Lei abbassò lo sguardo. “No, io non l’ho visto””Come ti chiami?”Lei mormorò”Patricia e voi?””Alan” “Carl”.Chiacchierarono tutta la sera ed inevitabilmente si parlò i calcio.lei era ferratissima sull argomento cosa che stupì i ragazzi. Poi Alan vide da lontano un ragazzo bruno e disse”Ecco Pat”.Pat era stupita perchè vedeva che l’amico si preoccupava.Si alzò “vado a vedere.””Vedi che non gli sarà successo nulla, semplicemente non avrà voluto uscire” disse lei. Carl non si era mai sentito così attratto come con questa ragazza.La desiderava e non gli capitava da tempo di desiderare così tanto una persona…da quando..”Ti va di uscire e camminare un po’?””Ok, mi piacerebbe.”Così uscirono.Lei era vergine, non aveva mai fatto l’amore con nessuno. Forse era vergognoso che a 27 anni una era ancora illibata.Rise e pensò non ho avuto tempo di fare niente in questi anni.Lui la vide ridere e ne volle sapere il motivo”niente, non preoccuparti.””Domani dovrò giocare una grande partita. Verrai a vedermi?””Si, non preoccuparti, verrò.”E rise di nuovo.Arrivati a casa di Carl e dopo altre chiacchiere lui l’abbracciò.ed iniziò a baciarla.Fu una serata favolosa.Carl fu dolcissimo, ed era difficile pensarlo visto la sua stazza.Lui si era reso conto che pur essendo grande di età, lei non aveva esperienza e quindi era stato delicatissimo.Poi quando aveva scoperto che era vergine era stato felicissimo. Si era accorto di amarla quella ragazzina.Incredibile, lui che pensava non potesse amare mai più dopo quello che era successo anni indietro.Così anche per coccolarla un po’ di più l’avvolse meglio sotto le coperte e poi le regalò un medaglione d’oro con la sua foto dentro.”Allora verrai alla partita? Io ti aspetterò””Si verrò, “Lui le accarezzò il viso delicatamente e poi la baciò di nuovo.Il cuore di lei andava a 1000 e non riusciva a fermarlo.Quando si staccò da lei, disse un po’ triste”A più tardi Dolcezza”
Anche lei doveva andare via.Doveva preparasi per la partita. Così quando Carl era uscito lei si era alzata ed era tornata in albergo. Dopo una doccia rinfrescante si era rivestita con la solita panciera , e la tuta. Il medaglione aveva deciso di portarlo con lei,L’aveva messo sotto la felpa.Era pronta.Si guardò allo specchio. Era la Pat di sempre e non più quella ragazzina con tanta luce negli occhi come quella mattina.Arrivò agli spogliatoi giusto in tempo per la partita.Si sentiva in forma. Avrebbero vinto anche questa volta.
Pat era + in forma che mai.Doveva sentirsi stanca dopo quella notte ed invece era felice e giocava meglio del solito se era possibile.Carl da parte sua si divertiva a vedere quel ragazzo sempre così allegro e pieno di voglia di vincere ma quel giorno altro occupava i suoi pensieri. Patricia, chissà se era venuta.Avrebbe voluto abbracciarla.Invece non aveva avuto altro tempo da dedicarle. Pat era contentissima. Aveva giocato alla grande come sempre, ed aveva fatto il tiro per il quale era famosa il doppio slalom. Aveva notato che il portiere aveva mancato la sua palla ed era rimasto sconvolto, come se le fosse sparita tra le mani.Rise di una risata gentile e ricca.Improvvisamente si trovò a dover affrontare Carl.Un duello di piedi e di palle che apparivano e sparivano di piedi che passavano da un punto all altro come due animali feroci attorno alla preda.Pareggiarono.Perché Carl riuscì a prenderle la palla e tirare in rete. L’idea sempre + pressante che veniva a Pat era quella di diventare anche portiere.Da chi poteva imparare?Non aveva molto tempo, ma voleva provare.Avrebbe chiesto a Carl.Dopo la partita Carl chiese ad Alan “hai visto la ragazza di ieri per caso? Mi aveva detto che veniva…””No, ma sicuramente sarà venuta.”Pat vide gli occhi di Carl farsi tristi, ma lei non gli poteva dire niente. Non poteva compromettere il suo futuro, neanche per lui.Così invece per cambiare discorso la ragazza chiese a Carl se poteva farle un piacere quella sera.Lui le rispose affermativamente. “Vorrei imparare a fare il portiere, tu tiri ed io prendo.Non vedo altro modo di imparare, che ne pensi?””Ottima idea.”
Ci vedremo qui tra un’oretta.Così successe.Lei era in porta e Carl tirava e tirava e ritirava.Lei si buttava e ributtava sulle palle anche se sembravano impossibili.Pensava ecco la sua vera forza.Sapeva essere spietato, ma anche dolce come un refolo di vento che ti accarezza il viso.Non doveva pensare a lui, ma a prendere le palle. Purtroppo dopo 2 ore non ne aveva presa neanche una e stava stanca, ma voleva continuare almeno 1a doveva prenderla.Alla fine ci riuscì e poi cadde a terra per la stanchezza.Carl si fermò e le andò vicino. Come va?Lei era stanchissima, ma alzò gli occhi verso i suoi e disse:” L’ho presa finalmente! Va benissimo ora.”Tornarono a casa assieme.Si salutarono vicino all’albergo e poi lei in camera si fece una doccia, non si tolse il medaglione che era d’oro e non si sarebbe rovinato con l’acqua.Era come se si sentisse rinata. L’acqua scorreva sul suo corpo come se fossero le mani, le labbra, la lingua di Carl. Non poteva continuare così.Il suo corpo sentiva immensamente la mancanza di quell’uomo ed anche il suo cuore.Aveva deciso di andare da lui, proprio adesso.Così si mise un vestitino carino e a corpo, un paio di morbidi mocassini, un po’ di trucco e andò da lui. Magari dormiva visto che era tardissimo. Aveva finito l’allenamento con lui mezz’ora prima ed erano le 24.Chissà se Carl sentiva la sua mancanza come lei sentiva la sua.In effetti lui si stava crogiolando nella tristezza. Aveva fatto la doccia ed ora nudo era a letto e la pensava. Dove poteva essere? Era poi venuta alla partita? Perché era andata via così?
Al toc toc della porta lui si alzò, mise dei jeans ed andò ad aprire, rimase stupefatto e poi felicissimo.L’abbracciò stretta e lei si fece stringere.Non persero tempo anche se Carl avrebbe voluto sapere perché lei era sparita così e se era andata poi a vederlo alla partita.Fecero l’amore tutta la notte ed il giorno dopo fecero anche la doccia assieme.Carl doveva fare gli allenamenti tra due ore circa ed anche lei. Così si vestirono ed uscirono abbracciati a fare una passeggiata.Lei aveva la testa appoggiata sul torace di Carl e si sentiva infinitamente felice. Sentiva e sapeva che presto questa gioia sarebbe stata spezzata proprio da lei, si perché doveva tornare a essere Pat per sempre. Lei non poteva fare al meno di giocare, anche se voleva bene tantissimo a Carl, riusciva a pensare ad una vita senza di lui piuttosto che senza il pallone.D’altronde le regole erano queste per tutti, nessuno di loro riusciva ad avere una vita amorosa regolare, e per lei non cambiava per niente, solo perché era donna.Carl nel frattempo del tutto ignaro la stringeva forte e la guardava con un amore infinito.Si dovette fermare perché vide che Patricia aveva sgranato gli occhi e guardava al di là della strada. Vide anche lui e rimase stupito.Una ragazza stava urlando contro un ragazzo molto + grande di lui e lui stava cercando di picchiarla. Carl si era messo a correre verso di loro cercando di fermare quel pazzo.Si azzuffarono ma Carl ebbe la meglio. Poi i due guardarono verso la ragazza a terra che piangeva e che guardava verso quel ragazzo.”Che è successo?” Lei rispose” Lui voleva impedirmi di realizzare il mio sogno, cantare.Diceva che se lo amavo dovevo restare con lui”.Pat rispose” Se uno ama vuole il meglio per la persona anche se questo fa soffrire. I sogni si realizzano se tu lo vuoi, a costo di immensi sacrifici e rinunce.Ma se vuoi c’è la fai.!Ora non piangere più. Alzati e ricomincia a combattere.!””Sembra che tu ci sia passata””Si io ci sono passata, per realizzare il mio sogno ho rinunciato a tantissimo ed ancora dovrò continuare.Ma senza i sogni che sarebbe mai la nostra vita?”
Due ore dopo Pat era in campo con la sua solita tuta e le nike. Lei non poteva rinunciare ai suoi sogni. Fu mentre si allenava che vide avvicinarsi verso di lei un ragazzo molto alto e forte che arrivò vicino a lei. “Vorrei battermi con te, ho sentito che sei molto forte, io provengo dall’Italia e penso di essere + forte di te.” Così prese il pallone ed iniziò a correre. Lei non si fece ripetere 2 volte l’invito ed iniziò a correre anche lei. Fu come con Pierre o Carl. Nessuno sapeva che era donna e veniva trattata alla pari. Altro che tante altre cose. Così dopo 1 ora di gioco e di sudore e due goal per ognuno con colpi micidiali, il ragazzo si fermò e si congratulò con lei presentandosi: sono Marc e gioco per la Airone. “Ma è la squadra di Dan Sullivan.”” Si Dan
è il capitano.Lo conosci?”Lei stava per dire di si, che era il cugino, ma poi disse di no.”No, ma voglio incontrarlo, se è bravo come te, sarà bellissimo sconfiggerlo.”Lui rimase stupito da quello che aveva detto il ragazzo e anche onorato.”Si se vuoi te lo presento e potrai giocarci quando vuoi, magari domani stesso.”Non vedeva l’ora di rivedere il cugino ed anche di battersi con lui, non l’avrebbe riconosciuta era da tanto che non si vedevano.Rise e gli rispose affermativamente.”Mi ha fatto piacere conoscerti di certo ci rincontreremo, il pallone mi ha fatto conoscere tante persone e tanti campioni tutti divenuti miei amici. Ci vediamo.”Dopo gli allenamenti, andò a farsi una doccia e si ripreparò.Si guardò allo specchio, no non l’avrebbe riconosciuta. Era cambiata tantissimo.E rise. Era un uomo fatto e rise di nuovo.Carl si stava preoccupando, non aveva + notizie di Patricia dal giorno prima.Così uscì anche per distrarsi, tutto questo era davvero pazzesco. Incontrò per strada Pat che e lo fermò.Dove vai? “Oggi mi sono scontrato con un ragazzo bravissimo si chiama Marc e gioca nella Airone.Stasera mi farà conoscere Dan il loro capitano. Vuoi venire anche tu?” Lui decise di si, anche perché aveva saputo che era bravissimo.Arrivarono al campo di calcio, qui c’erano due ragazzi, alti muscolosi atletici, entrambi erano alti come Carl, uno era bruno e l’altro aveva i capelli rossi come i suoi. Lei lo riconobbe immediatamente anche se erano 3 anni che non si vedevano.Avrebbe voluto correre da lui ed abbracciarlo, come quando erano piccoli e giocavano assieme al pallone.Quando uno dei due cadeva l’altro lo abbracciava e lo incitava a ricominciare.Avevano stabilito anche un buon feeling, chissà se c’era ancora.
Così dopo le
presentazioni del caso, anche se non erano necessario visto la loro fama
iniziarono a giocare subito. Dan era rimasto stupito. Non da Carl, visto che già
sapeva che era un campione ma da Pat, sapeva che veniva chiamato il Kaiser, ma a
parte la sua bravura, la sua tecnica, lui sentiva anche un grande feeling, come
se si conoscessero da sempre. Non gli capitava da un sacco di tempo, da quando
con la cuginetta da piccola giocava . Lei era bravissima ma purtroppo era donna.
Chissà che cosa aveva fatto in tutto questo tempo. Lei si era resa conto della
distrazione del cugino tra di loro c’era ancora feeling era bellissimo tutto
ciò. Due giorni dopo forse avrebbe giocato contro di lui e quindi lo avrebbe
sconfitto anche se era difficilissimo. Forse gli avrebbe detto chi era dopo la
partita e 5 giorni prima della partenza.
Dovevano
tornare in Giappone, lì si sarebbe forse scontrata con la grande New Time la
squadra di Holiver Hutton, Benji Price e Tom Becher.Non vedeva l’ora.
La partita fu
lunga e fantastica come sempre. Dan ne fu felicissimo. Era da tempo che non si
sentiva così soddisfatto dopo una partita. Le strinse la mano.”Sei un
campione! Erano anni che non sentivo questo feeling!” Anche Carl pensava la
stessa cosa. Con quel ragazzo era una continua sfida ed era fantastico giocare
con lui ed essergli amico.
Era stanca ma
soddisfatta.Il giorno dopo ci furono i soliti allenamenti, dove Pat diede il
meglio, facendo anche alcuni colpi segreti. Poi decise di parlare ad Alan per
organizzare una partita con Carl e la sua squadra per allenarsi. Nessuno era
contento, sapevano che Carl era un campione a parte Alan e lei che invece
volevano giocare sempre al meglio e mai con giocatori meno bravi di loro o
magari che non si impegnavano.Così si avviò verso la squadra di Carl, nel
parco che stava circa ad 1 km di distanza da loro.Come sempre le ragazzine lo
inseguivano. Era stanca di questo e così si mise a correre.Era quasi arrivata
al campo dove c’era Carl che la vide e la salutò. Poi lui iniziò ad
avvicinarsi. Anche Carl vide che c’erano delle ragazzine che avevano seguito
l’amico e rise.Ma mentre si avvicinava al suo amico vide che lei si era
voltata furibonda verso un ragazzo e gli si era buttata addosso per picchiarlo.
In effetti era successa una cosa incredibile. Un giocatore alto e muscoloso non
tanto bravo di una squadra locale di calcio, aveva offeso Carl, definendolo un
uomo noioso ed un giocatore altrettanto scadente che giocava sempre alla stessa
maniera. Ora lei nella sua vita non aveva mai preso a pugni nessuno e non
avrebbe mai pensato di poterlo fare ma dopo le parole di quel tipo, si era così
arrabbiata che senza neanche parlare aveva iniziato a dargli un pugno in faccia
urlando:”Carl non è un giocatore scarso e neanche noioso, tu parli così
bastardo perché sei invidioso di lui in maniera incredibile!Allora invece di
offendere un giocatore che dà l’anima e fa tanti sacrifici e rinunce per il
suo sogno, perché non dimostri la tua bravura?” E continuò con una rabbia
cieca a prenderlo a pugni. Ovvio che il ragazzo anche gliene dava.In effetti Pat
sapeva che avrebbe perso perché era una ragazza ed era 20 cm + bassa di lui, ma
gli amici si proteggevano tra loro. Finalmente Carl arrivò e cercò di
fermarli. Voleva fare da paciere ma sapere soprattutto cosa era successo.Pat
suadata, scarmigliata, stanca iniziò a parlare. “Carl, io ero venuto a
chiederti se vuoi venire a giocare con noi al campo con la tua squadra. Poi
un’orda di ragazzine mi hanno inseguito ed io sono scappato qui.”Il ragazzo
con il quale si era presa a botte disse”Perché mai dovevano seguirti? Chi sei
tu?””Io sono un ragazzo che ha rinunciato a parecchie cose come Carl qui,
per realizzarmi nel calcio. Io sono Pat Work”.Lui rimase sconvolto.”Tu sei
il Kaiser?””Si, si può dire che sono il secondo Kaiser europeo, ovvio che
il primo è Carl, qui presente.”Carl sorrise, non riusciva a capire bene cosa
fosse successo, ma vedeva sul volto dell amico un’espressione truce e molto
seria.A quel punto il ragazzo decise di andare via.Ma lei non si arrese e mentre
stava cercando di andare via, lei lo afferrò per il polso o cercò di farlo, ma
alla fine il ragazzo si arrese e si fermò, lei gli disse” Prima di andare via
chiedi scusa a Carl per averlo insultato avanti a me e per avergli detto che è
noioso ed un giocatore scadente.Finalmente Carl comprese tutto e fissò quel Pat.Era
davvero un grande amico. Nessuno aveva mai preso le sue difese soprattutto
prendendo a pugni la persona che lo aveva offeso. “Mi dispiace.”Si scrollò
dalla presa del ragazzo e corse via.
Passarono 2
giorni, lei non sapeva che fare. Avrebbe voluto dirlo a Carl, lui le voleva bene
e avrebbe accettato il fatto che lei amava il calcio. Non sapeva cosa fare. Ma
durante i giorni in cui era rimasta in Germania si era innamorata di lui, come
del calcio.Così dopo i soliti allenamenti, si era avviata verso il campo dove
giocava Carl. Glielo voleva dire, anche perché lo vedeva sempre + triste alle
partite.Si certo a lui mancava Patricia.Finalmente dopo tanti dubbi era giunta
ad un compromesso. Glielo avrebbe detto in incognito.Vide Carl che giocava come
sempre .Lei gli si avvicinò e lui la vide. La raggiunse.La stima che provava
per quel ragazzo era aumentata tantissimo dal giorno in cui l’aveva difeso da
quel ragazzo.”Ciao Carl” lui notò che il ragazzo era strano si comportava
in maniera diversa dal solito. Tutti pensavano di lui che fosse freddo perché
era tedesco, ed invece lui aveva tantissimi sentimenti ed era dolcissimo ed
anche romantico. Si mise a pensare per un attimo a Patricia. Incredibile, lui se
ne era innamorato e lei era sparita.Il bellissimo ragazzo biondo aveva abbassato
lo sguardo su quel ragazzo che gli aveva tirato la manica della maglietta”Devo
parlarti, è importante”.
Carl non sapeva
cosa fare, vedeva che l’amico era parecchio preoccupato.”Che ti succede Pat?”Pat,
era davvero indeciso, come avrebbe potuto dire questa cosa al ragazzo che
amava?Era sicura che poi non sarebbe cambiato niente?Altroché, di certo Carl le
avrebbe impedito di continuare a giocare.Lei glielo doveva dire.E avrebbe
continuato a giocare, perché pur amando Carl per lei il calcio era tutto.”Non
posso dirtelo adesso, vieni con me andiamo da Mc Donald.”Così al tavolino del
pub, lei cercava ancora di parlargli e lui si preoccupava sempre di più.”Ma
cosa è successo?Mi fai preoccupare così”Allora lei aprì leggermente la
camicetta e tirò fuori il medaglione da lui regalato.Carl era shoccato, “Cosa
significa?”” Io sono il Kaiser certo e mi chiamo Pat certo, ma sono anche
Patricia la ragazza che si è innamorata di te”.
Carl era ancora +
sconvolto.”Cosa?” “Si, io non l’ho detto mai a nessuno, perché questo
è un mondo maschile, ma il calcio a me piaceva così tanto, che ho deciso che
tutti mi avrebbero conosciuto come ragazzo. Infatti io per 3 anni sono stata Pat e sono
diventata il kaiser, non sentendo quasi mai la necessità di crearmi un futuro
affettivo, poi ho conosciuto te, non sapevo che fare. Tu sei cambiato tantissimo
in questi anni ed io ti voglio bene.Mi sembrava giusto dirtelo. Sei l’unico a
saperlo.E l’unico rimarrai, perché io continuerò la mia vita. Tu sei
importante, molto importante, ma io non posso e non voglio rinunciare a tutto
per te.”
Erano passati 3
giorni, Carl era ancora sconvolto e stava pensando a ciò che era successo.Pat
era Patricia?Mai possibile? Eppure lei gli aveva fatto vedere il medaglione…
Doveva andare al
campo a rendersi conto. Si cambiò e mise pantaloncini e mogliettina e andò al
campo dove una Pat decisamente triste e malinconica giocava come al solito alla
grande, anche se con meno grinta del solito.Rimase a guardarla e pensò…ecco
perché non è cresciuta in questi anni …maledizione a pensare che l’ho
allenata per farne un portiere. Ho tirato fortissimo…e per tante ore…si sarà
fatta male? Non dovevo tirare così forte.
Le cose già
stavano cambiando.Carl si avvicinò a Pat che in quel momento si era presa un
attimo di pausa.Si guardarono.Lui aveva uno sguardo triste e nello stesso tempo
dolce e pieno di affetto.
Continua....a presto al prossimo aggiornamento