Home Page

Berlusconi 2... Capitolo II°

                                                                                                         Dietro fiduciarie in odore di P2

 Capitolo II°  

Nella primavera del 1977, il rampante iycoou pidui~ta entra a far parte del consiglio di amministrazione del deficitario "Giornale nuovo" di Indro Niontancili, acquistando una quota del 12 per cento della società che edita il quotidiano.
L'avventura del "Giornale nuovo" aveva preso le mosse il 17 ottobre 1973 allorquando Montanelli si era dimesso dal "Corriere della Sera" perché riteneva la linea politica del quotidiano di via Solferino (diretto da Piero Ottone) troppo "sbilanciata a sinistra" e perfino "filocomunista". Il 27 febbraio 1974 era nata la Società europea dì edizioni spa (costituita in cooperativa dallo stesso Montanelli e da altri giornalisti di orientamento conservatore e anticomunista), e il successivo 25 giugno aveva tratto il suo esordio nelle edicole "Il Giornale nuovo". quotidiano diretto da Montanelli e fortemente connotato in senso moderato. In occasione delle elezioni politiche anticipate del giugno 1976, il nuovo quotidiano aveva rivolto ai suoi lettori il celebre invito "Turatevi il naso e votate Dc" per contrastare "l'avanzata del Pci" - una scelta politica consona alle analisi politiche piduiste una Dc imprese ntabile, e tuttavia il solo possibile baluardo capace (il contrastare l'incipiente "pericolo comunista". Del resto, la presenza del "Giornale nuovo" nel panorama editoriale italiano rimarrà sempre e solo motivata da ragioni esclusivamente politiche, poiché sotto l'aspetto economico il quotidiano risulterà perennemente (e pesantemente) deficitario.
Nel corso di un'intervista del maggio 1979, poco prima che la sua presenza nel "Giornale nuovo" salga al 37,5 per cento, Giorgio Bocca gli domanda: "Signor Berlusconi, io la conosco per uno che fabbrica città. Mi vuol dire perché da qualche tempo compie incursioni nella informazione? E come fa ad essere azionista (12 per cento) del "Giornale nuovo" di Montanelli e al tempo stesso padrino del "Corriere della Sera"?" , e Berlusconi nsponde: "Otto anni fa, un mattino sono nel mio ufficio, apro "Il Giorno" e ci trovo un articolo di Giorgio Bocca: parla di Milano 2, di questo Berlusconi mai sentito nominare, che deve aver fatto i soldi non si sa bene come [...].Rimango lì seduto a pensare: ecco, uno può lavorare onestamente, caparbiamente per vent'anni. venir su dalla gavetta~ meritare la stima dei banchieri veri alla Rasini, fare dell'urbanistica nuova, mettere su un'azienda sana, ma se non èconosciuto dai signori giornalisti lo trattano come uno che fa il gioco delle tre carte". E Bocca: "Così lei risolve il problema comperando i giornali e fondando una televisione, Telemilano. Sembra un film di Orson Welles...": Berlusconi replica: "No, ho semplicemente capito che in questa società, con i mass media, non si può vivere nascosti, nello splendido isolamento che piaceva ai manager lombardi fra le due guerre. Bisogna avere un'immagine, renderla nota. E poi, diciamo pure le cose come stanno: occorrono strumenti di difesa". Nel corso dell'intervista, Bocca accenna anche alla "influenza" di Berlusconi sul "Corriere della Sera": "Lei è ascoltato nell'azienda del "Corriere". Mi sa spiegare perché ogni settimana o quasi Via Solferino annuncia una nuova impresa? Non sarebbe il caso, prima, di ridurre il deficit?", e l'intervistato: "Mi consenta di rispondere con un'immagine automobilistica: ai dirigenti attuali del "Corriere" piace soprattutto premere l'acceleratore. Anche a me piace, però ho l'avvertenza di tenermi al fianco alcuni frenatori".
Gli "alcuni frenatori" che il neo-editore piduista ha l'avvertenza di tenersi al fianco non lo hanno evidentemente indotto a "frenare" rispetto all'ingresso in una società editoriale, la montanelliana Società europea di edizioni spa, deficitaria, anche perché l'operazione non è affatto "imprenditoriale", bensì politica, come confermerà Berlusconi molti anni dopo: "Nella seconda metà degli anni Settanta, quando il Pci di Berlinguer iniziava la sua lunga marcia nella consociazione politica con la Dc, forte anche allora di successi elettorali e di una quantità di applausi opportunisti, entrammo nell'editrice del "Giornale" di Montanelli".
Certo é che l'acquisizione del "Giornale" nuovo e in sintonia con i programmi piduisti di infiltrazione e conquista dei mass media, e che il quotidiano montanelliano controllato da Berlusconi si rivelerà piuttosto sensibile agli interessi massonici: infatti, quando il l8 marzo 1985 la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2 renderà pubblici gli elenchi di affiliati alla massoneria, il "Giornale nuovo" insorgerà con virulenza criticando aspramente la decisione della Commissione in tre diversi articoli firmati da Montanelli, Paglia e Perna. E del resto all indomani dello scoppio dello "scandalo P2" (marzo 1981) in risposta a Montanelli che in un minimizzatorio "fondo" del quotidiano lo aveva definito "un semplice magliaro", il Venerabile maestro Licio Gelli (latitante perché inseguito da numerosi mandati di cattura) gli replicherà così: "Vorrei che Montanelli mi dicesse se anche all’epoca in cui mi fece ripetutamente sollecitare per avere un incontro con me mi ritenesse un millantatore e un magliaro... O forse mi ha definito così perché al primo appuntamento all'Hotel Excelsior di Roma giunsi con un ritardo di un paio di minuti, tanto che il portiere, preoccupatissimo, si affrettò, al mio arrivo, di farmi presente che il dottor Montanelli mi stava aspettando nel corridoio. Non lo conoscevo: ricordo che gli feci le mie scuse per quel leggerissimo ritardo e lui, dopo aver espresso il piacere di fare la mia conoscenza, entrò subito nel vivo, dicendomi che "Il Giornale nuovo" era nato in alternativa al "Corriere della Sera" quando questa testata si era spostata troppo a sinistra. Mi aggiunse che in quel momento, poiché il "Corriere" era tornato sulle vecchie posizioni, presumibilmente, secondo lui, a seguito di mio intervento, "Il Giornale nuovo" si trovava in una situazione critica. Gli detti assicurazione che non avevo in alcun modo interferito negli indirizzi del "Corriere". E lui mi illustrò le difficoltà del suo giornale e mi pregò di fargli avere un finanziamento da qualche istituto di credito. Come è nel mio stile, provvidi immediatamente e disinteressatamente, presentandolo al Banco Ambrosiano [banca controllata da/la P2, NdA] che, se non erro, gli accordò un'apertura di credito. In una successiva occasione, gh ottenni un incontro a colazione con il presidente, Roberto Calvi [affiliato alla P2, NdA]".
La sostanziale acquisizione del "Giornale nuovo" riserva a Berlusconi qualche piccolo "problema collaterale", come accade nell'estate del 1980, allorquando il neo-editore segretamente affiliato alla Loggia segreta P2 affronta una nuova tappa della sua avventura imprenditoriale - una vicenda di palazzinari andreottiani falliti, di ingenti finanziamenti bancari, di scabrosi contatti col potere politico, all'ombra della P2.
"Chi lo ha visto in questi giorni [luglio 1980, NdA] sostiene che non è mai stato così teso. Silvio Berlusconi, uno degli imprenditori rampanti della nuova generazione, impegnato sul fronte delle televisioni private e dei quotidiani (controlla in pratica il "Giornale" diretto da Indro Montanelli), sa che questo potrebbe essere il colpo grosso della sua carriera. Oggetto dell'attenzione di Berlusconi è l'ingente patrimonio immobiliare lasciato in Italia dai fratelli Gaetano, Francesco e Camillo Caltagirone, perseguiti per bancarotta e debitori nei confronti di varie banche di centinaia di miliardi. i Caltagirone e le loro società sono stati dichiarati falliti e tutto è in mano alla magistratura ma le banche (con in testa l'italcasse) sperano ancora di concludere un compromesso extragiudiziale dal quale ricavare qualcosa in più che dal fallimento. il patrimonio immobiliare è di circa un milione di metri quadri, anche se molti immobili sono da ultimare. Chi se lo aggiudica può farci sopra un guadagno di molti miliardi e Berlusconi oggi avrebbe particolarmente bisogno di sostanziosi guadagni, impegnato com'è su molti fronti. Fra l'altro anche il suo inserimento nel "Giornale" non è privo di difficoltà perché proprio di recente ha dovuto far rientrare una lettera di dimissioni presentata contro di lui da Montanelli: il più famoso giornalista d'italia ha protestato contro l'interferenza di Berlusconi in una serie di articoli dedicati al banchiere Roberto Calvi e che il giovane azionista del "Giornale" aveva cercato di bloccare per non inimicarsi l'appoggio del Banco Ambrosiano; poi tutto si è risolto con il compromesso che a scrivere il secondo articolo è stato Montanelli. Per molti questa mossa di Berlusconi è stato il segno del nervosismo nel quale vive queste giornate d'estate. Fino a poco tempo fa, infatti, era convinto di potersi aggiudicare l'affare Caltagirone senza difficoltà. Grazie a vari legami, si era assicurato l'appoggio del presidente dell'italcasse Remo Cacciafesta. molto vicino (anche se non solo) al presidente del Senato Amintore Fanfani, che in più circostanze ha dimostrato grande simpatia per Berlusconi. Cacciafesta è arrivato all'italcasse dopo una sorta di compromesso tra Fanfani e Giulio Andreotti, interessato a veder chiuso l'affare Caltagirone. Occupandosi di questa vicenda, Berlusconi, dunque, oltre che molti miliardi, potrebbe conquistare la riconoscenza dei due leader Dc. Ma quando era ormai in dirittura d'arrivo è arrivata alle banche l'offerta di un temibile concorrente: il gruppo svizzero Interprogramme, che fra l'altro gestisce il fondo d’investimento Europrogramme. Per Berlusconi l'lnterprogramme è pericolosa soprattutto per un motivo: è in grado di disporre di decine di miliardi in contanti (50 li ha già depositati presso le varie banche creditrici dei Caltagirone), mentre lui è comunque obbligato a far ricorso al credito di altre banche per rimborsare quelle implicate nell'affare Caltagirone. Quando al consiglio Italcasse pochi giorni fa sembrava che il presidente Cacciafesta potesse avviare a soluzione il problema con l'offerta di Berlusconi, i consiglieri hanno richiesto invece un ulteriore approfondimento delle offerte, dando mandato al direttore generale dell'italcasse, Luciano Maccari, di presentare alla seduta del 30 luglio le varie proposte più dettagliate. In particolare l'Italcasse oltre ai miliardi che incasserebbe per i propri crediti (circa 70 nelle due offerte) chiede che non vengano poste condizioni circa le altre questioni e in particolare riguardo ai debiti col fisco delle società dei Caltagirone, al valore degli immobili, agli accordi con le altre banche creditrici e agli altri creditori non bancari, alla possibilità di proroghe delle licenze di costruzione nel frattempo scadute. Ed è per questo che Berlusconi si è affrettato, venerdì 25 luglio, a legare le proprie proposte a quelle dell'Europrogramme, mutando sostanzialmente i termini del suo impegno in un primo momento rivolto solo alla ultimazione dei lavori negli immobili incompiuti (per un totale di circa 220 miliardi). "E adesso", dicono all'italcasse, "abbiamo due offerte sostanzialmente identiche nello schema anche se un proponente ha i soldi liquidi, e l'altro no: esse debbono essere ancora meglio dettagliate e da esse debbono sparire gli elementi di dubbio o di coinvolgimento futuro dell'istituto. Chi sarà in grado di farlo avrà partita vinta"".

Nell'estate 1978 Berlusconi ha l'occasione di vestire i panni del mecenate: il Teatro Manzoni di Milano è in crisi e sta per chiudere i battenti, e lui decide di intervenire. "Nella decisione di entrare all'80 per cento come socio", spiegherà, "hanno agito molto i sentimenti, anche se il raziocinio ha fornito la scusa. Quando ero studente dell'Accademia dei filodrammatici venivo al Manzoni. cui mi legano ricordi dì belle serate... Qui, a mio parere, c'è un feeling, un'atmosfera particolare... Per questo l'appello dei vecchi soci e del sindaco è divenuto per me imperativo categorico".
In realtà, il mecenatismo acquisitorio, piuttosto che dalle struggenti rimembranze giovanili, è mosso dalle "sollecitazioni" del sindaco craxiano Carlo Tognoli e quindi dei "socialisti" milanesi, nonché dall'opportunità di fare del Teatro Manzoni il "fiore all'occhiello" della Fininvest nel cuore della città. Luigi Foscale, presi-dente della società Il Teatro Manzoni srI, lo ammetterà esplicitamente: "È il balcone del gruppo sulla via Manzoni. Io devo fare i salti mortali per essere all'altezza della nostra immagine. Mi èstato affidato un capitale-teatro e lo devo muovere. Il capitale èl'immagine la risonanza, il successo, la dignità culturale che ci viene di riflesso".
Del Teatro Manzoni, Foscale è direttore, impresario, maschera e addetto ai biglietti: "Berlusconi ha voluto affidarmi questa baracca perché sono suo zio e lui preferisce tenere le cose in famiglia. Dovevo restarci un anno, e invece sono rimasto fregato. E vero che ho la passione del teatro (una cosa così, come la si può avere per il calcio), ma ho anche passato i settant'anni. Sono andato in pensione come ex dirigente Fiat, poi ho lavorato per le società di Silvio, mio nipote. Insomma, speravo di riposarmi un po'...". Fin dall'inizio, Berlusconi si è attivato per dare vita a un Club degli amici del Teatro Manzoni col quale dividere gli oneri di gestione. ma l'impresa risulta subito vana. "Era un Club nato morto", commenta Foscale, il quale precisa che il Teatro Manzoni si muove su un doppio binario, producendo in proprio e ospitando compagnie esterne: le compagnie che vengono ospitate si trattengono il 75-77 per cento degli incassi, e "col restante 25-23 per cento dobbiamo provvedere al personale, alle pulizie, alle tasse, alle luci e all'affitto. I muri non sono della Fininvest, ma di una società immobiliare estranea".

Sul finire degli anni Settanta, il grande fervore organizzativo di Berlusconi sul versante televisivo si concretizza nella costituzione di alcune nuove società. Il 3 ottobre 1979 viene fondata la concessionaria di pubblicità Publitalia 80 spa capitale sociale 3 miliardi di lire, consigliere delegato Marcello Dell'titri In precedenza, il 3 settembre, era stata costituita la Cofint, Compagnia finanziaria televisiva spa, capitale sociale 4 miliardi di lire, sede sociale nella milanese via Rovani 2 (il quartier generale berlusconiano).
Il 12 novembre 1979, l'editore piduista registra la società Canale 5 music sri, capitale sociale di soli 20 milioni di lire. lì primo amministratore unico di Canale 5 risulta essere tale Antonio Melchiorre classe 1922, nativo di Chieti residente a Milano e un ex generale dell'Aeronautica in pensione "Come sono diventato amministratore unico di Canale 5. Semplice sono stato un presta-nome, niente di più. Un mio amico il commercialista ùiovanni Dal Santo, mi ha chiesto se ero disposto di figurare come dirigente di quella società. Avute le più ampie assicurazioni, mi sono recato dal notaio Roveda a firmare come amministratore unico. Dopo un anno, nel corso del quale Canale 5 non ha assolutamente operato, mi sono dimesso, lasciando la società in altre mani. Non ho mai conosciuto Berlusconi, non sono mai andato nei suoi studi televisivi... Di quella lontana esperienza mi sono ricordato nel 1987 quando l'amico Dal Santo, recatosi a Roma per conto di Berlusconi, era stato colpito da ictus cerebrale: la signora Dal Santo mi ha detto che Berlusconi all'epoca, aveva affittato un aereo privato per andare a Roma a trovare suo marito in clinica... Per il resto non so che dire... Delle chiacchierate fortune di Berlusconi so quello che dicono tutti: che è stato aiutato da Craxi".
A Melchiorre, nel marzo l981. subentrano altri prestanome: il dottor Achille Conti, milanese, e il ragionier Marco Rossetti, di Sesto San Giovanni: dopodiché, amministratore unico diviene Giovannino Ciusa, nato a Macomer nel 1915 e domiciliato a San Donato Milanese, il quale nell'ottobre 1989 dichiarerà: "Non ho niente da dire, non sono mica il responsabile dell'emittente... lo lavoro a Palazzo Borromini, a Milano 2 e da anni sono addetto all'Ufficio posta e commesse per conto della Fininvest...".

Nel 1980 nascono due ulteriori società inerenti il settore televisivo: la Video Time spa, capitale 7 miliardi, e la Video Time finanziaria spa, capitale 100 miliardi, capolista del settore. Si tratta di un nuovo massiccio sforzo finanziario, mentre alcune attività edilizie del gruppo si stanno rivelando deficitarie.
Dopodiché Berlusconi acquista il 51 per cento di Tele Torino international (emittente che fa capo per il 20 per cento alla Fiat) e successivamente altre quote della nuova holding diretta da Luca Cordero di Montezemolo (manager del gruppo Agnelli). E il luglio 1980: il disegno piduista del consorzio televisivo sta trovando puntuale attuazione.
Un convegno che si tiene presso la sede dell'Unione industriali di Torino e dedicato alla situazione e alle prospettive delle televisioni private, vede la presenza di un Berlusconi forte di dieci emittenti di sua proprietà (o che comunque controlla), e di dieci emittenti affiliate - tra le prime c'è ovviamente Canale 5, la più importante d'italia. Nel corso del convegno, l'editore piduista ammette di avere investito nel settore qualcosa come 40 miliardi di lire, anche perché ha rastrellato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna circa seimila ore di film e telefilm, in pratica saccheggiando materiale di ogni genere; dichiara inoltre che intende vendere sul mercato italiano soprattutto programmi leggeri, di disimpegno, che facciano da supporto agli spot pubblicitari.

Nell'aprile del 1980, il settimanale rizzoliano "Domenica del Corriere" avvia un'inchiesta giornalistica dedicata ai ""Numeri Uno" dell'Italia anni Ottanta"; il primo dei "Numeri Uno" è "Il Signor Milano 2" definito nella titolazione "il creatore della prima "città senza automobili"", e "l"'uomo nuovo dell'imprenditoria italiana che a soli 43 anni controlla cento società".
Il testo dell'articolo-intervista richiama la parossistica apologia mussoliniana durante il Ventennio. Berlusconi sarebbe il capofila di coloro che ""si sono fatti da sé", e per di più negli anni della recessione economica, gli anni più difficili della storia del nostro Paese, un periodo nel quale nessuno sembra più credere alla fiaba dell'uomo che viene dal nulla. Eppure i protagonisti di queste fiabe esistono. Il primo... è Silvio Berlusconi". Definito "presidente di una finanziaria che ha partecipazioni in oltre cento società che operano nei settori immobiliari dell'editoria, delle telecomunicazioni, dell'elettronica, dei servizi aerei, della ristorazione e del tempo libero", e dopo l'elencazione di una sequela di ulteriori "prestigiosissime" cariche imprenditoriali l'articolo precisa: "Ma Berlusconi non è soltanto un capitano d industria: e un protagonista anche nel mondo della cultura e dell informazione: detiene il 37,5 per cento della editrice de Il Giornale nuovo" diretto da Montanelli, controlla il primo "consorzio" televisivo indipendente comprendente undici emittenti private [...]. E’ presidente della società del Teatro Manzoni di Milano, è membro del consiglio direttivo della società permanente di Belle Arti. La sua biblioteca privata conta più di diecimila volumi. Recentemente ha scritto una dotta prefazione a una preziosa edizione di Utopia di Thomas Moore" dunque, non solo un fiabesco imprenditore, ma anche un dotto "uomo di cultura". "A soli 25 anni", prosegue l'articolo, "fondò la sua prima società, la Cantieri nuniti milanesi. Da allora le società sono diventate più di cento. Per chiunque cento motivi di preoccupazione. Per lui un divertimento". Dopo la descrizione di una giornata-tipo del Numero Uno (quattordici ore quotidiane di mirabolanti prodezze psico-fisico~manageriali, si entra nel vivo dell'intervista: "Dottor Berlusconi, qual è il segreto del successo?", domanda ieratico l'in te rvistatore; e 1 'intervistato risponde ironico: "Sono d'accordo con lei, è un segreto".
E "il segreto" del successo di Berlusconi, nella primavera del 1980, è in buona parte custodito dalla massonica Loggia segreta Propaganda 2 alla quale è segretamente affiliato e della quale èl'imprenditore di punta; "al segreto" del successo dell"'uomo che viene dal nulla" è custodito nei forzieri di alcune finanziarie svizzere. "Segreto" è ancora, nel 1980, il controllo piduista della Rizzoli, casa editrice del periodico "Domenica del Corriere": così come "segreta" è ancora l'affiliazione del direttore della "Domenica del Corriere" Paolo Mosca, alla Loggia di Gelli. D'altronde, la segretezza è il presupposto principe della Loggia P2, e un imperativo assoluto per i suoi affiliati - infatti, in un documento che il Venera-bile maestro invia all'affiliato Berlusconi il 26 luglio 1980 e che s'intitola, appunto. "Sintesi delle norme", vi si legge: "Il silenzio è d'oro, massima che assurge a particolare valore se riferita ad un organismo [la Loggia P2, NdA] caratterizzato dalla più assoluta riservatezza... nessuno di essi [gli affiliati alla P2, NdA] dovrà accennare o far comprendere ad altri - anche se dovesse avere la più assoluta certezza della loro appartenenza all'Istituzione - di farne parte egli stesso... Può anche accadergli di sentirsi dire che corrono voci sulla sua appartenenza all'Istituzione: in questo caso dovrà replicare - con la massima disinvoltura e con tutta indifferenza - che egli stesso era a conoscenza di queste dicerie, ma che, proprio perché le apprezzava al loro giusto valore, non si era mai preso il disturbo di smentirle, non soltanto per la loro palese infondatezza, ma, soprattutto, perché erano da considerarsi puri e semplici pettegolezzi impregnati della più crassa assurdità".  

Dietro fiduciarie in odore di P2          TORNA SU

Milano 2, Milano 3, lo stesso simbolo del "biscione": Berlusconi enfatizza spesso la "milanesità", l'impronta "meneghina" del suo impero. Peccato solo che tutto sia stato concepito, progettato, e finanziato, lontano da Milano.
Fino al 1975, Milano è estranea alle iniziative berlusconiane: le stesse Edilnord e Italcantieri sono infatti società con capitali svizzeri (almeno ufficialmente). Nella prima, come si è visto, Berlusconi è socio senza capitali, e per le sue prestazioni viene compensato con l'1 per cento degli utili; nella seconda, comparirà nominalmente solo nel 1977.

La primissima pietra dell'impero berlusconiano viene posta a Roma, in un ufficio situato in Salita San Nicola da Tolentino 1/B (una via attigua alla sede centrale della Banca Nazionale del Lavoro). Qui, il 16 settembre 1974, nasce la società immobiliare San Martino spa. L'atto costitutivo viene sottoscritto dal banchiere piduista Gianfranco Graziadei per conto della fiduciaria Servizio Italia spa, e da Federico Pollak (87 anni, dirigente della Bnl fin dalla fondazione) per la Saf, Società azionaria fiduciaria spa. Entrambe le fiduciarie sono società della Bnl Holding (il parabancario del grande istituto di credito). E presente alla costituzione della Immobiliare San Martino anche Marcello Dell'Utri, il quale della neocostituita società viene nominato amministratore unico. Si dà il caso che Marcello Dell'Utri sia un personaggio in odore di mafia, come rivelerà un rapporto della Criminalpol datato 13 aprile 1981: "L'aver accertato attraverso la citata intercettazione telefonica il contatto tra Mangano Vittorio, di cui è bene ricordare sempre la sua particolare pericolosità criminale, e Dell'Utri Marcello ne consegue necessariamente che anche la Inim spa e la Raca spa [società per le quali il Dell 'Utri svolge la propria attività, [NdA] operanti in Milano, sono società commerciali gestite anch'esse dalla mafia e di cui la mafia si serve per riciclare il denaro sporco provento di illeciti".
Marcello Dell'Utri (fratello gemello di Alberto Dell'Utri), futuro amministratore delegato di Publitalia 80 (la potente concessionana di pubblicità delle reti televisive Fininvest), sarà uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi. Si dirà che i due siano stati compagni di università (una circostanza dubbia); né molto è dato sapere sul conto di Dell'Utri, se non che proviene da un'agiata famiglia palermitana, e che dopo la laurea ha lavorato presso la sede periferica di una banca siciliana, poco prima di spiccare il volo alla volta di Milano e dei grandi affari. Tuttavia, secondo l'avvocato Giovanni Maria De Dola, in un memoriale del costruttore Filippo Alberto Rapisarda (consegnato al giudice Della Lucia, del Tribunale di Milano), lo stesso Rapisarda sostiene di avere associato Dell'Utri nelle proprie attività edilizie in seguito alla pressante raccomandazione" in tal senso rivoltagli dal boss mafioso Stefano Bontate.
La neocostituita società Immobiliare San Martino rimane mattiva fino alla metà del 1977, quando eleva il proprio capitale sociale dall'originario un milione a mezzo miliardo e trasferisce la propria sede a Milano. Poco dopo, nel settembre 1977, muta la propria denominazione in Milano 2 spa. Il singolare schema operativo -costituzione, sensibile aumento di capitale, trasferimento della sede a Milano, e mutamento della ragione sociale - si ripeterà come una costante per tutte le società del gruppo Fininvest promosse dal parabancario Bnl. Nello stesso settembre 1977, Marcello Dell'Utri cessa dalla carica di amministratore unico, e in sua vece subentra Giovanni Dal Santo, commercialista nato a CaItanissetta ma attivo a Milano. dove cura interessi vicini alla Bnl Holding.
La romana Immobiliare San Martino, trasformatasi nella milanese Milano 2 spa, ha un ruolo essenziale nella costruzione della omonima "città satellite". Il 15 settembre 1977, la società acquista a Segrate (periferia di Milano) i terreni sui quali sorgeranno 150 appartamenti. La cedente è la Edilnord, che con tale cessione comincia a trasferire la propria attività al gruppo in formazione sotto la regia della Bnl Holding. Il 30 gennaio 1978, la Edilnord cede a Milano 2 spa 350 appartamenti e relativi box in fase di costruzione a Segrate, del valore di 14 miliardi di lire. Queste compravendite di terreni e immobili si articolano in atti notarili tra soggetti diversi, ma gli interessi sottostanti hanno una medesima matrice e regia: infatti, la società Milano 2 spa è controllata dalla Fininvest, e la Fininvest è una società costituita dalle stesse Servizio Italia e Saf.
La Fininvest sri è nata il 21 marzo 1975 al solito indirizzo romano di Salita San Nicola da Tolentino 1/B a opera dei soliti avvocato Gianfranco Graziadei e commendator Federico Pollak; secondo il solito schema, due mesi dopo la costituzione ha aumentato il capitale sociale dagli originari 200 milioni a 2 miliardi, dopodiché, l'il novembre 197~ si è trasformata da "srI" in spa e ha trasferito la propria sede a Milano.
La Fininvest assume il controllo di Milano 2 spa (100 per cento) e di Italcantieri (nonché di altre società che vedremo in seguito). L'Italcantieri è la società "svizzera" che ha in appalto la costruzione della "città satellite" a Segrate (cioè Milano 2): in un primo momento il controllo di Fininvest sulla Italcantieri è dell'80 per cento, ma negli anni successivi diventerà totale.
Anche l'altra società "svizzera", la Edilnord, si dissolverà ben presto nella Fininvest. Si sono già viste le mutazioni della Ldilnord: dopo Silvio Berlusconi socio senza capitali, e dopo il susseguirsi di parenti e prestanome, l'ultima mutazione, alla fine del 1977, vede entrare in scena il commercialista Umberto Previti (nato a Reggio Calabria nel 1901, romano d'adozione, operante nel parabancario Bnl). Previti diviene amministi atore unico della società (che muta così in Edilnord centri residenziali di Umberto Previti sas), quindi dispone la sua messa in liquidazione volontaria a far data dal 10 gennaio 1975, e nello stesso mese - lo si è visto - vende a Milano 2 spa, e quindi alla Fininvest, tutto il costruito e il costruendo della "città satellite" di Segrate, compresi le aree a destinazione pubblica e i servizi sociali convenzionati con il Comune. Sono in ballo ingenti capitali, ma è vano cercarne traccia nei bilanci della Edilnord; né si comprende quale possa essere il tornaconto del "socio svizzero" nell'ambito di queste operazioni tutt'altro che lineari.

L'8 giugno 1978. le due fiduciarie della Bnl - Servizio Italia e Saf - si ritrovano ancora al n° 1/B della romana Salita San Nicola da Tolentino (dove entrambe hanno la loro sede sociale) e costituiscono la Fìninvest Roma srì, con scopo sociale "l'assunzione di partecipazioni azionarie e finanziamenti in genere": il capitale sociale è di 20 milioni, sottoscritto in parti uguali da Servizio Italia e Saf; amministratore unico della neocostituita Fininvest Roma è il calabrese Umberto Previti. Ventidue giorni dopo, il 30 giugno 1978, Previti propone di elevare il capitale sociale da 20 milioni a 50 miliardi di lire, illustrando gli obiettivi dello sbalorditivo megaaumento, parla degli insediamenti residenziali di Milano 2 e Milano 3. del centro commerciale all’ingrosso di Lacchiarella di Tv commerciale, di trasporti aerei di servizi finanziari Viene quindi deliberato l'aumento del capitale sociale a 50 miliardi, ma al momento i due soci ne versano solo 18: l’intera somma viene data iii finanziamento a "terzi", i quali terzi altri non sono che la Fininvest spa di Milano, e utilizzata per acquisire il controllo di Milano 2 spa, di Italcantieri, e di altre societa
A conclusione di tutte queste operazioni il 26 gennaio 1979 la Fininvest Roma srI delibera l'inLorpoI azione pei tusione della Fininvest spa di Milano Il successivo 28 giugno la Fininvest Roma srl assume la nuova denominazione di Finanziaria di investimnto - Fininvest srl e trasferisce la propria sede sociale a Milano, via Rovani 2- l'atto è del notaio romano Vincenzo Antonelli numero di repertorio 18758 "In conseguenza della odierna fusione la Fìninvest Roma, societa a respons ibilita limitata subentra nella totalità dei rapporti giuridici attivi e passivi comunque rifcribili alla società incorporata che si estingue dalla data odierna Sempre con effetto da oggi cessano di pieno diritto agli organi sociali dcll i società incorporata e le procure dalla stessa conferite...Sempre a seguito della fusione attuata con quest'atto, la Fininvest Roma nell'approvare tutte le operazioni compiute dalle società incorporata posteriormente al (ventisette) 27 dicembre
(millenovecentosettantotto) 1978, subentra nella proprieta di tutti i beni dell'i incorporata, nella titolarità dei diritti, azioni e ragioni di quest ultima, come pure nelle obbligazioni e negli oneri sia anteriori che posteriori alla suddetta data del 27 dicembre 1978. nonchè in tutti i contratti, le convenzioni, le concessioni, le autorizzazioni e le licenze della società incorporata... Le parti autorizzano il competente Conservatore del Pubblico registro automobilistico ad eseguire la voltura d'intest'izione a nome della incorporante degli automezzi intestati alla incorporata".
Nasce così il "gruppo Fininvest" nella sua prima struttura. Fino a questo momento, capitale sociale e aumenti di capitale sono sempre stati sottoscritti da servizio Italia e Saf. Anche in seguito, ogni ulteriore aumento di capitale della Fininvest sarà riservato esclusivamente ai vecchi soci (come e' esplicitamente precisato nelle delibere assemblari). Del resto, negli anni cruciali durante i quali il gruppo si forma, il "signor 1 per cento Silvio Berlusconi non possiede certo di suo gli ingenti capitali che vi vengono investiti.
Invero, le società di 'matrice romana' che gravitano nell'orbita del parabancario Bnl e che confluiscono nel gruppo Fininvest sono molte altre, rispetto a quelle citate: con il loro trasferimento a Milano, tutto l'ambito delle attività si sposta definitivamente al nord.
L'interesse per il settore editoriale e tipografico si manifesta assai presto. Già nel 1977. la Fininvest acquisisce una partecipazione del 50 per cento nell'impresa tipografica Sies di Umberto Seregni, ed entra nella proprietà del Giornale nuovo" col 12 per cento (due anni dopo aumenterà al 37 per cento). Un'attenzione ancora più precoce viene riservata alla televisione: Telemilano, dopo una lunga gestazione, nel l978 si trastorma repentinamente da via cavo a via etere, e l'anno successivo comincia l'attività di emittente commerciale.
Alla fine del 1979, la Fininvest srl annovera due partecipate e ventidue società controllate alcune delle quali a loro volta detengono partecipazioni o il pacchetto di controllo di altre. Il gruppo si articola in nove settori: progettazione e servizi, costruzioni, immobiliare, trasporti, editoriale e di comunicazioni (Tv), finanziario, spettacolo, sport e tempo libero, ristorazione. E un assetto provvisorio, soggetto a mutamenti e trasformazioni che si susseguono con grande rapidità.

Ma chi sono in realtà i personaggi e gli interessi clic si muovono dietro e dentro il gruppo Fininvcst, quale è l'esatta provenienza degli ingenti capitali che vi vengono massicciamente investiti?
Il palermitano Marcello Dell'Utri, transitato per primo, nel 1974, in Salita San Nicola da Tolentino l/B, all'epoca gravita nel giro degli amici di Vito Ciancimino, e il suo trasferimento dalla Sicilia a Milano non è certo il viaggio dell'emigrante in cerca di fortuna. Quando viene nominato, a Roma, amministratore unico della Immobiliare San Martino, Dell'Utri è già residente a Milano (in via Arcimboldi 2); dunque, la sua altrimenti inspiegabile presenza a Roma per la costituzione della società testimonia come egli si trovi in Salita San Nicola da Tolentino I B in rappresentanza di precisi interessi
Servizio Italia e Saf sono società fiduciarie, e dunque agiscono su mandato "di terzi coperti dall'anonimato (la formula utilizzata nelle operazioni è " Per conto di società enti o persone da dichiarare"); del resto i rispettivi statuti vietano loro di acquisire partecipazioni in proprio superiori al 5 per cento delle società quotate in Borsa e dcl 10 per cento delle società non quotate. Nel costituire la Immobiliare San Martino, dunque, le due fiduciarie si muovono in nome e per conto di altri, così come Dell'Utri (attraverso Rapisarda in contatto col boss Ciancimino) si muove in nome e per conto di altri. La sua stessa uscita di scena (Dell'Utri il 13 settembre 1977 si dimette dall'incarico di amministratore unico risulta analogamente ambigua, quasi che "il siciliano" abbia condotto in porto un'operazione e abbia così concluso il proprio compito...

Il 19 giugno 1978 - cioè una settimana dopo la costituzione di Fininvest Roma srI da parte delle due fiduciarie Bnl vengono costituite ben 22 holding, denominate Holding Italiana Prima Holding Italiana Seconda, Holding Italiana Terza, e così via fino a Holding Italiana Ventiduesima. Gli intestatari di questa singolare "collana" societaria sono due prestanome: tali Armando Minna (nato a Lecce nel 1937, commercialista) e sua moglie Nicla Crocitto (nata a Bari nel 1935, casalinga), entrambi residenti presso la berlusconiana Milano 2. Lo scopo sociale delle holding è, genericamente, "assunzione di partecipazioni in altre società o imprese, nonché ogni operazione relativa ai titoli ed alle partecipazioni societarie"; socio di maggioranza di ciascuna holding, col 90 per cento del capitale sociale di 20 milioni, è la casalinga Crocitto, mentre suo marito Armando Minna risulta intestatario del restante 10 per cento; la sede sociale delle 22 holding viene eletta a Milano, al n° 7 di via Santa Maria Segreta (recapito presso H quale Minna trasferisce anche la propria residenza).
Il successivo 9 ottobre, il capitale sociale di ciascuna delle 23 Holding Italiana viene elevato a 1 miliardo, e con l'occasione si insedia un collegio sindacale formato dai signori Giovanni Dal Santo, Fabrizio Gusmitta, Pier Luigi Gusmitta, Viera Emilia Manicone, Armando Minna. Nel giro di pochi mesi (e cioè entro il successivo 1979), tutte le 22 Holding italiana vengono trasformate in società per azioni, "con la contestuale emissione di obbligazioni convertibili in capitale Fininvest per un importo pari al capitale sociale a un tasso del 12 per cento, cedole pagabili semestralmente, con scadenza il primo giugno 1999".
Nel gennaio 1982, Minna perde la vita in un incidente stradale, e sua moglie Nicla Crocitto torna nell'ombra (dei due coniugi-prestanome nelle Holding italiana non vi sarà più traccia); amministratore unico delle 22 "scatole cinesi" viene nominato Luigi Foscale (pensionato Fiat, e zio di Berlusconi), il quale conserverà tale carica ("per i soli poteri di ordinaria amministrazione") negli anni futuri, anni nel corso dei quali le Holding Italiana Prima-Ventiduesima diverranno il vero, oscuro e impenetrabile "cuore" dell'impero Fininvest.

Nel momento in cui lascia la Immobiliare San Martino, Marcello Dell'Utri riveste da quasi tre anni un altro incarico societario: dal dicembre 1974 risulta essere amministratore unico della Imniobiliare Romano Paltano spa, società proprietaria delle tenute agricole Muggiano e Romano Paltano nel comune di Basiglio. a sud di Milano è su questi terreni che sorgerà Milano 3.
Benché fondata a Milano, la Immobiliare Romano Paltano spa aveva sede a Ciriè (Torino); è con la nomina di Dell'Utri ad amministratore che la sede sociale viene riportata a Milano. presso lo studio del commercialista Walter Donati, in via Sacchi 3 -mentre in via Donati 12, a Torino, rimane attiva ancora per qualche tempo una sede secondaria. Questo strano "giro di sedi". e la loro stessa ubicazione, richiama assai da vicino prassi analogamente strane d~ parte di varie società appartenenti al boss Vito Ciancimino, le quali fanno la spola tra Milano, Torino e altre località piemontesi minori - qualcosa di più di una semplice coincidenza, e del resto, la stessa presenza di Dell'Utri segnala attendibilmente i sottostanti interessi di don Vito, il quale peraltro ammetterà di avere "molta carne al fuoco [tra] Milano, Lecco, Como. fino a Torino da una parte, e al Lago di Garda dall'altra".
A Ciriè la Immobiliare Paltano risulta essere inattiva; evidenzia nei suoi bilanci 25 milioni di immobili (terreni e cascine), che dati in affitto le rendono 5 milioni l'anno. Quando nel 1975, con la nomina di Dell'Utri viene riportata a Milano, muta il suo scopo sociale: "La società ha per oggetto l'acquisto, la costruzione, la vendita, l'amministrazione di beni immobili" (il trasparente riferimento è al nuovo centro residenziale berlusconiano che sorgerà col nome di Milano 3). L'anno successivo, il capitale sociale viene elevato da 12 a 500 milioni, e il Monte dei Paschi di Siena rilascia una fideiussione di 3 miliardi a favore del Comune di Basiglio per garantire le opere di urbanizzazione promesse dalla società. Il 25 maggio 1977 si registra un nuovo aumento di capitale: 1 miliardo di lire. L'anno dopo, il 12 maggio 1978, la società muta nuovamente: si trasforma in Cantieri riuniti milanesi, con la sede trasferita in via Rovani 2, quartier generale della Fininvest: è a questo punto che, di nuovo, Marcello Dell'Utri esce di scena, per comparire subito dopo, in prima persona, nell'ambito di alcune delle società di Vito Ciancimino e dei suoi amici palermitani.
Vi sono anche società che nascono "gemelle' e procedono appaiate: la Immobiliare Paltano, ad esempio, è affiancata dalla Immobiliare Coriasco spa, anch'essa con sede a Ciriè (dove si era trasferita da Milano), e anch'essa intestataria di tcrreni e cascine a sud di Milano e dati in affitto. Per molti anni, amministratore unico di entrambe le società è stato tale Alessandro Fornas. I certificati penali dei componenti il collegio sindacale della Immobiliare PaItano non sono tra le carte societarie; in loro vece vi è un appunto: "Sono nell'incartamento Coriasco spa al Tribunale di Tonno" -una riprova di quanto stretti siano i legami tra le due società, e di quanto analoghi siano gli interessi che le sostanziano.
La Immobiliare Coriasco, tra l’altro, possiede nel Comune di Lacchiarella (15 chilometri a sud di Milano) un'estesa area agricola che il piano di fabbricazione comunale ha destinato a sviluppo industriale e terziario: la Fininvest se ne assicura la proprietà per costruirvi il centro all'ingrosso "Il Girasole" (una città commerciale con relativi servizi e attrezzature per un'estensione di 650 mila metri quadrati), e in cambio offre alla Coriasco e ai suoi anonimi detentori la partnership nell'iniziativa.
La Immobiliare Coriasco è annoverata tra le partecipazioni Fininvest già nel 1975 (anche se risulta ancora domiciliata a Ciriè). Nel bilancio del 1975, risulta controllata dalla Fininvest al 100 per cento, con il valore dell'acquisizione indicato in 370 milioni. Nel bilancio del 1976, la sede della Coriasco risulta essere stata trasferita a Milano, in via Mercato 5; il controllo da parte della Fininvest è ancora totale, con il capitale sociale elevato da 10 a 200 milioni e interamente sottoscritto dalla Fininvest infatti, a bilancio il valore della Coriasco è indicato in 560 milioni. Nel 1979 si registra un ulteriore aumento di capitale (a 2 miliardi e 200 milioni), ma a questo punto la partecipazione della Fininvesì scende al 9,09 per cento, pur rimanendo immutato, a 560 milioni. il valore a bilancio: il progetto del centro commerciale "Il Girasole" è di imminente attuazione, e il nuovo assetto azionario lascia posto ai vecchi e anonimi proprietari dell'area interessata.

Si è visto come le due fiduciarie Servizio Italia e Saf, fonte originaria del futuro gruppo Finìnvest, facciano capo alla Banca Nazionale del Lavoro. Negli anni Sessanta la Bnl è il maggiore istituto di credito italiano di diritto pubblico (nono nella graduatoria mondiale); l'avvento del centrosinistra apre il suo consiglio di amministrazione anche al Psi: vi entreranno Aldo Aniasi (1963), Antigono Donati (1966), Nerio Nesi (1978), Ruggero Ravenna (l980): Donati e Nesi ne assumeranno anche la presidenza. Nella seconda metà degli anni Settanta. il colosso creditizio registra evidenti segnali di crisi, specie nell'importante settore del parabancario, in forte espansione. Così, le società operanti nel parabancario Bnl aumentano al ritmo di una decina l'anno - nel l979 - sono una dozzina, e nel giro di un decennio diverranno 82 (di cui 24 controllate) tutte facenti capo alla Bnl Holding.
L'amministratore delegato della Bnl Holding, Carlo Alhadeff, da tempo in contrasto con i vertici della banca il 31 marzo rassegna le dimissioni e diffonde un comunicato-stampa: "Questa mia decisione", spiega, "nasce dall'esigenza di tutelare la mia credibilità nei confronti dell'esterno e della stessa Bnl, alla quale attualmente non mi è più possibile garantire la bontà della gestione e la correttezza dei risultati della Bnl Holding e delle sue controllate" - si tratta di una chiara presa di distanze rispetto a quanto avviene nelle varie società del parabancario Bnl.
La capogruppo del parabancario Bnl risulta essere la Banca Nazionale deI Lavoro Holding Italia spa: il termine "Italia", come sì vede, è ricorrente (Servizio Italia, Italcantieri, e tutta una sfilza di Holding Italiana), e gli stessi, ricorrenti numeri (Milano 2, Milano 3, Italia 1, Canale 5, Rete 4, ecc.) ricordano una qualche fantasiosità da ragionieri di banca. Parabancario vuole dire tante cose: leasing, factorig, intermediazione finanzi aria, fondi comunini gestioni patrimoniali, partecipazioni, recupero crediti, amministrazione fiduciaria. Nel parabancario Bnl, le fiduciarie sono soltanto la Saf e Servizio Italia; esse fanno capo al ristretto comitato esecutivo della Bnl Holding, presieduto dallo stesso presidente della banca e formato da alti dirigenti interni e dai vertici delle principali controllate.
Servizio Italia è presente in tutte le vicende del bancarottiere mafioso e piduista Michele Sindona. Della Capitalfin di Nassau (l'esotico "paradiso fiscale"), una delle "casseforti" sindoniane, presidente è Alberto Ferrari, ai tempi anche presidente della Bnl: segretario è Gianfranco Graziadei, che è anche direttore generale di Servizio Italia - Ferrari e Graziadei risulteranno entrambi affiliati alla Loggia segreta P2 . Gli editori piduisti Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din operano attraverso Servizio Italia. I maneggi piduisti con la casa editrice Rizzolì e il "Corriere della Sera" si avvalgono di Servizio Italia. La miliardaria operazione speculativa con la Savoia Assicurazioni da parte della Loggia P2 è curata da Servizio Italia, così come i traffici di Gelli con 217 mila azioni Italimmobiliare. Il Venerabile maestro della Loggia P2 scrive all'affiliato Tassan Din indirizzando non già al suo domicilio privato o presso la Rizzoli, bensì presso la sede di Servizio Italia. Nel luglio 1982, pochi giorni prima del suo arresto in relazione alla morte del banchiere piduista Roberto Calvi, il faccendiere Flavio Carboni disporrà l'intestazione fiduciaria delle sue società a Servizio Italia... E dunque assodato che Servizio Italia, formalmente Bnl, è pienamente controllata dalla Loggia P2, e che dietro il suo schermo si celano anche società e interessi dì ogni sorta.
Quanto alla Società azionaria fiduciaria, negli anni in cui essa concorre, con Servizio Italia, a creare le fondamenta del gruppo Fininvest, l'età media dei suoi dirigenti è prossinia agli 80 anni: il vicepresidente è Federico Pollak, nato nel 1887; il presidente dcl consiglio di amministrazione, Federico D'Amico, è del 1908; tra i consiglieri, Silvestro Amedeo Porciani è del 1892, il colonnello in pensione Anatolio Pellizzetti del 1907. Risulta dunque del tutto implausibile l'attribuzione a un gruppo di funzionari ottuagenari degli ambiziosi e avveniristici progetti che sottendono la nascita del gruppo Fininvest: progettazione, costruzione commercializzazione di "città satellite" e annessi servizi, ma anche trasporti aerei privati, attività parabancarie, televisione commerciale... E evidente che "la mente", il "centro propulsore" del grandioso programma "a tutto campo" è altrove, e precisamente nella Loggia massonica segreta Propaganda 2 e nel suo "Piano" per il controllo politico-economico del Paese.
Non a caso, la prima banca "infiltrata" dai piduisti, e quella penetrata più massicciamente e al più alto livello, è il più importante istituto di credito nazionale, e cioè la Banca nazionale del Lavoro, con ben nove affiliati alla Loggia segreta tra i massimi dirigenti - come avrà modo di confermare lo stesso Licio Gelli, tramite il proprio legale: "Numerose banche italiane hanno annoverato negli anni che vanno dal 1975 al 1981 tra i loro massimi dirigenti appartenenti alla Loggia P2; e meglio, la Banca Nazionale del Lavoro 4 membri del consiglio di amministrazione, il direttore generale, tre direttori centrali e un segretario del consiglio..." . Tra i piduisti insediati ai vertici della Bnl e agli ordini del Venerabile maestro, sei controllano tutta l'attività operativa della banca, e sono Mario Diana (responsabile del Servizio titoli e Borsa, tessera P2 1644 col grado di "maestro"), Bruno Lipari (direttore centrale delle filiali, tessera P2 1919 col grado di "maestro"), Gustavo De Bac (direttore centrale per gli affari generali. tessera P2 1889 col grado di "apprendista"), Gianfranco Graziadei (amministratore delegato, e direttore generale di Servizio Italia tessera P2 1912 col grado di "maestro"), Alberto Ferrari (già direttore generale della Bnl, e infine responsabile del settore estero. tessera P2 1625 col grado di "maestro"), e Raffaele Guido (responsabile relazioni esterne).

TORNA SU                    Vai a capitolo III°