"SE QUESTO e' UN UOMO"

CASA EDITRICE: EINAUDI

ANNO DI STAMPA: 1956

RECENSIONE:

Primo Levi, l' autore di questo romanzo, ci racconta nelle pagine del libro la sua drammatica esperienza: quando viene arrestato nel 1943 con un gruppo di partigiani e, riconosciuto come ebreo, viene deportato ad Auschwitz, egli è ancora un giovane impulsivo ed inesperto. In un solo anno trascorso nel lager maturerà molto, forse troppo, poichè si troverà a fronteggiare situazioni tanto drammatiche che nessun uomo a nessuna età dovrebbe affrontare. Nel  suo campo infatti, gli ebrei erano costretti ai lavori forzati, uccisi in massa, usati come cavie e privati della propria identità. Ad ogni deportato veniva tatuato sul braccio sinistro un numero, da imparare a memoria in tedesco: Primo Levi era battezzato con il numero 174917. Gli esperimenti medici del dottor Vlein, che iniettava benzina nelle vene, portavano alla morte tutti coloro che venivano usati come cavie. I prigionieri si nutrivano unicamente di una zuppa con pane raffermo mischiato a dell' acqua. Molti prigionieri lavoravano in miniera, se non lavoravano molto venivano uccisi o più spesso morivano di fame o di stenti. Quando, dopo più di un anno, il campo viene liberato dai russi, egli è vivo, ma indelebilmente e profondamente segnato dalle atrocità viste e dalle umiliazioni subite. Questo libro può secondo me interessare particolarmente i giovani, perchè è facile immedesimarsi nel protagonista; egli infatti conduceva una vita normalissima uguale a quella dei suoi coetanei non ebrei, e da un giorno all' altro è stato in una delle orribili "macchine della morte", per il solo motivo di appartenere alla presunta razza semitica. La lettura di questo romanzo, inoltre, aiuta a non "chiudere gli occhi" per scacciare la triste realtà che i lager rappresentavano, e fornisce molti importanti spunti di riflessione. In questo libro anche quello che potrebbe a volte apparire un inutile appesantimento, cioè la descrizione accurata di tutti i contorti stratagemmi messi in atto dai prigionieri per sopravvivere, e dei complessi meccanismi del lager, può essere considerato una risorsa per capire meglio il processo di annullamento della dignità personale al quale i nazisti sottoposero i prigionieri. L' autore mette in evidenza che tanti prigionieri scampati alla morte, preferiscono non ricordare le atrocità subite e che gli altri, invece, vogliono ricordare per vendicare parenti e amici morti nel lager. Primo Levi è uno di quelli che ha avuto il coraggio di ricordare,prefiggendosi uno scopo: "Sarò felice se saprò che anche uno solo dei nuovi lettori avrà compreso quanto è rischiosa la strada che parte dal fanatismo nazionalistico e dalla rinuncia alla ragione"; io sono uno, spero non l' unico, di questi nuovi lettori, che hanno capito.