Capitolo
II°
Nella
primavera del 1977, il rampante iycoou pidui~ta entra a far parte
del consiglio di amministrazione del deficitario "Giornale nuovo" di Indro
Niontancili, acquistando una quota del 12 per cento della società che
edita il quotidiano. L'avventura del "Giornale nuovo" aveva preso le
mosse il 17 ottobre 1973 allorquando Montanelli si era dimesso dal
"Corriere della Sera" perché riteneva la linea politica del quotidiano di
via Solferino (diretto da Piero Ottone) troppo "sbilanciata a sinistra" e
perfino "filocomunista". Il 27 febbraio 1974 era nata la Società europea
dì edizioni spa (costituita in cooperativa dallo stesso Montanelli e da
altri giornalisti di orientamento conservatore e anticomunista), e il
successivo 25 giugno aveva
tratto il suo esordio nelle edicole "Il Giornale nuovo". quotidiano
diretto da Montanelli e fortemente connotato in senso moderato. In
occasione delle elezioni politiche anticipate del giugno 1976, il nuovo
quotidiano aveva rivolto ai suoi lettori il celebre invito "Turatevi il
naso e votate Dc" per contrastare "l'avanzata del Pci" - una scelta
politica consona alle analisi politiche piduiste una Dc imprese ntabile, e
tuttavia il solo possibile baluardo capace (il contrastare l'incipiente
"pericolo comunista". Del resto, la presenza del "Giornale nuovo" nel
panorama editoriale italiano rimarrà sempre e solo motivata da ragioni
esclusivamente politiche, poiché sotto l'aspetto economico il quotidiano
risulterà perennemente (e pesantemente) deficitario. Nel corso di
un'intervista del maggio 1979, poco prima che la sua presenza nel
"Giornale nuovo" salga al 37,5 per cento, Giorgio Bocca gli domanda:
"Signor Berlusconi, io la conosco per uno che fabbrica città. Mi vuol dire
perché da qualche tempo compie incursioni nella informazione? E come fa ad
essere azionista (12 per cento) del "Giornale nuovo" di Montanelli e al
tempo stesso padrino del "Corriere della Sera"?" , e Berlusconi nsponde:
"Otto anni fa, un mattino sono nel mio ufficio, apro "Il Giorno" e ci
trovo un articolo di Giorgio Bocca: parla di Milano 2, di questo
Berlusconi mai sentito nominare, che deve aver fatto i soldi non si sa
bene come [...].Rimango lì seduto a pensare: ecco, uno può lavorare
onestamente, caparbiamente per vent'anni. venir su dalla gavetta~ meritare
la stima dei banchieri veri alla Rasini, fare dell'urbanistica nuova,
mettere su un'azienda sana, ma se non èconosciuto dai signori giornalisti
lo trattano come uno che fa il gioco delle tre carte". E Bocca: "Così lei
risolve il problema comperando i giornali e fondando una televisione,
Telemilano. Sembra un film di Orson Welles...": Berlusconi replica: "No,
ho semplicemente capito che in questa società, con i mass media, non si
può vivere nascosti, nello splendido isolamento che piaceva ai manager
lombardi fra le due guerre. Bisogna avere un'immagine, renderla nota. E
poi, diciamo pure le cose come stanno: occorrono strumenti di difesa". Nel
corso dell'intervista, Bocca accenna anche alla "influenza" di Berlusconi
sul "Corriere della Sera": "Lei è ascoltato nell'azienda del "Corriere".
Mi sa spiegare perché ogni settimana o quasi Via Solferino annuncia una
nuova impresa? Non sarebbe il caso, prima, di ridurre il deficit?", e
l'intervistato: "Mi consenta di rispondere con un'immagine
automobilistica: ai dirigenti attuali del "Corriere" piace soprattutto
premere l'acceleratore. Anche a me piace, però ho l'avvertenza di tenermi
al fianco alcuni frenatori". Gli "alcuni frenatori" che il neo-editore
piduista ha l'avvertenza di tenersi al fianco non lo hanno evidentemente
indotto a "frenare" rispetto all'ingresso in una società editoriale, la
montanelliana Società europea di edizioni spa, deficitaria, anche perché
l'operazione non è affatto "imprenditoriale", bensì politica, come
confermerà Berlusconi molti anni dopo: "Nella seconda metà degli anni
Settanta, quando il Pci di Berlinguer iniziava la sua lunga marcia nella
consociazione politica con la Dc, forte anche allora di successi
elettorali e di una quantità di applausi opportunisti, entrammo
nell'editrice del "Giornale" di Montanelli". Certo é che l'acquisizione
del "Giornale" nuovo e in sintonia con i programmi piduisti di
infiltrazione e conquista dei mass media, e che il quotidiano
montanelliano controllato da Berlusconi si rivelerà piuttosto sensibile
agli interessi massonici: infatti, quando il l8 marzo 1985 la Commissione
parlamentare d’inchiesta sulla P2 renderà pubblici gli elenchi di
affiliati alla massoneria, il "Giornale nuovo" insorgerà con virulenza
criticando aspramente la decisione della Commissione in tre diversi
articoli firmati da Montanelli, Paglia e Perna. E del resto all indomani
dello scoppio dello "scandalo P2" (marzo 1981) in risposta a Montanelli
che in un minimizzatorio "fondo" del quotidiano lo aveva definito "un
semplice magliaro", il Venerabile maestro Licio Gelli (latitante perché
inseguito da numerosi mandati di cattura) gli replicherà così: "Vorrei che
Montanelli mi dicesse se anche all’epoca in cui mi fece ripetutamente
sollecitare per avere un incontro con me mi ritenesse un millantatore e un
magliaro... O forse mi ha definito così perché al primo appuntamento
all'Hotel Excelsior di Roma giunsi con un ritardo di un paio di minuti,
tanto che il portiere, preoccupatissimo, si affrettò, al mio arrivo, di
farmi presente che il dottor Montanelli mi stava aspettando nel corridoio.
Non lo conoscevo: ricordo che gli feci le mie scuse per quel leggerissimo
ritardo e lui, dopo aver espresso il piacere di fare la mia conoscenza,
entrò subito nel vivo, dicendomi che "Il Giornale nuovo" era nato in
alternativa al "Corriere della Sera" quando questa testata si era spostata
troppo a sinistra. Mi aggiunse che in quel momento, poiché il "Corriere"
era tornato sulle vecchie posizioni, presumibilmente, secondo lui, a
seguito di mio intervento, "Il Giornale nuovo" si trovava in una
situazione critica. Gli detti assicurazione che non avevo in alcun modo
interferito negli indirizzi del "Corriere". E lui mi illustrò le
difficoltà del suo giornale e mi pregò di fargli avere un finanziamento da
qualche istituto di credito. Come è nel mio stile, provvidi immediatamente
e disinteressatamente, presentandolo al Banco Ambrosiano [banca controllata da/la P2, NdA]
che, se non erro, gli accordò un'apertura di credito. In una
successiva occasione, gh ottenni un incontro a colazione con il
presidente, Roberto Calvi [affiliato alla P2, NdA]". La
sostanziale acquisizione del "Giornale nuovo" riserva a Berlusconi qualche
piccolo "problema collaterale", come accade nell'estate del 1980,
allorquando il neo-editore segretamente affiliato alla Loggia segreta P2
affronta una nuova tappa della sua avventura imprenditoriale - una vicenda
di palazzinari andreottiani falliti, di ingenti finanziamenti bancari, di
scabrosi contatti col potere politico, all'ombra della P2. "Chi lo ha
visto in questi giorni [luglio
1980, NdA] sostiene che non è mai stato così teso. Silvio Berlusconi,
uno degli imprenditori rampanti della nuova generazione, impegnato sul
fronte delle televisioni private e dei quotidiani (controlla in pratica il
"Giornale" diretto da Indro Montanelli), sa che questo potrebbe essere il
colpo grosso della sua carriera. Oggetto dell'attenzione di Berlusconi è
l'ingente patrimonio immobiliare lasciato in Italia dai fratelli Gaetano,
Francesco e Camillo Caltagirone, perseguiti per bancarotta e debitori nei
confronti di varie banche di centinaia di miliardi. i Caltagirone e le
loro società sono stati dichiarati falliti e tutto è in mano alla
magistratura ma le banche (con in testa l'italcasse) sperano ancora di
concludere un compromesso extragiudiziale dal quale ricavare qualcosa in
più che dal fallimento. il patrimonio immobiliare è di circa un milione di
metri quadri, anche se molti immobili sono da ultimare. Chi se lo
aggiudica può farci sopra un guadagno di molti miliardi e Berlusconi oggi
avrebbe particolarmente bisogno di sostanziosi guadagni, impegnato com'è
su molti fronti. Fra l'altro anche il suo inserimento nel "Giornale" non è
privo di difficoltà perché proprio di recente ha dovuto far rientrare una
lettera di dimissioni presentata contro di lui da Montanelli: il più
famoso giornalista d'italia ha protestato contro l'interferenza di
Berlusconi in una serie di articoli dedicati al banchiere Roberto Calvi e
che il giovane azionista del "Giornale" aveva cercato di bloccare per non
inimicarsi l'appoggio del Banco Ambrosiano; poi tutto si è risolto con il
compromesso che a scrivere il secondo articolo è stato Montanelli. Per
molti questa mossa di Berlusconi è stato il segno del nervosismo nel quale
vive queste giornate d'estate. Fino a poco tempo fa, infatti, era convinto
di potersi aggiudicare l'affare Caltagirone senza difficoltà. Grazie a
vari legami, si era assicurato l'appoggio del presidente dell'italcasse
Remo Cacciafesta. molto vicino (anche se non solo) al presidente del
Senato Amintore Fanfani, che in più circostanze ha dimostrato grande
simpatia per Berlusconi. Cacciafesta è arrivato all'italcasse dopo una
sorta di compromesso tra Fanfani e Giulio Andreotti, interessato a veder
chiuso l'affare Caltagirone. Occupandosi di questa vicenda, Berlusconi,
dunque, oltre che molti miliardi, potrebbe conquistare la riconoscenza dei
due leader Dc. Ma quando era ormai in dirittura d'arrivo è arrivata alle
banche l'offerta di un temibile concorrente: il gruppo svizzero
Interprogramme, che fra l'altro gestisce il fondo d’investimento
Europrogramme. Per Berlusconi l'lnterprogramme è pericolosa soprattutto
per un motivo: è in grado di disporre di decine di miliardi in contanti
(50 li ha già depositati presso le varie banche creditrici dei
Caltagirone), mentre lui è comunque obbligato a far ricorso al credito di
altre banche per rimborsare quelle implicate nell'affare Caltagirone.
Quando al consiglio Italcasse pochi giorni fa sembrava che il presidente
Cacciafesta potesse avviare a soluzione il problema con l'offerta di
Berlusconi, i consiglieri hanno richiesto invece un ulteriore
approfondimento delle offerte, dando mandato al direttore generale
dell'italcasse, Luciano Maccari, di presentare alla seduta del 30 luglio
le varie proposte più dettagliate. In particolare l'Italcasse oltre ai
miliardi che incasserebbe per i propri crediti (circa 70 nelle due
offerte) chiede che non vengano poste condizioni circa le altre questioni
e in particolare riguardo ai debiti col fisco delle società dei
Caltagirone, al valore degli immobili, agli accordi con le altre banche
creditrici e agli altri creditori non bancari, alla possibilità di
proroghe delle licenze di costruzione nel frattempo scadute. Ed è per
questo che Berlusconi si è affrettato, venerdì 25 luglio, a legare le proprie
proposte a quelle dell'Europrogramme, mutando sostanzialmente i termini
del suo impegno in un primo momento rivolto solo alla ultimazione dei
lavori negli immobili incompiuti (per un totale di circa 220 miliardi). "E
adesso", dicono all'italcasse, "abbiamo due offerte sostanzialmente
identiche nello schema anche se un proponente ha i soldi liquidi, e
l'altro no: esse debbono essere ancora meglio dettagliate e da esse
debbono sparire gli elementi di dubbio o di coinvolgimento futuro
dell'istituto. Chi sarà in grado di farlo avrà partita vinta"".
Nell'estate
1978 Berlusconi ha l'occasione di vestire i panni del mecenate: il Teatro
Manzoni di Milano è in crisi e sta per chiudere i battenti, e lui decide
di intervenire. "Nella decisione di entrare all'80 per cento come socio",
spiegherà, "hanno agito molto i sentimenti, anche se il raziocinio ha
fornito la scusa. Quando ero studente dell'Accademia dei filodrammatici
venivo al Manzoni. cui mi legano ricordi dì belle serate... Qui, a mio
parere, c'è un feeling,
un'atmosfera particolare... Per questo l'appello dei vecchi soci e del
sindaco è divenuto per me imperativo categorico". In realtà, il
mecenatismo acquisitorio, piuttosto che dalle struggenti rimembranze
giovanili, è mosso dalle "sollecitazioni" del sindaco craxiano Carlo
Tognoli e quindi dei "socialisti" milanesi, nonché dall'opportunità di
fare del Teatro Manzoni il "fiore all'occhiello" della Fininvest nel cuore
della città. Luigi Foscale, presi-dente della società Il Teatro Manzoni
srI, lo ammetterà esplicitamente: "È il balcone del gruppo sulla via
Manzoni. Io devo fare i salti mortali per essere all'altezza della nostra
immagine. Mi èstato affidato un capitale-teatro e lo devo muovere. Il
capitale èl'immagine la risonanza, il successo, la dignità culturale che
ci viene di riflesso". Del Teatro Manzoni, Foscale è direttore,
impresario, maschera e addetto ai biglietti: "Berlusconi ha voluto
affidarmi questa baracca perché sono suo zio e lui preferisce tenere le
cose in famiglia. Dovevo restarci un anno, e invece sono rimasto fregato.
E vero che ho la passione del teatro (una cosa così, come la si può avere
per il calcio), ma ho anche passato i settant'anni. Sono andato in
pensione come ex dirigente Fiat, poi ho lavorato per le società di Silvio,
mio nipote. Insomma, speravo di riposarmi un po'...". Fin dall'inizio,
Berlusconi si è attivato per dare vita a un Club degli amici del Teatro
Manzoni col quale dividere gli oneri di gestione. ma l'impresa risulta
subito vana. "Era un Club nato morto", commenta Foscale, il quale precisa
che il Teatro Manzoni si muove su un doppio binario, producendo in proprio
e ospitando compagnie esterne: le compagnie che vengono ospitate si
trattengono il 75-77 per cento degli incassi, e "col restante 25-23 per
cento dobbiamo provvedere al personale, alle pulizie, alle tasse, alle
luci e all'affitto. I muri non sono della Fininvest, ma di una società
immobiliare estranea".
Sul
finire degli anni Settanta, il grande fervore organizzativo di Berlusconi
sul versante televisivo si concretizza nella costituzione di alcune nuove
società. Il 3 ottobre 1979 viene fondata la concessionaria di pubblicità
Publitalia 80 spa capitale sociale 3 miliardi di lire, consigliere
delegato Marcello Dell'titri In precedenza, il 3 settembre, era stata
costituita la Cofint, Compagnia finanziaria televisiva spa, capitale
sociale 4 miliardi di lire, sede sociale nella milanese via Rovani 2 (il
quartier generale berlusconiano). Il 12 novembre 1979, l'editore
piduista registra la società Canale 5 music sri, capitale sociale di soli
20 milioni di lire. lì primo amministratore unico di Canale 5 risulta
essere tale Antonio Melchiorre classe 1922, nativo di Chieti residente a
Milano e un ex generale dell'Aeronautica in pensione "Come sono diventato
amministratore unico di Canale 5. Semplice sono stato un presta-nome,
niente di più. Un mio amico il commercialista ùiovanni Dal Santo, mi ha
chiesto se ero disposto di figurare come dirigente di quella società.
Avute le più ampie assicurazioni, mi sono recato dal notaio Roveda a
firmare come amministratore unico. Dopo un anno, nel corso del quale
Canale 5 non ha assolutamente operato, mi sono dimesso, lasciando la
società in altre mani. Non ho mai conosciuto Berlusconi, non sono mai
andato nei suoi studi televisivi... Di quella lontana esperienza mi sono
ricordato nel 1987 quando l'amico Dal Santo, recatosi a Roma per conto di
Berlusconi, era stato colpito da ictus cerebrale: la signora Dal Santo mi
ha detto che Berlusconi all'epoca, aveva affittato un aereo privato per
andare a Roma a trovare suo marito in clinica... Per il resto non so che
dire... Delle chiacchierate fortune di Berlusconi so quello che dicono
tutti: che è stato aiutato da Craxi". A Melchiorre, nel marzo l981.
subentrano altri prestanome: il dottor Achille Conti, milanese, e il
ragionier Marco Rossetti, di Sesto San Giovanni: dopodiché, amministratore
unico diviene Giovannino Ciusa, nato a Macomer nel 1915 e domiciliato a
San Donato Milanese, il quale nell'ottobre 1989 dichiarerà: "Non ho niente
da dire, non sono mica il responsabile dell'emittente... lo lavoro a
Palazzo Borromini, a Milano 2 e da anni sono addetto all'Ufficio posta e
commesse per conto della Fininvest...".
Nel
1980 nascono due ulteriori società inerenti il settore televisivo: la
Video Time spa, capitale 7 miliardi, e la Video Time finanziaria spa,
capitale 100 miliardi, capolista del settore. Si tratta di un nuovo
massiccio sforzo finanziario, mentre alcune attività edilizie del gruppo
si stanno rivelando deficitarie. Dopodiché Berlusconi acquista il 51
per cento di Tele Torino international (emittente che fa capo per il 20
per cento alla Fiat) e successivamente altre quote della nuova holding
diretta da Luca Cordero di Montezemolo (manager del gruppo Agnelli). E il
luglio 1980: il disegno piduista del consorzio televisivo sta trovando
puntuale attuazione. Un convegno che si tiene presso la sede
dell'Unione industriali di Torino e dedicato alla situazione e alle
prospettive delle televisioni private, vede la presenza di un Berlusconi
forte di dieci emittenti di sua proprietà (o che comunque controlla), e di
dieci emittenti affiliate - tra le prime c'è ovviamente Canale 5, la più
importante d'italia. Nel corso del convegno, l'editore piduista ammette di
avere investito nel settore qualcosa come 40 miliardi di lire, anche
perché ha rastrellato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna circa seimila
ore di film e telefilm, in pratica saccheggiando materiale di ogni genere;
dichiara inoltre che intende vendere sul mercato italiano soprattutto
programmi leggeri, di disimpegno, che facciano da supporto agli spot
pubblicitari.
Nell'aprile
del 1980, il settimanale rizzoliano "Domenica del Corriere" avvia
un'inchiesta giornalistica dedicata ai ""Numeri Uno" dell'Italia anni
Ottanta"; il primo dei "Numeri Uno" è "Il Signor Milano 2" definito nella
titolazione "il creatore della prima "città senza automobili"", e "l"'uomo
nuovo dell'imprenditoria italiana che a soli 43 anni controlla cento
società". Il testo dell'articolo-intervista richiama la parossistica
apologia mussoliniana durante il Ventennio. Berlusconi sarebbe il capofila
di coloro che ""si sono fatti da sé", e per di più negli anni della
recessione economica, gli anni più difficili della storia del nostro
Paese, un periodo nel quale nessuno sembra più credere alla fiaba
dell'uomo che viene dal nulla. Eppure i protagonisti di queste fiabe
esistono. Il primo... è Silvio Berlusconi". Definito "presidente di una
finanziaria che ha partecipazioni in oltre cento società che operano nei
settori immobiliari dell'editoria, delle telecomunicazioni,
dell'elettronica, dei servizi aerei, della ristorazione e del tempo
libero", e dopo l'elencazione di una sequela di ulteriori
"prestigiosissime" cariche imprenditoriali l'articolo precisa: "Ma
Berlusconi non è soltanto un capitano d industria: e un protagonista anche
nel mondo della cultura e dell informazione: detiene il 37,5 per cento
della editrice de Il Giornale nuovo" diretto da Montanelli, controlla il
primo "consorzio" televisivo indipendente comprendente undici emittenti
private [...]. E’ presidente della società del Teatro Manzoni di Milano, è
membro del consiglio direttivo della società permanente di Belle Arti. La
sua biblioteca privata conta più di diecimila volumi. Recentemente ha
scritto una dotta prefazione a una preziosa edizione di Utopia di Thomas Moore" dunque,
non solo un fiabesco imprenditore, ma anche un dotto "uomo di cultura". "A
soli 25 anni", prosegue l'articolo, "fondò la sua prima società, la
Cantieri nuniti milanesi. Da allora le società sono diventate più di
cento. Per chiunque cento motivi di preoccupazione. Per lui un
divertimento". Dopo la descrizione di una giornata-tipo del Numero Uno
(quattordici ore quotidiane di mirabolanti prodezze
psico-fisico~manageriali, si entra nel vivo dell'intervista: "Dottor
Berlusconi, qual è il segreto del successo?", domanda ieratico l'in te
rvistatore; e 1 'intervistato risponde ironico: "Sono d'accordo con lei, è
un segreto". E "il segreto" del successo di Berlusconi, nella primavera
del 1980, è in buona parte custodito dalla massonica Loggia segreta
Propaganda 2 alla quale è segretamente affiliato e della quale
èl'imprenditore di punta; "al segreto" del successo dell"'uomo che viene
dal nulla" è custodito nei forzieri di alcune finanziarie svizzere.
"Segreto" è ancora, nel 1980, il controllo piduista della Rizzoli, casa
editrice del periodico "Domenica del Corriere": così come "segreta" è
ancora l'affiliazione del direttore della "Domenica del Corriere" Paolo
Mosca, alla Loggia di Gelli. D'altronde, la segretezza è il presupposto
principe della Loggia P2, e un imperativo assoluto per i suoi affiliati -
infatti, in un documento che il Venera-bile maestro invia all'affiliato
Berlusconi il 26 luglio 1980 e che s'intitola, appunto. "Sintesi delle
norme", vi si legge: "Il silenzio è d'oro, massima che assurge a
particolare valore se riferita ad un organismo [la Loggia P2, NdA] caratterizzato
dalla più assoluta riservatezza... nessuno di essi [gli affiliati alla P2, NdA] dovrà
accennare o far comprendere ad altri - anche se dovesse avere la più
assoluta certezza della loro appartenenza all'Istituzione - di farne parte
egli stesso... Può anche accadergli di sentirsi dire che corrono voci
sulla sua appartenenza all'Istituzione: in questo caso dovrà replicare -
con la massima disinvoltura e con tutta indifferenza - che egli stesso era
a conoscenza di queste dicerie, ma che, proprio perché le apprezzava al
loro giusto valore, non si era mai preso il disturbo di smentirle, non
soltanto per la loro palese infondatezza, ma, soprattutto, perché erano da
considerarsi puri e semplici pettegolezzi impregnati della più crassa
assurdità".
Dietro
fiduciarie in odore di P2
TORNA
SU
Milano
2, Milano 3, lo stesso simbolo del "biscione": Berlusconi enfatizza spesso
la "milanesità", l'impronta "meneghina" del suo impero. Peccato solo che
tutto sia stato concepito, progettato, e finanziato, lontano da
Milano. Fino al 1975, Milano è estranea alle iniziative berlusconiane:
le stesse Edilnord e Italcantieri sono infatti società con capitali
svizzeri (almeno ufficialmente). Nella prima, come si è visto, Berlusconi
è socio senza capitali, e per le sue prestazioni viene compensato con l'1
per cento degli utili; nella seconda, comparirà nominalmente solo nel
1977.
La
primissima pietra dell'impero berlusconiano viene posta a Roma, in un
ufficio situato in Salita San Nicola da Tolentino 1/B (una via attigua
alla sede centrale della Banca Nazionale del Lavoro). Qui, il 16 settembre
1974, nasce la società immobiliare San Martino spa. L'atto costitutivo
viene sottoscritto dal banchiere piduista Gianfranco Graziadei per conto
della fiduciaria Servizio Italia spa, e da Federico Pollak (87 anni,
dirigente della Bnl fin dalla fondazione) per la Saf, Società azionaria
fiduciaria spa. Entrambe le fiduciarie sono società della Bnl Holding (il
parabancario del grande istituto di credito). E presente alla costituzione
della Immobiliare San Martino anche Marcello Dell'Utri, il quale della
neocostituita società viene nominato amministratore unico. Si dà il caso
che Marcello Dell'Utri sia un personaggio in odore di mafia, come rivelerà
un rapporto della Criminalpol datato 13 aprile 1981: "L'aver accertato
attraverso la citata intercettazione telefonica il contatto tra Mangano
Vittorio, di cui è bene ricordare sempre la sua particolare pericolosità
criminale, e Dell'Utri Marcello ne consegue necessariamente che anche la
Inim spa e la Raca spa [società per
le quali il Dell 'Utri svolge la propria attività, [NdA] operanti in
Milano, sono società commerciali gestite anch'esse dalla mafia e di cui la
mafia si serve per riciclare il denaro sporco provento di
illeciti". Marcello Dell'Utri (fratello gemello di Alberto Dell'Utri),
futuro amministratore delegato di Publitalia 80 (la potente concessionana
di pubblicità delle reti televisive Fininvest), sarà uno dei più stretti
collaboratori di Berlusconi. Si dirà che i due siano stati compagni di
università (una circostanza dubbia); né molto è dato sapere sul conto di
Dell'Utri, se non che proviene da un'agiata famiglia palermitana, e che
dopo la laurea ha lavorato presso la sede periferica di una banca
siciliana, poco prima di spiccare il volo alla volta di Milano e dei
grandi affari. Tuttavia, secondo l'avvocato Giovanni Maria De Dola, in un
memoriale del costruttore Filippo Alberto Rapisarda (consegnato al giudice
Della Lucia, del Tribunale di Milano), lo stesso Rapisarda sostiene di
avere associato Dell'Utri nelle proprie attività edilizie in seguito alla
pressante raccomandazione" in tal senso rivoltagli dal boss mafioso Stefano
Bontate. La neocostituita società Immobiliare San Martino rimane
mattiva fino alla metà del 1977, quando eleva il proprio capitale sociale
dall'originario un milione a mezzo miliardo e trasferisce la propria sede
a Milano. Poco dopo, nel settembre 1977, muta la propria denominazione in
Milano 2 spa. Il singolare schema operativo -costituzione, sensibile
aumento di capitale, trasferimento della sede a Milano, e mutamento della
ragione sociale - si ripeterà come una costante per tutte le società del
gruppo Fininvest promosse dal parabancario Bnl. Nello stesso settembre
1977, Marcello Dell'Utri cessa dalla carica di amministratore unico, e in
sua vece subentra Giovanni Dal Santo, commercialista nato a CaItanissetta
ma attivo a Milano. dove cura interessi vicini alla Bnl Holding. La
romana Immobiliare San Martino, trasformatasi nella milanese Milano 2 spa,
ha un ruolo essenziale nella costruzione della omonima "città satellite".
Il 15 settembre 1977, la società acquista a Segrate (periferia di Milano)
i terreni sui quali sorgeranno 150 appartamenti. La cedente è la Edilnord,
che con tale cessione comincia a trasferire la propria attività al gruppo
in formazione sotto la regia della Bnl Holding. Il 30 gennaio 1978, la
Edilnord cede a Milano 2 spa 350 appartamenti e relativi box in fase di
costruzione a Segrate, del valore di 14 miliardi di lire. Queste
compravendite di terreni e immobili si articolano in atti notarili tra
soggetti diversi, ma gli interessi sottostanti hanno una medesima matrice
e regia: infatti, la società Milano 2 spa è controllata dalla Fininvest, e
la Fininvest è una società costituita dalle stesse Servizio Italia e
Saf. La Fininvest sri è nata il 21 marzo 1975 al solito indirizzo
romano di Salita San Nicola da Tolentino 1/B a opera dei soliti avvocato
Gianfranco Graziadei e commendator Federico Pollak; secondo il solito
schema, due mesi dopo la costituzione ha aumentato il capitale sociale
dagli originari 200 milioni a 2 miliardi, dopodiché, l'il novembre 197~ si
è trasformata da "srI" in spa e ha trasferito la propria sede a
Milano. La Fininvest assume il controllo di Milano 2 spa (100 per
cento) e di Italcantieri (nonché di altre società che vedremo in seguito).
L'Italcantieri è la società "svizzera" che ha in appalto la costruzione
della "città satellite" a Segrate (cioè Milano 2): in un primo momento il
controllo di Fininvest sulla Italcantieri è dell'80 per cento, ma negli
anni successivi diventerà totale. Anche l'altra società "svizzera", la
Edilnord, si dissolverà ben presto nella Fininvest. Si sono già viste le
mutazioni della Ldilnord: dopo Silvio Berlusconi socio senza capitali, e
dopo il susseguirsi di parenti e prestanome, l'ultima mutazione, alla fine
del 1977, vede entrare in scena il commercialista Umberto Previti (nato a
Reggio Calabria nel 1901, romano d'adozione, operante nel parabancario
Bnl). Previti diviene amministi atore unico della società (che muta così
in Edilnord centri residenziali di Umberto Previti sas), quindi dispone la
sua messa in liquidazione volontaria a far data dal 10 gennaio 1975, e
nello stesso mese - lo si è visto - vende a Milano 2 spa, e quindi alla
Fininvest, tutto il costruito e il costruendo della "città satellite" di
Segrate, compresi le aree a destinazione pubblica e i servizi sociali
convenzionati con il Comune. Sono in ballo ingenti capitali, ma è vano
cercarne traccia nei bilanci della Edilnord; né si comprende quale possa
essere il tornaconto del "socio svizzero" nell'ambito di queste operazioni
tutt'altro che lineari.
L'8
giugno 1978. le due fiduciarie della Bnl - Servizio Italia e Saf - si
ritrovano ancora al n° 1/B della romana Salita San Nicola da Tolentino
(dove entrambe hanno la loro sede sociale) e costituiscono la Fìninvest
Roma srì, con scopo sociale "l'assunzione di partecipazioni azionarie e
finanziamenti in genere": il capitale sociale è di 20 milioni,
sottoscritto in parti uguali da Servizio Italia e Saf; amministratore
unico della neocostituita Fininvest Roma è il calabrese Umberto Previti.
Ventidue giorni dopo, il 30 giugno 1978, Previti propone di elevare il
capitale sociale da 20 milioni a 50 miliardi di lire, illustrando gli
obiettivi dello sbalorditivo megaaumento, parla degli insediamenti
residenziali di Milano 2 e Milano 3. del centro
commerciale all’ingrosso di Lacchiarella di Tv commerciale, di trasporti
aerei di servizi finanziari Viene quindi deliberato l'aumento del capitale
sociale a 50 miliardi, ma al momento i due soci ne versano solo 18:
l’intera somma viene data iii finanziamento a "terzi", i quali terzi altri
non sono che la Fininvest spa di Milano, e utilizzata per acquisire il
controllo di Milano 2 spa, di Italcantieri, e di altre societa A
conclusione di tutte queste operazioni il 26 gennaio 1979 la Fininvest
Roma srI delibera l'inLorpoI azione pei tusione della Fininvest spa di
Milano Il successivo 28 giugno la Fininvest Roma srl assume la nuova
denominazione di Finanziaria di investimnto - Fininvest srl e trasferisce
la propria sede sociale a Milano, via Rovani 2- l'atto è del notaio romano
Vincenzo Antonelli numero di repertorio 18758 "In conseguenza della
odierna fusione la Fìninvest Roma, societa a respons ibilita limitata
subentra nella totalità dei rapporti giuridici attivi e passivi comunque
rifcribili alla società incorporata che si estingue dalla data odierna
Sempre con effetto da oggi cessano di pieno diritto agli organi sociali
dcll i società incorporata e le procure dalla stessa conferite...Sempre a
seguito della fusione attuata con quest'atto, la Fininvest Roma
nell'approvare tutte le operazioni compiute dalle società incorporata
posteriormente al (ventisette) 27 dicembre (millenovecentosettantotto)
1978, subentra nella proprieta di tutti i beni dell'i incorporata, nella
titolarità dei diritti, azioni e ragioni di quest ultima, come pure nelle
obbligazioni e negli oneri sia anteriori che posteriori alla suddetta data
del 27 dicembre 1978. nonchè in tutti i contratti, le convenzioni, le
concessioni, le autorizzazioni e le licenze della società incorporata...
Le parti autorizzano il competente Conservatore del Pubblico registro
automobilistico ad eseguire la voltura d'intest'izione a nome della
incorporante degli automezzi intestati alla incorporata". Nasce così il
"gruppo Fininvest" nella sua prima struttura. Fino a questo momento,
capitale sociale e aumenti di capitale sono sempre stati sottoscritti da
servizio Italia e Saf. Anche in seguito, ogni ulteriore aumento di
capitale della Fininvest sarà riservato esclusivamente ai vecchi soci
(come e' esplicitamente precisato nelle delibere assemblari). Del resto,
negli anni cruciali durante i quali il gruppo si forma, il "signor 1 per
cento Silvio Berlusconi non possiede certo di suo gli ingenti capitali che
vi vengono investiti. Invero, le società di 'matrice romana' che
gravitano nell'orbita del parabancario Bnl e che confluiscono nel gruppo
Fininvest sono molte altre, rispetto a quelle citate: con il loro
trasferimento a Milano, tutto l'ambito delle attività si sposta
definitivamente al nord. L'interesse per il settore editoriale e
tipografico si manifesta assai presto. Già nel 1977. la Fininvest
acquisisce una partecipazione del 50 per cento nell'impresa tipografica
Sies di Umberto Seregni, ed entra nella proprietà del Giornale nuovo" col
12 per cento (due anni dopo aumenterà al 37 per cento). Un'attenzione
ancora più precoce viene riservata alla televisione: Telemilano, dopo una
lunga gestazione, nel l978 si trastorma repentinamente da via cavo a via
etere, e l'anno successivo comincia l'attività di emittente
commerciale. Alla fine del 1979, la Fininvest srl annovera due
partecipate e ventidue società controllate alcune delle quali a loro volta
detengono partecipazioni o il pacchetto di controllo di altre. Il gruppo
si articola in nove settori: progettazione e servizi, costruzioni,
immobiliare, trasporti, editoriale e di comunicazioni (Tv), finanziario,
spettacolo, sport e tempo libero, ristorazione. E un assetto provvisorio,
soggetto a mutamenti e trasformazioni che si susseguono con grande
rapidità.
Ma
chi sono in realtà i personaggi e gli interessi clic si muovono dietro e
dentro il gruppo Fininvcst, quale è l'esatta provenienza degli ingenti
capitali che vi vengono massicciamente investiti? Il palermitano
Marcello Dell'Utri, transitato per primo, nel 1974, in Salita San Nicola
da Tolentino l/B, all'epoca gravita nel giro degli amici di Vito
Ciancimino, e il suo trasferimento dalla Sicilia a Milano non è certo il
viaggio dell'emigrante in cerca di fortuna. Quando viene nominato, a Roma,
amministratore unico della Immobiliare San Martino, Dell'Utri è già
residente a Milano (in via Arcimboldi 2); dunque, la sua altrimenti
inspiegabile presenza a Roma per la costituzione della società testimonia
come egli si trovi in Salita San Nicola da Tolentino I B in rappresentanza
di precisi interessi Servizio Italia e Saf sono società fiduciarie, e
dunque agiscono su mandato "di terzi coperti dall'anonimato (la formula
utilizzata nelle operazioni è " Per conto di società enti o persone da
dichiarare"); del resto i rispettivi statuti vietano loro di acquisire
partecipazioni in proprio superiori al 5 per cento delle società quotate
in Borsa e dcl 10 per cento delle società non quotate. Nel costituire la
Immobiliare San Martino, dunque, le due fiduciarie si muovono in nome e
per conto di altri, così come Dell'Utri (attraverso Rapisarda in contatto
col boss Ciancimino) si muove
in nome e per conto di altri. La sua stessa uscita di scena (Dell'Utri il
13 settembre 1977 si dimette dall'incarico di amministratore unico risulta
analogamente ambigua, quasi che "il siciliano" abbia condotto in porto
un'operazione e abbia così concluso il proprio compito...
Il
19 giugno 1978 - cioè una settimana dopo la costituzione di Fininvest Roma
srI da parte delle due fiduciarie Bnl vengono costituite ben 22 holding,
denominate Holding Italiana Prima Holding Italiana Seconda, Holding
Italiana Terza, e così via fino a Holding Italiana Ventiduesima. Gli
intestatari di questa singolare "collana" societaria sono due prestanome:
tali Armando Minna (nato a Lecce nel 1937, commercialista) e sua moglie
Nicla Crocitto (nata a Bari nel 1935, casalinga), entrambi residenti
presso la berlusconiana Milano 2. Lo scopo sociale delle holding è,
genericamente, "assunzione di partecipazioni in altre società o imprese,
nonché ogni operazione relativa ai titoli ed alle partecipazioni
societarie"; socio di maggioranza di ciascuna holding, col 90 per cento
del capitale sociale di 20 milioni, è la casalinga Crocitto, mentre suo
marito Armando Minna risulta intestatario del restante 10 per cento; la
sede sociale delle 22 holding viene eletta a Milano, al n° 7 di via Santa
Maria Segreta (recapito presso H quale Minna trasferisce anche la propria
residenza). Il successivo 9 ottobre, il capitale sociale di ciascuna
delle 23 Holding Italiana viene elevato a 1 miliardo, e con l'occasione si
insedia un collegio sindacale formato dai signori Giovanni Dal Santo,
Fabrizio Gusmitta, Pier Luigi Gusmitta, Viera Emilia Manicone, Armando
Minna. Nel giro di pochi mesi (e cioè entro il successivo 1979), tutte le
22 Holding italiana vengono trasformate in società per azioni, "con la
contestuale emissione di obbligazioni convertibili in capitale Fininvest
per un importo pari al capitale sociale a un tasso del 12 per cento,
cedole pagabili semestralmente, con scadenza il primo giugno 1999". Nel
gennaio 1982, Minna perde la vita in un incidente stradale, e sua moglie
Nicla Crocitto torna nell'ombra (dei due coniugi-prestanome nelle Holding
italiana non vi sarà più traccia); amministratore unico delle 22 "scatole
cinesi" viene nominato Luigi Foscale (pensionato Fiat, e zio di
Berlusconi), il quale conserverà tale carica ("per i soli poteri di
ordinaria amministrazione") negli anni futuri, anni nel corso dei quali le
Holding Italiana Prima-Ventiduesima diverranno il vero, oscuro e
impenetrabile "cuore" dell'impero Fininvest.
Nel
momento in cui lascia la Immobiliare San Martino, Marcello Dell'Utri
riveste da quasi tre anni un altro incarico societario: dal dicembre 1974
risulta essere amministratore unico della Imniobiliare Romano Paltano spa,
società proprietaria delle tenute agricole Muggiano e Romano Paltano nel
comune di Basiglio. a sud di Milano è su questi terreni che sorgerà Milano
3. Benché fondata a Milano, la Immobiliare Romano Paltano spa aveva
sede a Ciriè (Torino); è con la nomina di Dell'Utri ad amministratore che
la sede sociale viene riportata a Milano. presso lo studio del
commercialista Walter Donati, in via Sacchi 3 -mentre in via Donati 12, a
Torino, rimane attiva ancora per qualche tempo una sede secondaria. Questo
strano "giro di sedi". e la loro stessa ubicazione, richiama assai da
vicino prassi analogamente strane d~ parte di varie società appartenenti
al boss Vito Ciancimino, le
quali fanno la spola tra Milano, Torino e altre località piemontesi minori
- qualcosa di più di una semplice coincidenza, e del resto, la stessa
presenza di Dell'Utri segnala attendibilmente i sottostanti interessi di
don Vito, il quale peraltro ammetterà di avere "molta carne al fuoco [tra]
Milano, Lecco, Como. fino a Torino da una parte, e al Lago di Garda
dall'altra". A Ciriè la Immobiliare Paltano risulta essere inattiva;
evidenzia nei suoi bilanci 25 milioni di immobili (terreni e cascine), che
dati in affitto le rendono 5 milioni l'anno. Quando nel 1975, con la
nomina di Dell'Utri viene riportata a Milano, muta il suo scopo sociale:
"La società ha per oggetto l'acquisto, la costruzione, la vendita,
l'amministrazione di beni immobili" (il trasparente riferimento è al nuovo
centro residenziale berlusconiano che sorgerà col nome di Milano 3).
L'anno successivo, il capitale sociale viene elevato da 12 a 500 milioni,
e il Monte dei Paschi di Siena rilascia una fideiussione di 3 miliardi a
favore del Comune di Basiglio per garantire le opere di urbanizzazione
promesse dalla società. Il 25 maggio 1977 si registra un nuovo aumento di
capitale: 1 miliardo di lire. L'anno dopo, il 12 maggio 1978, la società
muta nuovamente: si trasforma in Cantieri riuniti milanesi, con la sede
trasferita in via Rovani 2, quartier generale della Fininvest: è a questo
punto che, di nuovo, Marcello Dell'Utri esce di scena, per comparire
subito dopo, in prima persona, nell'ambito di alcune delle società di Vito
Ciancimino e dei suoi amici palermitani. Vi sono anche società che
nascono "gemelle' e procedono appaiate: la Immobiliare Paltano, ad
esempio, è affiancata dalla Immobiliare Coriasco spa, anch'essa con sede a
Ciriè (dove si era trasferita da Milano), e anch'essa intestataria di
tcrreni e cascine a sud di Milano e dati in affitto. Per molti anni,
amministratore unico di entrambe le società è stato tale Alessandro
Fornas. I certificati penali dei componenti il collegio sindacale della
Immobiliare PaItano non sono tra le carte societarie; in loro vece vi è un
appunto: "Sono nell'incartamento Coriasco spa al Tribunale di Tonno" -una
riprova di quanto stretti siano i legami tra le due società, e di quanto
analoghi siano gli interessi che le sostanziano. La Immobiliare
Coriasco, tra l’altro, possiede nel Comune di Lacchiarella (15 chilometri
a sud di Milano) un'estesa area agricola che il piano di fabbricazione
comunale ha destinato a sviluppo industriale e terziario: la Fininvest se
ne assicura la proprietà per costruirvi il centro all'ingrosso "Il
Girasole" (una città commerciale con relativi servizi e attrezzature per
un'estensione di 650 mila metri quadrati), e in cambio offre alla Coriasco
e ai suoi anonimi detentori la partnership nell'iniziativa. La
Immobiliare Coriasco è annoverata tra le partecipazioni Fininvest già nel
1975 (anche se risulta ancora domiciliata a Ciriè). Nel bilancio del 1975,
risulta controllata dalla Fininvest al 100 per cento, con il valore
dell'acquisizione indicato in 370 milioni. Nel bilancio del 1976, la sede
della Coriasco risulta essere stata trasferita a Milano, in via Mercato 5;
il controllo da parte della Fininvest è ancora totale, con il capitale
sociale elevato da 10 a 200 milioni e interamente sottoscritto dalla
Fininvest infatti, a bilancio il valore della Coriasco è indicato in 560
milioni. Nel 1979 si registra un ulteriore aumento di capitale (a 2
miliardi e 200 milioni), ma a questo punto la partecipazione della
Fininvesì scende al 9,09 per cento, pur rimanendo immutato, a 560 milioni. il valore a bilancio: il
progetto del centro commerciale "Il Girasole" è di imminente attuazione, e
il nuovo assetto azionario lascia posto ai vecchi e anonimi proprietari
dell'area interessata.
Si è visto come
le due fiduciarie Servizio Italia e Saf, fonte originaria del futuro
gruppo Finìnvest, facciano capo alla Banca Nazionale del Lavoro. Negli
anni Sessanta la Bnl è il maggiore istituto di credito italiano di diritto
pubblico (nono nella graduatoria mondiale); l'avvento del centrosinistra
apre il suo consiglio di amministrazione anche al Psi: vi entreranno Aldo
Aniasi (1963), Antigono Donati (1966), Nerio Nesi (1978), Ruggero Ravenna
(l980): Donati e Nesi ne assumeranno anche la presidenza. Nella seconda
metà degli anni Settanta. il colosso creditizio registra evidenti segnali
di crisi, specie nell'importante settore del parabancario, in forte
espansione. Così, le società operanti nel parabancario Bnl aumentano al
ritmo di una decina l'anno - nel l979 - sono una dozzina, e nel giro di un
decennio diverranno 82 (di cui 24 controllate) tutte facenti capo alla Bnl
Holding. L'amministratore delegato della Bnl Holding, Carlo Alhadeff,
da tempo in contrasto con i vertici della banca il 31 marzo rassegna le
dimissioni e diffonde un comunicato-stampa: "Questa mia decisione",
spiega, "nasce dall'esigenza di tutelare la mia credibilità nei confronti
dell'esterno e della stessa Bnl, alla quale attualmente non mi è più
possibile garantire la bontà della gestione e la correttezza dei risultati
della Bnl Holding e delle sue controllate" - si tratta di una chiara presa
di distanze rispetto a quanto avviene nelle varie società del parabancario
Bnl. La capogruppo del parabancario Bnl risulta essere la Banca
Nazionale deI Lavoro Holding Italia spa: il termine "Italia", come sì
vede, è ricorrente (Servizio Italia, Italcantieri, e tutta una sfilza di
Holding Italiana), e gli stessi, ricorrenti numeri (Milano 2, Milano 3,
Italia 1, Canale 5, Rete 4, ecc.) ricordano una qualche fantasiosità da
ragionieri di banca. Parabancario vuole dire tante cose: leasing, factorig,
intermediazione finanzi aria, fondi comunini gestioni patrimoniali,
partecipazioni, recupero crediti, amministrazione fiduciaria. Nel
parabancario Bnl, le fiduciarie sono soltanto la Saf e Servizio Italia;
esse fanno capo al ristretto comitato esecutivo della Bnl Holding,
presieduto dallo stesso presidente della banca e formato da alti dirigenti
interni e dai vertici delle principali controllate. Servizio Italia è
presente in tutte le vicende del bancarottiere mafioso e piduista Michele
Sindona. Della Capitalfin di Nassau (l'esotico "paradiso fiscale"), una
delle "casseforti" sindoniane, presidente è Alberto Ferrari, ai tempi
anche presidente della Bnl: segretario è Gianfranco Graziadei, che è anche
direttore generale di Servizio Italia - Ferrari e Graziadei risulteranno
entrambi affiliati alla Loggia segreta P2 . Gli editori piduisti Angelo
Rizzoli e Bruno Tassan Din operano attraverso Servizio Italia. I maneggi
piduisti con la casa editrice Rizzolì e il "Corriere della Sera" si
avvalgono di Servizio Italia. La miliardaria operazione speculativa con la
Savoia Assicurazioni da parte della Loggia P2 è curata da Servizio Italia,
così come i traffici di Gelli con 217 mila azioni Italimmobiliare. Il
Venerabile maestro della Loggia P2 scrive all'affiliato Tassan Din
indirizzando non già al suo domicilio privato o presso la Rizzoli, bensì
presso la sede di Servizio Italia. Nel luglio 1982, pochi giorni prima del
suo arresto in relazione alla morte del banchiere piduista Roberto Calvi,
il faccendiere Flavio Carboni disporrà l'intestazione fiduciaria delle sue
società a Servizio Italia... E dunque assodato che Servizio Italia,
formalmente Bnl, è pienamente controllata dalla Loggia P2, e che dietro il
suo schermo si celano anche società e interessi dì ogni sorta. Quanto
alla Società azionaria fiduciaria, negli anni in cui essa concorre, con
Servizio Italia, a creare le fondamenta del gruppo Fininvest, l'età media
dei suoi dirigenti è prossinia agli 80 anni: il vicepresidente è Federico
Pollak, nato nel 1887; il presidente dcl consiglio di amministrazione,
Federico D'Amico, è del 1908; tra i consiglieri, Silvestro Amedeo Porciani
è del 1892, il colonnello in pensione Anatolio Pellizzetti del 1907.
Risulta dunque del tutto implausibile l'attribuzione a un gruppo di
funzionari ottuagenari degli ambiziosi e avveniristici progetti che
sottendono la nascita del gruppo Fininvest: progettazione, costruzione
commercializzazione di "città satellite" e annessi servizi, ma anche
trasporti aerei privati, attività parabancarie, televisione commerciale...
E evidente che "la mente", il "centro propulsore" del grandioso programma
"a tutto campo" è altrove, e precisamente nella Loggia massonica segreta
Propaganda 2 e nel suo "Piano" per il controllo politico-economico del
Paese. Non a caso, la prima banca "infiltrata" dai piduisti, e quella
penetrata più massicciamente e al più alto livello, è il più importante
istituto di credito nazionale, e cioè la Banca nazionale del Lavoro, con
ben nove affiliati alla Loggia segreta tra i massimi dirigenti - come avrà
modo di confermare lo stesso Licio Gelli, tramite il proprio legale:
"Numerose banche italiane hanno annoverato negli anni che vanno dal 1975
al 1981 tra i loro massimi dirigenti appartenenti alla Loggia P2; e
meglio, la Banca Nazionale del Lavoro 4 membri del consiglio di
amministrazione, il direttore generale, tre direttori centrali e un
segretario del consiglio..." . Tra i piduisti insediati ai vertici della
Bnl e agli ordini del Venerabile maestro, sei controllano tutta l'attività
operativa della banca, e sono Mario Diana (responsabile del Servizio
titoli e Borsa, tessera P2 1644 col grado di "maestro"), Bruno Lipari
(direttore centrale delle filiali, tessera P2 1919 col grado di
"maestro"), Gustavo De Bac (direttore centrale per gli affari generali.
tessera P2 1889 col grado di "apprendista"), Gianfranco Graziadei
(amministratore delegato, e direttore generale di Servizio Italia tessera
P2 1912 col grado di "maestro"), Alberto Ferrari (già direttore generale
della Bnl, e infine responsabile del settore estero. tessera P2 1625 col
grado di "maestro"), e Raffaele Guido (responsabile relazioni esterne). |