NEL 1919 ACCADDE...

Gabriele D'Annunzio con Rizzo e Ciano   

  LA CRISI DI FIUME
  ELEZIONI E TRIONFO DEI POPOLARI
  MUSSOLINI NON VIENE ELETTO
  LA PAURA DI UNA SVOLTA BOLSCEVICA


LA GRANDE GUERRA - Terminato il conflitto, il Presidente degli Stati Uniti WILSON (USA) fa lui personalmente le spartizioni. Inoltre presenta i conti economici: tutti gli Stati vinti e vincitori sono "tutti" debitori verso l'America. 

Un paese l'America  che non è stato nemmeno sfiorato dal conflitto, anzi con la grande mobilitazione industriale per le forniture militari all'Europa, ha avuto per la prima volta la possibilità di far nascere una fortissima economia bellica che ha interessato tutti i settori. 
Poi la immediata riconversione a fine guerra ha favorito il decollo dell'intera economia americana che fino allo scoppio del conflitto in Europa era fortemente nazionalistica, si era chiusa, era divenuta egocentrica. L'America non voleva nulla dall'Europa. In Europa al limite voleva solo vendere se l'Europa ne aveva bisogno.
Tutto il resto - politica, guerre e affari degli stati europei, non  riguardava agli americani.
Monroe infatti affermava nei 3 punti fondamentali della sua legge:
1) Nessuna ulteriore colonizzazione negli Usa da parte di Stati Europei.
2) Qualsiasi tentativo in tal senso sarà interpretato come atto ostile.
3) Gli Usa se gli europei rispettano i primi due punti non avrebbero mai interferito a loro volta con gli affari del vecchio continente.

Ora invece con il loro intervento in Europa, gli Stati Uniti erano i veri vincitori "materiali" della guerra e in poco tempo divennero la maggior potenza mondiale, grazie non solo alla forte produzione di guerra, ma anche al calo produttivo dell’Europa stessa; infatti i commerci statunitensi prosperarono subito in tutti i mercati  europei; le sue esportazioni di prodotti industriali ed agricoli aumentarono considerevolmente. La immediata conversione delle industrie (oltre alla sempre maggiore meccanizzazione nell'agricoltura) fu accelerata proprio perchè il benessere e quindi la domanda di beni di consumo premeva con impazienza. Soprattutto quelli durevoli, mentre quelli di consumo erano ormai abbondantemente disponibili e a basso costo, essendoci -finita la "missione" in Europa- una grande liquidità di denaro in circolazione.Le stesse condizioni, quasi identiche, ancora più accentuate, si verificheranno poi nella Seconda Guerra Mondiale. Fu un'altro periodo di espansione economica straordinaria che permise all'America di risolvere molti suoi problemi interni; che il 1929 aveva reso perfino drammatici.

 Ritornando al documento finale di WILSON  (dei 14 punti)   questo enuncia così la divisione sul territorio italiano: "Una rettifica delle frontiere italiane dovrà essere fatta secondo le linee di demarcazione chiaramente riconoscibili tra le due nazionalità. " (punto 9). Poi la condizione di "carta bianca per gli USA sulla libertà di navigazione nei mari europei" (punto 2). Spartisce così sulla cartina una mezza dozzina di Stati riunendo territori che parlano anche 4 lingue diverse (come Croazia, Slovenia, Bosnia, Erzegovina, Serbia, Montenegro (formando la Iugoslavia) e stabilisce i confini dell'Italia. Oltre quelli degli altri Paesi, dove agisce all'incontrario, cioè divide anche quelli che di lingua (al 95%) ne parlavano solo una: il tedesco.

Mentre per l'Alto Adige, si afferma nel documento di Wilson, che "le pretese italiane sul Trentino, queste dovrebbero essere soddisfatte, mentre la parte nord abitata dai sudtirolesi, dovrebbe essere completamente una regione autonoma, senza ingerenze italiane".

A questa spartizione, a Parigi il 24 APRILE, l'Italia lasciò la riunione per protestare contro l'arrogante WILSON che dettava legge e tracciava le sue "righe Wilson" sulla cartina dell'Europa con la massima disinvoltura. Linee di confine che andavano a modificare tutto il territorio balcanico a favore della costituzione di un nuovo Stato, la Iugoslavia.WILSON davanti a queste insofferenze informò non solo il governo Italiano, ma fece pubblicare su diversi giornali un appello  rivolgendosi direttamente agli italiani di sostenere la soluzione proposta dagli americani, e al governo mandò a dire  che se l'Italia non si presentava, avrebbe fatto cadere tutto l'intero Patto di Londra e avrebbe proceduto alle spartizioni da solo.

L'Italia nonostante grandi manifestazioni di piazza nel Paese e un'accesa campagna di stampa su quella che si diceva essere una "vittoria mutilata", torna a sedersi alla conferenza il 29 MAGGIO, ma ottiene solo i territori che (disse Wilson), "si è già presa senza il mio permesso", rimanendo l'Italia delusa e beffata. Un netto rifiuto sul territorio di Fiume. Mentre alla Francia e all'Inghilterra furono distribuite le ex colonie tedesche.

L'impresa di Fiume - in maniera specifica  fu il risultato di agitazioni di alcuni piccoli gruppi di italiani della citta'  che si erano visti esclusi dall'Italia. Era un sentimento di patriottismo presente un po' in tutta Italia oltre che in Dalmazia.Ma in questi territori bisogna dire che c'era di tutto e l'incontrario di tutto. Italiani nativi e no, ma comunque entrambi con una ideologia in contrapposizione.La Carta del Quarnaro, in parte opera dell'anarco-sindacalista DE AMBRIS, (una specie di repubblica autonoma) era fortemente imbevuta di corporativismo, di ambigui propositi di crociate internazionali contro gli stati "plutocratici", e il D'Annunzio poeta vi aggiunse delle classicheggianti concezioni desunte dalle antiche polis greche e dai comuni medievali. De Ambris fece perfino delle avances verso la Russia sovietica; rifiutava una rivoluzione di tipo bolscevica (e su questo era d'accordo con Mussolini con cui si era incontrato per cercare appoggi alla sua causa) ma nello stesso tempo negava ai partiti politici ogni funzione positiva nella lotta di classe. Ecco perchè dopo divenne un forte oppositore di Mussolini, che inizialmente, oltre che dare l'impressione di voler appoggiare la causa irredentistica era anche influenzato dalle idee di De Ambris, il quale fornirà proprio al fascismo alcuni contenuti ideologici, come il corporativismo.   

 Tornando ai trattati di Versailles,  furono insomma negate all'Italia sia la Dalmazia (tranne Zara e l'isola di Lagosta) con Spalato e la Tommaseana Sebenico, sia Fiume; che con i territori dell'Alto Adige e della Venezia Giulia a "maggioranza non italiana"  annessi all'Italia perche' rientranti come Nizza, il canton Ticino, Malta, Buccari e la Corsica, nei limiti naturali d'Italia, ossia al di qua delle Alpi; inoltre -dicevano alcuni nazionalisti- avevano una storia fin dai tempi prima di Roma legata al resto d'Italia. 

Questo lo dicevano alcuni, mentre altri ricordavano che per Nizza non si erano proprio per nulla osservati questi "limite naturali"  ma fu "regalata" dai Savoia alla Francia, cosa che amareggiò gli italianissimi cittadini di Nizza e rese furibondo lo stesso Garibaldi che c'era nato e che per l'Italia unita aveva combattuto. Inoltre sempre con quella logica di chi pretendeva questo  "limite naturale"  gli stessi poi non si tirarono  indietro quando andarono a sconvolgere l'Abissinia che era degli abissini.  Gli italiani la occuparono non chiedendo ai locali il permesso; la conquistarono calpestando i diritti di chi vi era nato, ma ci si giustificò dicendo che erano incivili, che praticavano la schiavitù.

Con Versailles e D'Annunzio nasce dunque il problema Fiume, che già occupata da una minoranza di Slavi, per protesta GABRIELE D'ANNUNZIO con un atto di ribellione ha occupato  anche lui  il 12 settembre, guidando un commando (i Legionari, 300 uomini)  rivendicandone il possesso e l'annessione all'Italia. D'Annunzio non conosce i patti segreti di Londra, nè la "volontà" di Wilson, il quale resta molto infastidito, anche perchè crede che dietro il gesto del poeta-soldato ci sia il governo italiano, che per ben due volte lo ha scavalcato. Perentorio, Wilson riconferma la sua ferma volontà e quanto é già stato deciso a Versailles. L'Italia (costretta o convinta) firmerà poi il Trattato di Locarno e farà, sloggiare D'Annunzio. In Italia dopo il grande dissesto economico della guerra e l'immediato razionamento dei viveri, scoppiano gravi disordini e numerosi scioperi di lavoratori. Nelle manifestazioni si assiste in Italia ad una prima ventata di bolscevismo verso il mese di Settembre. Le prime notizie (ma spesso distorte) che giungono dalla Russia dopo la Rivoluzione d'Ottobre, alimentano infatti certe utopie anche nella classe operaia italiana. Si ha la netta impressione che la "lotta di classe" fino ad ora solo teorizzata da Lenin e compagni (e in Italia dai tanti gruppuscoli) sia una realtà a dimensione europea. 

Le occupazioni delle fabbriche italiane creano dunque  momenti di tensione;  nascono su modello bolscevico, ma di fatto, saltando i teorici della rivoluzione, alcuni movimenti reazionari sorti anche spontanei  (dove ci sono arrabbiati ex combattenti e zotici affamati)  sono decisi a fare questa volta la "loro guerra", andare allo sbaraglio, anche senza una guida o con il primo che passa e prenda il comando.Che questo potesse accadere non era per nullo escluso. Se irrazionali da anni erano stati i pasciuti politici, non si poteva pretendere che ora lo fossero chi non riusciva nemmeno a campare. C'era insomma da aspettarsi di tutto. Perfino i caposcuola  rivoluzionari non sapevano cosa fare. I sindacalisti pure; difendevano poche migliaia di occupati ma non si curavano di milioni di disoccupati. Una massa, che se veniva fuori uno e ne prendeva la guida e le difese li avrebbe condotti alla vittoria spazzando via tutto. C'era il numero e tanta rabbia in corpo. Ed erano tutti già pratici della violenza, la "scuola" di  quattro anni di guerra avevano loro insegnato del resto quello.

Ma senza una guida tutti stanno per commettere gli stessi errori di Lenin, che però proprio quest'anno  sta correndo ai ripari. Infatti, cosa sta accadendo in Russia? Nelle fabbriche ad esempio gli operai esercitano il controllo operaio, ma il piu' delle volte si divertono ad ingiuriare e malmenare gli ex-proprietari o i funzionari declassati. A rimetterci è la produttivita' e l'amministrazione. Lenin, indubbiamente con lucidita', capisce che non era possibile dare il potere in mano a persone che hanno contribuito alla vittoria bolscevica ma che non hanno nessuna esperienza,  tanto meno conoscono l'economia e la tanto odiata burocrazia. Nasce cosi' il dibattito sui cosiddetti specialisti borghesi, in altre parole sul ruolo da assegnare alle persone formatesi al tempo degli zar, ma in possesso delle adeguate competenze per gestire l'apparato statale. In altre parole bisognava  ricorrere ai cosiddetti specialisti borghesi, le uniche persone  in possesso delle adeguate competenze per gestire l'apparato statale, le grandi fabbriche, l'agricoltura, e soprattutto le casse statali.

Insomma Lenin riconobbe che nelle fabbriche oltre agli operai  era necessario che vi fosse qualcuno che conosceva i mezzi per produrre e che coordinasse con la disciplina gli operai nel loro lavoro. E questo qualcuno era quasi sempre un ex- funzionario zarista;  e che quindi per  incentivare l'economia ed aumentare la produzione era fondamentale e bisognava far ricorso a chi gia' conosceva il mestiere Per cui stimo' necessario che, per esempio, medici, ingegneri, professori, burocrati, formatisi nelle scuole zariste venissero tutelati e ben pagati pur essendo "afflitti" da "una mentalita' borghese". Insomma stava già iniziando il grosso problema della Russia e alcune teorie utopistiche iniziavano a fare acqua da tutte le parti (anche se in occidente pochi sapevano come stavano veramente  le cose, filtravano ad arte solo le conquiste, che tutti ora possedevano terre e i mezzi di produzione, nessuno invece parlava del caos di quest'anno, e del prossimo con già in atto le rivolte "contadine" e la repressione più dura che si stava scatenando. Contro i milioni di piccoli e medi proprietari terrieri (possiedono il 90% della terra coltivata) che boicottano la collettivizzazione.

MUSSOLINI, il 23-marzo, costituisce con 871 soci (arditi, ex combattenti, ex interventisti) i FASCI COMBATTENTI a Milano, dando già al suo movimento un indirizzo antisocialista cercando ad ogni costo di trovarsi uno spazio politico per arrivare in Parlamento. A finanziarlo ci sono già alcuni importanti gruppi industriali privati (acciaierie Ansaldo, Ilva e altri).A favore di Mussolini c'è innanzitutto un aiuto concreto del capitalismo non liberale e la grande proprietà terriera, e c'è anche l'appoggio (o la connivenza) dei deboli governi usciti da questo dopoguerra. Sarà Giolitti, convinto di potersene servire, a introdurre i fascisti nel gioco politico, favorendo la presenza delle loro liste nelle elezioni del 1921, ponendo fine agli equilibrismi degli unici due blocchi rimasti sulla scena politica a contrastarsi (perfino al loro interno), i due partiti di massa: cattolico e socialista.

Infatti anche DON STURZO del movimento cattolico, tempestivamente ha esposto  un progetto politico che prevede la costituzione di un Partito Cattolico, democratico, aconfessionale e autonomo, finalmente con l'approvazione del Papa (preoccupato dell'avanzata socialista). Il programma del suo partito si rivolge essenzialmente ai contadini e alla piccola borghesia e prevede la difesa dei tradizionali valori cattolici come la famiglia e la religione. Nel suo programma, Don Sturzo avanza richiesta di riforme sociali in pacifica collaborazione fra capitale e lavoro. Quindi esprimendosi politicamente contro il vero socialismo ma anche contro il liberalismo.Sturzo getta così le basi del nuovo Partito Popolare Italiano. Viene fondato quest'anno al congresso di Bologna il 16 GIUGNO sotto la presidenza del leader cattolico trentino ALCIDE DE GASPERI.  Già allestito come struttura dirigenziale al suo interno é già pronto a presentarsi alle prossime elezioni di novembre. E qui  ottiene subito buonissimi risultati. E' il secondo partito con il 20,6%. Un risultato che permette l'elezione di 100 deputati.

ELEZIONI POLITICHE - Si svolgono il 16 novembre. Votano 5.793.507 su 10.235.878 aventi diritto (56,6%). Grande affermazione di due partiti di massa. Il PSI diventa il 1° partito italiano con il 32,4% (156 seggi). 2° Il Partito Popolare di DON STURZO 20,6% (100 seggi). Scendono invece Liberali e democratici da 310 a 179 seggi. I repubblicani da 17 a 9. I radicali da 73 a 38. Alcune liste di ex combattenti prendono 17 seggi. Mentre i  Fasci combattenti  con  MUSSOLINI e MARINETTI candidati che si sono presentati  a Milano, non ottengono nessun seggio. Cambia completamente lo scenario politico. Destra e sinistra non ha la maggioranza, e il governo NITTI che ne esce durerà poco. Tornerà a fare il presidente del consiglio per la quinta volta GIOLITTI e col consenso di tutti i parlamentari, dopo i fallimenti di Nitti e la grave crisi albanese.Sembrano invece finiti le speranze per Mussolini. Ma l'ostinato uomo ha perso solo una battaglia, ma non ancora la guerra che è appena iniziata. Il prossimo anno compirà improvvisamente  la sua vincente sterzata a destra.