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La
più antica opera di argenteria del museo è la croce processionale già nella
chiesa madre oli Salemi, datata 1386 e firmata da Johannes de Cioni, abile maestro
pisano proveniente da Cagliari, facente parte, forse, della famiglia di argentieri
toscani tra i quali emerge Andrea de Cioni. L'artista si può rapportare a quel
flusso migratorio legato a rotte e scambi commerciali che, con frequenza, portavano
in Sicilia anche opere d'arte dalle varie Repubbliche marinare. Con l'arrivo
del primo viceré spagnolo nel 1415, la Sicilia si lega più direttamente alla
Penisola iberica, e così anche nella parte occidentale dell'isola si comincia
ad avvertire la presenza di artisti spagnoli, legati alla corte, latori di correnti
valenzano - catalane. Tra le opere più significative del periodo, attribuite
ad argentieri spagnoli, è la croce processionale del Museo, tradizionalmente
riferita a Giovanni di Spagna, la cui attività a Palermo è documentata dal 1433
al 1465. Quest'opera si ispira alle Crucis fiordalisadas della Spagna e si può
raffrontare a quelle inarchiate Bark (Barcellona), come la croce astile della
Cattedrale di Barcellona di Francesco Villardell, del 1383. Lo stemma alla base
della croce lascerebbe pensare che il committente sia stato Giovanni IV La Rosa,
vescovo di Mazara dal 1415 al 1448. Del vescovo Giovanni Lomellino del campo
(1562 - 1571) è esposto al museo il reliquiario dei santi Zenone e Tommaso Cantauriense,
che presenta il marchio degli orafi e argentieri di Messina (lo scudo coronato
con la croce e le lettere MS, Messanensis Senatus). È questo un caso assai raro
per le opere d'argenteria sacra del Tesoro della Cattedrale di Mazara, tuttavia
riconducibile al volere di quel vescovo, greco d'origine ma molto legato a Messina.