LE CHARME

Les objets du désir de la femme parisienne dans

la publicité (1850-1950)

In mostra appaiono manifesti, cartoni-reclames, ventagli pubblicitari, pagine pubblicitarie, cartoline, programmi di spettacolo e taluni "oggetti del desiderio" religiosamente raccolti dal Museo Parigino a Roma, insieme ad alcuni fascinosi cataloghi d’epoca dei grandi magazzini parigini, Aux Printemps, Au Louvre, Les Galeries Lafayette, La Samaritaine, opuscoli stracolmi di "feticci" che farebbero perder la testa a chiunque, figuriamoci alle signore. L’Ottocento, alla fine dei suoi anni, si avvampa nei colori; i rossi, i verdi, gli azzurri incorniciano volti e corpi di esuberanti fanciulle dagli incarnati troppo rosei, dalle forme un po' troppo osées, ardite. Chéret, giunto a Parigi nel 1866, diverrà maestro in quest’arte della persuasione pubblicitaria affidata alla donna, alla mitica Chérette. La sua Diaphane si accarezza il volto con uno sbuffo di cipria, mentre la rubensiana e focosa creatura del cabaret notturno immortalata da Grün per la Revue à poivre irretisce donne e uomini. La Belle Epoque! Che sogno! Cos" femminile, affascinante, cos" convincente. Grazie a chi? Agli artisti che l’hanno resa celebre: primo fra tutti Chéret, re della pubblicità dell’epoca, ma anche Steinlen, Grûn, Willette, Cappiello e poi Alì, Erté, Lelong, Lepape, Barbier e tanti altri disegnatori, illustratori e cartellonisti anonimi che, in seguito, hanno sottolineato a colpi di matita, passo passo, il mutare dei tempi, delle mode, dei desideri, delle necessità di una società in via di emancipazione. Coco Chanel negli anni Venti "spogliava" la donna da desueti orpelli ottocenteschi. La pubblicità la rivestiva di nuovi e più moderni strumenti di fascino capaci di catturare l’attenzione non solo di un pubblico maschile ma anche di quello femminile. L’antica e prestigiosa Maison Guerlain, insieme ai Parfums Rimmel, ha rappresentato sin dalla nascita il mito francese del profumo. I mezzi di comunicazione del Novecento, complici i più facili e moderni trasporti su tutto il territorio nazionale francese, hanno reso più semplice il compito della pubblicità nel giungere in modo capillare presso le case delle sognanti francesine che nel gioiello, nella trousse per il maquillage, nell’argenteria di Christofle, nel ventaglio di Scott o di Lelong, nella gonna o nella blusa disegnata da Paul Iribe, nel cappello o nelle scarpe di grido, nella bicicletta di moda, e in mille altri oggetti, trovano il terreno adatto alla propria fertile fantasia. Nel corso del decennio 1920-30 si consolida la professione dell’illustratore commerciale, del "grafico" incaricato di formulare e trasmettere i nuovi messaggi, e si assiste oltretutto ad una diversificazione dello stile decorativo che assume una fiosionomia propria con il nome emblematico di Déco.

  mostre     home