department DEMONT morphology Articolazioni
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Articolazioni
Le varie ossa dello scheletro sono unite tra di loro per continuit o per contiguit. Le articolazioni per conti- nuit costituiscono il grande gruppo delle sinartrosi, nelle quali la conti- nuit fra due ossa assicurata dalla interposizione di uno strato di tessuto fibroso o cartilagineo.
Articolazioni per continuit Sindesmosi (A-E), giunture fibrose Nelle sindesmosi si ha connessione tra due ossa tramite tessuto connetti- vo ricco di fibre collagene o elasti- che. Le sindesmosi possono essere laminari o serrate. Una sindesmosi costituita da tessuto connettivo molto denso la membrana interossea (A 1) fra le ossa dell'avambraccio; sin- desmosi pi - elastiche sono i lega- menti gialli fra gli archi vertebrali. Una forma particolare di sindesmosi sono le suture esistenti tra le ossa craniche (B, C, D. E). Esse sono for- mate da tessuto connettivo che rap- presenta il residuo non ossificato del connettivo da cui si sono formate le ossa. Solo al momento in cui anche questo residuo di tessuto connettivo completamente ossificato, la cresci- ta delle ossa del cranio terminata definitivamente. Allora le suture pos- sono scomparire. Secondo la forma, le suture craniche si distinguono in: su- ture dentate (B), come per esempio la sutura sagittale; suture squamose (C, D), co e per esempio la sutura temporo-parietale; suture armoniche (E) o suture piane come per esempio quella tra le due ossa nasali. Un'ulteriore forma particolare di sin- desmosi l'articolazione dei denti con le ossa mascellari, cio le gonfo- si: il dente unito saldamente con l'osso, in cui incuneato, tramite tes- suto connettivo.
Sincondrosi (@ Giunture cartilaginee Il secondo grande gruppo di articola@@
zioni per continuit costituito dalle sincondrosi (F 2), dove il collegamen- to tra due ossa mantenuto tramite cartilagine ialina. Cartilagine ialina si trova nell'adolescenza, di regola, nel- le metafisi. Inoltre cartilagine ialina si trova tra la prima, la sesta e la setti- ma costa e lo sterno. Le giunture car- tilaginee scompaiono dove hanno so- lo una funzione per l'accrescimento: ci che awiene nelle metafisi costi- tuite, finch l'osso si accresce, da cartilagine che viene pi- tardi sosti- tuita completamente da tessuto os- seo. Sinfisi (G) Le sinfisi sono articolazioni nelle qua- li i due segmenti ossei sono uniti da cartilagine fibrosa e tessuto connetti- vo. Un esempio di sinfisi rappre- sentato dall'articolazione fra le due ossa dell'anca (sinfisi pubica G). Sinostosi (H), Giunture ossee Questo collegamento osseo il pi- stabile possibile ed unisce due parti ossee fra di loro mediante una vera e propria saldatura. Ci avviene per esempio nell'osso dell'anca e fra epi- fisi e diafisi dopo il termine della cre- scita. Indicazioni cliniche: Anche altre articolazioni possono an- dare incontro a saldatura parziale o totale, ma in questo caso non si parla di sinostosi ma di anchilosi. Un'an- chilosi si forma su un'articolazione precedentemente funzionante. Gene- ralmente ci awiene in seguito a pro- cessi morbosi. Un'anchilosi fisiologi- ca si potrebbe chiamare l'unione dei processi articolari delle vertebre sa- crali.
24 Articolazioni
Articolazioni per contiguit (A-C) Le articolazioni per contiguita' o diar- trosi o giunture sinovial, sono costi- tuite da: capi articolari (1), capsula articolare (2), ca vit articolare (3), rappresentata da una fessura esisten- te fra i capi articolari e, secondo la necessit, da strutture particolari (le- gamenti di rinforzo, dischi intermedi, labbra articolari, borse di scivolamen- to, ecc.). In un'articolazione fra due segmenti ossei, si definisce il seg- mento che viene mosso, segmento movente, quello che rimane in riposo segmento di base. Per poter definire l'ampiezza del mo- vimento bisogna defini!e l'angolo di escursione (4), cio l'angolo tra posi- zione di partenza e posizione di arri- vo. L'angolo d'escursione di un'arti- colazione pu venire ridotto attraver- so vari meccanismi. Tra questi trovia- mo, accanto alla tensione della cap- sula articolare, anche dei legamenti che inibiscono un certo movimento (Inibizione legamentosa, vedi pag. 26). Inoltre troviamo protuberanze osee (inibizione ossea) e l'azione del- le parti molli circondanti l'articolazio- ne (inibizione tramite parti molli). La posizione intermedia (5) di un'arti- colazione la posizione tra posizione di partenza e di arrivo, nella quale tutte le parti della capsula articolare sono ugualmente rilasciate. Durante processi morbosi all'interno della ca- vita articolare (per esempio un versa- mento) l'articolazione si mette auto- maticamente in posizione intermedia. Indicazione clinica: L'ampiezza dei movimenti di un'arti- colazione viene attualmente defini- ta, a partire dalla posizione neutra 0, in base al metodo SFTR di Russe e Gerhardt (C). La posizione neutra 0 corrisponde per tutte le articolazioni alla stazione eretta con arti superiori addotti e con le palme delle mani ri- volte in avanti. I movimenti vengono misurati sui piani Sagittale Frontale, Trasversale e mediante la Rotazione
(SFTR). Per quanto riguarda le indi- cazioni numeriche del suddetto meto- do da notare che il primo numero indica sempre una estensione, retro- versione, abduzione, rotazione ester- na, supinazione oppure un movimen- to verso sinistra corrispondente alla funzione dell'articolazione, il secondo indica la posizione neutra 0 ed il ter- zo numero la posizione finale con- trapposta al primo movimento. Capi articolari Un'articolazione deve avere per lo meno due capi articolari. Questi sono nella maggior parte rivestiti da cartila- gine ialina (6), in casi eccezionali da cartilagine fibrosa o da tessuto con- nettivo rivestito da cartilagine fibrosa. La cartilagine strettamente collega- ta all'osso e la sua superficie liscia e lucida. Lo spessore dello strato car- tilagineo vario, nella media 2-5 mm. Zone di notevole spessore si trovano sulla patella (6 mm). Il nutrimento del- lo strato cartilagineo avviene sia dal liquido sinoviale sia per diffusione dai capillari della membrana sinoviale. Capsula articolare Pu essere ben tesa oppure lassa. E' fissata sui capi articolari vicino al- le parti rivestite da cartilagine. Essa consiste di due strati: la membrana sinoviale all'interno (@ e la membra- na fibrosa all'esterno (8). Nella membrana sinoviale sono con- tenute fibre elastiche, vasi e nervi. La ricchezza di vasi in connessione diretta con l'attivit, cos le articola- zioni con molta intensit lavorativa sono pi - ricche di vasi. La membrana sinoviale presenta ampie protrusioni verso l'interno, le pliche sinoviali (9) ed i villi articolari. La membrana fibrosa, di vario spes- sore, contiene scarse fibre elastiche e molte fibre collagene. La irregolare struttura della membra- na fibrosa pu rendere possibili estro- flessioni della membrana sinoviale nelle zone di maggiore debolezza. Tali estroflessioni vengono chiamate dai chirurghi gangli.
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Articolazioni per contiguit (Continuazione, A-D) Cavit articolare La cavit articolare (1) uno spazio estremamente sottile, a forma di fes- sura, che contiene il liquido sinoviale o sinovia. Questa un liquido chiaro, filante, ricco di mucina. Oltre alla funzione di lubrificare, la si- novia ha anche una funzione di nutri- zione delle cartilagini articolari. La sua viscosit, che dipende dal conte- nuto in acido ialuronico, varia con la temperatura: quanto pi- bassa la temperatura, tanto pi- viscoso diven- ta il liquido sinoviale. Siccome il liqui- do sinoviale pu essere considerato come un dializzato del plasma san- guigno, le sue caratteristiche fisico- chimiche possono servire come mez- zo diagnostico importante in varie malattie. Strutture particolari Legamenti (2). Secondo la loro fun- zione si distinguono legamenti di rin- forzo (per la capsula artiGolare), lega- menti guida (per i movimenti) e lega- menti di arresto (limitazione dei movi- menti). Secondo la loro posizione si parla di legamenti extracapsulari, capsulari e intracapsulari. Dischi e menischi articolari (@). So- no posti tra due capi articolari e sono formati da tessuto Gonnettivo fibroso e da cartilagine fibrosa. Un disco suddivide la cavit articolare in due parti completamente, un menisGo so- lo parzialmente. Hanno la funzione di migliorare il contatto fra i capi artico- lari e possono formare due Gomparti- menti articolari completamente suddi- visi come per esempio nell'articola- zione temporomandibolare o nell'arti- colazione sterno-clavicolare. Dopo la loro rimozione chirurgica si possono ricostituire. Labbra articolari (4). Le labbra arti- colari sono costituite da tessuto con-
nettivo fibroso con varie cellule carti- laginee e servono ad aumentare la superficie articolare. Borse e guaine sinoviali. Possono comunicare con la cavit articolare (5). Di grandi o piccole dimensioni, le borse sinoviali sono rivestite da membrana sinoviale (6) e, pur rap- presentando una parte debole dell'ar- ticolazione, servono ad ingrandire la cavit articolare. Meccanismi di contatto. I meccanismi che agiscono su due capi articolari contribuen- do a mantenere il contatto tra di loro sono di natura diversa. Prima di tutto ci sono i muscoli che sono tesi intorno all'articola- zione e garantiscono un certo contatto. Inoltre possono contribuire al mantenimen- to del contatto i legamenti di rinforzo. Esi- ste poi un certo eUetto di adesione rappre- sentato dalla pressione dell'aria. E' proprio per questo meccanismo che i capi dell'arti- colazione aderiscono tra di loro con una forza che corrisponde al prodotto tra l'area del pi- piccolo piano dell'articolazione e la pressione atmosferica. Indicazioni cliniche: Le articolazioni sono sottoposte ad alterazioni da invecchiamento, poi- ch le cartilagini articolari (7) prive di vasi, perdono la loro plasticit. Cos nella senescenza si possono riscon- trare lesioni regressive delle superfici cartilaginee (8). Possono anche com- parire ai margini delle cartilagini fe- nomeni produttivi che in seguito pos- sono andare incontro ad ossificazio- ne per opera di osteoblasti e quindi inibire la mobilit. Questi processi av- vengono tra l'altro nelle piccole arti- colazioni vertebrali. Anche in giovane et possono insorgere alterazioni del- le articolazioni se queste sono sotto- poste ad iperlavoro.
2@ Articolazioni
Suddivisione delle articolazioni per contigu it (A-@ Le diartrosi possono essere suddivi- se in base a vari criteri. Una di que- ste suddivisioni si riferisce agli assi, potendosi distinguere articolazioni con una, due o pi- assi. Un'altra sud- divisione si riferisce al grado di liber- t, cio alla possibilit di movimento dei capi articolari, l'uno rispetto all'al- tro. Quindi si distinguono articolazio- ni con uno, due, tre tipi di movimen- to. Un'altra suddivisione riguarda il numero dei capi articolari, e quindi si distinguono articolazioni semplic e composite. L'articolazione semplice consiste di due capi, circondati da una capsula. Se esistono, in una cap- sula, pi- capi articolari, si parla di un'articolazione composita (per esempio artcolazione del gomito, B). Varie articolazioni possono essere combinate tra di loro. Articolazioni necessariamente combinate sono quelle situate in punti diversi di due stesse ossa (per esempio l'articola- zione radio-ulnare prossimale e dista- le). Altre articolazioni sono combinate tramite la funzione di uno o pi- mu- scoli, tesi sopra pi- articolazioni (per esempio le articolazioni della mano e delle dite tramite i muscoli flessori delle dita). Inoltre le diartrosi si pos- sono suddividere secondo la forma dei capi articolari: L'articolazione piana o artrodia una arti- colazione fra due capi articolari piatti; ha due gradi di libert con moviment di scivo- lamento (per esempio le piccole articolazio- ni vertebrali). L'articolazione a troclea o ginglimo angola- re (A), costituita da un capo articolare convesso ed uno concavo. Spesso si trova nel capo articolare concavo u na promi nen- za a forma di cresta, che si ingrana in un solco del capo articolare convesso; un'ulte- riore li mitazione awiene tramite i legamenti collaterali (1 ), situati esternamente e molto tesi. I ginglimi hanno un solo grado di liber- t (per esempio l'articolazione omero-ulna- re, B). Il ginglimo laterale o trocoide ha un solo grado di libert permettendo solo la rota- zione. Ambedue i capi articolari hanno for- ma cilindrica, una cava ed una piena, con asse parallelo a quello longitudinale del-
l'osso (es. articolazione radio-ulnare prossi- male col legamento an-lare (2); articolazio- ne radio-ulnare distale; ecc.). L'articolazione ellissoide o condiloartrosi ha un capo concavo ed -no convesso di forma ellittica. I gradi di libert sono due secondo due assi principali. Come movi- mento composto possibile un movimento conico, la circonduzione (per esempio arti- colazione radiocarpica). L'articolazione a sella (C) consiste di d-e capi articolari il cui piano presenta -na doppia curvatura, come -na sella: su cia- scuiio dei capi articolari esiste una c-rvat-- ra convessa ed una concava. Ha d-e gradi di libert e due assi principali ma vi posso- no essere molti altri assi. E' possibile il mo- vimento di circonduzione (per esempio arti- colazione carpo-metacarpica del pollice, D). L'articolazione sferica o enartrosi (E) ha molti assi e avviene fra due capi articolari sferici, l'uno convesso (testa) e l'altro con- cavo. I movimenti sono possibili in tre grad di libert secondo tre assi principali (per esempio articolazione dell'omero, F). In una forma particolare di articolazione sferi- ca la parte concava si estende oltre l'equa- tore della superficie convessa: ci avviene nell'articolazione dell'anca, la cui parte concava ingrandita mediante un labbro articolare. Un tipo particolare di articolazione l'an- fiartrosi. Ha una motilit estrernamente ri- dotta, a causa della presenza di legamenti tesi e di una capsula tesa e rigida. Le su- perfici articolari sono i rregolari (per esem- pio articolazione sacroi liaca).
54 Colonna vertebrale
Dischi intervertebrali (A- D) Il disco intervertebrale costituito da una struttura esterna fibrocartila- gi nea detta anello fibroso (1 ), e da una massa interna molle, detta nu- cleo polposo (2), che rappresenta il residuo della corda dorsale. L'anello fibroso consiste di cartilagine fibrosa, le cui fibre collagene sono disposte in modo concentrico e tenute in ten- sione dal nucleo polposo. I dischi in- tervertebrali sono situati sempre tra i corpi delle singole vertebre: la loro forma conica in senso sagittale. Nei tratti cervicale e lombare sono pi- spessi in avanti che in dietro, mentre nel tratto toracico sono pi- spessi in dietro. Da un punto di vista generale lo spessore dei dischi intervertebrali aumenta in senso cranio-caudale. Le superfici superiore ed inferiore dei dischi intervertebrali sono unite alle vertebre mediante sincondrosi, cio tramite uno strato di cartilagine ialina (residuo delle epifisi dei corpi verte- brali). I dischi intervertebrali vengono ulteriormente assicurati nella loro po- sizione per mezzo dei legg. longitudi- nali (3). Il leg. longitudinale posterio- re strettamente connesso ai dischi (vedi pag. 56), mentre il leg. longitu- dinale anterore vi unito in modo pi- lasso. I dischi intervertebrali costituiscono con i legg. longitudinali una unit funzionale che viene denominata sin- fisi intervertebrale.
Funzione: La funzione dei dischi intervertebrali pu essere paragonata a quella di un cuscinetto ammortizzatore nel quale il nucleo polposo distribuisce la pres- sione. Sotto carico vengono com- pressi, ma riprendono la forma origi- nale quando cessa l'azione premen- te. Nei movimenti della colonna ver- tebrale (C, D) i dischi intervertebrali si comportano come elementi elasti- ci, venendo compressi da un lato e stirati dall'altro.
56 Colonna vertebrale
l..egamenti della colonna vertebrale (A-D) Legamento longitudinale anteriore e posteriore. I legg. longitudi nali de- corrono sulla parte anteriore e su quella posteriore dei corpi vertebrali. Il leg. longitudinale anteriore (1 ) ini- zia a livello del tubercolo anteriore dell'atlante, scorre sulle facce ante- riori dei corpi vertebrali, verso il bas- so, e raggiunge il sacro. Via va che procede in direzione caudale aumen- ta di larghezza ed sempre in stret- ta unione con i corpi vertebrali, mentre questa unione quasi non esi- ste con i dischi intervertebrali. Il leg. longitudinale posteriore (2) prende inizio dal corpo dell'epistrofeo come prosecuzione della membrana tettoria (pag. 60), decorre lungo la superfcie posteriore dei corpi verte- brali e termina a livello del sacro, al- l'interno del canale sacrale. Esso connesso con i corpi vertebrali solo a livello dei margini superiore ed infe- riore. Tra corpo vertebrale e lega- mento si trova uno spazio per il pas- saggio delle vene che escono dai corpi vertebrali. Il leg. longitudinale posteriore in stretta unione con i dischi intervertebrali, a livello dei quali forma, soprattutto nella regione toracica e lombare, delle strutture fi- brose a losanga (3). In tal modo ga- rantisce una grande stabilit dei di- schi intervertebrali (4). I legg. longitudinali aumentano la so- lidit della colonna vertebrale, spe- cialmente durante la flessione in avanti ed all'indietro. Quindi hanno due funzioni: da un lato limitano i mo- vimenti e dall'altro proteggono i di- schi intervertebrali. I legg. gialli (5) sono tesi tra gli archi vertebrali (6). Essi completano me- dialmente e posteriormente i forami intervertebrali. Il loro colore giallo dovuto alla ricchezza di fibre elasti- che. Nella flessione, essi vengono stirati e con la loro elasticit aiuta-
no la colonna vertebrale a riprendere la postura eretta. Il leg. nucale si estende dalla protu- beranza occipitale esterna fino alla 7' vertebra cervicale, prendendo via via inserzione sui processi spinosi di tut- te le vertebre cervicali. E' situato sul piano sagittale e serve all'inserzione della muscolatura; si continua nei legg. interspinali e nel leg. sopraspi- nale. I legg. intertrasversari (7), assai brevi, sono tesi tra i processi trasver- si. I legg. interspinali (8), anch'essi brevi, sono situati tra i processi spi- nosi (9). Il leg. sopraspinale (10) inizia dal processo spinoso della 7' vertebra cervicale e si estende in basso fino al sacro. Rappresenta quindi un colle- gamento tra le vertebre ed il sacro. A lato del leg. longitudinale anteriore, principalmente nel tratto toraco-lom- bare, si ritrovano i legg. periverte- brali lunghi e brevi. I brevi (11), che decorrono parallelamente al leg. lon- gitudinale anteriore, collegano i di- schi intervertebrali contigui, mentre i lunghi possono saltare alcuni dischi. 12 Leg. costotrasversario superiore (Pag. 68). 13 Leg. costotrasversario laterale (Pag. 68). 14 Leg. radiato della testa delle coste (Pag. 68).
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Articolazioni della colonna vertebrale (A-E)
Articolazioni tra i processi articola- ri (A-B) Sono anche dette piccole articolazio- ni vertebrali e si stabiliscono fra le superfici articolari dei processi artico- lari (A). Le capsule articolari diventa- no sempre pi- robuste via via che si procede in senso cranio-caudale. Nella regione cervicale esse sono sottili e lasse e mostrano strutture di tipo meniscale (B) le quali favorisco- no la motilit. Tuttavia la motilit tra due vertebre abbastanza ridotta; solo l'insieme di tutti i componenti del segmento interessato (vertebre e dischi intervertebrali) permette un re- lativo movimento. Nella colonna cer- vicale possibile il movimento di in- clinazione laterale, di flessione, di estensione e di modesta torsione. Nella colonna toracica si tratta prin- cipalmente di movimenti di torsione, ed in modo modesto anche di flesso- estensione. Nella colonna lombare sono possibili soprattutto la flessione e l'estensione. Il movimento nei vari distreni della colonna vertebrale di- pende dalla posizione delle facce ar- ticolari. Nelle vertebre cervicali esse sono disposte frontalmente. Nelle vertebre toraciche formano sezioni di cilindro e nelle vertebre lombari esse sono parallele al piano sagittale. Pe- raltro le posizioni delle superfici arti- colari nelle vertebre lombari sog- getta ad ampie variazioni (Putz@.
Articolazioni (r)uncovertebraliH (C-E) Queste si trovano nella colonna cer- vicale. I processi uncinati, originaria- mente piatti, cominciano a sviluppar- si nell'infanzia. Circa tra il 5 e 10 anno di vita si assiste alla formazione di fessure nella cartilagine del disco, che cominciano ad avere carattere di articolazioni. Le articolazioni "unco- vertebrali- non sono quindi primarie, ma solo secondarie. Nel bambino di
circa 9-10 anni le fessure diventano vere rotture all'interno dei dischi. Es- se portano inizialmente vantaggi fun- zionali; poi per, nella vita pi- tarda, possono provocare la rottura comple- ta di un disco (E). In tal caso si pu andare incontro ad un'ernia del nu- cleo polposo (vedi pag. 54). Le arti- colazioni uncovertebrali sono quindi inizialmente fisiologiche, ma possi- bile la loro futura trasformazione in forme patologiche per rottura del di- sco.
Indicazioni cliniche: Clinicamente la diagnosi differenziale tra presenza di articolazioni uncovertebrale e lesioni traumatiche o processi patologici costituisce un problema. Danni di un disco sono pi- frequenti a livello di C 5 e sono riconoscibili anche radiologicamente in proiezione laterale per la comparsa di una xlordosi doppia-.
Articolazione lombosacrale Rappresenta il collegamento fra l'ultima vertebra lombare e l'osso sacro. La posi- zione della faccetta articolare sul processo articolare superiore del sacro molto varia- bile e nel 60/o dei casi esiste una asimme- tria. Il leg. ileolombare unisce i processi co- stiformi della 4a e 5a vertebra lombare con la cresta iliaca e protegge l'articolazione lombosacrale dal sovraccarico durante la flessione e rotazione (Niethard@.
Articolazione saGrococcigea E' un'articolazione vera, tra sacro e cocci- ge. Quest'articolazione rinforzata da le- gamenti (leg. sacrococcigeo dorsale super- ficiale e profondo, leg. sacrococcigeo ven- trale, leg. sacrococcigeo laterale).
Articolazioni della colonna vertebrale (continuazione A-E) Articolazione atlooccipitale (A, D, E) Le articolazioni atlooccipitali destra e sinistra (A, D) costituiscono il colle- gamento fra atlante ed occipitale e sono del tipo condiloartrosi. Le su- perfici articolari- sono rappresentate dalle fossette articolari superiori del- l'atlante e dai condili occipitali (1). Le capsule articolari, rinforzate da liga- menti, sono abbastanza lasse. Le ar- ticolazioni atlooccipitali, che costitui- scono la cosiddetta articolazione cranica superiore, permettono movi- menti di flessione, estensione e incli- nazione laterale.
Articolazioni atloassiali (B, E) La cosiddetta articolazione cranica inferiore comprende le articolazio- ni atloassiali laterali e l'articolazio- ne atloassiale mediana, strettamen- te correlate tra di loro. Funzionalmen- te si tratta di un ginglimo laterale (tro- coideJ in cui partendo dalla posizione intermedia possibile la rotazione di 26 gradi verso ciascun lato. Le super- fici articolari sono nelle articolazioni laterali le fossette articolari inferiori dell'atlante (2) ed i processi articolari superiori dell'epistrofeo (3). L'incon- gruenza delle facce articolari viene compensata sia dalle cartilagini arti- colari che dalle pieghe sinoviali meni- scoidi (4), le quali in sezione sagittale (C) appaiono triangolari. Nell'articola- zione atloassiale mediana le facce ar- ticolari sono da un lato la faccia arti- colare anteriore del dente (5) e dal- l'altro lato la fossetta sulla superficie posteriore dell'arco anteriore dell'a- tlante (6). Inoltre esiste il leg. trasver- so dell'atlante (7), che incrocia poste- riormente il dente dell'epistrofeo. L'articolazione <-cranica inferiore ulteriormente rinforzata da legamenti comuni all'articolazione (r)cranica- su- periore.
I legamenti comuni alle due artico lazioni sono il leg. dell'apice del den- te (8), che va dall'apice del dente fi- no al margine anteriore del forame occipitale. Il leg. trasverso dell'atlan- te (7) unisce le due masse laterali dell'atlante. Esso decorre posterior- mente al dente e quindi lo fissa. Que- sto legamento trasversale rinforza- to dai fascicoli longitudinali (9) che si estendono dal margine anteriore del forame occipitale al corpo della se- conda vertebra cervicale. I fascicoli longitudinali ed il leg. trasverso del- l'atlante vengono chiamati anche leg. cruciforme dell'atlante. I legg. alari (1O) sono legamenti a coppia che vanno dal dente dell'epi- strofeo verso l'alto, al margine latera- le del forame occipitale; essi impedi- scono una eccessiva rotazione del dente sull'atlante. La membrana tec- toria (11) un largo legamento che prende inizio dal clivus e si continua nel leg. longitudinale posteriore. Le membrane atlooccipitali anteriore (12) e posteriore (13) consistono di lamine connettivali che decorrono ri- spettivamente tra l'osso occiptale e l'arco anteriore e posteriore dell'a- tlante. 14 Legg. galli. 15 Leg. nucale.
Articolazioni costali (A-C) La motilit delle coste necessania pen la nespinazione. Le coste si artico- lano postenionmente con la colonna vertebnale (anticolazioni costo vente- bnali) e antenionmente con lo stenno (articolazioni stennocosta(i).
Articolazioni costovertebrali (A-B) Articolazione della testa delle co- ste (1). Le articolazioni tna testa e co- lonna vertebnale sono - a parte la 1 a@ 11 a e 1 2a costa - canattenizzate da due cavit articolani. Questo do- vuto al fatto che le coste si articolano contemponaneamente con il mangine supenione di una vertebna e con quel- lo infenione della vertebna sopnastan- te. Il disco intervertebnale unito da un legamento intraarticolare con la cnesta della testa delle coste. Il leg. radiato della testa (l) si tnova in su- perficie e serve al ninfonzo della cap- sula articolane.
Articolazione costotrasversaria (3). A parte 1'1 1 a e 1 2a costa, tutte le altne coste hanno un'ultenione giunzione con i pnocessi tnasvensi cosicch si hanno due articolazioni necessania- mente combinate (articolazione della testa delle coste ed articolazione co- stotnasvensania). I capi articolani sono nappnesentati, nell'anticolazione co- stotnasvensania, dalla faccia articolare del tubercolo costale e dalla fosselta costale dei processi trasversi. Le capsule articolani sono sottili e sono ninfonzate da vani legamenti: il leg. costotrasversario (4), il leg. costo tra- sversario laterale (5) e il leg. costo- trasversario superiore (6). La 12a costa pnesenta inoltne il leg. lombocostale, che si estende dal pno- cesso costale della la yertebna lom- bane alla 12a costa. Movimenti: nella la e 6a,ga costa so- no possibili movimenti di scivolamen- to, mentne dalla 2a alla la costa movi-
menti di rotazione intorno al collo co@ stale.
Articolazioni sternosGostali (C) Solo in parte si tratta di vere articola- zioni. Di norma le articolazioni si tro- vano tra lo sterno e la 2a,5a costa. La 1a, 6a e 7a costa MOStranO Un'UniOne del tipo sincondrosi @) con lo sterno. Le articolazioni sternocostali sono rinforzate da legamenti che si conti- nuano nella fascia sternale (8). Dei legamenti bisogna menzionare il feg. sternocostafe intraarticofare (9), che si trova di norma nella 2a articolazio@ ne sternocostale. Gli altri legamenti sono gli sternocostafi radiati (1 0). Ne>le articolazioni sternocostali o si deve considerare che la costa (vedi pag. 64) costituita da una parte os- sea ed una parte cartilaginea. Le arti- colazioni sternocostali awengono fra sterno e parte cartilaginea. Quest'ul- tima ha una elasticit gi precoce- mente limitata a causa di calcificazio ni. A parte si devono ricordare le artico- lazioni intercondrali, che si stabli- scono tra le cartilagini della 6a,ga co@ sta. Il Sincondrosi manubriosternale. 12 Clavicola. 13 Processo xifoideo.
Clavicola A, B, F) La clavicola un osso a forma di (r)S. Ha una convessit mediale ante- riore che si estende per circa i 213 della lunghezza, mentre lateralmente verso l'avanti presenta una concavi- t. La sua estremit mediale, ster- nale (1 ), grossolanamente arrotonda- ta, si articola con lo sterno e la sua estremit laterale, acromiale (2), pi- appiattita, si articola con la sca- pola. Fra le due estremit si estende il corpo. Sulla estremit sternale si trova la faccia articolare sternale (3), di forma triangolare. La faccia artico- lare acromiale (4) di forma pi- o meno ovale. Sulla faccia inferiore della clavicola, vicino all'estremit sternale, si trova l'impressione per il leg. costoclavicolare (5), mentre vici- no all'estremit acromiale fa salienza un tubercolo, tubercolo conoideo (6), che si prolunga in una cresta, la linea trapezoidea (7). Sviluppo: La clavicola si sviluppa da un abbozzo di tessuto mesenchimale. La sua ossificazione incomincia durante la 6a setti- mana embrionale. Le estremit articolari sono precedute da abbozzi cartilaginei, ed un nucleo di ossificazione appare solo nel 16-20 anno, dal lato sternale: esso si sal- da per sinostosi con la parte restante della clavicola tra il 21 ed il 24 anno di vita. Indicazione clinica: La disostosi cleido- craniale una malformazione, in cui si ha sviluppo errato o mancato della parte me- senchimale della clavicola, associato ad un difetto di formazione delle ossa del cranio, anch'esse di origine mesenchimale.
Articolazioni del cingolo scapolare (C-E) L'unione con il tronco awiene tramite arti- colazioni per continuit (leg. costoclavicola- re 8) e per contiguit (articolazione sterno- clavicolare). Analogamente le parti del cin- golo scapolare sono unite tra di loro per continuit (leg. coracoclavicolare) e per contiguit (articolazione acromioclavicola- re). Articolazione sternoclavicolare (C) E' un'articolazione com@plessa fornita
ioni
di un disco articolare (9), che divide la cavit articolare in due parti. La superficie articolare concava costi- tuita dalla faccia articolare dello ster- no e la convessa dall'estremit ster- nale della clavicola. I capi articolari sono rivestiti da cartilgine e fra di es- si interposto un disco, che fissato in alto alla clavicola, in basso allo sterno. La capsula articolare dete- sa e spessa e viene rinforzata dai legg. sternoclavicolari anteriore (10) e posteriore. Le clavicole sono unite fra loro attraverso il leg. interclavico- lare (11). L'articolazione ha 3 gradi di libert ed ha le caratteristiche di un'articolazione sferica. Il leg. costoclavicolare (8) teso tra la 1 costa e la clavicola. Articolazione acromioclavicolare (D-E). Presenta due facce articolari quasi piatte, rivestite di cartilagine (12). La capsula ha un legamento di rinforzo nella parte superiore, il leg. acromio- clavicolare (1 3). Tra il processo coracoideo e la clavi- cola si estende il leg. coracoclavico- lare. Esso si suddivide in una parte anterolaterale ed una postero-media- le. Il leg. trapezoide (14), che costi- tuisce la parte laterale, ha origine dal margine superomediale del processo coracoideo e si porta verso la linea trapezoidea. La parte mediale, leg. conoide, (15) ha origine dalla base del processo coracodeo e termina, irradiandosi a ventaglio, sul tubercolo conoideo. Indicazione clinica: Abbassando e pre- mendo indietro la clavicola si pub compri- mere l'a. succlavia; ci pub essere verifica- to ricercando il polso radiale che diventa pi - debole. 16 Leg. trasverso superiore della scapola 17 Leg. coracoacromiale.
Articolazione della spalla (A-G) E' un'articolazione sferica; la cavit glenodea della scapola pi- piccola della testa dell'omero. La cartilagine articolare della cavit glenoidea (1 ) pi- spessa ai margini che al centro. La cavit glenoidea viene ingrandita da un labbro articolare di cartilagine fibrosa, il labbro glenoideo (2). La cavit glenoidea perpendicolare al piano scapolare e la posizione della scapo- la condiziona la posizione di t-tta l'articola- zione. La superficie della cavit glenoidea di circa 6 cm , la pressione atmosferica preme sull'articolazione con circa 6 kg. Il peso dell'arto superiore di circa 4 kg. Sic- come non ci sono legamenti robusti, sono i muscoli a dover assicurare il mantenimen- to dei rapporti fra i capi articolari. Si parla, percib, di una articolazione garantita da muscoli. La testa dell'omero (3) sferica. Il rivestimento di cartilagine ialina inco- mincia dal collo anatomico. Nel solco intertubercolare esso si spinge, per, un p pi- in basso. Anche per la for- ma del rivestimento cartilagineo la te- sta omerale ha un contorno pi- o me- no ovale. La capsula sinoviale fis- sata al labbro glenoideo; essa protru- de, formando una specie di sacco, lungo il tendine del m. bicipite (4) che scorre dentro la capsula e viene cos circondato da una vagina sino- viale intertubercolare (5). La capsula fibrosa forma un anello connettiva- le intorno al solco intertubercolare e lo completa rendendolo un vero e proprio canale osteofibroso. La cap- sula articolare lassa e, a braccio pendente lungo il fianco, forma un re- cesso ascellare (6). La capsula rin- forzata, in parte, dal leg. coracoome- rale (7) e dai tre legg. glenoomera- li che sono per piuttosto deboli. Il leg. coracoomerale ha origine alla base del processo coracoideo (8), si irradia sulla capsula e raggiunge i tubercoli maggiore e minore. A braccio pendente, la testa dell'ome- ro in contatto, con la sua met su- periore, con la capsula articolare e,
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con la sua met inferiore, con la cavi- t glenoidea. L'articolazione della spalla forma varie bor- se sinoviali. Con l'articolazione comunica- no regolarmente la borsa subcoracoidea, la borsa subtendinea del m. sottoscapolare (9), la vagina sinoviale intertubercolare e la borsa del m. coracobrachiale.
Movime@ti dell'articolazio@e della spalla: Sono possibili movimenti in tre gradi di " @ - - - @@ @@-@
118 Ossa, legamenti, articolazia
Articolazione del gomito (A-D) L'articolazione del gomito un'arti- colazione composta, con 3 capi arti- colari, contenuti in una sola capsula articolare. Essa consta di tre articola- zioni distinte, l'articolazione omero- radiale, quella omeroulnare e quella radioulnare prossimale. L'articola- zione del gomito assicurata da struttu re ossee e legamentose. Le prime sono rappresentate dalla tro- clea omerale che accolta nella inci- sura trocleare dell'ulna, mentre le se- conde dal leg. anulare del radio e dai legg. collaterali. La capsula articolare (1), sottile e lassa, circonda i capi articolari. Per impedire che nel corso dei movimenti la capsula venga ad essere schiac- ciata tra i capi articolari, fibre musco- lari del m. brachiale e del m. bicipite brachiale si irradiano sulla capsula (mm. articolari) e la mettono in ten- sione. I due epicondili (2) dell'omero sono extracapsulari (D). Lo strato si- noviale della capsula circonda la fos- sa dell'olecrano e le due fosse sul la- to anteriore dell'omero (D). Tra la membrana sinoviale (3) e la mem- brana flbrosa (4) della capsula si tro- vano accumuli di tessuto adiposo che riempiono le fosse (5) e che svolgono funzione di ammortizzatore. Nell'ulna (D) l'inserzione capsulare segue il margine dell'incisura trocleare. An- che l'apice dell'olecrano (6) ed il pro- cesso coronoideo (7) sono compresi nell'interno della capsula. Nel radio la capsula si continua fino a sotto il leg. anulare radiale (8) formando il recesso sacciforme superiore (9), che facilita la rotazione del radio. Nella capsula si possono distinguere legamenti molto robusti, i legg. colla- terali. Il leg. collaterale ulnare (1O) origina all'epicondilo mediale dell'o- mero ed costituito da due fasci fi- brosi assai robusti, uno anteriore (11), diretto verso il processo coro- noideo, ed uno posteriore (12) che
' raggiunge i@ margine de@@'o@ecrano. Coperto da quest'ultimo fasrio decor- re il n. ulnare. Tra questi due fasci fibrosi si trova un tessuto connettivo lasso, che viene tenuto aderente al- l'ulna da fasri trasversi (13). Il leg. collaterale radiale (14) va dal- l'epicondilo laterale dell'omero al leg. anulare e, al di sopra di questo, si irradia sull'ulna. Il leg. collaterale ra- diale rinforzato dai mm. estensori superficiali. Il leg. quadrato unisce il collo radiale con l'incisura radiale dell'ulna. Infine si nota il leg. anulare del radio (8), che ha la sua origine e la sua inserzione sul lato mediale dell'ulna ed abbraccia @a testa del radio. Sulla sua faccia interna si trova spesso tessuto cartilagineo che serve al ra- dio nei movimenti della pronazione e della supinazione (vedi pag. 120). Tramite la collaborazione delle tre ar- ticolazioni, in qualsiasi posizione l'a- vambraccio si trovi, di flessione o di estensione, sono possibili nello stes so tempo movimenti di rotazione del radio sull'ulna.
Articolazione del gomito, continuazione (A) L'articolazione omeroradiale (1 ) formata dal condilo omerale e dalla fossa della testa del radio. E' un'ar- ticolazione di tipo sferico. L'articola- zione omeroulnare (2) ha come capi articolari la troclea dell'omero e l'in- cisura trocleare dell'ulna. Nella tro- clea si osserva un solco, gola della troclea, (3), che si ingrana con una corrispondente rilevatezza della inci- sura trocleare. Le articolazioni ome- roradiale e omeroulnare permettono i movimenti di flessione ed estensione dell'avambraccio sul braccio. L'asse dell'articolazione corrisponde all'asse della troclea ed al suo prolungamen- to attraverso il condilo omerale. L'ar- ticolazione radioulnare prossimale (4) composta da un lato dalla cir- conferenza airticolare radiale, dal- l'altro dall'incisura radiale dell'ulna e dal leg. anulare (5). Quest'articola- zione permette movimenti del radio e dell'ulna. I movimenti rotatori del ra- dio intorno all'ulna vengono chiamati movimenti di pronazione (B) (le ossa si incrociano) o di supinazione (C) (le ossa sono parallele). L'asse di movimento delle ossa dell'avambrac- cio va dal centro della fossa della te- sta del radio fino al processo stiloi- deo dell'ulna. L'angolo di apertura, cio l'angolo forma- to dal braccio e dall'avambraccio in posi- zione di massima estensione, leggermen- te pi- grande nelle donne che negli uomi- ni (uomo: circa 175 gradi, donna: circa 180 gradi). Nei bambini possibile una ipere- stensione. Inoltre braccio ed avambraccio formano anche un angolo aperto dal lato radiale (in posizione di estensione). Tale angolo, detto angolo di abduzione, va da 158 gradi a 180 gradi, con un valore medio di 168,5 gradi.
Articolazione radioulnare distale (D) L'articolazione radioulnare distale (6), d tipo trocoide, formata dalla
testa dell'ulna e dalla incisura ulna- re del radio. Tra il radio ed il proces- so stiloideo dell'ulna si trova il disco articolare, che separa l'articolazione radioulnare distale dall'articolazione radiocarpica. La capsula si estende, con i I suo recesso sacciforme inferio- re (7), fino al corpo dell'ulna. L'ani- colazione radioulnare prossimale e distale sono anicolazioni necessa- ramente combinate, che permetto- no la pronazione e la supinazione.
Articolazione per continuit tra radio ed ulna (D) Tra radio ed ulna si estende la mem- brana interossea (8). Le sue fibre decorrono dal lato radiale verso quel- lo ulnare obliquamente in senso su- pero-inferiore. La corda obliqua (9) costituisce un fascio fibroso obliquo, le cui fibre hanno un decorso oppo- sto a quelle della membrana interos- sea: essa raggiunge, prendendo ori- gine sulla tuberosit ulnare, il margi- ne interosseo del radio, distalmente alla tuberosit radiale.
Indicazioni cliniche: La membrana interossea non solo mantie- ne parallele l'ulna e il radio, ma ripartisce anche il carico fra -le due ossa. Essa cos robusta per cui se si ha un eccesso di cari- co, prima che le sue fibre si rompano, si ha la frattiira delle ossa.
Articolazioni della mano (A-E) L'articolazione prossimale, radiocar- pica, un'articolazione ellissoide, formata dal radio (1) e da un disco articolare (2) da un lato e dalla fila prossimale delle ossa del carpo dall'altro. Non tutte le facce articolari delle ossa carpali prossimali sono in contatto diretto con la faccia articola- re formata dal radio e dal disco. Il pi- ramidale (3) viene in contatto stretto con il disco solo durante l'abduzione ulnare; nella abduzione radiale, inve- ce, perde questo contatto. La capsu- la dell'articolazione radiocarpica lassa, relativamente sottile sul lato dorsale e viene rinforzata da numero- si legamenti. La cavit articolare re- golare e contiene qualche volta pli- Ghe sinoviali. Spesso l'articolazione radiocarpica in continuit con l'arti- colazione tra le due file delle ossa del carpo. L'articolazione mediocarpica, avvie- ne fra le file distale e prossimale delle ossa del carpo ed ha una cavi- t articolare a forma di (r)S. Ambedue i capi articolari sono composti da pi- ossa articolate tra loro. Mentre le os- sa della fila prossimale godono di una certa motilit l'una rispetto all'al- tra, ci non avviene per la fila distale. Le ossa distali sono unite tra di loro (4) e con le ossa metacarpali per mezzo di legamenti assai robusti. La fila carpale distale e le ossa metacar- pali formano quindi un'unica entit funzionale. La capsula articolare tesa sul lato palmare, mentre su quello dorsale alquanto lassa. La cavit articolare ramificata ed esistono comunicazioni con l'articolazione radiocarpica. Inol- tre, tramite l'articolazione del trape- zio (5) con il trapezoide (6), esiste una comunicazione con le rispettive articolazioni carpometacarpiche. Le pliche sinoviali (@ sono a volte numerose all'interno della cavit arti-
' colare. Lo spazio tra semilunare e pi- ramidale e tra capitato e uncinato a volte riempito da una plica sinoviale, che pu essere visibile radiologica- mente.
Legamenti del carpo (A-E) Bisogna distinguere 4 gruppi di lega- menti: legamenti (in viola) che uni- scono le ossa dell'avambraccio al- le ossa del carpo. Sono: il leg. colla- terale ulnare del carpo (8), il leg. col- laterale radiale del carpo (9), il leg. radiocarpico palmare (10), il leg. ra- diocarpico dorsale (11 ) ed il leg. ul- nocarpico palmare (1 2). Legamenti che uniscono le ossa del carpo tra di loro, o legg. inter- carpici (in rosso). Sono: il leg. radia- to del carpo (13), il leg. pisouncinato (14), ed i legg. intercarpici palmari (1 5), dorsali (1 6) ed interossei (4). Legamenti tra ossa del carpo e del metacarpo, o legg. carpo-metacar- pici (in blu). Sono il leg. pisometa- carpico (17), i legg. carpometacarpici palmari (18) e dorsali (19). Legamenti tra le ossa metacarpali, o legg. metacarpici (in giallo). Sono i legg. metacarpali dorsali (20), inte- rossei (21) e palmari (22). Questi legamenti rinforzano la capsu- la articolare ed in parte sono lega- menti guida per i movimenti delle ar- ticolazioni carpali.
Articolazione carpometacarpica del pollice L'articolazione prossimale del pollice e un'articolazione a sella e permette l'abduzione e l'adduzione del pollice, cosi come la sua opposizione e reposi- zione. E' inoltre possibile la circonduzio- ne. Articolazion i carpometacarpiche Tutte le articolazioni carpo-metacarpi- che, a parte l'articolazione del pollice, sono anfiartrosi. Sono fissate per mez- zo di robusti legamenti, i legg. carpome- tacarpici palmari e dorsali. Articolazioni i ntermetacarpiche Anche queste articolazioni appartengo no alle anfiartrosi e sono fissate dai legg. metacarpici dorsali, palmari ed in- terossei. Articolazioni delle dita (D-E) Le articolazioni metacarpofalangee sono articolzioni sferiche, per quel che riguarda la forma, con capsule articola- ri fasse. Le capsule sono rinforzate suf lato palmare dai legg. pafmari e da car- tilagine fibrosa. I capi articolari sono co- stituiti dalle teste delle ossa metacarpali (1) e dalle basi delle falangi prossimali (2). I movimenti sono limitati dalla pre- senza dei legg. collaterali (3) che pren- dono origine (4) dorsalmente sulle teste delle ossa metacarpali. Quanto pi- am- pia la flessione tanto pi- questi lega- menti si tendono. Quindi nella flessione non possibile l'abduzione. Passiva- mente si pu ottenere, in queste artico- lazioni, una rotazione fino a 50 gradi. Le articolazioni interfa18ngee de118 mano sono ginglimi angolari, nei quali si pos- sono avere movimenti di flessione e di estensione. Anche qui si trovano legg. collaterali (5) e legg. palmari. Trapezoide (verde), piramidale (giallo), trapezio (blu), uncinato (rosa), pisiforme (nero tratteggiato).
@Ollegamenii ir@ i@ oss@ u@i baci no (A-B) Sinfisi Le due ossa dell'anca sono unite per mezzo della sinfisi pu6ica (1), tramite un disco di cartilagine fibrosa, disco interpu6ico, che collega le due facce sinfisarie del pube, rivestite di cartila- gine ialina. Nel disco interpubico pu essere presente una cavit sinfisaria. Cranialmente e caudalmente l'unione rinforzata dal leg. pu6ico superiore (2) e dal leg. arcuato del pu6e (3).
Articolazione sacroiliaca (4) Le facce articolari sono costituite dal- la faccia auricolare dell'osso dell'an- ca e dalla faccia auricolare del sacro. Ambedue sono rivestite da cartilagi- ne fibrosa. Una capsula articolare molto robusta circonda la articolazio- ne, quasi immobile (anfiartrosi). La capsula viene rinforzata dai legg. sa- croiliaci anteriori (5), interossei (6) e posteriori (7). Legamenti di rinforzo indiretti sono il leg. i1eo1om6are (8) che unisce l'ileo (9) con le vertebre lombari (10), il leg. sacrotu6eroso (11 ) ed il leg. sacrospinoso (12).
Legamenti del bacino La membrana otturatoria (13) chiu- de il forame otturato, lasciando una piccola apertura, il canale otturato- rio (14), che d passaggio ai vasi e nervi omonimi. I legg. sacrospinoso (12) e sacrotu- beroso (11) vanno dal margine late- rale del sacro (15) e dal coccige (16), a forma di ventaglio, fino alla spina ischiatica (17) ed alla tuberosit ischiatica (18). Il leg. sacrotuberoso pi- forte e pi- lungo del leg. sacro- spinoso. Con questi due legamenti la grande incisura ischiatica viene tra- sformata nel grande forame ischiati- co (19) e la piccola incisura ischiatica nel piccolo forame ischiatico (20). AI- la delimitazione del grande forame isch iatico partecipa accanto al leg.
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sacrospinoso anche il leg. sacrotube- roso. IL leg. ileolombare (8) va dal processo costiforme della 4a,5a yerte- bra lombare (21) alla cresta iliaca (22) ed alle parti vicine della tubero- sit iliaca (23). Il leg. trasverso del- l'acetabolo chiude l'incisura aceta- bolare e completa la faccia articolare per la testa del femore. Il leg. i@gui@ale (24) costituisce il margine inferiore dell'aponeurosi del m. obliquo esterno dell'addome. Es- so si estende tra la spina iliaca ante- riore superiore (25) ed il tubercolo pubico (26). Alla sua inserzione me- diale si nota la formazione del leg. lacu@are (27), che d luogo ad un piano fibroso di una certa estensione. Tra il leg. inguinale ed il margine an- teriore dell'osso dell'anca si trovano la lacuna muscolorum (28) e la lacu- na vasorum (29), divise dalla be@de- rella ileopetti@ea (30).
Morfologia del bacino @ved. pag. 186)
Articolazione dell'anca (A-D) Le superfici articolari dell'articolazio- ne dell'anca sono costituite dalla faccia semilunare dell'acetabolo (1 ) e dalla testa del femore (2). La fac- cia semilunare delimita una sfera ca- va continuandosi con il labbro aceta- bolare (@), che costituito da tessuto cartilagineo fibroso. La faccia semilu- nare ed il labbro coprono circa 213 della testa del femore. La superficie ossea dell'articolazione incompleta, essendo completata in basso dal leg. trasverso dell'acetabolo (4), sul quale si applica il labbro acetabolare. Dalla fossa dell'acetabolo, che con- tiene un cuscinetto adiposo (5), si di- parte il leg. della testa del femore (6), il quale, rivestito dalla membrana si- noviale, si porta verso la testa del fe- more. Attraverso questo legamento l'a. della testa del femore del r. ace- tabolare dell'a. otturatoria, raggiunge la testa femorale. Inoltre la testa del femore irrorata da rami delle aa. ci rconflesse del femore. Il tetto della cavit articolare costi- tuito dalla parte intermedia del margi- ne superiore dell'acetabolo ed appa- re pi- addensato in radiografia. La capsula articolare fissata, oltre che al labbro acetabolare, all'osso dell'anca, cosicch il labbro acetabo- lare sporge liberamente dalla cavit articolare. Nel femore (8) l'inserzione capsulare avviene su un circolo equi- distante dal margine cartilagineo del- la testa femorale. La parte extracap- sulare del collo quindi pi- breve an- teriormente che posteriormente. An- teriormente la linea d'inserzione de- corre sulla linea intertrocanterica (7), mentre posteriormente la linea d'in- serzione (8) lontana circa un dito dalla cresta intertrocanterica (9). Legamenti dell'articolazione del- l'anca. In questa articolazione si tro- va il legamento pi- robusto del cor- po, il leg. ileofemorale (10) che sop-
porta una trazione di circa 350 Kg. Si distinguono 5 legamenti di cui 4 sono extracapsulari ed uno intracapsula- re. I legamenti extracapsulari sono la zona or6ico1are (11), il leg. ileofe- morale (10), il leg. ischiofemorale (12) ed il leg. pu6ofemora1e (13). G li ultimi tre da un lato rinforzano la cap- sula, dall'altro impediscono movi- menti troppo estesi. La zona orbicola- re circonda come un colletto la parte pi- stretta del collo femorale: ben visibile sulla superficie interna della capsula, mentre all'esterno, rimane coperta in parte dagli altri legamenti che vi si i rradiano. La testa femorale passa attraverso la zona orbicolare come un bottone all'occhiello. La zo- na orbicolare contribuisce, con il lab- bro acetabolare e la pressione atmo- sferica, a mantenere il contatto tra te- sta e cavit articolare. Il leg. della testa femorale intra- cnpsulnre. Le zone capsulari non rinforzate da legamenti sono zone deboli. Fra la capsula ed il m. ileop- soas si trova la borsa ileopettinea che nel 1 O/o-l 5/o dei casi comunica con la cavit articolare.
Indic@ione clinica: - - - - -- ---:
Articolazione dell'anca (conti n uazione) Legamenti (A-B) Il leg. ileofemorale (1 ) ha origine sulla spina iliaca anteriore inferiore (2) e sul margine dell'acetabolo, e si porta alla linea intertrocanterica (3). Vi si distingue una parte laterale (4) pi- robusta, posta pi- cranialmente e parallela al collo del femore ed una parte mediale (5) pi- debole, situata pi- caudalmente e parallela all'asse del corpo del femore. Ambedue le parti, la cui porzione laterale ritorta a spirale, funzionano diversamente ed assumono la forma di un Y rove- sciato. In posizione eretta, con la pel- vi inclinata all'indietro, questo lega- mento, mediante torsione e tensione delle due parti, permette il manteni- mento della stazione eretta ed impe- disce l'inclinazione all'indietro del tronco. Inoltre il leg. ileofemorale ser- ve al mantenimento del contatto tra testa femorale e acetabolo. A coscia flessa i due legg. ileofemorali si de- tendono e ci rende possibile la posi- zione seduta. La parte laterale, pi- spessa, limita la extrarotazione e l'abduzione della coscia. La parte mediale limita la intrarotazione. Se la coscia innalzata, tutto il legamento si rilascia, e quindi possibile un ro- tazione molto maggiore. Il leg. ischiofemorale (6) ha origine sull'ischio, sotto l'acetabolo, e proce- de quasi orizzontalmente sopra il col- lo femorale fino all'inserzione della parte laterale del leg. i leofemorale. Inoltre si irradia nella zona orbicola- re (7). Limita la intrarotazione della coscia. Il leg. pubofemorale (8) ha origine sulla cresta otturatoria e sulla parte vicina della membrana otturatoria (9). Esso il pi- debole dei tre legamen- ti. Si irradia nella capsula e nella zo- na orbicolare (7) per poi proseguire sopra questa fino al femore. Esso li- mita i movimenti di abduzione.
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Il leg. della testa del femore intra- capsulare e si estende dalla incisura acetabolare fino alla fossetta della te- sta del femore. Non serve a mante- nere i rapporti articolari. Solo nel ca- so di una lussazione pu impedire ol- tre un certo punto un ulteriore allon- tanamento dei capi articolari, venen- do messo in tensione.
Movimenti nell'articolaz. dell'anca Il tono muscolare funziona inibendo il movimento nell'articolazione in vivo; - '- -- - -: - - - -: - - @' - @- -+-
Articolazione del ginocchio (A-C) L'articolazione del ginocchio l'arti- colazione pi grande del corpo uma- no: un ginglimo angolare particola- re che permette anche una rotazone. La flessione la risultante di un mo- vimento di scorrimento e di rotazione delle superfici articolari le une sulle altre. Le facce articolari sono rappresenta- te dai condili femorali e dai condili tibiali. L'incongruenza di queste fac- ce articolari viene annullata, sia me- diante uno spesso rivestimento carti- lagineo, sia mediante i menischi. AI- l'articolazione del ginocchio parteci- pa inoltre la patella (articolazione fe- moropatellare secondo i clinici). I condili femorali sono divergenti in basso ed indietro. Il condilo laterale pi- largo al davanti che indietro, mentre il condilo mediale ha una lar- ghezza uniforme. Sul piano trasver- sale, i condili presentano una leggera curvatura intorno ad un asse sagitta- le. Sul piano sagittale la curvatura aumenta all'indietro, cio il raggio di curvatura si fa pi- piccolo (pag. 190). Il condilo mediale presenta, inoltre, una curvatura intorno ad un asse ver- ticale (curvatura di rotazione). Le fac- ce articolari della tibia sono rappre- sentate dai condili che sono separati dall'eminenza intercondiloidea e dal- le due aree intercondiloidee. La capsula (1), lassa ed ampia, sottile al davanti ed ai lati e viene rin- forzata da legamenti. La patella in- serita nella parete capsulare anterio- re. Nell'articolazione del ginocchio si distinguono i legamenti, i menischi e le borse sinoviali comunicanti con la cavit articolare. Legamenti. Il leg. patellare (2) rap-' presenta la prosecuzione del tendine del m. quadricipite (3) e si estende dalla patella alla tuberosit tibiale (4). Dai fasci fibrosi del m. vasto laterale ed in parte del m. retto del femore trae origine il retinacolo laterale del-
i@@pate@@a (5) a@@a @@@ @@@t@t@zione partecipano anche fibre del tratto ileotibiale; esso si inserisce sulla ti- bia, lateralmente alla tuberosit tibia- le. Analogamente, dai fasci fibrosi del m. vasto mediale origina il retinacolo mediale della patella (6) che decor- re medialmente al leg. patellare e si inserisce sulla tibia al davanti del leg. collaterale mediale. In questo retina- colo si irradiano fibre a decorso tra- sversale (8) provenienti dall'epicondi- lo mediale (7). Due legamenti collate- rali fungono da guida nei movimenti di flessione ed estensione. Il leg. col- laterale tibiale (9), piatto e triangola- re, compreso nella membrana fibro- sa della capsula ed unito al meni- sco mediale (pag. 204). Vi si distin- guono tre gruppi di fibre. Le fibre lun- ghe anteriori (10) vanno dall'epicon- dilo mediale (7) fino al margine me- diale della tibia (1 1 ). Le fibre corte superiori posteriori (12) si irradiano nel menisco mediale, mentre le fibre inferiori posteriori (l 3) decorrono dal menisco mediale alla tibia. E' in parte rivestito dalla " zampa d'oca " ed incrociato dalla inserzione tibiale del m. semimembranoso (14). Il leg. col- laterale fibulare (1 5), cordoniforme, non collegato n alla capsula n al menisco laterale; origina dall'epicon- dilo laterale (16) e si fissa sulla testa della fibula (17). Sulla superficie posteriore il leg. po- pliteo obliquo (18) rappresenta la ir- radiazione laterale del tendine del m. semimembranoso (14) ed diretto in senso supero-laterale. Il leg. popli- teo arcuato (19) origina dall'apice della testa della fibula (20) e si irra- dia nella capsula articolare incrocian- do il tendine del m. popliteo (21). 22 Borsa soprapatellare, 23 Borsa subtendinea del m. ga- strocnemio mediale, 24 Capo mediale del m. gastrocne- mio, 25 Capo laterale del m. gastrocne- mio.
Articolazione del ginoccnio (coxtixuazioxe, A-C) U n u Iteriore gruppo di legamenti arti- colari rappresentato dai legg. cro- ciati. Questi servono soprattutto al mantenimento dei normali rapporti articolari nei confronti dei movimenti di rotazione. Essi sono intracapsulari, ma extraarticolari (pag. 206). Il leg. crociato anteriore (1) va dal- l'area interGondiloidea anteriore della tibia alla faccia interna del Gondilo la- terale del femore. Le sue fibre di ori- gine laterali sono pi- dorsali rispetto alle mediali. Il leg. crociato posteriore (2), pi- robusto di quello anteriore, si esten- de dalla faGGia laterale del condilo mediale del femore all'area interGon- diloidea posteriore. I menischi sono Gostituiti da tessuto Gonnettivo ricco di fibre Gollagene e di Gellule simili a quelle Gartilaginee; le fibre collagene sono orientate se- condo due principali direzioni: le fibre pi- robuste seguono la forma dei me- nischi fra i loro punti di attacco, men- tre quelle pi- sottili sono disposte ra- dialmente incrociando le preGedenti. Da ci si deduce che le rotture longi- tudinali arGuate sono p- frequenti di quelle trasversali. Le cellule similGar- tilaginee sono situate prinGipalmente vicino alla superficie dei menischi. I n sezione trasversale i menischi ap- paiono pi- sottili nel contorno interno e sono uniti alla membrana sinoviale della capsula articolare con il loro contorno esterno. Sono mobili sulla loro base di appoggio, cio sulla ti- bia. L'irrorazione assicurata dalle aa. media e inferiori del ginocchio Ghe GostituisGonr arGate perimeni- sGali. Il menisco mediale (39 a forma di mezzaluna ed unito al leg. collate- rale mediale (4). I suoi punti di inser- zione sono relativamente lontani l'u- no dall'altro; posteriormente pi- lar-
go che anteriormente, cio il suo cor- no anteriore (5) pi- sottile del corno posteriore (6). Risulta meno mobile del menisco laterale. Nella extrarota- zione della gamba viene spostato e stirato, mentre nella intrarotazione ri- sulta scaricato. I I menisco laterale (7) pressoch circolare. I suoi punti di inserzione sono molto vicini ed esso presenta quasi la stessa larghezza in ogni suo punto. E'pi- mobile del menisco me- diale, non essendo unito al leg. colla- terale laterale (8). Per la sua mobilit viene scarsamente caricato nei diver- si movimenti. Dal suo corno posterio- re si estendono fino al condilo femo- rale mediale, rispettivamente ante- riormente e posteriormente al leg. crociato posteriore, il leg. menisco- femorale anteriore (9) e il leg. me- nisco-femorale posteriore (10); i n genere se ne riscontra uno solo. Il leg. menisco-femorale posteriore pi- frequente dell'anteriore (circa 30/o). In casi pi- rari (vedi fig. C) am- bedue i legamenti possono coesiste- re. I menischi sono collegati anterior- mente dal leg. trasverso del ginoc- chio (11). Nel lO/o dei casi questo legamento suddiviso in pi- fasci.
Indicazioni cliniche: Il clinico distingue nel menisco un corno
206 Ossa, legamenti, articolazi
Articolazione del ginocchio (conti n uazione, A-D) La membrana sinoviale (1) e la mem- brana fibrosa (2) della capsula arti- colare sono separate l'una dall'altra, sia sulla superficie anteriore che su quella posteriore, da accumuli di grasso. La linea di riflessione della membrana sinoviale, dal lato del fe- more (3), in avanti si trova ad una certa distanza dal limite della Gartila- gine artiGolare, laddove inizia la membrana sinoviale stessa (4). Si costituisce pertanto la borsa soprapa- tellare (5) che comunica con la cavit articolare. La linea di riflessione (6) della membrana sinoviale separata dall'osso mediante uno strato connet- tivale appartenente al periostio (7). Dal lato della tibia (8) anteriormente l'origine e la riflessione della mem- brana sinoviale sono situate assai vi- cino al limite della cartilagine artico- lare. Posteriormente dal lato del fe- more la membrana sinoviale si attac- ca al limite della cartilagine articolare (9) dei condili femorali, in modo tale che la cavit articolare forma due re- cessi (1O) diretti in dietro. Nel mezzo la membrana sinoviale passa al da- vanti dei legg. crociati anteriore (11 ) e posteriore (12), cosicch questi le- gamenti sono intracapsulari, ma ex- traarticolari, essendo situati fra mem- brana sinoviale (1) e membrana fibro- sa (2). Posteriormente, dal lato tibia- le, l'inserzione della membrana sino- viale awiene immediatamente al limi- te della cartilagine articolare (13). 1 menischi (14) sono situati all'interno della membrana sinoviale. La cavit articolare mostra una co- stituzione complessa. Aprendo l'arti- colazione, anteriormente si osserva fra la membrana sinoviale e la mem- brana fibrosa un largo cuscinetto adi- poso, il corpo adiposo infrapatellare (15). Esso si estende dal limite infe- riore della patella (16), che com- presa nella parte anteriore della cap- sula articolare, fino alla plica sinovia- le infrapatellare (17), la quale rappre-
zinta il residuo della primitiya suddi- visione in due camere della cavit ar- ticolare. La plica sinoviale infrapatellare si proietta con il suo margine superiore libero nella cavit articolare collocan- dosi al davanti dei legg. crociati che essa in parte awolge. Lateralmente al corpo adiposo infrapatellare ed alla plica sinoviale infrapatellare si trova- no le pliche alari (18). Nell'articola- zione del ginocchio si trovano nume- rose borse di cui alcune comunicano con il cavo articolare. La pi- grande delle borse comunicanti la borsa soprapatellare, situata al davanti, che amplia la cavit articolare verso l'al- to. AI di dietro sono situati il recesso subpopliteo e la borsa del m. semi- membranoso, che sono molto pi- pic- cole. All'origine dei due capi del ga- strocnemio si trovano la borsa su- btendinea del m. gastrocnemio late- rale e la borsa subtendinea del m. gastrocnemio mediale. Tra le borse sinoviali non comunicanti con la cavi- t articolare bisogna citare la borsa prepatellare, situata immediatamente al davanti della patella nel sottocuta- neo, e la borsa infrapatellare profon- da (19), che in certi casi pu comuni- care con la cavit articolare ed si- tuata fra il leg. patellare (20) e la membrana fibrosa della capsula arti- colare.
-'-'@@'@@'@ "' -'@'@ "@u@u@ @ @., L'articolazione tibiofibulare (12) un'unione quasi immobile (anfiartro- si) tra la testa della fibula (13) e la faccia inferiore del condilo tibiale la- terale (14). Essa possiede una cap- sula robusta, rinforzata dai legg. del- la testa della fibula. Questa articola- zione anche detta (r)di compensa- zione'>, perch entra in azione nella flessione dorsale massima del piede, quando l'articolazione tibiofibulare di- stale si allarga per accogliere la parte anteriore della troclea astragalica. La tiba e la fibula sono collegate, i- noltre, dalla membrana interossea (15), che fissa le due ossa tra di loro come una sindesmosi. La direzione delle fibre nella membrana interos- sea dall'alto in basso e dalla tibia alla fibula. La membrana molto du- ra e rig ida. I nferiormente esiste la sindesmosi tibiofibulare (16). Si pu osservare il leg. tibiofibulare anteriore, che decor- re obliquamente sulla faccia anterio- re dei due capi articolari, ed il leg. tibiofibulare posteriore, situato oriz- zontalmente sulla faccia posteriore. Ambedue i legamenti sono poco di- stensibili, cosicch durante la flessio- ne dorsale del piede uno spostamen- to delle due ossa possibile solo in misura modesta. 17 m. semitendinoso, m. gracile, m. sartorio in tensione 18 m. bicipite femorale e tratto ileoti- biale, in tensione.
Articolazioni del piede (A-C) Nelle articolazioni del piede distin- guiamo un'articolazione superiore, l'articolazione talocrurale o tibio-tar- sica e un'articolazione inferiore rap- presentata dalle articolazioni subta- lare e talo-calcaneo-navicolare. Inoltre esistono ancora l'articolazio- ne cuneonavicolare e le articolazio- ni intertarsali. Le articolazioni tar- sometatarsiche sono quelle tra le ossa tarsali e metatarsali. Le articola- zioni tra le singole ossa metatarsa- li sono chiamate intermetatarsiche e quelle delle ossa metatarsali con le dita metatarsofalangee. Inol- tre esistono le articolazioni interfa- langee.
Articolazione superiore (talocrurale) Le facce articolari sono formate dal mortaio tibio-fibulare (1) e dalla tro- clea dell'astragalo con la faccia su- periore e le facce malleolari mediale e laterale. Tibia e fibula formano una cavit che accoglie la troclea dell'a- stragalo (vedi pag. 212). La fibula con la sua faccia articolare malleola- re si spinge un p pi- in basso della tibia. La capsula articolare (2) si inserisce al margine delle facce articolari rive- stite da cartilagine. La cavit articola- re contiene sia davanti che dietro pli- che sinoviali. Legamenti. Il legamento pi- grande il leg. deltoideo (3), situato medial- mente, che costituito da una parte tibionavicolare (4), da una parte tibio- calcaneare (5), da una parte tibiotala- re anteriore e da una parte tibiotalare posteriore (6). La parte tibionavicola- re (4) va dalla tibia (7) all'osso navi- colare (8) e copre la parte tibiotalare anteriore che raggiunge il collo del- l'astragalo. La parte tibiocalcaneare (5) si porta al sostentacolo dell'astra- galo (9) e copre parzialmente la parte tibionavicolare (4). Ulteriori legamenti sono il leg. talofibulare anteriore (10),
eg. talofibulare posteriore ed il leg- calcaneofibulare (11). Il leg. talofibu- lare anteriore unisce il malleolo late- rale con il collo dell'astragolo. Il leg. taleofibulare posteriore si porta, con decorso quasi orizzontale, dalla fos- sa del malleolo laterale al proces- so posteriore dell'astragalo. Distal- mente e prossimalmente rispetto a questo legamento si osserva la cap- sula articolare che rimane scoperta. Il mortaio tibio-fibulare viene fissato dai legg. tibiofibulari anteriore (12) e posteriore. Movimenti. Sono possibili una fles sione plantare e una dorsale. Nella flessione plantare sono possibili an- che movimenti di lateralit intorno ad un asse verticolare poich nella cavi- t articolare tibiofibulare viene a tro- varsi la parte posteriore della troclea dell'astragalo, che pi- stretta ed ha quindi un maggior spazio a disposi- zione. L'articolazione talocrurale un'articolazione a troclea con un asse trasversale, che inizia poco sotto la punta del malleolo mediale e decorre attraverso la parte pi- spes- sa del malleolo laterale. L'escursione massima, in questa articolazione, tra flessione dorsale e plantare arriva fi- no a 70 gradi. Indicazioni cliniche: Due linee articolari permettono l'amputa- >:--a @oi -:@@@ n del metatarso. La linea
rticolazioni dl piede (continuazione, A-B) Articolazione inferiore E' costituita da due articolazioni se- parate, l'articolazione subtalare (1 ), che forma la parte posteriore, e l'arti- colazione talocalcaneonavicolare (2) che forma la parte anteriore. Le due articolazioni, pur separate l'una dall'altra, hanno una funzione comu- ne. Le facce articolari dell'articola- zione subtalare sono formate dal l'a- stragolo (3) e dal calcagno (4). La capsula, lassa e sottile, rinforzata dai legg. talocalcaneari mediale e la- terale (5). L'articolazione talocalca- neonavicolare possiede tre capi arti- colari. Accanto alle facce articolari dell'astragalo, del calcagno e dell'os- so navicolare (6) presente un'altra faccia articolare rivestita da cartilagi- ne fibrosa in corrispondenza del leg. calcaneonavicolare plantare (@. Es- so unisce il calcagno, nei pressi della sua faccia articolare media, con l'os- so navicolare e forma con questo una superficie per la testa dell'astragalo. La cap>ula si inserisce nella zona ar- ticolare anteriore direttamente al limi- te cartilagineo e raggiunge il leg. cal- caneonavicolare plantare. Funzioni di rinforzo della capsula sono svolte dal leg. biforcato (8) messo in tensione (ved. pag. 222) che tiene insieme il calcagno (4) e l'osso navicolare (6) e l'osso cuboide (9). Il leg. talocalca- neare interosseo (10) separa la parte anteriore e quella posteriore di que- st'articolazione. Riassumendo, nell'articolazione su- periore (talocrurale) possibile un movimento a cerniera, mentre nel- l'articolazione inferiore uno di rota- zione. L'articolazione superiore un'articolazione a troclea, mentre l'articolazione inferiore un'articola- zione trocoidea. I movimenti di rota- zione vengono denominati pronazio- ne e supinazione, come quelli della mano. La supinazione l'innalzamento del margi-
@IO@I
ne interno del piede, la pronazione l'in- nalzamento del margine laterale del piede con una contemporanea rotazione esterna. L'escursione massima fra pronazione e su- pinazione di 60 gradi. Articolazio@i tra le altre ossa del tarso e del metatarso L'articolazo@e calcaneocuboidea (11) un'anfiartrosi e fa parte della cosiddetta linea articolare di Chopart (vedi pag. 218). L'articolazione cu- neonavicolare e le articolazioni tar- sometatarsiche come anche l'arti- colazione cuneocuboidea sono an- ch'esse anfiartrosi. I legamenti che rinforzano la capsula articolare ven- gono trattati a pag. 212. Anche le al- tre articolazioni intertarsiche e le articolazioni intermetatarsiche sono anfiartrosi. Le ultime sono situate tra le basi delle ossa metatarsali II-V.
Articolazioni delle dita Le articolazioni metatarsofalangee ed interfalangee del piede si divido- no in articolazioni basali, medie e ter- minali. Le articolazioni basali sono articolazioni sferiche per la loro for- ma e vengono limitate nei loro movi- menti dai legg. collaterali. Le articolazioni medie e terminali so- no per la loro forma delle articolazio- n i a troclea. 12 leg. calcaneocuboideo dorsale, 13 leg. cuboideonavicolare dorsale, 14 leg. talona- vicolare, 15 legg. tarsometatarsali dorsali, 16 legg. metatarsali dorsali, 17 leg. planta- re lungo, 18 legg. metatarsali plantari, 19 tendine del m. peroneo lungo, 20 tendine del m. tibiale anteriore, 21 tendine del m. tibiale posteriore, 22 tendine del m. pero- neo breve, 23 leg. calcaneocuboideo plan- tare, 24 leg. cuboideonavicolare plantare.
Legamenti delle articolazioni del piede (A-B)
Sono suddivisi in vari gruppi: Legamenti che uniscono tibia e fibula tra di loro e con le ossa tar- sali (rosso). Tra di loro sono com- presi il leg. deltoideo (1 ), il leg. talofi- 6u1are anteriore (2), il leg. ta1ofi6u1a- re posteriore (3), il leg. calcaneofibu- lare (4), i I leg. ti6iofi6u1are anteriore (5) ed il leg. ti6iofibu1are posteriore (6)- Legamenti che uniscono l'astraga- lo con le altre ossa tarsali (in ver- de). Sono il leg. talonavicolare (@, il leg. talocalcaneare interosseo (8), il leg. talocalcaneare laterale (9) e me- diale (10) ed il leg. talocalcaneare posteriore (1 1 ). Altri legamenti dorsali (in giallo) Tra di loro sono compresi il leg. bifor- cato (12) con le sue due parti (la par- te calcaneonavicolare e la parte cal- caneocuboidea), i legg. intercuneifor- mi dorsali (1 3), il leg. cuneocuboideo dorsale (1 4), il leg. cu6oideonavico1a- re dorsale (1 5), i legg. cuneonavico- lari dorsali (1 6) ed i legg. calcaneo- cu6oidei dorsali (1 7). Legamenti tarsali plantari (in b(u) che uniscono le ossa tarsali sul la- to plantare. Il leg. plantare lungo (18) va dalla tuberosit calcaneare all'osso cuboide ed alle ossa me- tatarsali. Un legamento importante per la statica del piede il leg. calca- neonavicolare plantare (19, vedi pa- gina 224). A s viene descritta la par- te mediale del leg. plantare lun- go che si chiama leg. ca1caneocu6oi- deo plantare (20). Esistono inoltre i legg. cuneonavicolari plantari, i I leg. cu6oideonavico1are plantare, i le- gg. intercuneiformi plantari, il leg. cuneocu6oideo plantare ed i legg. interossei (leg. cuneocu6oideo inte- rosseo e legg. intercuneiformi inte- @orosseie@).
ZlOnl
Legamenti tra tarso e matatarso (in viola). Essi si dividono nei legg. tar- sometatarsali dorsali e plantari e nei legg. cuneometatarsali interossei. -egamenti tra le ossa metatarsali (in rosa). Sono i legg. metatarsali in- terossei dorsali e plantari. Essi si tro- vano a livello delle basi delle ossa metatarsali.
Morfologia e funzione dello crh@l@trn @@I aiede (C-D@
rticolazie mandibolare (A-B) L'articolazione temporomandibola- re viene suddivisa in due comparti- menti da un disco articolare (1). 1 capi articolari sono rappresentati da un lato dalla testa del condilo man- dibolare (2) e dall'altro dalla fossa mandibolare del temporale (3) con il tubercolo articolare (4). La testa mandi+bolare un rilievo elis- soide, il cui maggior asse, obliquo medialmente ed indietro, si incontra con quello del lato opposto poco al davanti del grande forame occipitale formando un angolo di 160. La su- perficie articolare rivestita da carti- lagine fibrosa, come pure la fossa mandibolare. Il disco articolare (1) costituisce per la testa mandibolare una specie di calotta mobile. Esso formato, ante- riormente, da tessuto fibroso con frammiste cellule cartilaginee. La parte posteriore (5) del disco bila- minare; la parte superiore, che fis- sata alla parete posteriore della fossa mandibolare, formata da tessuto fi- broelastico, mentre la parte inferiore (6), che si inserisce a! margine po- steriore della testa mandibolare, formata da tessuto fibroso molto den- so. In avanti il disco articolare unito fermamente con la capsula articolare e con il m. pterigoideo esterno. La capsula articolare (7) relativa- mente lassa e sottile ed rinforzata soprattutto lateralmente da legamenti (8). Inoltre esistono legamenti a di- stanza: il leg. stilomandibolare (9) ed il leg. sfenomandibolare, che non sono in diretto contatto con la capsula articolare. Il leg. sfenomandi- bolare si estende dalla spina sfenoi- dale alla lingula mandibolare, mentre il leg. stilomandibolare va dal proces- so stiloideo (10) all'angolo mandibo- lare (11 ). Funzionalmente l'articolazione man- dibolare una combinazione di due
articolazioni. Un'articolazione tra disco articolare e testa mandibolare ed una tra disco articolare e fossa mandibolare. Nell'apertura attiva del- la bocca si ha un movimento di rota- zione nell'articolazione inferiore ed un movimento di scorrimento verso l'avanti nella parte superiore. Questo movimento viene condiziona- to soprattutto dal m. pterigoideo e- sterno. Accanto ai movimenti di aper- tura si hanno movimenti di laterali- t - L'articolazione mandibolare e la for- ma dei suoi capi articolari dipendono dalle caratteristiche della dentatura e quindi anche dall'et. Se mancano i denti (nel neonato o vecchio) la fossa mandibolare piatta ed il tubercolo articolare poco sviluppato. Immediatamente dietro l'articolazione mandibolare c' il meato acustico e- sterno (12) ed immediatamente so- pra la fossa cranica media. La paroti- de (vedi vol. 11) e vari vasi e nervi so- no in stretta relazione con l'articola- zione mandibolare.
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