IL MUSEO
Le sale, l’allestimento, il percorso espositivo
Maria Letizia PELUSO
Le necessità espositive, legate a motivazioni essenzialmente di carattere didattico, sono state alla base dell’allestimento degli ambienti museali, in quanto si è ritenuto che ciò potesse caratterizzare la “diversità” del nostro museo e connotare la specificità di tutto l’itinerario didattico seguito, anche se i criteri adottati per l’esposizione dei nostri reperti potrebbero scontrarsi con quelli descritti e condivisi da innumerevoli studiosi, indubbiamente critici nei confronti degli allestimenti messi in atto da persone non qualificate che, a vario titolo, hanno deciso di cimentarsi nel difficile campo della museografia.
Il nostro museo vuole rappresentare uno sguardo al passato, nella piena consapevolezza che una maggiore conoscenza di esso possa essere di insegnamento per costruire un futuro migliore.
Cogliere i messaggi sempre attuali provenienti da una civiltà come quella contadina che, nella sua semplicità, riesce ancora a trasmettere i valori fondamentali della convivenza, dell’amicizia, della solidarietà e del rispetto, significa riconoscerle il merito di aver costruito una base solida alla nostra attuale identità.
Nel corso delle attività di ricerca sviluppatesi negli anni di attuazione del progetto, vale a dire tra il 2000 ed il 2003, sono stati raccolti circa trecento oggetti e suppellettili di varie dimensioni.
Alcuni di questi sono stati utilizzati, in un primo momento, nell’esposizione temporanea, successivamente sono confluiti nel museo suddivisi nelle varie sale: nella cucina, sessantaquattro; nella camera da letto, quindici; nella cantina, ventuno; nel deposito degli attrezzi, quarantasei; nella sala dedicata alla pastorizia, dieci; nelle tre botteghe artigiane, complessivamente, quarantasei. Il materiale non utilizzato nell’esposizione è stato messo in deposito.
Molti oggetti non raccolti perché di difficile trasporto, o perché mancava l’autorizzazione dei proprietari, sono comunque stati identificati.
Nella fase di reperimento e di raccolta degli oggetti non è stata utilizzata nessuna scheda descrittiva strutturata, ma soltanto un elenco con il nome in dialetto ed in italiano, nonchè il nome del donatore. Accanto a ciascun oggetto esposto è stata messa una piccola scheda che ne riporta la denominazione. Le schede realizzate per la pubblicazione del libro che racconta l'esperienza, invece, sono maggiormente articolate in maniera da fornire il maggior numero possibile di informazioni sulle modalità d’uso, sulla provenienza, ecc.. Tali schede potranno essere consultate anche con il computer del museo e su questo sito, attraverso le sezioni dedicate a ciascun ambiente
La prima sala può essere definita “la sala dell’impertinenza”, cioè una stanza apparentemente fuori luogo, non pertinente al museo; invece, è quella che caratterizza e attesta, meglio di tutte le altre, il raggiungimento degli obiettivi didattici ed educativi perseguiti. In essa sono stati raccolti tutti i lavori realizzati dagli alunni: fotografie, plastici, cartelloni con gli esiti delle ricerche, ricostruzione dei costumi nelle varie versioni tratte dal materiale iconografico disponibile, esposizione di proverbi e superstizioni.
Durante il primo anno di attività sono stati allestiti tre ambienti:
La cantina, che contiene tutti gli oggetti legati alla produzione del vino ed alla coltivazione della vite: un tino, una botte, alcuni barili, pompe per l’irrorazione degli anticrittogamici, recipienti di ogni dimensione destinati a contenere le vinacce, il mosto ed il vino, damigiane impagliate ed un torchio molto grande ricavato da un unico tronco di castagno.
Il locale deposito, dove sono sistemati tutti gli attrezzi necessari al lavoro dei campi e i finimenti per gli animali: gioghi, aratri di varie dimensioni, una macina rudimentale per la trebbiatura, una pietra circolare per affilare i coltelli, falci, zappe, carrucole, bilance e stadere, cote e portacote, ricavata da un corno di bue, originali contenitori in legno e vimini per il trasporto del foraggio e delle spighe di grano.
Il locale adibito alla caseificazione con l’esposizione di tutti gli strumenti necessari alla trasformazione del latte: secchi e scanni per la mungitura, pentoloni in rame stagnato per la bollitura del latte, mestoli e contenitori di salice per la toma e la ricotta, scanni in legno per far scorrere il siero.
Dopo il lavoro svolto il secondo anno, sono stati aggiunti ancora due ambienti.
La cucina, che rappresenta il regno della massaia di un tempo, e gli oggetti ritrovati sono stati inseriti in un contesto ricostruito minuziosamente. Vi sono il forno ed il caminetto, la madia, un grande tavolo apparecchiato, la culla per il neonato accanto al camino.
In un’unica stanza sono state esposte tre botteghe artigiane che raccontano al visitatore l’esistenza di lavori quasi scomparsi o totalmente trasformati dall’avvento del progresso: la bottega del falegname che presenta un grande banco da lavoro, corredato da diversi attrezzi, piccoli e grandi per lavorare il legno; la bottega del calzolaio composta dal deschetto, la sedia impagliata, alcune forme per montare le tomaie, martelli e chiodi di ogni dimensione; la bottega del fabbro con la fornace e tutti gli utensili che servivano per ferrare i cavalli, i muli e gli asini e per modellare inferriate e cancelli.
A conclusione del terzo anno di attuazione del progetto è stata arredata una camera da letto, che non presenta caratteristiche contadine, bensì la casa del ceto medio di fine Ottocento e potrebbe essere appartenuta ad un musicista emigrato oppure ad un piccolo proprietario terriero.
L’itinerario all’interno del museo si conclude con la sala in cui sono conservate due mostre fotografiche, la prima sulla tradizione musicale e sui musicisti girovaghi, l’altra sui momenti più significativi della traslazione della Madonna nera di Viggiano sul Sacro monte nel mese di maggio, che riprende alcuni rituali molto suggestivi della religiosità popolare.
Il percorso espositivo ha cercato di racchiudere tutti gli aspetti della nostra cultura.