P A R I S C L O C H A R D

Clochards e bassifondi di Parigi fra '800 e '900

 

L'esposizione raccoglie manifesti, tavole illustrate, stampe litografiche, riviste, libri, cartoline. Essa vuole riproporre, a oltre un secolo di distanza, i clochards, quelle mitiche figure che hanno caratterizzato una certa creatività artistica, che hanno vivacizzato la vita notturna e sotterranea della capitale francese divenendone protagonisti. Pittori, disegnatori, illustratori come Steinlen, Chéret, Poulbot, Draner, Willette, Toulouse-Lautrec, Delannoy, Dupuis, Vogel, Mirande, insieme a letterati quali Honoré de Balzac, Victor Hugo, Emile Zola, Aristide Bruant e i poeti dello Chat Noir o Francis Carco, ognuno a suo modo, hanno raffigurato una tessera del grande mosaico di quella "condition humaine" assurta a fenomeno di arte e di cultura.

Clochard. Basta la parola per far emergere una miriade di ricordi letterari, di arte e di cultura, una ricchezza straordinaria di impressioni, di sentimenti frammisti a sotterranea ammirazione, ansie, pene, timori per il mondo sconosciuto, irraggiungibile e composito di questi funamboli in bilico tra essere e non essere. Secondo l'articolo 270 del codice penale francese "I vagabondi, coloro che non hanno domicilio, né mezzi di sussistenza e non esercitano un mestiere sono clochards", deboli, ovvero coloro che secondo l'etimologia, camminano a "cloche pied". Ma non è solo questo. Parigi fra '800 e '900 ha accolto una compagine variegata di figure, personaggi che in qualche modo hanno alimentato la "corte dei miracoli", i bassifondi della Ville Lumière. Prostitute, protettori, infanzia abbandonata e da recuperare, mendicanti, malviventi, poveri diavoli, diseredati ed umili sono entrati nel mondo letterario e dell'arte accaparrandosi un posto d'onore presso gli illustratori e i disegnatori parigini. A leggere il Dictionnaire de Paris, si scopre che i clochards sono gli ultimi di una lunga tradizione. Vagabonds, gueux, truands et larrons rappresentarono un terzo della popolazione parigina e meno di un sesto tra il regno di Filippo Augusto e quello di Luigi XVI. Alla fine dell'Ottocento, persa l'etichetta di "flagello sociale" i clochards, portatori sani di quel vessillo di libertà e di "anarchie de l'esprit", Re di se stessi e della propria solitudine, avevano creato il sindacato con un proprio journal che segnalava le cerimonie e le case caritatevoli, oltre ai migliori consigli da seguire: "Non domandare danaro, abiti, presentandosi piuttosto come una vittima della reazione".