INSOMMA, UNO O DUE?
Quando si tratta di motori
entrobordo o entrofuoribordo di potenza totale prossima a quella massima
sopportabile dallo scafo siamo ormai abituati a sentir parlare di due
motori: la potenza viene suddivisa su due alberi e due eliche, consentendo
dimensionamenti più agili e leggeri; gli spazi del vano motore sono meglio
utilizzati; la distribuzione dei pesi può essere più razionale; i motori
possono essere alternati per interventi di manutenzione o riparazione
consentendo comunque una buona andatura dislocante dell'imbarcazione; le
efficienze ed i rendimenti delle eliche non sono di molto peggiorati,
anzi, specie nella manovra, la precisione aumenta per la compensazione
dell'effetto evolutivo dell'elica e per la possibilità di usare la
controrotazione; i costi, infine, di una doppia linea d'asse non sono
importanti nell'economia generale dell'imbarcazione. Qualche tentativo
invero è stato fatto anche nella motorizzazione binata di gozzi senza
patente: vi abbiamo parlato infatti qualche tempo fa di un esperimento
effettuato con due motori Lombardini da 11 HP, esperimento senza grosso
seguito proprio per il costo più grande dei vantaggi ritratti. Quando
comunque nelle motorizzazioni entrobordo o entrofuoribordo il motore da
uno passa a due, lo fa sempre suddividendosi in due parti uguali, talvolta
antisimmetriche: è difficile immaginare una potenza suddivisa in due
motori disuguali, anche perché è fisicamente impossibile sommare le
potenze di due motori che non siano uguali, non abbiano lo stesso rapporto
di riduzione e le stesse eliche, con lo stesso diametro e lo stesso passo.
Perché la somma di due potenze non è così semplice come quella di matite o
di arance: la potenza ha dimensioni complesse e comprende quantità
vettoriali; per dirlo in termini semplici due forze possono essere
sommate, proprio come le arance o le matite, solo quando hanno la stessa
direzione e la stessa retta di applicazione. I lettori possono immaginare
quanto le cose si complichino quando si tratti di sommare il prodotto di
una forza per una velocità (la potenza, appunto) oppure, come quando si ha
a che fare con i moti rotatori, il prodotto di una coppia per una velocità
angolare. Un motore che sviluppa a 2000 giri al minuto (circa 210 radianti
al secondo) una coppia di 10 chilogrammetri eroga circa 28 HP (210x10:75);
questa potenza passa attraverso il riduttore senza cambiamenti, salvo che
la coppia aumenta e la velocità di rotazione diminuisce (se il rapporto è
di 1 a 2 all'uscita del riduttore avremo all'incirca 20 chilogrammetri di
coppia a 1000 giri al minuto); la stessa potenza arriva poi all'elica (per
semplicità trascuriamo le perdite) dove genera la spinta in funzione del
diametro, del passo (che è l'avanzamento ad ogni giro) e della regressione
(che ad ogni regime di rotazione caratterizza lo "slittamento" dell'elica
nell'acqua e quindi le perdite di spinta e di avanzamento). Perché un
altro motore possa "sommare" la sua potenza a quello che abbiamo or ora
esaminato, è necessario che tutti i parametri considerati siano gli
stessi: questo non può portare che ad un motore identico, con un identico
riduttore ed una identica elica. Lasciamo i lettori più curiosi a provare
che sia effettivamente così: diremo solo loro che l'elica può avere la
libertà di ruotare anche in senso contrario, e che, anche se riusciranno a
trovare qualche combinazione che soddisfa la sommabilità non avranno
tenuto presente che le condizioni di congruità, valide per la sommabilità
delle potenze, richiedono la verifica in tutta la gamma delle rotazioni
possibili al motore, cioè da 0 al regime massimo di cui il motore è
capace.
È come se a spingere un carrello da supermercato metteste un adulto ed
un bambino pretendendo di sommare la loro spinta: succederebbe che, quando
l'adulto spinge con tutta la sua forza e la sua velocità, il bambino viene
"trascinato" e quindi parte della potenza dell'adulto invece che a
spingere il carrello sarebbe destinata a trascinare il bambino; se invece
è il bambino a spingere il carrello, contribuisce cioè alla sua spinta,
vuol dire che è l'adulto che non sta usando tutta la forza o tutta la
velocità di cui è capace: in altre parole l'adulto ha ridotto la sua
potenza in modo che sia uguale a quella del bambino, e in questo caso la
potenza che stanno sviluppando insieme non può essere maggiore del doppio
di quella del bambino.
È venuto ora il momento di parlare di motori fuoribordo: in linea di
massima le stesse regole esposte sinora per gli altri tipi di motori
valgono tali e quali anche per i fuoribordo.
La potenza, cioè, di due fuoribordo è sommabile solo quando i due
motori sono uguali, elica compresa. La convenienza, poi, di installare due
motori comincia ad esserci quando sul mercato non viene prodotto nessun
fuoribordo di potenza tanto elevata da soddisfare quella richiesta per
motorizzare l'imbarcazione: è questa la ragione per la quale le foto che
ritraggono fuoribordo binati riguardano quasi sempre motori di grossa
potenza, superiore a 100 HP, o comunque verso il top della gamma della
casa produttrice. E qui salta fuori la prima eccezione che distingue il
fuoribordo: è possibile per il fuoribordo arrivare a distribuire la
potenza su tre o addirittura quattro motori uguali, mentre questo sarebbe
impensabile, o molto difficile, per installazioni che prevedono i motori
all'interno della carena.
Occorre comunque che i lettori tengano presente, nel caso del
fuoribordo, che, fino a quando riescono a trovare un motore di potenza
sufficiente, la soluzione monomotore è quella migliore: per i costi di
investimento e di esercizio, per le efficienze di trasmissione e di
spinta, per la praticità di uso, per gli ingombri e per tutta una serie di
piccole preoccupazioni e di incombenze che è meglio evitare di
moltiplicare per due se proprio non è necessario, per i criteri
costruttivi e le sollecitazioni della poppa dell'imbarcazione che
normalmente non vengono ricordati ma che è bene non sottovalutare.
Mi pare già di sentire qualche lettore esclamare: "ma la sicurezza?". E
qui salta fuori l'altra eccezione che l'adozione di motori fuoribordo
consente ai diportisti: quella di poter usare due motori di potenza
differente, cosa assolutamente impensabile nel campo degli entrobordo o
entrofuoribordo. I due motori naturalmente non vanno mai usati insieme
(ricordate l'adulto ed il bambino alle prese col carrello?): quello più
grande deve servire a coprire la maggior parte di esigenze
dell'imbarcazione cui è capace di fornire la massima potenza; quello più
piccolo per i casi di emergenza o per tutti quegli usi nei quali il motore
principale potrebbe soffrire o essere danneggiato (navigazione in bassi
fondali o in fondali pericolosi, lunghi percorsi al minimo di velocità,
pesca alla traina, ecc.).
In genere, anche per imbarcazioni di una certa importanza, un motore
ausiliario fuoribordo da quattro a dieci cavalli, magari in edizione per
la vela o con un'elica di spinta anziché di velocità, è ampiamente
sufficiente a garantire un'andatura dislocante e delle corrette manovre di
ormeggio: il motore principale potrà essere sollevato (nel caso che
l'ausiliario sia accessibile alla guida manuale) oppure tenuto immerso ed
usato come timone.
Richiamiamo l'attenzione dei lettori sul fatto che la potenza del
fuoribordo ausiliario, proprio perché non è sommabile a quella del motore
principale, non deve mai essere considerata nei calcoli fiscali
(redditometro, tassa di stazionamento, ecc.) o in quelli di legge legati
agli adempimenti (immatricolazione, estintori) mentre, se supera i 3 HP
fiscali, sarà soggetta ad assicurazione obbligatoria: i motori amovibili
vanno infatti tutti assicurati anche perché estendono all'imbarcazione
sulla quale sono installati la protezione assicurativa. E questo è un
altro vantaggio della soluzione fuoribordo con due motori differenti: il
piccolo può senza nessuna formalità essere installato sul pram o essere
usato per spingere altre imbarcazioni, anche quella di un amico che ha
fatto avaria.
La soluzione con due motori fuoribordo di diversa potenza è
particolarmente valida nel caso dei natanti: se infatti l'installazione di
due entrobordo binati può essere considerata una costosa sofisticazione,
l'uso di un fuoribordo sotto i limiti di patente e di immatricolazione,
magari depotenziato, è efficacemente complementato, a tutti gli effetti,
inclusi quelli economici, da un piccolo fuoribordo da usarsi in
alternativa od in emergenza: sempreché la potenza del fuoribordo più
piccolo sia inferiore ad una decina di cavalli nessun funzionario potrà
contestarvi, come purtroppo è successo in qualche caso, di aver superato i
limiti di potenza ammessi per un natante, e questo anche se state usando
contemporaneamente entrambi i motori, cosa che al limite potrebbe anche
succedere. Per le ragioni che vi abbiamo spiegato le potenze non sono
sommabili se non sono uguali e quindi nessuna infrazione vi può essere
contestata se, oltre al 25 HP che motorizza il vostro natante, sulla poppa
della vostra unità aggiungete uno, o mettiamo, due motori da quattro
cavalli.