Motivi della Rivolta

Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni 60’ la cultura è stata fortemente influenzata da fenomeni di costume che ne hanno caratterizzato le svolte nei vari settori, dal letterario al musicale, al figurativo, al teatrale. Alla base di questi fenomeni possiamo individuare una tendenza generale: la Contestazione. La cultura della contestazione ha interessato soprattutto il mondo giovanile, manifestandosi sia in America sia in Europa con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformistici e trasgressivi. All’origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema borghese capitalistico, l’ansia per un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra atomica e il violento scontro generazionale. Essi rifiutavano la loro società, accusata di appiattire l’uomo, dequalificare l’intellettuale e mercificare tutto. Nacque così “il momento dei giovani” nel 68’. Precisamente, quell’anno è passato alla storia come un periodo di violente rivoluzioni, manifestatesi in grandi movimenti di massa che hanno coinvolto gli studenti, gli operai e le donne. L’obbiettivo comune era la lotta contro l’Autoritarismo, l’ordine costituito e i valori dominanti. Negli studenti, la contestazione si traduceva nel rifiuto di una cultura verticistica e autoritaria, acritica e giudicata appartenente al passato; negli operai, si risolveva nell’opposizione allo sfruttamento operato dal potere padronale; nelle donne si esprimeva come ribellione ad una cultura e ad un costume etico e sessuale prettamente maschilistico. Il fenomeno ebbe espressioni e manifestazioni eterogenee, toccò paesi geograficamente ed ideologicamente differenti tra loro e si estese in vari modi nel decennio successivo. Le prime manifestazioni si ebbero nel 64’ a Berkley, in California, con l’occupazione dell’Università. Gli studenti chiedevano di compartecipare ai metodi d’insegnamento e alla scelta dei contenuti, nonché di poter usufruire dell’ateneo come luogo per dibattere problemi sociali. Ben presto la contestazione sfociò nella battaglia contro la discriminazione razziale, nella difesa dei diritti civili e nel rifiuto della guerra del Vietnam. In Francia, il movimento studentesco aderiva fortemente alla tradizione culturale delle sinistre e nel maggio del 68’ si trasformava in una vera e propria sollevazione contro il governo. In Italia, la contestazione nasceva dal movimento studentesco ed era sancita dall’occupazione dell’Università di Torino nel novembre del 67’. Gli studenti, uniti in assemblee permanenti, contestavano il sistema universitario, in quanto portavoce di una cultura reazionaria e schiva del sistema borghese, inteso come gerarchico, burocratico, spersonalizzante, classista, tendente ad ingabbiare l’individuo nell’unica logica del denaro e del benessere. Chiedevano, di contro, una cultura basata sull’autogestione. Il movimento, intanto, si collegava alle lotte operaie e sindacali, esplodendo in manifestazioni di piazza e scontri con le forze armate, sino ad arrivare all’autunno caldo del 69’, caratterizzato dalla mobilitazione degli operai nelle fabbriche per il rinnovo dei contratti. L’eredità del 68’ sulle future generazioni è stata diversa, perché portava in sé una serie di innovazioni: un costume più aperto, rapporti sociali più flessibili, una cultura più libera, più critica. La donna acquistava maggiore consapevolezza del proprio ruolo nella società. Infatti, dopo le venate dell’estremismo femminista, otteneva la legalizzazione dell’aborto e si conquistava un suo posto nel lavoro, nei servizi sociali e nel campo familiare. In ogni modo, la totalità di questi eventi, provocò una vera e propria rivoluzione in tutti i campi della vita quotidiana.