MUSEO DELLA FOTOGRAFIA               
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Torino

FONDAZIONE ITALIANA PER LA FOTOGRAFIA

CUBA 1960-2000: SOGNO E REALTA'

 


10 aprile - 19 maggio 2002

 

In collaborazione con la Fototeca di Cuba, e grazie al contributo di collezionisti e artisti, la prima panoramica italiana sulla fotografia cubana in circa 100 opere tra lo storico (post Batista) e il contemporaneo.

 

La Fondazione Italiana per la Fotografia e la Fototeca di Cuba, hanno il piacere di presentare un'esposizione dedicata agli sviluppi degli ultimi quarant'anni della fotografia cubana. Con un insieme di circa 80 opere, la mostra, attraverso il raffronto tra l'analisi socio culturale della fotografia documentale e la ricerca concettuale delle ultime generazioni, vuole offrire un'immagine non stereotipata del Paese.

Dall'avvio della rivoluzione castrista, Cuba è stata a lungo in primo piano sia come laboratorio di sviluppo di ideologie, sia come oggetto di forti tensioni politiche internazionali. Fin dall'inizio, la fotografia ha partecipato al procedere degli eventi. I primi anni sono stati, in particolar modo, quelli del trionfalismo, pervasi da uno spirito epico, ben evidente nella fotografia celebrativa. Sono gli anni nei quali si afferma la fotografia di Raúl Corrales, Osvaldo Salas e Alberto Díaz Gutiérrez, meglio conosciuto in campo internazionale come Korda. Questi furono il punto di riferimento per la fotografia cubana, creando uno stile purista che rimarrà tipicizzante del Paese. Sul tracciato di questo cammino, si sono inserite le generazioni successive, nelle quali l'attenzione si è rivolta più verso l'uomo comune e la sua quotidianità. La ricerca del cambiamento vissuto dall'isola, è avvenuta quindi nelle strade, nelle fabbriche, con l' affermarsi dell' orgoglio nazionale e della dignità umana. Furono gli anni d'oro del fotogiornalismo. In quel periodo cominciarono a porsi in luce José Alberto Figueroa, Enrique de la Uz, Roberto Salas, Liborio Noval, Tito Alvarez, Mario Díaz.


Negli anni Ottanta, il panorama delle arti plastiche, vive a Cuba un periodo di grande fermento e di rottura con l' accademismo del passato che investe anche la fotografia. Parallelamente alla matrice documentaria, la nuova generazione utilizza linguaggi più articolati, proponendo un nuovo approccio alla tematiche del quotidiano nella quale persiste l'esperienza rivoluzionaria. Nelle sue accumulazioni José Manuel Fors raccoglie l'esperienza quotidiana vissuta nelle strade, mentre nei fagotti delle memoria fotografie, documenti, lettere, segnano la traccia di un passato, vissuto come guida al presente. Juan Carlos Alom e Marta Maria Pérez Bravo rappresentano i migliori esempi di una fotografia decisamente concettuale, introspettiva, pervasa di una ritualità che affonda le sue radici nella tradizione religiosa afrocubana.

 


Nella decade successiva le tematiche hanno teso ad ampliarsi, venendo in parte meno, anche in virtù dell'età degli artisti, un legame con gli sviluppi politici della storia rivoluzionaria cubana. La sessualità, vissuta o negata, come ad esempio quella omosessuale, è stata oggetto di attenzione e discussione in molti campi dell'espressività culturale dell'isola. Nelle fotografie di Cirenaica Moreira, così come di René Peña, o nell'installazione di Alina Perez, il corpo e la sua sessualità sono elementi di lotta, di rivendicazione, di riappropriazione. Gli aspetti architettonici delle città in costante degrado, diventano elementi compositivi nelle immagini di Pedro Abascal, mentre Alejandro González analizza come gli interventi di sistemazione transitoria assurgano un ruolo di stabilità, di nuova conformazione dell'insieme: e questo anche nella vita domestica. L'uomo è quindi sempre rimasto il centro focale della fotografia cubana: dalla celebratività epica, alla ricerca intimista del passato, sino alle sole tracce della sua presenza/assenza.

 


 

GLI ARTISTI IN MOSTRA

 

RAÚL CORRALES (1925) Il suo sguardo ha sempre saputo cogliere le più profonde emozioni umane nell'ambito delle vicende storiche di Cuba, vissute sempre in prima linea. Senza rinunciare all'impegno sociale e a un po' di ironia. Questa sua forza, ne ha fatto il principale maestro della fotografia cubana. Raùl Corral Fornos, il cui nome d'arte è Raùl Corrales, è nato a Ciego de Avila il 29 gennaio del 1925. La sua attività ebbe inizio nel 1944, prima come assistente di laboratorio e poi come reporter presso l'Agenzia Cuba Sono Film. Quando gli effetti della politica maccartista raggiunsero anche Cuba e la Cuba Sono Film fu chiusa, Corrales iniziò a collaborare (1953) alle riviste Carteles e Bohemia con il nome di Raùl Varela. Dal 1957 al 1958 fu direttore di fotografia dell'Agenzia pubblicitaria Siboney e dal 1959 al 1961 fotografo "accompagnante" di Fidel Castro. In quel periodo è stato anche collaboratore di riviste come Revoluciòn e INRA. Nel 1961 Corrales è stato tra i fondatori della sezione di fotografia dell'Unione degli Scrittori e Artisti di Cuba e dal 1964 al 1991 capo della sezione microfilm e fotografia dell'Oficina de Asuntos Historicos del Consejo de Estado all'Avana. La grandezza di Raul Corrales sta anche nell'aver colto, negli avvenimenti storici a cui ha avuto la sorte di assistere, emozioni e sentimenti umani profondissimi che, andando al di là dell'avvenimento specifico, acquistano un significato universale.

LIBORIO NOVAL (1934), ha seguito passo dopo passo quarant'anni di storia di Cuba. Da fotografo commerciale, a fotoreporter. Fu tra i fondatori del "Granma", il giornale più importante di Cuba, organo di stampa del Governo. Per lavoro ha viaggiato un po' in tutto il mondo al seguito della classe politica del Paese; le sue fotografie offrono un ritratto 'ufficiale' di Cuba. E' il fotografo personale di Fidel Castro.

JOSÉ ALBERTO FIGUEROA (1947), è sicuramente uno dei maggiori fotografi cubani. Le sue fotografie ci offrono un'immagine decisamente attuale e molto attenta dell'isola. Il suo spirito narrativo ricco di metafore e ironia, la presenza di contrapposizioni, utilizzate come allusioni tra la riflessione sul passato e l'insinuazione di un futuro, nonché la presenza di elementi surrealisti, sono la chiave per leggere in profondità le sue opere.

MARIO DÍAZ (1951), già direttore della Fototeca di Cuba, ha sempre ottenuto importanti riconoscimenti dalla critica. Nelle sue immagini c'è una rappresentazione della quotidianità neutralizzata, come senza tempo. L'icona della bandiera cubana, per esempio, ha trovato, nelle sue fotografie, un nuovo modello espressivo.

ENRIQUE DE LA UZ (1944). Nella serie di fotografie su Punta Alegre, minuscolo paesino della costa nord nella provincia di Ciego de Avila, Enrique ha saputo cogliere la liricità nella quotidianità. La sua macchina fotografica fissa l'attenzione sull'ambiente che l'uomo si è costruito e in cui vive. In questo sono molto evidenti i suoi trascorsi nel campo del cinema e della televisione, in particolare nella realizzazione di documentari.

JOSÉ GONZÁLEZ (TITO) ALVAREZ (1916) approda tardi alla fotografia dopo un trascorso di cantante per le radio e televisioni cubana, messicana e statunitense. La serie di fotografie 'Gente de mi barrio', del quale presentiamo un estratto, nel 1982 ha vinto numerosi premi, tra cui quello del Ministero della Cultura di Cuba per la Fotografia Cubana.

OSVALDO SALAS (1914 - 1992) fa parte di quel gruppo di fotografi che ci hanno offerto un'immagine eroica, pervasa da un sentimento epico del periodo rivoluzionario. Da fotografo di moda a New York, è rientrato a Cuba al seguito di Fidel. Le sue fotografie hanno contribuito, con lo spirito documentario del fotoreporter, a diffondere una visione 'ideale' dell'isola.

JOSÉ MANUEL FORS (1956) concentra la sua ricerca sul recupero del passato de della memoria . I suoi lavori, ricavati da vecchie foto degli album di famiglia, rielaborate e riunite in collage installazioni, vogliono creare nuove mappe o raccolte di ricordi. I 'fagotti della memoria' rappresentano una sorta di lotta contro l'oblio.

JUAN CARLOS ALOM (1964) La ritualità, il rimando ad un concetto di superstizione e religione, nel vissuto popolare indissolubilmente legate l'una all'altra, sono state a lungo la fedonte ispiratrice di alcune sue opere dal forte impatto emozionale.

Ancora la ritualità del corpo e del gesto è l'oggetto di una delle due serie di fotografie di RENÉ PEÑA (1957). Ossessione e ostentazione, nonché un esplicito richiamo alla sessualità, vissuta dai cubani in maniera decisamente meno frustrata rispetto alla cultura 'occidentale', sono espresse in modo magistrale nella serie 'Rituales'. Di impronta invece decisamente intimista, la serie 'Hacia adentro', rappresenta una vista interiore sul particolare del quotidiano, sulle tracce lasciate dal nostro attraversare il mondo.

I lavori di MARTA MARIA BRAVO (1959) esplorano il limite tra sacro e profano, spirito e carne, fisicità e immaterialità. In ogni fotografia l'artista sembra guidarci in un percorso, in una ritualità dai significati elusivi, ma che ci affascina e ci attrae con il suo alone di mistero e bellezza.

ALEJANDRO GONZÁLEZ (1974) nelle architetture, come negli interni ci presenta risvolti della quotidianità, a volte marginali, frutto del congelamento di situazioni transitorie diventate atti compiuti, definitivi.

ALINA PÉREZ è una giovane artista che qui affronta il tema della maternità. Il ventre materno è guscio, è casa, è culla della vita. Il ruolo stesso della donna è inteso come anima della famiglPEREZia e fulcro attorno al quale ruota e si sviluppa tutta la vita della casa.

PEDRO ABASCAL (1960) fotografo di strada, registra eventi, che diventano parte integrante della sua esistenza, riflettendovi la sua interiorità emozionale.

L'universo femminile nello sguardo di CIRENAICA MOREIRA (1969), è combattuto tra costrizione e liberazione. Costrizione negli stereotipi di cui sono evidente riferimento le armature metalliche, create da lei stessa. Liberazione della donna intesa come oggetto, con relativa data di scadenza, appesa ed esposta in una rappresentazione dal forte simbolismo surrealista. Lei stessa è la protagonista delle proprie opere, ritenendosi più attrice che fotografa.

 


Raul Corrales

L'emozione della storia

La cultura cubana è andata assumendo la sua fisionomia peculiare, che le conferisce una forte identità nel concerto latino americano, soprattutto a partire dal secolo scorso. Durante il periodo coloniale, l'Isola occupa a lungo una posizione relativamente marginale nell'ambito dell'Impero Spagnolo. Il suo ruolo è soprattutto di scalo navale e di avamposto militare sulla rotta per l'America continentale, ma gli assi politici dell'Impero passano per il Messico e il Perù. Nella seconda metà del Settecento, un evento storico imprime una forte accelerazione alla vita dell'Isola.
Durante una breve occupazione dell'Avana, gli inglesi introducono la coltivazione della canna da zucchero, segnando in profondità il destino di Cuba. Lo zucchero comporta l'importazione massiccia di mano d'opera schiavistica dall'Africa, dato che la popolazione autoctona si è estinta nel corso del primo secolo successivo alla Conquista. La nuova cultura nasce dall'intreccio complesso tra la tradizione ispanica e gli apporti africani. Cuba resta esclusa dal processo d'indipendenza che dissolve l'Impero spagnolo. Proprio la questione razziale avrà un ruolo determinante in questo processo.
Si teme infatti una ripetizione a Cuba della rivoluzione dei "giacobini neri" di Haiti, che all'inizio del secolo aveva sconvolto l'oligarchia coloniale.
La lotta per l'indipendenza è il filo conduttore della cultura cubana del XIX secolo. La sua sintesi più alta si trova nell'opera di José Martì.
Martì, che muore nei primi giorni della guerra del 1895-98, è insieme uno dei maggiori poeti dell'America Latina e uno dei suoi pensatori più lucidi. Dall'esperienza della sua terra ricava la necessità per tutti i nuovi paesi latinoamericani di affermare la propria originalità. Sia sul terreno politico che su quello culturale rappresenta un punto di riferimento decisivo. L'aspirazione all'indipendenza autentica emerge come tema costante, dopo la sua espropriazione da parte del nuovo dominio statunitense. La cultura cubana è così contrassegnata da un forte anti - imperialismo e, al tempo stesso, aperta verso l'universalità.
Negli anni Venti partecipa attivamente ai fermenti delle avanguardie, imprimendo a quell'esperienza un sigillo proprio. Nell'Isola, infatti, la ricerca sperimentale s'intreccia indissolubilmente con i temi negri e mulatti:da vita alla poesia di Nicolàs Guillén e, su un altro piano, alimenta "il reale meraviglioso" di Alejo Carpentier.A partire dagli anni quaranta, troviamo anche il magistero di José Lezama Lima e della sua rivista Origenes. In tempi oscuri mantiene vivo il culto della parola e del pensiero, e scava miti fondatori della nazionalità. Quando all'inizio del 1959 la rivoluzione trionfa, diventa un fattore di richiamo e di esaltazione di tutte queste energie.
Essa appare come il coronamento di un lungo processo di ricerca e affermazione dell'identità. Nei primi anni la politica culturale della rivoluzione recepisce e favorisce questa esplosione di creatività. Sembra che sia possibile evitare gli errori commessi da altri processi rivoluzionari, che hanno perseguito una subordinazione della ricerca artistica e letteraria alle ragioni della politica.
I condizionamenti internazionali, sotto la spinta del blocco statunitense, portano a una scelta di campo verso l'URSS, che si riflette presto sul terreno culturale.
Dimenticando gli avvertimenti di Che Guevara, il gusto dei funzionari di partito tenta di imporre una letteratura e un'arte edificanti. Ma qui si coglie ancora una volta tutta la vitalità della cultura nazionale. Contro ogni "realismo socialista", contro ogni inserimento forzato della tropicale Cuba nella cultura statalista dell'Europa dell'Est, si manifesta la resistenza degli intellettuali migliori. A partire dalle conquiste fondamentali realizzate dalla rivoluzione sul terreno dell'istruzione a tutti i livelli, le grandi risorse espressive si manifestano in tutti i campi, dalla poesia al cinema, dalla grafica alla fotografia, dalla musica alle arti plastiche. Superando i ricatti del blocco statunitense e dell'emergenza permanente, la cultura cubana ritrova ogni giorno di più la sua collocazione naturale nella politica del mondo latinoamericano.

Antonio Melis

 

Tratto da: Raul Corrales, L'emozione della storia, a cura di Giovanna Chiti e Carlos Torres Cairo, Edizioni KarenBlix, 1996


Per ulteriori informazioni

www.fif.arte2000.net

 

 
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