NEL 1981 ACCADDE...

GELLI: SONO IO IL BURATTINAIO
DEI POTENTI

ITALIA
INFLAZIONE DA TERZO MONDO
21,7 per cento

La Lira é svalutata del 6% mentre il tasso di sconto raggiunge la quota record, 19 %.
Per accontentare un paio di grande aziende nelle loro esportazioni, si penalizzano tutte le importazioni di prodotti di consumo che ormai sono diventati necessari.
Il boom? un ricordo! L'industria con gli addetti al 36 % si fa sorpassare dai servizi che salgono al 51%, mentre l'agricoltura ha il 13 % di addetti ma produce solo il 3,6% del PIL. I disoccupati sono già l' 11%

ALLA BORSA, IL 7 LUGLIO il terrore corre sul filo, i ribassi la fanno bloccare, e altri ribassi la fanno chiudere a data da destinarsi. Tutti i titoli hanno accusato un ribasso del 20%. Un quinto di tutto il patrimonio industriale Italiano é perso in una sola mattinata. Il 9 luglio il Senato vota il nuovo governo SPADOLINI, la Camera l' 11, e il 13 riapre la borsa, subito con altre perdite del 10 per cento. La paura sta contagiando tutti.

Appaiono in questi anni, in tutta evidenza le distorsione delle scelte politiche economiche degli anni 1960-70 che hanno avuto delle grandi ripercussioni anche socio culturali, e non hanno permesso al Paese, nell'occasione storica, di cambiare aspetto come molti Paesi europei che anzi paradossalmente l'Italia ne ha favorito il decollo, esportando agli stessi quello che non conveniva loro produrre, preferendo distribuire con successo risorse alle infrastrutture sia nel settore industriale che in quello agricolo, di cui abbiamo già accennato negli anni Sessanta.


L'Italia, o meglio solo alcune grandi aziende, mirando solo alle esportazioni con prodotti competitivi solo perché a bassi salari, e incentivando le grandi migrazioni al nord per distribuire questi bassi salari, hanno così permesso di accelerare e dilapidare un grande patrimonio che non è stato per nulla valorizzato ma semmai sacrificato alla "Grande" industria che però in questi primi anni 1980 é arrivata al suo capolinea, conosce la sua crisi, si autoridimensiona e in certi casi chiude del tutto.

Le diversità dell'operosità biologica ambientali sono solo una favola del poi raccontata dai saccenti di turno. Lo sviluppo economico e il boom dell'Italia lo si deve unicamente ai dati che abbiamo visto nel 1961. Il 60% della forza lavoro nel triangolo industriale del Nord proveniva proprio dal Sud e da Est, dal Veneto. E guai se non fosse esistito questo grande serbatoi che prima non avevano mai visto denari in contanti! Non sarebbe stato possibile il "Miracolo Economico".

Ma non solo in termini di forze lavoro e quindi di produzione industriale. Con un sofisticato programma di simulazione sul computer, tenendo conto i dati degli anni 1955-'70 della produzione alimentare del Nord (in questi anni questa era quasi totalmente assente - basta leggere un qualsiasi annuario dell'epoca) con quella del Sud (solo qui concentrata e da qui prelevata, e sempre sottopagata), si evince che il Nord ne era totalmente dipendente (e, anche se non sembra, lo è tuttora ! Il Nord ha solo il 24 % di alimentari a sua disposizione nel suo territorio.

Se il modello di sviluppo del Nord fosse stato adottato politicamente o mutuato senza impedimenti a Sud e ad Est, con la forte domanda del triangolo Nord (apparentemente opulento ma senza trattori, camion, agricoltura razionale, diversificata, e senza soprattutto manodopera umile) ci sarebbe stata una svalutazione del potere d'acquisto su molti prodotti di prima necessità dal 400 al 500% in 4 anni! (Dal 1959 al 1963) Le conseguenze nella simulazione è che ci sarebbe stato un totale Crak, la paralisi! La competitività dei beni durevoli nei confronti dell'estero sarebbe stata del tutto impossibile (auto, gomma, elettrodomestici bianchi, chimica ecc.)

Infatti in Italia dal 41 % addetti nell'agricoltura nel 1958, si é precipiti al 14 % nel 1963. Uno spopolamento biblico e senza intervenire contemporaneamente a razionalizzare quelli pochi rimasti ad ammirare sconsolatamente i campi incolti perché privi di macchinari. Una massa che si calcola essere stata nel corso di alcuni anni di circa 5 milioni (altri dicono 8 milioni) di individui tutti in cerca di un modesto (tale era) guadagno in comparti dove non si richiedeva ne' arte ne' parte, cui seguì per quanto bassa, una redditività (una "droga" a piccole dosi) e un trend di consumi (come spesa) in 5 anni pari a quelli di un'intera generazione. L'euforia di un popolo povero!

Nel vercellese, con la grande produzione di riso, negli anni '55-'60 non esistendo ancora le macchine (si trapiantava, si mondava, e si raccoglieva ancora a mano) ci si accorse nella stagione del '55 alla "prima chiamata" (alla messa a dimora delle piantine) che la disponibilità di manodopera sul luogo era il 3% di quella necessaria. Ci si diede da fare per far arrivare a più riprese "i treni delle mondine" dal Veneto.

Ne arrivarono 50.000, paga 1/3 (!) di un operaio dell'industria e come alloggio un giaciglio per terra nelle stalle delle grandi fattorie della Baraggia e della Lomellina, dove in grandi capannoni, dormivano affiancate anche 300 belle e robuste contadinotte provenienti dal Veneto. Pensiamo quanto sarebbe costato quel riso a prezzi di paga normali, senza la manodopera sottopagata veneta! E quanto sarebbe costata una Fiat 600! Perchè altrettanti, tutti del veneto furono inviati nei primi anni '50, nelle miniere del Belgio con la disumana e umiliante legge varata il 19 ottobre 1945. Questa era un'intesa con il governo Belga che si impegnava a dare all'Italia 2 quintali di carbone al mese per ogni italiano mandato a lavorare nelle sue miniere, dove nessun belga voleva più lavorare. Il governo con il successivo accordo del 23 giugno del 1946 lo ampliò e sottoscrisse l'impegno per favorire l'invio in Belgio di 50.000 italiani. Il contingente necessario per questo scambio uomini-carbone fu quasi interamente messo insieme nel Nord Est, nel Veneto (dal vicentino 23.000) che dunque scesero nelle miniere di Marcinelle a Charleroi affinchè l'Italia potesse avere carbone per le sue acciaierie (1.200.000 quintali-anno) che andranno a far nascere "il miracolo" italiano. Potremmo benissimo pensare che ogni 600 nata, le sue lamiere erano bagnate dal nero sudore di un veneto e in certe circostanze drammatiche anche di sangue (Marcinelle 8 Agosto 1956- 262 minatori soffocati nella miniera, di cui 136 erano veneti).

A titolo di comparazione, si ricorda che negli anni 1955-'65 molti alimentari quasi tutti di produzione meridionale (frutta, verdura, pasta, farina da pane, vino per tagli, ecc.) veniva pagata alla produzione un decimo del prezzo rispetto a Torino, Milano, Genova. Mentre gli addetti alla raccolta o alla trasformazione, quasi totalmente precaria, ricavava da una giornata di 10 ore di lavoro un quinto e anche un ottavo di uno stipendio di un operaio comune di Milano o Torino.

Il fenomeno si ripresenterà allo stesso modo nei prossimi anni '90. Per la raccolta agricola delle derrate alimentari si dovrà ricorrere alla manodopera straniera. Non sempre con contratti regolari, spesso sottopagati, e normalmente alloggiati in fatiscenti baracche. (non molto diversa dalla Torino anni Sessanta. Una manodopera che sopravvive a disagi che gli italiani non sono più capaci di sostenere, né dispone più di questa "forza-lavoro" come negli anni Sessanta.

Oggi, anno 2000, nelle Valli di Chiampo, nelle grandi maleodoranti concerie che producono quasi la totalità delle pelli dell'intero mercato italiano, lavorano (alla data 1998) già il 50% di stranieri, in alcune fabbriche anche l' 80%. Più nessun italiano vuol fare questi lavori, così come nessun piemontese o lombardo negli anni '60 voleva più raccogliere il riso, andare nelle stalle, o fare gli scaricatori ai mercati generali.

Nel corso dell'anno cè un'altra lacerazione nel Paese. LA LEGGE 194, dell'ABORTO - Non era bastata l'esperienza del referendum al divorzio. L'organizzazione cattolica "Movimento per la vita" promuove un analogo referendum per abolire la legge. Lo smacco è ancora più grande dei risultati ottenuti con divorzio, infatti, il 67,9% degli italiani vota per il "No" all'abrogazione della legge.Ma gli osservatori affermano che la la batosta sarebbe stata ancora più grande se non ci fosse stato.

COSI' I RISULTATI: Valle d'Aosta 73,3%. Piemonte 73,9%. Lombardia 63,2%. Trentino Alto Adige 49,7$. Veneto 56,6%. Friuli Venezia Giulia 69,8%. Emilia-Romagna 76,8%. Toscana 75,4%. Marche 67,5%. Umbria 76,9%. Lazio 71,5%. Molise 60,3%. Abruzzi 65,2%. Canpania 67,5%. Puglia 65,2%. Basilicata 65,6%. Calabria 63,6%. Sicilia 67,1%. Sardegna 63,7%.Da notare l'uniformità del voto fra regioni del nord e del sud. E brutto colpo anche nella zona più cattolica d'Italia: Il Veneto.