GENNAIO
2000 |
hermes |
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Il pittore
delle idrie ceretane
di Luca Brandolini
Verso la metà del VI secolo A.C., si affaccia
nel panorama artistico di Caisra, (nome etrusco della odierna Cerveteri), il
cosiddetto pittore delle idrie ceretane. Certamente una personalità di spicco
nell’arte figurativa etrusca, che contribuì non poco alla diffusione del ‘gusto
ionico’ che in quegli anni la faceva da padrone in Etruria ed in particolar
modo a Caisra, città aperta alle mode e agli influssi provenienti dall’oriente
greco.
Le IDRIE, che il nostro pittore prediligeva,
erano dei contenitori per bevande, alte circa 40 cm., che ebbero un buon
successo presso la “committenza etrusca” visti i ripetuti ritrovamenti in
territorio cerite. Ad oggi se ne conoscono una trentina per lo più divise tra
collezioni e musei stranieri, tutte ritrovate a Cerveteri, tranne due nel
territorio di Vulci, e tutte in ambito funerario. Delle poche visionabili tra
pubblicazioni più o meno note e nei vari musei, si può dedurre che in tutte
ricorre lo stesso schema, sia decorativo che figurativo, come per esempio i
petali dipinti sul piede, intorno ai manici e sull’orlo, che troviamo in quasi
tutte le idrie conosciute. Altre decorazioni più complesse compaiono poi nella
parte bassa del corpo e sulla spalla dove si alternano fior di loto e trecce di
edera; infine, sul collo dove il nostro artista adotta diverse soluzioni.
Per quanto riguarda le scene figurate, esse non
presentano uno stile eccelso, anzi in cospetto ad artisti ateniesi dello stesso
periodo, risultano assai goffe con un graffito molto accentuato. Ma la sua
particolarità sta nella ricercata policromia della decorazione con rosso e
bianco e nelle vivaci scene che assumono un aspetto quasi caricaturale negli
svariati temi proposti.
I temi preferiti per la pittura delle scene
vengono attinti dalla mitologia greca e in particolar modo dalla saga di Ercole,
eroe che in Etruria ebbe una fortuna enorme con templi e sorgenti a lui
dedicati soprattutto nel territorio di Caisra.
Il Prof. F. Roncalli nel suo trattato
sulle “lastre dipinte da Cerveteri”, ipotizza un accostamento tra il pittore
delle idrie e alcune lastre dipinte rinvenute In territorio Cerite, ipotesi più
che legittima, visto che non è pensabile che il nostro pittore si sia limitato
soltanto alla produzione di idrie.
Circa la provenienza del nostro
artista, che tutti concordano essere la regione Ionica, si sono fatte numerose
ipotesi, tra le quali citiamo le più accreditate dagli studiosi moderni.
1)- La prima ipotesi riguarda la
presunte immigrazione di artisti greco orientali sul suolo etrusco e l’apertura
di proprie officine, o la collaborazione con artisti locali che hanno dato il
via a questa interessante produzione. Fatto non nuovo se si pensa che
Aristonothos già un secolo prima firmava in greco Aristonotos epoiese, uno splendido
cratere di stile tipicamente ceretano. In questo senso ci si può ricollegare ai
vari scrittori antichi che ci riferiscono di una migrazione arcaica di artisti
greci in Etruria, dove era nato un mercato ricco ed in piena evoluzione , che
in parole povere si tramutava in una possibilità di lavoro per gli artisti che
metteva il proprio talento al servizio della affermata aristocrazia ceretana
sempre alla ricerca di pezzi ed oggetti di lusso.
2)- La seconda ipotesi, (per la verità
più fantasiosa ma non per questo meno interessante), riguarda il trasferimento
forzato di artisti greci catturati in battaglia e qui si fa riferimento alla
famosa battaglia di del mar Sardonio accaduta intorno al 540 A. C. e descritta
da Erodoto , storico greco di poco posteriore al fatto, che racconta di una
spedizione cerite-cartaginese contro i focesi che si erano stabiliti ad Alalia
in Corsica, da circa un ventennio. Sempre secondo Erodoto, i focesi presero a
disturbare con atti di pirateria le rotte mercantili sia etrusche che
cartaginesi con un inevitabile scontro che si concluse con l'abbandono di
Alalia da parte dei focesi che ripararono in Campania nella città di Velia e la
cattura di molti prigionieri che andarono in gran parte ai ceriti che li
trucidarono sulla costa etrusca con tutto quello che poi ne conseguì.
A favore di questa ipotesi, il prof.
Lila I. Marangou, autore della pubblicazione della bellissima idria ceretana
della collezione Stavros S. Niarchos e che ci descrive la scena principale
raffigurante un combattimento tra un eroe barbuto che con passo deciso avanza
verso
sinistra con in mano un corto coltello
(?), ricurvo nell’atto di affrontare un mostro marino che lo attende con le
fauci minacciosamente aperte. Il tutto sembra svolgersi in ambiente marino,
tanto che il nostro artista per rendere l’idea, riempie gli spazi vuoti della
scena principale con due delfini, un polpo e, unica nell’arte figurativa greca,
una foca. Il Prof. L. Marangou sembra voler intendere che l’artista abbia
intenzionalmente riprodotto una foca quasi fosse una firma, un emblema che
richiamasse le sue origini e volesse dunque lasciarci un segno della sua
provenienza. In base a quanto riferito da Heraclide Pontico e da Stefano
Bizantino, cui l’etimologia del nome della città di Focea in Asia Minore altro
non sarebbe che una derivazione dell’animale simbolo di quel popolo. Forse il
tempo, con nuove scoperte, chiarirà questo piccolo quesito o forse non lo
sapremo mai, ma la cosa certa è che il nostro pittore ci ha lasciato un segno
non indifferente attraverso la sua produzione.
Idria Cerretana
Testi consultati:
-Gli etruschi e il mare (a cura di M. Cristofani 1983);
-Etruscologia (a cura di M.
Pallottino);
-Le lastre dipinte di Cerveteri (a cura di F.
Roncalli 1966);
-Ancient greec art della collezione
Stravos S. Niarchos (a cura di Lila I.
Marangou);
-La Grecia arcaiaca (a Cura di
Charbonneaux-Martin-Vilard 1969);
-Etruschi e Italici prima del dominio
di Roma (a Cura di R. Bianchi Bandinelli e A. Giuliano 1979);
-Cerveteri (a cura di G.
Proietti 1983).