ERIK SATIE

IN PUNTA DI PENSIERO

Eccentrico musicista, poetico e stravagante, suscitatore di immagini nella Parigi fra '800 e '900

Chi lo vuole musicista raffinato, chi poeta bizzarro, chi lo riduce ad un semplice suscitatore di immagini, uomo eccentrico e stravagante, Erik Satie è tra i protagonisti della vita parigini fra i due ultimi secoli, culturalmente interessante quale esponente della cultura musicale della fine dell'ottocento e per i suoi rapporti con le avanguardie artistiche del Novecento. Legato al mondo dadaista e surrealista, amico di Picabia, Cocteau, Debussy, visse i suoi rapporti in piena anarchia, en amitié orageuse, in totale libertà espressiva, sia negli affetti che nelle esperienze artistiche. Definirlo diventa, pertanto, arduo se si pensa alla tendenza disorientatrice, al gusto della provocazione, all'ironia che pervade quasi tutti i suoi scritti musicali o letterari, arduo soprattutto a causa dell'inafferrabilità di un carattere mutevole, trasgressivo e a volte aggressivo ma anche di spirito sagace, impalpabile, sensibile alle diluizioni, alle dissolvenze alle grimaces. Una tessitura che sfugge ad ogni regola e imbrigliamento, una personalità funambolica, un uomo lieve e al contempo pesante sino all'invettiva.

Questo è il personaggio Satie, un "homme enfant", sospeso nel suo stravagante universo, amante delle svolte più clamorose e dei percorsi più difficili. Attento al gioco, alla pantomima tra note e parole, poeta funambolo, gymnopedista, danza sul filo teso tra le ombre di archi gotici in punta di pensiero. Egli, dira Robert Caby, è della famiglia delle divinità che non si lasciano afferrare. Se ne coglie l'eco, la magia, il fragile incanto ma non si riesce a trovare la celata sorgente: Murmures de l'eau dans le lit de riviere". Legato a Jean Cocteau, Picasso, Massine, è stato un cardine in quella straordinaria temperie che nel primo quarto del Novecento ha scritto le pagine più interessanti della produzione artistica in Francia. Autore delle Gymnopedie, delle Gnossiennes, di Parade e di Mercure, l'artista di Honfleur viveva a Parigi in una casa armadio in compagnia del suo pianoforte, della sua bombetta e del suo ombrello che non apriva mai per paura che si bagnasse. Iscrittosi a cinquant'anni alla Schola Cantorum parigina non ha mai perso il gusto per la scoperta proprio come un fanciullo. La sua è la poesia dell'infanzia, dirà Jean Cocteau, ma si potrebbe aggiungere che è il recupero di qualcosa di mitico, di lontano e lontano da ogni spiegazione, un passaggio, una tappa dell'esistenza di un homme enfant che non pretende chiavi di decodificazione ma unicamente il raro incanto dei sogni.

Tutto ciò vuole evocare questa mostra, fatta di foto, spartiti, documenti, immagini di quella vita musicale all'ombra di quella Tour Eiffel, simbolo incontrastato di quel rinnovamento di cui Erik Satie è stato paladino e protagonista straordinario e irrinunciabile.

 mostre     home