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MOTORI, MOTORI, SOLTANTO MOTORI...

Un nostro lettore, il dott Massimo Condò, ci ha scritto una lettera chiedendoci lumi sulle differenze e sui vantaggi o svantaggi di entrobordo ed entrofuoribordo installati nella categoria dei natanti, gli scafi cioè fino a 7,5 metri.

Dobbiamo confessare che la lettera è stata da noi letta, solo per nostra interpretazione, anche come un rimprovero: vuoi vedere, ci siamo detti, che, presi da tecnologie e innovazioni di livello sempre più elevato proposte sempre più spesso dai fabbricanti, finiamo per dimenticarci dei dubbi più elementari, delle alternative più semplici?

Abbiamo quindi deciso di raccogliere l'invito del dott Condò e di dedicare questo spazio a cercare di far chiarezza sui criteri di scelta del "tipo" di motorizzazione: rispetto alla semplice alternativa proposta dal nostro lettore aggiungiamo anche una terza via, quella del fuoribordo, molto spesso, e a torto, trascurata per prevenzione o per valutazioni oggi non del tutto corrette.

Tre ipotesi dunque; linea d'asse, entrofuoribordo e fuoribordo. Le esamineremo alla luce dei differenti aspetti che possono influenzare la decisione e in previsione delle conseguenze pratiche, positive o negative, che ognuna delle scelte può portare.

LA SCELTA DELLO SCAFO

Quale che sia il tipo di motorizzazione prescelta, lo scafo che deve equipaggiare ne sarà influenzato, nel senso che dovrà essere adatto ad essa. Per il fuoribordo occorrerà scegliere uno scafo con una poppa predisposta all'aggancio: questo scafo potrà essere, senza problemi pratici né burocratici, sostituito in qualsiasi momento con un altro scafo di analoga predisposizione. La stessa cosa non sarà possibile per le altre due motorizzazioni, che rimarranno anche burocraticamente legate al tipo di motore prescelto. Nel caso dell'entrofuoribordo la installazione è senz'altro più semplice: basta che allo scafo, progettato ovviamente per sopportare una concentrazione di pesi a poppa, sia praticato un buco di opportuna sagoma nello specchio di poppa e nessuna altra tecnica speciale sarà necessaria, essendo l'allineamento realizzabile con una livellazione che porti ad un corretto accoppiamento delle flange interna ed esterna. Nel caso infine della linea d'asse (entrobordo classico) occorrerà che lo scafo sia provvisto di un astuccio, di supporti, di timone o timoni, e che lo spazio per la installazione del motore sia abbastanza a prua per diminuire la inclinazione dell'asse, ma anche abbastanza a poppa per evitare assi lunghi e distribuzione di pesi inopportuna; vero è che esistono riduttori con uscita inclinata o addirittura a v invertito, ma questo diminuisce solo la portata del problema senza risolverlo completamente. Nella categoria degli entrobordo facciamo rientrare anche il cosiddetto sail-drive, che è di installazione molto facile e non ha l'inclinazione della linea d'asse classica, ma che di questa è altrettanto, se non più, impegnativo, ai fini degli ingombri sottochiglia e della necessità del timone. Sempre negli entrobordo classici facciamo infine rientrare, per comodità di classificazione ed ai soli fini di questa rassegna, i propulsori a jet: se infatti è vero che un jet non richiede timoni né invertitori, è anche vero che non può essere applicato che a carene studiate per il suo funzionamento, visto che richiede una presa d'acqua con una dinamica precisa.

LA TECNICA

a) il fuoribordo

molte prevenzioni sul fuoribordo sono legate alla sua affidabilità ed alla pulizia del suo funzionamento: molti utenti comprano ancora, insieme al fuoribordo, una scorta di candele per la vecchia, consumata abitudine di cambiarle appena qualcosa non va. Il fuoribordo ha invece oggi fatto molta strada, e molta ne farà ancora: ne abbiamo ampiamente parlato nel numero di Nautica di settembre '95. Il due tempi ha accresciuto di molto la silenziosità, il comfort, la pulizia; il quattro tempi, da sempre limitato alle piccole potenze, si affaccia nell'area dei cento cavalli e va ad insidiare la fascia inferiore di posizioni da sempre ritenute dominio degli entrofuoribordo, con il vantaggio di essere meno costoso, più leggero, meno ingombrante, più "concentrato" ed autonomo rispetto allo scafo ed agli spazi abitabili o sfruttabili. Tutto insomma lascia presupporre una "rimonta" del fuoribordo di elevata potenza nella scelta delle motorizzazioni.

b) l'entrofuoribordo

se l'avvento dell'elica ha consentito la possibilità di una navigazione da diporto a motore, la introduzione del piede poppiero negli anni 60 ha reso possibile una sua diffusione massiccia negli scafi medi e nelle potenze che vanno dai cento ai 500-600 cavalli. Il motore viene istallato all'interno della poppa, orizzontale, e collegato al piede esterno mediante una flangia di ridotte dimensioni e, ai fini del movimento, da un giunto cardanico che consente la trasmissione del moto rotatorio, il brandeggio per la direzione, i movimenti di trim (regolazione di assetto) ed il sollevamento del piede. Le eliche sono una o due controrotanti. La estrema precisione delle ingranaggerie e dei collegamenti meccanici, tutti realizzati in fabbrica e montabili solo con poche e semplici regolazioni rendono questa soluzione quella ideale per l'utenza anche ai fini delle responsabilità in caso di malfunzioni, coperte interamente dalla garanzia del costruttore del motore e del piede, che di solito non viene fornito separatamente.

c) l'entrobordo

delle tre soluzioni possibili l'entrobordo resta l'unica quando si abbia a che fare con potenze che eccedono quelle possibili massime per il fuoribordo e l'entrofuoribordo; ma per potenze dove tutte e tre le soluzioni sono proponibili la linea d'asse è senz'altro la più semplice nei componenti ma la più complicata da realizzare e da gestire. Oltre al motore sono necessari un riduttore-invertitore ed un'elica che deve essere studiata in funzione delle caratteristiche dello scafo e della potenza del motore da trasmettere. Oltre ad un allineamento molto preciso per evitare vibrazioni che possono accentuarsi fino al pericolo se le frequenze sono critiche, è necessario predisporre dei giunti elastici. Occorre ancora un astuccio che eviti all'acqua di penetrare all'interno dello scafo dal necessario passaggio dell'asse. Ovviamente tutti i cantieri ben attrezzati riescono a realizzare correttamente una linea d'asse tradizionale, ma la semplicità di installazione dell'entrofuoribordo ha fatto molti proseliti: come abbiamo già detto non è infatti all'entrobordo classico che il diporto di media potenza deve il suo sviluppo.

I COSTI

Se consideriamo la totalità dei costi in gioco fino all'acquisto della imbarcazione la soluzione più economica, a parità di potenza, risulta quella del fuoribordo; per le altre due soluzioni abbiamo un maggior costo di investimento per l'entrofuoribordo, legato ad una maggiore precisione degli accoppiamenti e degli ingranaggi: questo maggior costo può essere in parte o del tutto assorbito dai costi di installazione o dal gradimento dell'utenza per ragioni di praticità ed ingombro. Molto conta anche la scelta del riduttore e soprattutto la potenza da trasmettere: il costo di un piede poppiero è infatti improponibile quando le potenze in gioco non superano alcune diecine di cavalli; in questi casi invece è riproposta l'alternativa entrobordo o fuoribordo. Per piccole potenze il fuoribordo consente anche una elasticità di impiego e rende possibile la planata, impensabile per l'entrobordo, legato al dislocamento dai suoi pesi.

GLI INGOMBRI E I PESI

Distingueremo, come ci sembra logico, due tipi di ingombri: quelli dentro lo scafo e quelli esterni.

a) ingombri dentro lo scafo

come è immaginabile ai fini dell'ingombro interno, il fuoribordo è quello che occupa meno spazio, concentrando però all'estrema poppa tutto il peso del motore e tutta la spinta, che talvolta può essere notevole. Se realizzati con lo stesso motore, tra l'entrofuoribordo e l'entrobordo la vince il primo, che riesce a concentrare a poppa l'ingombro del motore e non richiede spazi per il riduttore e la linea d'asse. Vero è che lo spostamento verso poppa di tutta la massa motrice può rendere più difficile la planata, ma la possibilità di fruire di una spinta direzionale senza componenti verticali migliora la efficacia propulsiva ed elimina gli effetti negativi della resistenza del timone.

b) ingombri fuori dallo scafo

gli ingombri e le appendici che le sono necessari sotto la carena sono forse l'handicap più pesante di una motorizzazione entrobordo: l'elica ed i timoni rendono la barca estremamente vulnerabile in fondali bassi o infidi, cosi come nelle manovre di alaggio, trasporto, rimessaggio e varo. Per contro il fuoribordo e l'entrofuoribordo hanno la possibilità di sollevarsi fino a rientrare nella sagoma trasversale della poppa: lo scafo può essere poggiato per terra senza che gli elementi di propulsione subiscano danni. La possibilità di sollevare il piede, inesistente nell'entrobordo, consente ad uno scafo di arenarsi o di navigare su bassi fondali. Sembra un vantaggio da poco ma finisce per essere determinante quando non si può disporre di strutture attrezzate o quando si voglia trasportare la barca su carrello.

I pesi favoriscono in linea assoluta il fuoribordo; viene poi l'entrofuoribordo che riesce a bilanciare con il peso del piede quello del riduttore, dell'asse, dei giunti, dell'astuccio, dell'elica e delle timonerie.

LA MANUTENZIONE E GLI INTERVENTI

Occorrerà distinguere tra interventi programmati ed interventi di emergenza.

a) interventi programmati

salvo che un corretto rimessaggio invernale al quale è bene sottoporre ogni tipo di motorizzazione, non esistono sostanziali differenze tra i tre tipi considerati. Chi voglia eccedere in scrupolo procederà per l'entrofuoribordo ad una verifica della cuffia (non è necessario cambiarla ogni stagione visto che può durare diecine di anni) che denuncerà fessurazioni o cedimenti con largo margine di anticipo e con infiltrazioni via via crescenti. Per l'entrobordo occorrerà verificare invece il sistema di raffreddamento, il sistema di scarico e soprattutto la tenuta dell'astuccio dell'asse elica.

b) interventi di emergenza

la maggiore difficoltà per gli interventi di emergenza si ha nel fuoribordo: occorre lavorare protesi fuori dalla poppa ed in condizioni che possono diventare critiche o impossibili se il mare è agitato. Se l'intervento riguarda il piede, che per l'occasione può essere sollevato, fuoribordo ed entrofuoribordo lo permettono, soprattutto se di semplice entità ed anche se con una certa difficoltà; niente da fare invece per timonerie ed elica dell'entrobordo, sempreché non si disponga di una attrezzatura da subacqueo (con i rischi e le difficoltà che comporta) o non si possa far alare la barca.

NAVIGAZIONE ED ASSETTO

La più sacrificata, ai fini della versatilità della navigazione e dell'assetto, è la tradizionale soluzione dell'entrobordo in linea d'asse: anche con l'uso di correttori di assetto la spinta dell'elica è sempre necessariamente verticalmente inclinata rispetto alla direzione del movimento, e produce una componente di spinta verticale diretta verso l'alto ed inefficace ai fini dell'avanzamento. Nell'entrobordo e nell'entrofuoribordo esiste invece la possibilità, ormai generalmente diffusa, di regolare in navigazione l'inclinazione del piede e quindi di ottenere, a parità di potenza impegnata, la massima efficacia della spinta in funzione delle condizioni esterne del mare e del carico interno per entità e distribuzione. Abbiamo ampiamente parlato di questi aspetti nell'articolo "Conoscere il trim" e rimandiamo a quell'articolo i lettori che vogliano saperne di più.

GLI ORIENTAMENTI DELL'UTENZA

In funzione di tutto quello che abbiamo esposto possiamo dire di condividere gli orientamenti dell'utenza, che abbiamo cercato di rilevare statisticamente e di prevedere nei suoi sviluppi: tra le tre soluzioni possibili l'utenza si è chiaramente orientata nelle sue preferenze verso l'entrofuoribordo, capace di offrire i vantaggi pratici dell'entrobordo e la facilità e flessibilità di installazione e di impiego del fuoribordo: da quando poi al piede poppiero è stato possibile accoppiare il motore diesel, la diffusione ed il gradimento dell'utenza si sono di molto accresciuti.

Non prevediamo una rimonta dell'entrobordo, che rimane vincolato a schemi tradizionali, grazie ai quali conserva un dominio pressoché esclusivo nelle potenze più elevate. È possibile invece, come dicevamo, un ritorno del fuoribordo legato alla introduzione del quattro tempi ed ai perfezionamenti che hanno trasformato il tradizionale due tempi.