[Oltre]

DISCO 1

Dagli il via
Io dal mare
Naso di falco
Io lui e la cana femmina
Stelle di stelle
Vivi
Le donne sono
Domani mai
Acqua dalla luna
Tamburi lontani

DAGLI IL VIA

L'uomo 
che corre l'ora del gallo 
polmoni che gonfiano le costole 
di un'aria di metallo
e gomiti di treno 
sara' piu' mulo o cavallo 
i piedi si spaccano di collera 
martelli sul terreno
lasciai per sempre a questo braccio destro 
un portafortuna d'acqua incandescente
feci l'amore il primo insieme a una 
senza guardarla mai ne' dire niente
vidi il diavolo piu' volte in faccia 
misi i guantoni e scaricai giu' botte
guidai fischiando sulle gomme a caccia 
del mio Brigante di Strada bianco nella notte
dagli il via 
falla scorrere 
la pazzia 
dentro me che mi grida 
o la corsa o la vita
dagli il via dagli liberta' 
che non sia mai piu' qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via a questo uomo che va.
L'uomo 
in cerca del suo destino 
polpacci si tendono piu' solidi 
di ruote di mulino 
e grandine di cuore 
in un diluvio assassino 
ricade giu' e srotola le vertebre 
cingoli di trattore 
mi ubriacai di una citta' polacca 
e vodka e vento e non sarei tornato
rubai e costo' una mano e uno spavento 
bruciai una macchina e il mio passato
fui tra luoghi santi e spogliarelli 
portati un jet nei corridoi dei cieli
sorpresi donne a sciogliersi i capelli 
come poterne sapere odori e gli altri peli
dagli il via 
fagli prendere 
la sua scia 
che non c'e' solitudine 
quando si e' soli
dagli il via dagli liberta' 
che non sia mai piu' qua
dove fugge e va dove non fu mai
dagli il via 
a questo uomo che sa l'amore
e ama meno 
che sa il dolore che si da' 
pioggia e veleno 
e sempre va e muore
dagli il via dagli liberta' 
che non sia mai piu' qua
dagli il via dagli liberta' 
che non sia mai piu' qua
dagli il via dagli liberta'
a quest'uomo che va

IO DAL MARE

Saranno stati scogli di carbone dolce 
dentro il ferro liquefatto 
di una luna che squaglio' un suo quarto 
come un brivido mulatto 
o un bianco volar via di cuori pescatori 
acqua secca di un bel cielo astratto 
chissa' se c'erano satelliti o comete 
in un'alba senza rughe 
larghe nuvole di muffa e olio 
appaiate come acciughe 
o una vertigine di spiccioli di pesci 
nella luce nera di lattughe 
e io 
dal mare venni e amare mi stremo' 
perche' infiammare il mare non si puo'
aveva forse nervi e fruste di uragani 
scure anime profonde 
tra le vertebre di vetro e schiuma
urla di leoni le onde 
o tende di merletto chiuse su farine 
corpi caldi di sirene bionde
forse era morto senza vento nei polmoni 
graffio di cemento bruno 
barche stelle insonni a ramazzare 
nelle stanze di Nettuno 
o turbini di sabbia tra le dune calve 
sulle orme perse da qualcuno
e io
dal mare ho il sangue e amaro rimarro' 
perche' calmare il mare non si puo'
i miei si amarono laggiu' 
in un agosto e un altro sole si annego' 
lingue di fuoco e uve fragole
quando il giorno cammina ancora 
sulle tegole del cielo 
e sembra non sedersi mai.
E innanzi al mare ad ansimare sto 
perche' domare il mare non si puo'
e come pietra' anneriro' 
a consumare 
a catramare 
a tracimare 
a fiumare 
a schiumare
a chiamare
quel mare che fu madre e che non so... 

NASO DI FALCO

Fu il sogno di volare solitario
la' dove soltanto il falco va
ma era ancora incerto come un pulcino bagnato
in cerca di tornar nel guscio
appena nato
e di quel falco cacciator di stelle
pur non avendo le ali mai
gli venne naso e gambe a guadagnare un ramo sospeso
e gli occhi andavano lontano
e senza peso
perche' crescono i capelli
come l'erba sopra le campagne
e se i pesci ed i coralli
hanno mai veduto le montagne
chi colora una farfalla
e se stanno le isole a galla
perche' il cielo e' cosi' azzurro
quando l'aria e' trasparente e non si tocca
se le stelle fanno un carro
se la luna ha veramente occhi naso e bocca
se l'inferno non esiste
non e' anche dentro me
naso di falco
a becco in su
sull'albero piu' alto
guarda laggiu'
chi ha ingannato il cielo ad Ustica
chi ha imbiancato Medelin
chi ha ne gato gia' Timisoara
mille aghi nella mente e niente mai risposte
se ci fossero due soli
che cosi' sarebbe sempre giorno
perche' pure gli animali
non si fanno un fuoco e stanno intorno
l'acqua non si puo' tagliare
e se e' maschio o femmina il mare
se si puo' scavare un pozzo
fino al centro della terra e che si trova
e il mio cuore di ragazzo
perche' batte e se mai battera' una guerra nuova
se i cavalli delle giostre
corrono le praterie
naso di falco
a becco in su
e il tempo e' freccia e arco
e soldato blu
chi ha insozzato il vento a Chernobyl
chi ha assetato Napoli
chi ha schiacciato i cuori dell'Heysel
mille aghi nella mente e niente mai risposte
Naso di falco (si e' fatto grande il piccolo guerriero)
a becco in su (legni inarcati non ci son piu')
il tempo e' freccia ed arco (da cavalcare sul sentiero del sole)
e non torna piu' (e del serpente contadino)
cuore all'assalto (fu il sogno di volare solitario)
a becco in su' lassu' (la' dove solo c'e' verita')
di un albero piu' in alto (incerto come un uomo che si e' perduto)
di tutto il blu (e cerca di tornare indietro)
per salire lassu' (dove un sogno e' ancora libero)
per salire piu' su' (l'aria non e' cenere)
per salire piu' su' (la mia casa e' sopra un albero)
per salire piu' su' (nelle strade ci si perde in cielo e in mare no)
per risalire lassu' di salire lassu' (dove un sogno e' ancora libero)

IO LUI E LA CANA FEMMINA

Quando la notte e' passata al passivo
alle sette passate oltrepasso la porta
e sorpasso il passetto di passiflora
e passo impassibile i pollici
nei passanti dei jeans appassiti passabili si
passionale passeggio e ripasso i miei passi
in un paesaggio di passeri passeggeri
un passaggio a compasso
in passerella nel cielo
che spasso andarcene a spasso
passo

Lei e' una taccagna culona invadente
rumorosa indolente pallosa civetta esagerata
benedetta    (e' sempre stata vergine)
lui e' un arcano signorino taciturno angoloso
un po' fregnone barone bulletto sniffatore
benedetto    (e soffre il mal di macchina)
quanti bastoni sassi volati in aria dentro gli occhi pronti via
e le rincorse alleprate le frenate le lingue rifiatate
benedetti    (io lui e la cana femmina)
dietro la citta'
e un vento sulle teste
che ci annusa e va
ce ne andiamo a spasso
felici nella coda
il cuore suona
da contrabbasso
e andiamo con la vita addosso
e addosso a questa vita
come a un osso
da rosicchiare
sarebbe meglio camminare a carponi
vagabondi pelosi di cespugli e pozzanghere padroni
Maledetti    (e senza avere regole)
e riconoscere gli odori saper le stagioni
pisciare sopra i muri non lavarsi mai
non essere cattivi e neanche buoni
maledetti    (io lui e la cana femmina)
allupati un po'
in quest'aria puttana
che non dice no.
ce ne andiamo a spasso
felici nella coda
e il cuore suona
da contrabbasso
e andiamo con la vita addosso
e addosso a questa vita
come un osso
da rosicchiare
uomini o animali potremmo stare bene
da uguali 
anche imbarcarci in un porto
e correre a girotondo il mare
e non tornare piu'
se riuscisse a bere un bicchiere insieme
e ciucchi fin laggiu'
a collotorto
sul fondale del mondo andare
ad ululare al blu
cosi' tutto passa e ripasso i miei passi
in un passaggio di passeri passeggieri
un passaggio a compasso
un passaporto del cielo
che spasso era andarcene a spasso
passo e chiudo 

STELLE DI STELLE

Io sperai di esser tra quelli
che camminano le vie ribelli
stelle di stelle
sudici eroi
quei cialtroni degli artisti
scopatori pederasti tristi
incantatori aquilonisti
egoisti
quelli che qualcuno cresce
al riparo dalla realta'
fuori dai guai
senza un' eta'
soli
quelli che son tutto e niente
che non vivono mai veramente
ma neanche poi 
muoiono mai
io in che parole fuggiro'
polvere e sere corse via
dentro il bicchiere clessidra
che butto giu' 
come un timbro dolce agro 
si stacco' da quel suo corpo magro 
e un fumo blu 
l'accarezzo' 
nelle pieghe delle mani 
sciolse il tempo con monotonia 
sempre cosi' 
fu questa mia storia 
spinse tutto il fiato in gola 
e una lunga ruvida parola 
e il mondo li' 
senza di noi 
anche le stelle bruciate lassu' 
dal palco scesero 
a popolare i sogni della gente 
si spense il viso 
il suo sorriso 
e la voce (puo' il cielo)
(finire qui)
(ci pensi)
(si)
(no puo' il mare fermarsi prima)
(dell'orizzonte)
(lo vedi)
(si)
(non puo' mai una storia)
(sfuggire)
(se tu non vuoi)
(morire)
(senza di noi)
(anche le stelle bruciate lassu')
(viaggiano per l'eternita')
(a illuderci negli occhi che)
(per sempre c'e')
(una luce)
(su chi non sa piu' cantare)


VIVI

Cosa vuoi di piu' che avere
il solo guaio delle nubi e un sole nella 
pelle su quelle spiagge di vernici e di silenzi bere 
a sorsi piccoli i tuoi baci come fontanelle 
mattino presto e code splendide di primavera
stanchi di vento e non di noi
cosa vuoi di piu' entravamo 
in quella casa senza tende senza niente dentro 
e al centro su una sedia sopra il mondo ci amavamo 
in un abbraccio sospirato come un ballo lento
e con le labbra morse e pallide c'inseguivamo 
l'ultima nostra faccia
Vivi eravamo 
come aria semplice 
vivi eravamo 
come fuoco giovane 
a cuore nudo vivi eravamo 
come acqua umile
vivi come terra fertile
Cosa vuoi di piu' che andare 
mettendo tutta l'aria di una sera nei polmoni
come aquiloni nelle vie degli altri camminare 
cercando una paura nuova e il buoi dei portoni
tirarti su la gonna farlo in piedi e assaporare 
la nostra dura affinita'
Cosa vuoi di piu' stavamo 
senza vestiti senza tempo senza altro sotto
il tuo cappotto e con le gambe ci accarezzavamo 
e un cielo pesto e Dio se la mandava giu' a dirotto
e dentro agli occhi allarmi a bestemmiarci io ti amo 
riflessi americani
Vivi eravamo
come aria semplice 
vivi eravamo 
come fuoco giovane 
a cuore nudo
vivi eravamo 
come acqua umile 
vivi come terra fertile
Vivi torneremo 
come aria semplice vivi 
vivi torneremo come fuoco giovane 
a cuore nudo
vivi torneremo 
come acqua umile 
vivi come terra fertile
che vuoi di piu' che avere 
il solo guaio delle nubi 
e non vedere mai chi soffre 
e muore e non ha dubbi 
tanto e' lontano e non lo sai

LE DONNE SONO

(Coro) Pon pon di pompompere
can can di cangaceire

Io ne ho avuta
una ch'era un guaio piu' delle cambiali            brasil la la la la la la la la 
e piangeva
alle feste e rideva ai funerali            fusill
marinai            miliarde son
questi uomini            le gattoparde
e le femmine
sono lontani            occhi di spia
oceani            negri e zumbòn nella malìa della passion
io con una
mi ricordo il primo bacio che le detti             miomao
attento a dove il naso va
e lei rimase tutto il tempo a denti stretti             cacao
cow-boys            il tenebror
che sparano             là nell'alcova
tappi e stesse cazzate
all'occhiello             quanti languor
un sedano             su quei visin finto candor di porcellin
le donne sono qualche cosa
di allegro e 1930
voci a colori pelle di mimosa
ombrosita' di ascelle
cuori nella tormenta
le donne sgambano odorose
ed hanno sogni chiusi dentro un frullatore
insolite insolute insalate capricciose
si tolgono i peccati con lo smacchiatore
io di un'altra 
che fu al buio gridolini e friggi friggi            che pall
quando accesi l'abatjour
e scoprii l'orsetto con i baffi grigi             oval
naufraghi             e cellophan
su un tavolo             lucido e teso
che galleggia nel vino
uomo in mare                 stringono al sen
salvatelo             quei fior di mal il cui velen ci fu fatal
le donne sono streghe e fate
silenzio di occhi vento di ginestra
tutte le stesse gambe accavallate
bambine di cortile direttrice d'orchestra
le donne fanno l'improvviso
e uomo tu non potrai mai sapermi
e sono Eve e uve e male e mele in Paradiso
e noi chi siamo noi i serpenti o i vermi             i vermi
le pattinatrici
girano nella tivvu'
tagliano un'aria di ghiaccio
saltano su'
appese a un braccio
e piccoli studiati gesti
e piroette
nei costumi celesti 
e le melette
nelle guancie
prendono fiato
e prenderanno un di' marito
e con la stessa grazia 
ripiegano le ali giù

(Coro) o buie baiadere
o belle caballere

o belle o brutte
le donne sono proprio tante
e se si potesse farne una sola 
di tutte
ma anche quella sola no            non c'è 
sai che c'e'            che c'è?
che beviamo contiamo saltiamo
alla faccia loro
alla faccia delle loro belle facce ...
bimbe solinghe strambe meringhe
bionde rambe stanghe fiamminghe
gambe ambre penombre lusinghe
lingue iraconde lunghe gioconde
limbi sponde ombre profonde
linde fronde lavande ghirlande
bande carambe trombe mirambe
rumbe sambe mambi milonghe
conghe tumbe birimbe birambe
bambi colombe sgombri anaconde
aringhe oranghe dumbe bagonghe
grembi lombi rotonde culandre
ghiande caliende bombe ecatombe
lande tundre giungle feconde
ombre zombi calinde macumbe
fiondo pitonghe sghembe malandre
blanda jumbe simbe mocambe
strombe rambe nefande valanghe
monde mutande mumbe gogande
umbre malombre langhe strapiombe
coimbre mustanghe burunde malinde
danga che romba la coiomba
aridanga que romba la coiomba(pon pon di pompompere)

DOMANI MAI

Io
staro' con te
sia insieme a te
sia senza te
tu
tu mai sarai
ne' senza me
ne' insieme a me
io su di te
voglia che striscia disperata
e tu aggrappata alla mia schiena liscia tu
sopra di me
e macchie avide sul collo
e cosce tese 
e nelle reni un crollo
e polveri
di luna nei cristalli
degli occhi tuoi 
bucati a fare entrare i miei
e noi sciacalli
di baci sulle labbra
unghie rapaci sulla pelle
senza stelle ne' indulgenza
in questa gabbia
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'e' mai
domani domani mai
mai piu' noi due
soltanto io e te
ma senza noi
restiamo poi
nudi e piu' spogli di chi e' nudo
e il letto e' un nido caldo nella giungla
e la speranza e' una notte troppo lunga
e non abbiamo neanche un volto
e non abbiamo un corpo 
e tutto e' sciolto
nei muscoli
lasciati senza forza
due pugili
sfiniti che si abbracciano
e il gusto e' scorza
di un frutto di savana
un fiume asciutto i nostri fianchi
sassi stanchi e sguardi bassi
smorfia gitana
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'e' mai
domani domani
noi morimmo per far vivere altri due
domani domani
domani non arriva mai
domani domani mai
domani domani
questo domani non c'e' mai
domani domani mai
no hay manana

ACQUA DALLA LUNA 

Volevo essere un grande mago
incantare le ragazze ed i serpenti
mangiare fuoco come un giovane drago
dar meraviglie agli occhi dei presenti
avvitarne il collo e toglierne il respiro
un tuffatore in alto un trovatore perso
far sulla corda salti da capogiro
passare muri e tenebre attraverso
come un cammello entrare nella cruna
librarmi equilibrista squilibrato
uno che sa stralunare la luna
polsi di pietra e cuore alato
e stupire tutti quelli
che non sanno la fortuna
che non hanno mai una festa
i tristi e i picchiatelli
io lasciavo a casa un figlio
gli occhi dietro la finestra
un saluto nel berretto
e non usci' un coniglio
accorrete pubblico
gente grandi e piccoli
al suo numero magico
vedrete
mille e piu' incantesimi
piano non spingetevi
costa pochi centesimi
volevo diventare un pifferaio
stregare il mondo ed ogni sua creatura
crescere spighe di grano a gennaio
sfidar la morte senza aver paura
e mettere la testa in bocche di leoni 
un domatore vinto un cantastorie muto
far apparire colombi e visioni
l'uomo invisibile l'uomo forzuto
lanciar coltelli e sguardi come gelo
saper andare in punta delle dita
uno che si getta a vuoto nel telo
del lungo inverno della vita
e portare sopra un carro
elemosine di cielo
tra silenzi d'ospedale
e strappi di catarro
io restavo zitto a fianco
quando mamma stava male
e sembrava Pulcinella
dentro il pigiama bianco
accorrete pubblico
gente grandi e piccoli
al suo numero magico
vedrete Cucaio
in mille e piu' incantesimi
piano non spingetevi 
costa pochi centesimi
se sapessi un di
innamorarmi di quelli che
non ama nessuno
se potessi portarli li'
dove il vento dorme
se crescesse acqua dalla luna

TAMBURI LONTANI

Ognuno ha il suo tamburo
un solo ritmo
un canto
della comune solitudine
che noi mettemmo insieme
a starci un poco accanto
su questa via dell'abitudine
il tempo vince sempre
il tempo lui soltanto
si muove e noi restiamo immobili
finche' ci porta un suono
atteso chissa' quanto
e ci promettiamo indivisibili
alberi che sfilano come persone care
fantasmi della strada
devi prendere o lasciare
si comunque vada non come volevi
battono i tamburi battono piu' lontani
e' giusto cosi'
non chiesi mai qualcuno che comprasse la mia infelicita'
(tam tam tam)
non piansi mai davanti alla tristezza ma versi l'onesta'
(tam tam tam)
dimmelo anche tu
che il tempo non ci ha sconosciuto
male e bene mio
che dopo ti hanno amato meglio
si ma non di piu'
di tutto il poco che ho potuto io
vieni padre mio
usciamo a fare un giro e guida tu
e guarda avanti e non parliamo piu'
albero padre con un ramo solo
e come tutto torna e come tutto passa
le cose cambiano per vivere
e vivono per cambiare
il mare s'alza e abbassa
ed ogni giorno siamo dietro ad una cassa
a dare il resto e poi sorridere
un ballo senza fiato se la banda passa
e finche' non smetti di rincorrere
le storie muoiono quando c'e' piu' paura
di perdersi che voglia di tenersi e com'e' dura
quella soglia e come siamo noi i diversi
cambiano le scene cambiano le battute
e anche i battuti
io non potro' incontrarvi in nessun luogo
in nessun'altra eta'
(tam tam tam)
fermar l'urgenza del mio cuore
il cuore di un uomo a meta'
(tam tam tam)
pensa amore mio
che t'insegnai mille altri cieli
e non seppi mai
soffiarti il vento sulle ali
aspettai un addio
e il giorno di lasciarmi ti lasciai
credi figlio mio
mi mancano i tuoi baci che non ho
e sono i soli baci che io so
piccolo figlio
e tu compagno dalle orecchie a punta
io ti parlai di me
come a un fratello a cui ci si racconta
io non ne avevo e allora presi te
e quella tua sgomenta
e nostra malattia di vivere
giura amico mio
che glielo metteremo ancora li'
a questa vita che va via cosi'
senza aspettarci

tam tam tam
tam tam tam

DISCO 2

Noi no 
Signora delle ore scure
Navigando
Le mani e l'anima
Mille giorni di te e di me
Dov'è dov'è
Tieniamente 
Qui Dio non c'è 
La piana dei cavalli bradi
Pace

NOI NO

Come sara' un giorno perdere 
la strada e andare via 
incontro alla realta'
farsi travolgere da un vento di follia
come sara'
le mani stringere 
con tutta l'energia
che l'aria ci dara' 
le onde a fendere
sassi schizzati via
avremo ancora braccia 
come ali libere
di bere giorni e sere 
e un sole di isole
su questa nostra faccia 
parole e musica 
ad asciugarci gole 
per una verita'
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai piu' rubati
come sara' 
spaccare il mondo in due
sputare il nocciolo
con quell' ingenuita'
delle canzoni mie
di un cuore incredulo
avremo le speranze
di figli in prestito
che presto cresceranno
un anno e' un attimo
e un cielo accenderanno
comete come te
e quanto amore e sete
che possa piovere
di piu' giu' in fondo la' 
piu' su piu' in alto 
ancora oltre 
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai piu' rubati
noi che mai
finimmo di aspettare
provando a vivere
e non vogliamo andare 
in paradiso se
li' non si vede il mare
noi no
noi noi no
noi o noi mai piu' rubati
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai piu' rubati
noi noi no
noi noi no
noi noi no
noi o noi mai piu' rubati
noi noi no
noi sogni di poeti

SIGNORA DELLE ORE SCURE

Signora delle ore scure
pelle sfumata d'ombre in fuga dalla stanza
sugli occhi un guanto di luce
accarezzai l'idea di lei in lontananza
signora delle ore scure
dolci colline intorno a un muschio vellutato
misteri oltre le ciglia
furtivo come un gatto io mi son lavato
vecchio compagno che aspetto il mio animaletto
sono piu' grande ho dormito piu' di lei
e del suo cuore
chiuso in cantina
delle sue guance
pane caldo della mattina
di quel suo viso
diamante puro
di quella schiena che le tiene l'anima
stretta al sicuro
ti succhierei per ore e piu'
cioccolatino nella bocca
senza mai mandarti giu'
signora delle ore dure amazzonica
adolescente nuca morbido sentiero
dove cammino i miei sguardi
a guardia del suo sonno immobile guerriero
signora delle ore dure caraibica
alba sbucciata odore aspro di un'arancia
le ragnatele del giorno
da allontanare via da lei con una lancia
ma c'e' una lampada accesa no e' solo il sole
solo di sole se riuscissi a vivere
dei suoi capelli
alghe del mare
di quei suoi occhi
olive dolci e mandorle amare
di quelle brune
nomadi dita
delle narici Dio le benedica e' li'
che prende la vita
piccolo chicco di caffe'
tu non mi devi sempre credere
ma sempre credi in me
non voglio che tu sia un ostaggio
in questo disperato viaggio
l'agnello messo sull'altare
del mio villaggio di fumo
che tu sia solo un tatuaggio
su questo petto di selvaggio
un flipper preso per i fianchi
a farsi coraggio e uomo
fra quelle braccia
colme di seno
su quelle gambe
rami forti e umido fieno
sopra il suo corpo
preso ai pittori
su quella bocca che qualcuno le compro'
al banco dei fiori
e fu cosi' lei dentro un sogno
lei stessa un sogno una vaghezza
io le invidiavo la purezza
dell'impossibile il suo cammeo
il musicista ritrovo'
la musica sua sola sposa
la musa allora ritorno'
al suo museo

NAVIGANDO

Il vento era una sciarpa
l'aiutai a rimettersi la scarpa
lieve follia aerea
un'astronave la terrazza
Dio quanto dice e' buffa e pazza
ci urtammo verso la finestra
e lei veniva dalla destra
fiutai che notte era
una notte bucaniera
la calza rotta
seguiro' la rotta della calza
sento la curva delle cosce
mollo l'ancora e le angosce
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissa' se questo cuore
e' abbastanza grande e comodo per due
navigando sulla luna 
che lasciammo in alto
soldo di fortuna a girar su'
con la sua faccia a smalto
dalla parte quella buona cadde giu'
nell'aria lenta e blues
ride a sbuffo come un autobus
versa parole nel mio orecchio
e un vino dolce esca
io dentro una camicia fresca
duro' fino al mattino presto
il sequestro del maestro
e tra le nostre dita
una strana calamita
e mi scavava dentro i desideri 
quella talpa
dimmi la volta che si salpa
un di la barca rivernicio
mi piazzo sotto a quel tuo ufficio
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissa' se questo cuore
e' abbastanza grande e comodo per due
navigando sulle onde
dalla pelle d'oro
lei che mi confonde poppa e prua
dov'e' la mappa del tesoro
per cercare un'isola la tua
e navigando naufrago su te
tra capelli indiani
labbra arabe
occhi venezuelani
gambe andaluse
piedi africani
seni tahitiani
fianchi tropicali
caviglie zingare
sopracciglia orientali
sbarco in Normandia
navigando il mare
navigando il cielo
navigando il cuore
io e te
chissa' se questo cuore
e' abbastanza grande e comodo per due
navigando alla deriva
vento di bonaccia
guardo nella stiva cosa c'e'
una lattina vuota tra le braccia
bella e primitiva insieme a te
io sono stato Ulisse Simbad Gilgamesh
restai solo a bordo
come un lupo nella tana 
cupo e sempre piu' balordo
e neanche un'isola italiana
dalla bocca rossa
gli occhi verdi 
e i denti bianchi
per riposarsi almeno un po'
quando ci si sente stanchi

LE MANI E L'ANIMA

Che cos'era
un vigore denso nulla
forse un vento di preghiera roco
sotterraneo gli occhi morse il fuoco
di un'aurora boreale criniera
nella ruggine di capelli
acacie dalle mille foglie
lunghi omeri di uccelli piume
che bagnarono labbra argille fiume
di sudore malva e miele di selva
si gonfiarono nella pelle
vene di sentieri rossi
tra le alte erbe del sonno
fresco alito di gazzelle acerbe
nelle gambe respirai
scese rapide nella gola
acqua di saliva e schiuma
lungo collo di puledro
come un fulmine lacrima di cedro
dalla fronte mi asciugai
salvatemi
e liberatemi
ridatemi
le mani e l'anima (che vu campa')
sfamatemi
e dissetatemi
lasciatemi
le meni e l'anima
che cos'era
una vibrazione nuda
forse un'innocenza nera calma
di crepuscolo lamine di palma
le mie braccia di ambra scura corteccia
diventarono i miei nervi
antenne scosse di sciamani
svelti tendini di cervi rami
a scorgere i pensieri sciami
di locuste sogni d'aria pugni
si serrarono contro i fianchi
caimani sotto il limo
giu' nel sesso di ramarro
cosce d'ebano piedi come granchi
che fuggirono maree
e scattarono le caviglie
sulla rinoceronta terra
anima del mondo intero
si piantarono mistico mistero
radici della nostalgia
salvatemi
e liberatemi
ridatemi
le mani e l'anima (che vu parla')
sfamatemi
e dissetatemi
lasciatemi
le mani e l'anima (che vu tornà)
sfamatemi e dissetatemi
lasciatemi le mani e l'anima
e io ci lasciai la mia africanima

MILLE GIORNI DI TE E DI ME 

Io mi nascosi in te poi ti ho nascosto 
da tutti e tutti per non farmi piu' trovare
e adesso che torniamo ognuno al proprio posto 
liberi finalmente e non saper che fare
non ti lasciai un motivo ne' una colpa 
ti ho fatto male per non farlo alla tua vita
tu eri in piedi contro il cielo e io cosi' 
dolente mi levai imputato alzatevi
chi ci sara' dopo di te 
respirera' il tuo odore 
pensando che sia il mio
io e te che facemmo invidia al mondo 
avremmo vinto mai 
contro un miliardo di persone
e una storia va a puttane 
sapessi andarci io
ci separammo un po' come ci unimmo 
senza far niente e niente poi c'era da fare 
se non che farlo e lentamente noi fuggimmo 
lontano dove non ci si puo' piu' pensare
finimmo prima che lui ci finisse
perche' quel nostro amore non avesse fine
volevo averti e solo allora mi riusci' 
quando mi accorsi che ero li' per prenderti.
chi mi vorra' dopo di te 
si prendera' il tuo armadio
e quel disordine 
che tu hai lasciato nei miei fogli 
andando via cosi' 
come la nostra prima scena 
solo che andavamo via di schiena
incontro a chi 
insegneremo quello che 
noi due imparammo insieme 
e non capire mai 
cos'e' se c'e' stato per davvero 
quell'attimo di eterno che non c'e' 
mille giorni di te e di me
ti presento 
un vecchio amico mio 
il ricordo di me 
per sempre per tutto quanto il tempo
in questo addio 
io mi innamorero' di te

DOV'E' DOV'E'

(Parlato) "Questo secolo finisce dieci anni prima
il duemila ha perso la sua Buona Novella
ci resta sempre Novella 2000
ma vedremo ugualmente le stelle da vicino
perche' i paparazzi hanno tutti figlimissili"

Chi m'ha visto no gli venga in mente aio'
di chiamare la mia conduttrice aio'
quell'astuta scimmia oscura tessitrice
di ricami e trame dell'oriente aio'
lei m'ha fatto uscire dalla frasca aio'
con un colpo di cannone aio'
tutto nudo e la bandiera bianca in tasca
a strapparmi la mia confessione aio'
"aveva un nascondiglio e stava li'"
cucaio aio' "per ore nostro figlio"
sentinella delle mie frontiere aio'
finanziera vecchia volpe grigia aio'
lei mi ha chiesto che cos'hai nella valigia
con quel ciglio in su da doganiere aio'
io portavo via di contrabbando aio'
la mia anima in pena aio'
quando m'ha intimato alt dove stai andando
vado a vivere in una balena aio' aio'
"disse presente all'appello ma"
cucaio aio' "sembrava un poco assente"
dov'e' dov'e'
sta in un buco di affittacamere
e' sfollato non c'e' non c'e'
forse e' chiuso in bagno a leggere
se il mondo si girasse da una parte aio'
e se andasse via da sotto il letto aio'
pronto a cogliermi in flagrante crimine d'affetto
a cercarmi di veder le carte aio'
e la rossa russa ha mosso e io distratto aio'
il cavallo oltre la torre aio'
e la sua regina nera ha dato il matto aio'
al mio re che ancora se ne corre aio'
"spesso non c'era e non parlava mai"
cucaio aio' "buongiorno e buonasera"
dov'e' dov'e'
e' rimasto in guerra a combattere
e' imboscato non c'e' non c'e'
s'e' nascosto li al Lungotevere
dov'e' dov'e'
dicono che ha un brutto carattere
e' un bandito non c'e' non c'e'
fammelo ti prego conoscere
dov'e' dov'e' dacci oggi il nostro disco quotidiano
questo strimpellatore dai la mano
dov'e' dov'e' dai un bacetto a mamma e zia
dov'e' dov'e' di' la poesia
da quanto non ti confessi
dove vai che fai
dicci di che segno sei
stai sull'attenti
che disturbi lamenti
dacci le generalita'
dacci la tonalita'
dov'e' dov'e'
ha saltato il muro del carcere
e' braccato non c'e' non c'e'
l'hanno messo in porta a respingere

dov'e' dov'e' dov'e'

dov'e' dov'e'
sta sui monti andiamolo a prendere
e' sbandato non c'e' non c'e'
questo nostro eroe santo e martire
"s'avvicini l'imputato ai banchi"
signor giudice io nego tutto aio'
lei e' un uomo che ha studiato aio'
io non le ho mai detto amore tu mi manche
io l'ho solamente urlato aio' aio'
cucaio aio'
aio' aio'
Baio' Baio'


TIENIAMENTE

(Strumentale)
Tienanmen
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente
Tienanmen
Tienanmen
tienanmente


QUI DIO NON C'E' 

Nebbiosi formicai di case
puzzo bruciato di citta'
qui Dio non c'e'
fango di vie foruncolose
cristi e marie senza pieta'
bavose anime sperdute
brillocca umanita' di bar
qui Dio non c'e'
notte di braccia siringate
strade di disperato crack
pagine di libro
da voltare con meccanico dolore
senza aver capito tutto
senza rammentare
ore a pancia sotto 
e un treno elettrico girava
e quando deragliava
ci soffrivo un po'
voci stonate di viados
luci bugiarde di reclàme
qui Dio non c'e'
facce piovose di murales
raschi di lama sotto il tram
ho vissuto giorni opachi
come gli ubriachi usano
i lampioni per sorreggersi
non per illuminarsi
fine delle trasmissioni
e andavo a letto
e un panno umido sul petto 
di tristezza in me
il mondo e' cosi'
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo e' lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
e volevo solo un segno
ma il cielo e' come un vecchio pazzo
con un violino aspide
qui Dio non c'e'
pagare di continuo il prezzo
sentirsi sempre un ospite
a rubare il fuoco
ci si bruciano le vite
ma un po' d'aria per campare
si respira anche dalle ferite
piano entravo nella stanza
con il grano ad asciugare
e rotolavo dentro
a testa in giu'
il mondo e' cosi'
no il tuo mondo te lo fai
questo mondo e' lui che ci si fa
quante volte io
rinnegato lo cercai
e non mi ha cercato mai quel Dio
che dormi' nelle montagne
nelle piante respiro'
che sogno' con gli animali
e con l'uomo si desto'
e se non mi fosse andato mai
di bere
avrei imparato a farlo
e allora Dio bevi con me
insieme a me

LA PIANA DEI CAVALLI BRADI

Nervi lisci di cavalli
a sfaticare sere
a calmarci di sudore
in fiaccole di gelo
inutilita' di foglie
stupide e leggere
nubi di bucato
sugli stenditoi del cielo
come e' duro essere nuovi
avere un'altra storia
io ti amai con noncuranza
senza mai uno scopo
i ricordi sono acqua 
e l'acqua e' memoria
il dolore e' sforzo e vino
uccide il giorno dopo
vento di girandole 
in mezzo alle immondizie
mi fa freddo cosi' tanto
da cercarti adesso
e ad un certo punto andare
e non dar piu' notizie
solo in compagnia di se'
e chiedere il permesso
per essere te stesso
mai
non odiarmi mai
se mi allontanai
perche' potessi appartenerti
mai
non ti ho vissuto mai
e ti rinunciai
gia' rassegnato a non saperti
quanti addii che immaginai
facchini e treni
a sbuffare intorno
e tavoli di avanzi
in un viavai di camerieri
un fiammingo sole
sta per inchiodare il giorno
rondini croci d'autunno
infilano pensieri
guizzi in occhi di cavalli
laghi nero fondo
anime di ombre
nell'attesa delle stalle
e' un'immensa sala in cui aspettiamo
questo mondo
il futuro e' qui davanti
o gia' dietro le spalle
chiudero' la porta
a far star bene la tua assenza
ci sara' fedele sempre
il cane del rimorso
i cavalli origliano
quest'aria di impazienza
a meta' della speranza
io cambiai percorso
e poi non ho piu' corso
mai
non odiarmi mai
io mi allontanai
perche' potessi raccontarti
mai
non ti ho vissuto mai
e ti rinunciai gia' rassegnato a ripensarti
sudai di sud
di vento diventai
e andai
con la voce andai
coi capelli andai
lungo sentieri di tornadi
e andai
con il cuore andai
fino a che trovai
la piana dei cavalli bradi
scalpitai
scartai
m'impennai
scalciai
galoppai
saltai
m'involai

PACE

L'immenso soffio dell'oceano
mi spinge via con sé a naufragare
su spiagge chiare
a un passo dalla vita muoiono
conchiglie e nelle orecchie ancora il mare
s'arrampicano in cima con quei ginocchi secchi
e tutto il mondo giu' respirano
si fanno roccia
e al sole un'altra volta guardano
poi chiudono per sempre gli occhi gli stambecchi
e io ti chiedo perdono se
fratello a volte tu mi hai fatto male
io non potevo essere come te
un mago un angelo immortale
pace a noi che abbiamo avuto tanto
da smarrir la luce della semplicita'
quando poi si nasce e il primo grido e' un pianto
e il bambino e' un uomo
che il suo nome 
non sa dire mai
nel buio della terra aspettano
finche' lassu' una notte piu' irreale
come in una cattedrale
nell'aria antica cantano
per una sola estate le cicale
Virgilio cadde mentre era in volo sopra un prato
e le sue ali non si aprirono
guida di quei poeti
che un giorno si smarrirono
lui si che mi tratto' da uomo e adesso e' andato
ed anche noi ci lasciamo qui
Cucaio e non dobbiamo dirci niente
ci serve pure di arrivare qui
per ripartire nuovamente
pace a me che non so amare ancora
cio' che ho e non so non amar quel che non ho
fermo sull'abisso tra il rischio e la paura
cosa non mi uccise
mi lascio' la forza
di vivere
pace a te per quello che mi hai dato
e per tutto cio' che tu non mi desti mai
e cosi' da solo un cuore l'ho trovato
forse un mondo uomo
sotto un cielo mago
forse me
ora sono libero
un uomo
oltre

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