Orestiadi di Gibellina

29 de outubro de 1998
Recensione spettacoli
Diario de noticias

19 nov.1998
supp. della Repubblica
Articolo di A.Bonanno

Napoli-Lisbona:
urbanistica sonora della nostalgia


Il fado e la canzone napoletana segnano una stagione particolare nella storia della canzone urbana, e sono accomunati da una straordinaria capacità di autorappresentazione. E' sufficiente prestare attenzione ai loro testi per cogliere le affinità con cui appaiono portavoce e interpreti di due culture cittadine, lusitana e partenopea. Nell'interrogarsi sulla precarietà della condizione umana e sul ruolo del destino, esercitano continue riflessioni sulla propria natura artistica e sull'essenza della poesia e della musica. Le definizioni più efficaci vengono dai versi stessi delle canzoni, ad esempio "il sesto senso che distingue i portoghesi", oppure "parole e musica ca sulo Napule sape cantà", che alimentano l'immaginario delle due città-cantanti.
In entrambi i generi musicali la città è protagonista, con i suoi luoghi deputati, e la musica sembra restituire il senso più intimo e segreto dei suoi ambienti, delle sue atmosfere, e dei suoi scenari naturali e architettonici, con un costante e nostalgico riferimento ad una indefinita anteriorità temporale, quale epoca aurea e armoniosa, contrapposta al presente dell'esecuzione della canzone. Scorci e angoli fuori dal tempo, che sembrano aver preservato l'autenticità e la spontaneità della cultura popolare, veri e propri
luoghi comuni, dai quali la canzone sembra scaturire come da una sorgente melodica e poetica. Nomi di quartieri o di località che hanno acquisito una risonanza musicale: Mouraria, Alfama, Bairro Alto  a Lisbona; Santa Lucia, Posillipo, Marechiaro a Napoli. Illuminati prevalentemente dalla luna, il fado sembra prediligere le atmosfere notturne, o dal sole, la canzone napoletana mostra una preferenza per quelle diurne, questi angoli cittadini sono il luogo della rappresentazione della cultura popolare. Per questa ragione forse il fado sembra dominato dal pessimismo, mentre la canzone napoletana a tratti si illumina di pungente ironia. La virile compostezza del primo non riesce a ridere delle disgrazie, mentre la seconda le può trascendere con il suo riso amaro.
Entrambi evocano istantaneamente, attraverso vere e proprie illuminazioni, non soltanto il
tempo perduto, ma impressioni, emozioni, suggestioni che hanno ispirato il momento della creazione. La sospensione temporale deriva anche da questa capacità di ritrovare e far rivivere sensazioni, colori, e vibrazioni emotive da cui è nata la canzone. In questa presa di contatto con un momento anteriore, con un frammento di passato, si stabilisce un rapporto di intimità profonda con l'ascoltatore, una commovente empatia. La canzone rivela la sua freschezza nel momento dell'interpretazione, ed acquista una pienezza di significato ricca di allusioni. La sua intensità emotiva ci dà l'impressione di aver condiviso le medesime esperienze, ed il canto dipinge squarci di realtà, come in una visione da cui emergono il sentimento della perdita e una struggente nostalgia. Fado e canzone sono autentiche ferite della memoria, nelle quali il passato viene evocato con il potere e l'autorità di uno statuto fondatore: un tempo, anticamente, una volta, e numerosi altre allusioni che evidenziano questa idealizzazione del passato. Fado e canzone evocano un distacco temporale che a volte provoca uno spaesamento.
A tratti questa astrazione dal presente è talmente forte che sembra assumere i contorni di un luogo incontaminato, un rifugio di passioni e dolori, sogni e illusioni, un "altrove" frutto di una dolorosa iniziazione, che si manifesta nella lontananza temporale, spesso anche spaziale e geografica. Sotto l'aspetto di serenate si nascondono meditazioni metafisiche sulla natura della condizione umana, sulla genesi e la fine delle passioni, sulla dialettica tra gioia e sofferenza d'amore. Il tema del destino e della fatalità appare in tutta la sua tragica evidenza nei due generi, delineando una sorta di filosofia dell'esistenza, ed un codice di comportamento secondo il quale l'espressione musicale è frutto di una predestinazione e di una condizione di vita. Il tema della separazione e del distacco non è legato soltanto al tradimento o all'onore, ma anche all'emigrazione. Per le comunità di italiani e di portoghesi all'estero, le rispettive canzoni urbane sono divenute feticci in grado di evocare le proprie radici e lenire così la struggente nostalgia o
saudade della propria terra.
La storia degli autori, delle vicende politiche e culturali, l'interpretazione della realtà sociale, sembrano confermare la percezioni di due mondi paralleli, nelle cui stratificazioni affondano le radici le due forme più commoventi di canzone del Novecento. Entrambi sono dominati da una vocalità assoluta, teatrale, piena di pathos, nella quale sono depositati i valori più significativi dell'immaginario lusitano e partenopeo; fado e canzone napoletana sono modalità espressive di canto, prima ancora che generi musicali, immediatamente identificabili attraverso gesti vocali ricchi di figure retoriche. Nella rispettiva formazione ha giocato un ruolo importante il contatto e lo scambio tra musica colta e musica popolare, letteratura e tradizione orale, già rilevanti in epoca anteriore alla loro nascita. Inoltre il senso melodico e drammatico dell'opera italiana, attraverso la  romanza e la 
modihna, ha agito come un humus vocale, da cui sono fioriti alcuni tra i motivi indissolubilmente legati alle due città.
A Lisbona e per certi versi anche a Napoli, la  canzone urbana è stata appannaggio plebeo e allo stesso tempo aristocratico e borghese, musica di strada e di palazzo, di umili artigiani e di signori. Questa dimensione interclassista le ha permesso di divenire l'espressione artistica depositaria degli estremi: caratteriali, emotivi, sentimentali, quanto di più intimo e congeniale alla natura delle rispettive identità culturali e sociali. Nella canzone cittadina confluisce l'espressione della cultura marginale, legata all'ambiente della delinquenza e della prostituzione. Pensando al fado delle origini si deve ricordare che fadista, come appare nei dizionari d'epoca, prima ancora che cantore, designava il
faia (mariuolo), e che questa musica veniva eseguita anche nelle prigioni, come simbolo della marginalità sociale. D'altronde anche nella sceneggiata della canzone napoletana moderna, l'ispirazione al mondo della malavita ricorda l'origine popolare della musica urbana. Le loro trasformazioni nel tempo non hanno mai cancellato il ricordo della miseria, la nobiltà di sentimento dei diseredati, la violenza delle passioni.
Lo straordinario impulso dovuto all'affermazione di nuovi spazi di esecuzione e produzione, caffè, teatro, taverna, ristorante, e poi disco, cinema, radio, ha stimolato la fioritura di canzoni che sono vere e proprie
lacrime musicali. Il mistero delle loro origini si spiega con la sintesi e la lenta e progressiva assimilazione e stilizzazione di influenze musicali subite nel corso dei secoli.  Fado e canzone sono nate nella seconda metà dell'Ottocento ed hanno forgiato l'immagine delle rispettive città, analogamente alle vedute e ai panorami dei pittori, e ai dagherrotipi e ai ritratti dei fotografi, contribuendo a creare quelli che con il tempo son divenuti stereotipi turistico-sentimentali.
Il canto anonimo delle origini ha assunto man mano il contorno definito della canzone d'autore, alla quale hanno contribuito in egual misura poeta e musicista, dal cui talento e dalla cui armonia dipende la sublime qualità della canzone urbana di Lisbona e Napoli. Si è costituita così una industria delle emozioni che ha attirato nella sua eccentrica orbita eruditi, fini dicitori, muse popolari, intellettuali, giornalisti, istrioni, artigiani, lirici incantati dalla bellezza delle proprie città, come ad esempio Frederico de Brito e Salvatore di Giacomo, Linhares Barbosa e Vincenzo Russo, che grazie alla generosa vitalità delle musiche di tradizione orale hanno creato quei piccoli capolavori che a distanza di tempo continuano a incantare e commuovere. Alla loro creazione hanno contribuito compositori di formazione accademica e musicisti dilettanti, umili amatori nel senso letterale del termine, che sono riusciti a fondere tenerezza e disperazione, serenità e malinconia, passione e
saudade
Il flusso melismatico della voce si muove sull'onda del vibrare ritmato degli strumenti a corda, e l'emotività a fior di pelle del canto viene appena contenuta dagli strumenti che lo sostengono. Le personalità timbriche della
guitarra portuguesa e del mandolino contribuiscono a esaltare il sorprendente gioco di affinità tra le voci di queste due città, attraverso le riverberazioni sonore del loro pizzicato. Il gemido della guitarra e il tremolo del mandolino esprimono tutte le sfumature sentimentali che le parole non riescono neppure a nominare. Alla chitarra e alla viola spetta il compito di costruire le armonie nelle quali il canto trova la sua forma esatta.

Semplicità e trasparenza del disegno armonico mettono in evidenza il melos poetico il cui principale segreto risiede nella pronuncia. Potremmo dire che fado e canzone napoletana sono  prima di tutto modi di pronuncia musicale; questa è statuto di autenticità che nessuna scuola può insegnare, come dimostrano le magnifiche voci di  Nuno da Câmara Pereira e di Consiglia Licciardi. Ecco perché si nasce fadisti o si vive nella canzone napoletana fin dall'infanzia. E' il destino a tracciare il canto della nostra vita. 

©Paolo Scarnecchia

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