MUSEO DELLA FOTOGRAFIA               
   MUSEO DELLA FOTOGRAFIA

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

I rapporti tra fotografia e incisione

 

 

Canè, Caprera - 1871

 

L'Illustrazione Italiana - fine '800


Dalla sua scoperta e per tutto l'Ottocento si considerava la fotografia il risultato di un procedimento automatico di trascrizione della realtà, trascurando così il ruolo che veniva ad assumere l'operatore nella manipolazione artigianale dei materiali sensibili, nella scelta della macchina da ripresa, del soggetto, degli obiettivi, dell'inquadratura, delle luci, del formato e di tutti gli altri elementi tecnici ed estetici che rappresentano un numero potenzialmente infinito di variabili all'interno del quale il fotografo opera delle scelte che ne determinano la propria specificità. Oggi questo discorso sulla presunta oggettività della fotografia sembra sia superato, sebbene recentissime correnti del dibattito critico stiano cercando di recuperare, aggiornandone i contenuti, alcuni dei suoi postulati, a discapito di quelle teorie che vedono nella fotografia un portato strutturato, e pertanto interpretabile dal punto di vista linguistico. Invece, fino ai primi del Novecento, l'idea dominante era che essa fosse uno "specchio della natura" prodotta dalla "luce pittrice", e pertanto, da questo punto di vista, non era del tutto sbagliato porsi l'interrogativo se attraverso la fotografia si potesse originare un'espressione di tipo estetico o piuttosto se i suoi prodotti esulassero dalla dimensione artistica perché determinati dalla natura meccanica del mezzo. Tuttavia, nonostante il dibattito sul problema dell'artisticità della fotografia si facesse sempre più aspro, un'altra conseguenza ben più profonda e duratura determinerà il successo della fotografia, ossia la conquista di un ruolo egemone nel panorama dei mezzi di comunicazione visiva, almeno sino all'avvento della televisione, detenuto finora dall'incisione. Infatti spettava soprattutto all'incisione rispondere a tutte le necessità di carattere documentario della stampa, ma ormai nel corso dell'Ottocento le finalità documentarie rendevano l'immagine fotografica un sistema imprescindibile sia per la fedeltà riproduttiva rispetto al soggetto, ma anche per l'immediatezza di esecuzione rispetto al lungo e paziente operato dell'incisore, per non parlare dei costi decisamente più contenuti, e soltanto l'impossibilità per il momento di poterla trasferire sulla pagina stampata rendeva ancora necessaria l'utilizzazione dell'incisione.

Ciò favorì per tutto il secolo un processo di collaborazione e integrazione tra le due tecniche, laddove però l'incisione utilizzata per la stampa tipografica, nel rincorrere le esigenze di carattere documentario, nella ricerca di una presunta fedeltà e della mimesi di carattere fotografico, dovette semplificare e banalizzare le sue potenzialità espressive, la fotografia, mantenendosi fedele alle sue caratteristiche documentarie, e quando l'evoluzione tecnica dei procedimenti tipografici glielo consentirono, divenne l'unica e incontrastata tecnica di riproduzione visiva.

Un buon esempio della integrazione tra le due tecniche si ebbe quando Giorgio Alsani, con lo pseudonimo di Dalsani, pubblicò nel 1878, sul giornale cagliaritano "Il buonumore", una serie di quarantatre tavole litografiche tratte da fotografie dei costumi sardi, che venne considerata, per la sua completezza, una raccolta decisamente importante per la storia dell'abbigliamento popolare in Sardegna.

Sul finire del secolo, contemporaneamente all'attenzione rivolta alla Sardegna da parte di vari giornali illustrati, come gli estratti delle "Cento città d'Italia" del Secolo o "L'illustrazione italiana", si ebbe il considerevole aumento della produzione iconografica sulla Sardegna, realizzata attraverso la produzione di xilografie, quasi sempre riprese da fotografie, che rendevano possibile la composizione di testo e immagine sulla stessa pagina e pertanto era quella preferita, tra le tecniche grafiche, dai giornali e dalle riviste illustrate del periodo.

Però, a causa dei sempre più urgenti e frenetici ritmi imposti dalla stampa, la produzione di incisioni divenne sempre più approssimativa e scadente sul piano della resa formale, cosicché quando ai primi del Novecento fu possibile la stampa diretta delle fotografie su libri, riviste e giornali, l'incisione si trovò improvvisamente esautorata da quelle prerogative di acculturazione e informazione che erano state una sua caratteristica per tanto tempo.

 HOME
 AUTORI
 BIBLIOGRAFIA
 LIBRI
 LINKS
 MOSTRE
 STORIA
 E-MAIL
 GUESTBOOK
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
               
                 
 

  HOME / AUTORI / BIBLIOGRAFIA / LIBRI / LINKS / MOSTRE / STORIA

    © 2001 Museodellafotografia® è un marchio registrato;
il logo MUFO è un marchio registrato del Museodellafotografia - Design: Dracmes