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10 aprile - 19 maggio 2002 In collaborazione con la Fototeca di Cuba, e grazie al contributo di collezionisti e artisti, la prima panoramica italiana sulla fotografia cubana in circa 100 opere tra lo storico (post Batista) e il contemporaneo. La Fondazione Italiana per la Fotografia e la Fototeca di Cuba, hanno il piacere di presentare un'esposizione dedicata agli sviluppi degli ultimi quarant'anni della fotografia cubana. Con un insieme di circa 80 opere, la mostra, attraverso il raffronto tra l'analisi socio culturale della fotografia documentale e la ricerca concettuale delle ultime generazioni, vuole offrire un'immagine non stereotipata del Paese. Dall'avvio della rivoluzione castrista, Cuba è stata a lungo in primo piano sia come laboratorio di sviluppo di ideologie, sia come oggetto di forti tensioni politiche internazionali. Fin dall'inizio, la fotografia ha partecipato al procedere degli eventi. I primi anni sono stati, in particolar modo, quelli del trionfalismo, pervasi da uno spirito epico, ben evidente nella fotografia celebrativa. Sono gli anni nei quali si afferma la fotografia di Raúl Corrales, Osvaldo Salas e Alberto Díaz Gutiérrez, meglio conosciuto in campo internazionale come Korda. Questi furono il punto di riferimento per la fotografia cubana, creando uno stile purista che rimarrà tipicizzante del Paese. Sul tracciato di questo cammino, si sono inserite le generazioni successive, nelle quali l'attenzione si è rivolta più verso l'uomo comune e la sua quotidianità. La ricerca del cambiamento vissuto dall'isola, è avvenuta quindi nelle strade, nelle fabbriche, con l' affermarsi dell' orgoglio nazionale e della dignità umana. Furono gli anni d'oro del fotogiornalismo. In quel periodo cominciarono a porsi in luce José Alberto Figueroa, Enrique de la Uz, Roberto Salas, Liborio Noval, Tito Alvarez, Mario Díaz.
RAÚL CORRALES (1925) Il suo sguardo ha sempre saputo cogliere le più profonde emozioni umane nell'ambito delle vicende storiche di Cuba, vissute sempre in prima linea. Senza rinunciare all'impegno sociale e a un po' di ironia. Questa sua forza, ne ha fatto il principale maestro della fotografia cubana. Raùl Corral Fornos, il cui nome d'arte è Raùl Corrales, è nato a Ciego de Avila il 29 gennaio del 1925. La sua attività ebbe inizio nel 1944, prima come assistente di laboratorio e poi come reporter presso l'Agenzia Cuba Sono Film. Quando gli effetti della politica maccartista raggiunsero anche Cuba e la Cuba Sono Film fu chiusa, Corrales iniziò a collaborare (1953) alle riviste Carteles e Bohemia con il nome di Raùl Varela. Dal 1957 al 1958 fu direttore di fotografia dell'Agenzia pubblicitaria Siboney e dal 1959 al 1961 fotografo "accompagnante" di Fidel Castro. In quel periodo è stato anche collaboratore di riviste come Revoluciòn e INRA. Nel 1961 Corrales è stato tra i fondatori della sezione di fotografia dell'Unione degli Scrittori e Artisti di Cuba e dal 1964 al 1991 capo della sezione microfilm e fotografia dell'Oficina de Asuntos Historicos del Consejo de Estado all'Avana. La grandezza di Raul Corrales sta anche nell'aver colto, negli avvenimenti storici a cui ha avuto la sorte di assistere, emozioni e sentimenti umani profondissimi che, andando al di là dell'avvenimento specifico, acquistano un significato universale. LIBORIO NOVAL (1934), ha seguito passo dopo passo quarant'anni di storia di Cuba. Da fotografo commerciale, a fotoreporter. Fu tra i fondatori del "Granma", il giornale più importante di Cuba, organo di stampa del Governo. Per lavoro ha viaggiato un po' in tutto il mondo al seguito della classe politica del Paese; le sue fotografie offrono un ritratto 'ufficiale' di Cuba. E' il fotografo personale di Fidel Castro. JOSÉ ALBERTO FIGUEROA (1947), è sicuramente uno dei maggiori fotografi cubani. Le sue fotografie ci offrono un'immagine decisamente attuale e molto attenta dell'isola. Il suo spirito narrativo ricco di metafore e ironia, la presenza di contrapposizioni, utilizzate come allusioni tra la riflessione sul passato e l'insinuazione di un futuro, nonché la presenza di elementi surrealisti, sono la chiave per leggere in profondità le sue opere. MARIO DÍAZ (1951), già direttore della Fototeca di Cuba, ha sempre ottenuto importanti riconoscimenti dalla critica. Nelle sue immagini c'è una rappresentazione della quotidianità neutralizzata, come senza tempo. L'icona della bandiera cubana, per esempio, ha trovato, nelle sue fotografie, un nuovo modello espressivo. ENRIQUE DE LA UZ (1944). Nella serie di fotografie su Punta Alegre, minuscolo paesino della costa nord nella provincia di Ciego de Avila, Enrique ha saputo cogliere la liricità nella quotidianità. La sua macchina fotografica fissa l'attenzione sull'ambiente che l'uomo si è costruito e in cui vive. In questo sono molto evidenti i suoi trascorsi nel campo del cinema e della televisione, in particolare nella realizzazione di documentari. JOSÉ GONZÁLEZ (TITO) ALVAREZ (1916) approda tardi alla fotografia dopo un trascorso di cantante per le radio e televisioni cubana, messicana e statunitense. La serie di fotografie 'Gente de mi barrio', del quale presentiamo un estratto, nel 1982 ha vinto numerosi premi, tra cui quello del Ministero della Cultura di Cuba per la Fotografia Cubana. OSVALDO SALAS (1914 - 1992) fa parte di quel gruppo di fotografi che ci hanno offerto un'immagine eroica, pervasa da un sentimento epico del periodo rivoluzionario. Da fotografo di moda a New York, è rientrato a Cuba al seguito di Fidel. Le sue fotografie hanno contribuito, con lo spirito documentario del fotoreporter, a diffondere una visione 'ideale' dell'isola. JOSÉ MANUEL FORS (1956) concentra la sua ricerca sul recupero del passato de della memoria . I suoi lavori, ricavati da vecchie foto degli album di famiglia, rielaborate e riunite in collage installazioni, vogliono creare nuove mappe o raccolte di ricordi. I 'fagotti della memoria' rappresentano una sorta di lotta contro l'oblio. JUAN CARLOS ALOM (1964) La ritualità, il rimando ad un concetto di superstizione e religione, nel vissuto popolare indissolubilmente legate l'una all'altra, sono state a lungo la fedonte ispiratrice di alcune sue opere dal forte impatto emozionale. Ancora la ritualità del corpo e del gesto è l'oggetto di una delle due serie di fotografie di RENÉ PEÑA (1957). Ossessione e ostentazione, nonché un esplicito richiamo alla sessualità, vissuta dai cubani in maniera decisamente meno frustrata rispetto alla cultura 'occidentale', sono espresse in modo magistrale nella serie 'Rituales'. Di impronta invece decisamente intimista, la serie 'Hacia adentro', rappresenta una vista interiore sul particolare del quotidiano, sulle tracce lasciate dal nostro attraversare il mondo. I lavori di MARTA MARIA BRAVO (1959) esplorano il limite tra sacro e profano, spirito e carne, fisicità e immaterialità. In ogni fotografia l'artista sembra guidarci in un percorso, in una ritualità dai significati elusivi, ma che ci affascina e ci attrae con il suo alone di mistero e bellezza. ALEJANDRO GONZÁLEZ (1974) nelle architetture, come negli interni ci presenta risvolti della quotidianità, a volte marginali, frutto del congelamento di situazioni transitorie diventate atti compiuti, definitivi. ALINA PÉREZ è una giovane artista che qui affronta il tema della maternità. Il ventre materno è guscio, è casa, è culla della vita. Il ruolo stesso della donna è inteso come anima della famiglPEREZia e fulcro attorno al quale ruota e si sviluppa tutta la vita della casa. PEDRO ABASCAL (1960) fotografo di strada, registra eventi, che diventano parte integrante della sua esistenza, riflettendovi la sua interiorità emozionale. L'universo femminile nello sguardo di CIRENAICA MOREIRA (1969), è combattuto tra costrizione e liberazione. Costrizione negli stereotipi di cui sono evidente riferimento le armature metalliche, create da lei stessa. Liberazione della donna intesa come oggetto, con relativa data di scadenza, appesa ed esposta in una rappresentazione dal forte simbolismo surrealista. Lei stessa è la protagonista delle proprie opere, ritenendosi più attrice che fotografa.
La cultura cubana
è andata assumendo la sua fisionomia peculiare, che le
conferisce una forte identità nel concerto latino americano,
soprattutto a partire dal secolo scorso. Durante il periodo coloniale,
l'Isola occupa a lungo una posizione relativamente marginale
nell'ambito dell'Impero Spagnolo. Il suo ruolo è soprattutto
di scalo navale e di avamposto militare sulla rotta per l'America
continentale, ma gli assi politici dell'Impero passano per il
Messico e il Perù. Nella seconda metà del Settecento,
un evento storico imprime una forte accelerazione alla vita dell'Isola. Antonio Melis
Tratto da: Raul
Corrales, L'emozione della storia, a cura di Giovanna Chiti e
Carlos Torres Cairo, Edizioni KarenBlix, 1996 |
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