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Oggi Charles Lutwidge Dogson, alias Lewis Carroll, sarebbe sospettato di pedofilia. Le sue lettere — chissà quanto anche ai suoi tempi considerate innocenti - e soprattutto le foto alle bambine basterebbero a procurargli
una condanna morale. Gli ingredienti ci sono tutti: l'adescamento, la seduzione, i regali, la morbosità, il voyeurismo, la prepotenza.

Non sappiamo come stessero veramente le cose, ma un fatto è certo: Carroll sembra lontano dall'immaginare che questa pubblica passione per le bambine possa avere qualcosa anche solo di sconveniente. Ragione in più per approfondire una testimonianza preziosa del suo universo psicologico attraverso la lettura di questo delizioso libro che raccoglie una quarantina di lettere spedite da Lewis Carroll alle sue giovani amiche. La traduzione è di Carla Muschio, che è anche l'autrice di una interessante introduzione. Alla fine vi è un saggio in chiave psicanalitica di Giorgio Bubbolini.



Lewis Carroll

Matto per le bambine

 

(lettere e ritratti)

con le foto dell'autore

edito da Stampa Alternativa, 2001


Lewis Carroll


 

A Mary Macdonald
Christ Church, Oxford 23 maggio 1864


Mia cara bambina,
qui ha fatto un caldo così terrificante che quasi non avevo la forza di reggere la penna, e anche ad avere la forza non avrei avuto inchiostro: era evaporato tutto in una nube di vapore nero e vagava per la stanza in quello stato, macchiando le pareti e il soffitto in modo tale da renderli impresentabili; oggi è più fresco e un po' d'inchiostro è tornato nel calamaio sotto forma di neve nera; presto ne avrò abbastanza per ordinare quelle fotografie che vuole la tua mamma.
Questo gran caldo mi rende molto triste e imbronciato: a volte faccio fatica a non perdere le staffe. Ad esempio, è appena venuto a trovarmi il vescovo di Oxford: un gesto gentile, con le migliori intenzioni, poveretto: ma il vederlo entrare mi ha così irritato che gli ho tirato un libro in testa e temo di avergli fatto molto male (attenzione: non è proprio vero -quindi non devi crederci - un'altra volta non crederci così facilmente — ti dirò perché — se ti metti di buzzo buono e credi a tutto, affatichi i muscoli della mente e allora sarai così debole da non riuscire a credere alle verità più elementari). Solo la settimana scorsa un mio amico si è messo all'opera per credere a Jack l'Ammazzagiganti. Ci è riuscito, ma è rimasto così provato che quando gli ho detto che pioveva (che era vero) non riusciva a crederci ed è corso in strada senza cappello e senza ombrello, con il risultato che si è bagnato i capelli in modo per niente lieve e un ricciolo non è riuscito a riprendere la sua giusta forma per quasi due giorni. (Attenzione: purtroppo devo dirti che una parte di questo non è molto vera). Dì per piacere a Greville che sto andando avanti con il suo ritratto (quello che va nella cornice ovale, sai) e spero di spedirlo tra un paio di giorni. Dì anche a tua mamma che purtroppo quest'estate nessuna delle mie sorelle viene a Londra.
Con cordiali saluti al tuo papa e alla tua mamma, con affetto per te e per gli altri infanti, rimango il tuo affezionato amico


Charles L. Dodgson


L'unica sfortuna che ho avuto venerdì scorso è stata che mi hai scritto tu. Ecco!



Beatrice Henley


 

 

A Magdalen Millard
Christ Church 15 dicembre 1875


Mia cara Magdalen,
Voglio spiegarti perché ieri non sono passato. Mi dispiaceva non vederti, ma, capisci, ho fatto tante conversazioni lungo la strada. Cercavo di spiegare alla gente in strada che stavo per incontrarti, ma non volevano ascoltarmi; dicevano di aver fretta, il che era scortese. Alla fine mi imbattei in una carriola che credevo mi avrebbe assistito, ma non riuscivo a distinguere che cosa contenesse. All'inizio vidi certi lineamenti, poi guardai con il telescopio e scoprii che era un volto; poi guardai con il microscopio e scoprii che era una faccia! Mi parve molto simile a me, così presi un grande specchio per accertarmene e allora scoprii con mia grande gioia che si trattava di me. Ci stringemmo la mano e stavamo appena iniziando a parlare quando arrivò il mio io: si unì a noi e conversammo molto amabilmente. Dissi: "Ti ricordi quando ci incontrammo tutti a Sandown?". E il mio io disse: "Si stava allegri là; c'era una bambina di nome Magdalen". E mi disse: "A me piaceva un pochino; non tanto, sai, solo un pochino". Poi fu ora di prendere il treno e chi credi che venne alla stazione a salutarci? Non lo indovineresti mai, perciò devo dirtelo io. Erano due miei cari amici che anche adesso sono capitati qui e mi pregano di lasciare che firmino questa lettera come i tuoi affezionati amici.

Lewis Carroll e C.L.Dodgson


Irene Mac Donald


 

A Agnes Hull
Ch. Ch., Oxford 10 dicembre 1877


Mia cara Agnes,
finalmente sono riuscito a dimenticarti! È stata un'impresa ardua ma ho preso sei "lezioni di oblio" a mezza corona l'una. Dopo tre lezioni avevo dimenticato il mio nome e dimenticai di andare alla lezione successiva. Allora il professore disse che facevo grandi progressi, "ma spero" aggiunse "che non dimenticherete di pagare le lezioni". Dissi che questo dipendeva dalla qualità delle lezioni successive: e, pensa, l'ultima delle sei lezioni fu così buona che dimenticai tutto! Dimenticai chi io fossi, dimenticai di cenare e a tutt'oggi non mi sono ancora ricordato di pagare quel tipo. Ti darò il suo indirizzo perché forse desideri prendere lezioni da lui per dimenticare me. Vive nel mezzo di Hyde Park e si chiama Mr Gnome Emery. E una tale consolazione aver dimenticato tutto di Agnes e Evey e... e... tanto è grande la mia gioia quanto è breve il giorno (avrei detto "quanto è lungo il giorno" ma, vedi, adesso è inverno, non estate). Oh! Bambina! Bambina! Perché non sei mai venuta a Oxford a farti fotografare? Ho scattato una foto di prim'ordine solo una settimana fa, ma la modella (una bambina di dieci anni) ha dovuto star ferma un minuto e mezzo, la luce è così fioca in questo periodo. Ma, se trovi qualcuno che ti porti, ti potrei fotografare, anche subito. Credo che re-sterò qui fino a Natale. A che serve avere una sorella grande se non può scortarti in giro per l'Inghilterra? Dopo Natale spero di andare a Londra e di portare qualche bambino alle pantomime. Il mio primo compito sarà quello di portare a qualche spettacolo la mia amica Evelyn Dubourg (mi danno un letto quando vado in città). Lei dice che si "mantiene giovane" così da poter uscire con me. Non è ancora grande (non ha neanche sedici anni ma li avrà tra una settimana circa), perciò la si può scusare se ha gusti infantili. Dopo aver accompagnato lei mi piacerebbe portare due di voi, anzi, diciamo due e mezzo, non di più. Ma che significa "mezza bambina", dirai tu. Beh, vedi, i bambini in genere sono fatti in parte di gambe e in parte di brac-cia, ma un bambino che sia tutto gambe o tutto brac-cia (non importa se l'una o l'altra cosa) è ciò che io definisco "mezzo bambino". Allego un indovinello che ho creato per te. La soluzione è una parola di due sillabe. Ci sono anche degli anagrammi per la tua sorella grande. Salutami Evey e
credimi


il tuo affezionato amico
Lewis Carroll

 

 

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