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Da un articolo del quotidiano "La Repubblica", a firma di Sarah Boxer, un interessante intervento dell'artista Hockney sul rapporto tra pittura e fotografia
E' iniziata come una questione personale e lo è rimasta. Tre anni fa 1'artista David Hockney si accorse che non riusciva a disegnare come Ingres, e quel che è peggio, pensava che Andy Warhol ci riuscisse, creando con mano sicura, veloce e decisa opere che avevano la fredda certezza di una fotografia. C'era un motivo: Warhol ricalcava le fotografie. Da questa irritante osservazione, Hockney ha derivato un nuova teoria riferita all'arte e all'ottica: intorno al 1430, lungi da ogni possibile sospetto, ci furono artisti che iniziarono ad utilizzare segretamente strumenti simili alle componenti della macchina fotografica, tra cui lenti, specchio concavo e camera oscura, per dare più realismo ai loro dipinti. La lista di Hockney include van Eyck, Caravaggio, Lotto, Vermeer e naturalmente lo straordinario Ingres.
L'auditorium della New York University era stracolmo, gente in coda all'ingresso, tanto che il moderatore, Lawrence Weschler, il primo a pubblicizzare sul New Yorker la teoria di Hockney, per richiamare all'ordine la platea era costretto a battere a terra la stampella che aveva con se per una lesione muscolare. Hockney e Falco innanzitutto hanno proiettato un documentario di 75 minuti a presentazione della loro teoria. II filmato non portava prove documentali dell'uso da parte degli artisti di strumenti ottici, si limitava ad indicare le caratteristiche dei dipinti che ne tradivano 1'utilizzo.
I quadri «sospetti» risultavano troppo precis; e naturali per essere semplice frutto di osservazione dal vero e di un disegno a mano libera. Le armature, gli occhi, i liuti e gli abiti sono riprodotti con troppo realismo, sui volti è catturata 1'espressione di un momento.Ma i dipinti rivelano anche imiprecisioni, particolari non perfettamente a fuoco, proprio come le fotografie. Oppure si notano elementi che non combaciano perfettamente, come se l'artista avesse piu volte rimesso a fuoco le lenti per catturare particolari diversi dell'immagine. Alcuni quadri, che sembrano dipinti da un mancino ubriaco, rivelerebbero 1'utilizzo di una lente inversa. Ci sono poi casi in cui gli strumenti ottici appaiono nel quadro stesso, come nell'opera di van Eyck, "I coniugi Arnolfini" in cui è rappresentato uno specchio convesso, il cui lato concavo avrebbe potuto servire da lente per proiettare 1'immagine su una superficie piatta. Hockney non accusa gli artisti di truffa, gli strumenti ottici, dice, non creano un'opera d'arte. Lenti, specchi e camera oscura non sono che strumenti a servizio dell'artista. II punto è che sono stati utilizzati molto prima di quanto si potesse pensare. Secondo Hockney esiste un filo diretto tra l'ossessione di van Eyck per la proiezione delle immagini e la conquista del mondo da parte della televisione. Se gli storici dell'arte
si fossero presi la briga di studiare ottica, ha aggiunto Falco,
avrebbero raggiunto queste conclusioni già da decenni.
Ma gli storici dell'arte non sono rimasti a guardare. Keith Kristiansen,
uno dei curatori del Metropolitan Museum of Art, ha letto una
lettera aperta a Hockney in cui racconta di essere andato a comprare
uno specchio concavo e di averlo provato. Risultato: la proiezione
ottenuta non è stata abbastanza chiara da poterne trarre
un disegno decente. Inoltre, ha aggiunto, ci sono prove in abbondanza
a dimostrare che artisti come Michelangelo,Raffaello e Caravaggio
non avevano alcun bisogno di affidarsi a im- Anche Susan Sontag ha detto la sua sull'argomento. Secondo la scrittrice, sostenere che non ci siano stati grandi pittori prima dell'awento degli strumenti ottici e come dire che non ci sono stati grandi amatori prima del Viagra.Benchè britannico, Hockney «ragiona all'americana». Dire che esiste un filo diretto da van Eyck alla televisione significa utilizzare l'attuale cultura visuale di massa come una lente attraverso cui esaminare il passato. Hocney rappresenta, secondo la Sontag una «Wahrolizzazione dell'arte». Linda Nochlin, docente di arte moderna presso 1'Istituto di Belle Arti, ha scelto una mossa ad effetto per contestare la teoria di Hockney. A dimostrazione che un artista può riprodurre la fantasia di un tessuto senza 1'ausilio di strumenti ottici ha fatto portare in aula il suo abito da sposa, a belli blu su fondo bianco e poi il ritratto nuziale, opera di Philip Pearlstein, famoso ritrattista dal vero. «Ecco,questa per me e una prova scientifica», ha aggiunto. E' stato poi David Stork,
a raccogliere il guanto lanciato da Hockney. II professore di
informatica della Stanford University ha preso in esame lo specchio
convesso del ritratto dei coniugi Arnolflni ed ha affermato che
è troppo piccolo per assolvere alla
Si sono però levate alcune voci anche a favore della tesi di Hockney. Gary Tintcrow, curatore del Metropolitan Museum ha indicato che era possibile che Ingres in qualche occasione avesse ricalcato i suoi disegni. John Spike, studioso di Caravaggio, ha fatto notare che nel 1672 un critico descriveva un'attrezzatura nello studio del pittore che avrebbe potuto essere una camera oscura. Ha poi raccontato che mentre osservava insieme a Hockney un dipinto del Caravaggio esposto a Londra, un uomo anziano, francese, si avvicinò al dipinto e comincib a criticarlo sostenendo che era troppo simile ad una fotografia. Scoprì in seguito
che quel tipo strano altri non era che Henry Cartier-Bresson.
Poi è stata la volta degli esperti di Vermeer. Philip
Steadman, architetto, autore di un saggio che sostiene le intenzioni
fotografiche di Vermeer, ha detto che i dipinti dell'artista
olandese contengono riproduzioni perfette di oggetti di arredamento,
sedie con schienali intagliati, quadri, mattonelle, strumenti
musicali, persino le travi del soffitto. In sei dipinti viene
rappresentata la stessa stanza vista da angolazioni diverse e
tutti sono stati eseguiti su tele della stessa dimensione. Perche?
Secondo Steadman 1'artista avrebbe ricalcato immagini create
nelle camera oscura.Wakter Liedtke, del Metropolitan Museum,
anch'egli esperto di Vermeer, ha dissentito. Pur non Ma che c'è di cui avere timore? Molto, secondo Nica Gutman, sovrintendente a varie mostre, tra cui quella di Eakins presso il Philadelphia Museum of Art. Molti artisti proverebbero vergogna se saltasse fuori che utilizzano fotografie. Prendiamo Eakins e il suo quadro "Rammendando la rete".Tutte le figure e 1'albero, secondo la Gutman, sono identiche ad una fotografia.» Eakins le ha proiettate da una fotografia sulla tela e le ha ricalcate. L'autore ha fatto di tutto per nasconderlo e,dopo al sua morte, anche la vedova ha mentito a questo proposito. Oggi gli artisti nascondono
ancora 1'utilizzo di trucchi ottici?Alcuni si, altri semplicemente
non possono. Come Chuck Close. I suoi quadri sono innegabilmente
basati su fotografie. Un bambino in visita con la classe al suo
studio gli ha chiesto se sapesse anche disegnare, oltre a copiare
foto, e quando Close gli ha disegnato Topolino è rimasto
a bocca aperta.Pearlstein, 1'autore del ritratto di nozze della
Nochlin, ha detto che dipinge persone e paesaggi dal vero, ma
che non lo disturba più di tanto essere talvolta scambiato
per un realista fotografico.«Non è una questione
morale ma semplicemente stilistica». Questione morale o
meno, Svetlana Alpers, professore emerito presso1'Università
di California a Berkeley, ha ipotizzato che 1'intento di Hockney,
che spesso ha usato fotografie nel suo lavoro, fosse quel-
(traduzione di Emilia Benghi)
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