Prima
parte
PARROCCHIA
COMUNITA' MISSIONARIA
5-
La fisionomia della parrocchia, come luogo vitale di crescita
umana e cristiana delle persone che abitano nel territorio,
necessita di un forte rinnovamento nella sua apertura missionaria.
L'urgenza di raggiungere con l'annuncio del Vangelo tante
persone indifferenti e "lontane", nelle loro case
e negli ambienti di vita e di lavoro, sollecita la parrocchia
a uscire da se stessa, ricercando forme di collaborazione
pastorale sempre più strette con le parrocchie vicine,
con i movimenti laicali e religiosi, con i servizi pastorali
diocesani. Si delinea così il nuovo volto della parrocchia
"comunità missionaria", preoccupata di
cambiare se stessa, prima che sul piano del fare e dell'organizzare
cose nuove, su quello dell'essere segno credibile ed efficace
del Vangelo. L'impegno primario della parrocchia è
l'annuncio di Gesù Cristo, morto e risorto. Un annuncio
che la parrocchia accoglie in se stessa, celebra e testimonia
con coerenza, rivolge a tutti, vicini e lontani, "quanti
ne chiamerà il Signore Dio nostro"(Atti2,39).
La vita della comunità parrocchiale, la sua unione
e fedeltà a Cristo, il suo conseguente servizio all'uomo,
la trasparenza evangelica delle sue scelte pastorali, economiche,
caritative e sociali, sono la prima via di evangelizzazione
missionaria (cfr Atti 2, 46-48).
6-
E' a partire da questa realtà vitale di Chiesa, sostenuta
dall'azione dello Spirito santo, dalla Parola e dall'Eucaristia,
che occorre chiedersi quali vie e metodi vanno perseguiti
per raggiungere con l'annuncio del Vangelo tanti fratelli
e sorelle che vivono ai margini della comunità parrocchiale
o la frequentano saltuariamente o ne sono del tutto estranei.
La sapienza pastorale conferma che il punto di partenza,
anche per la nuova evangelizzazione, è rinnovare
e qualificare ciò che già esiste. Si pensi
alle tante "occasioni" che la parrocchia ha ancora
di avvicinare persone indifferenti o lontane: la richiesta
e celebrazione dei sacramenti, i funerali e altre celebrazioni
liturgiche, la visita natalizia alle famiglie o nelle circo
stanze della sofferenza o della malattia di persone care,
le feste e le occasioni di religiosità popolare,
i servizi caritativi, l'utilizzo di semplici e immediati
strumenti di comunicazione sociale, gli incontri personali...
E' necessario gestire pastoralrnente tali circostanze con
spirito accogliente e fraterno, facendo risuonare una schietta
proposta di fede ricca di speranza e di gioia cristiana,
mostrando il volto di una comunità amica perché
animata da Dio e segno e strumento del suo amore.
7-
Questa evangelizzazione " occasionale", pur molto
importante, non può tuttavia esimere la parrocchia
dalla ricerca di vie e forme dirette di annuncio e di dialogo,
usufruendo di esperienze già in atto in Diocesi e
magari attivandone di nuove. Questo è un traguardo
possibile, verso cui tendere nei prossimi anni. E' soprattutto
necessario che la scelta di essere una comunità missionaria
non sia vissuta dalla parrocchia come un'emergenza, ma scaturisca
dalla convinzione che "ora è il momento favorevole,
ora è il giorno della salvezza"(cfr 2Cor 6,2).
Prima che come un insieme di attività, l'impegno
missionario della parrocchia si qualifica come un fatto
di vita, un segno della sua passione per il Regno di Dio
e del suo amore per ogni uomo.
8-
"Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché
io predichi anche là" (Mc 1,38). Questa preoccupazione
missionaria di Gesù deve essere la stessa che anima
la pastorale della parrocchia. Andare non significa solo
rispondere alle richieste della gente, ma anticiparle facendosi
presenti là dove essa vive e lavora, sperimenta la
sofferenza o la solitudine, l'amore o la gioia dell'incontro.
Vuol dire portare il Vangelo e la viva testimonianza dei
credenti nelle case, negli ospedali e in ogni ambiente per
proporre in modo semplice ed essenziale l'annuncio di Cristo,
mostrandone l'intrinseco nesso con la vita e con le più
vere e profonde esigenze del cuore umano: "Dio ti ama,
Cristo è morto per te, per te Cristo è Via,
Verità e Vita"(Giovanni Paolo Il, Christifideles
laici, 34). La parrocchia non è in grado, da sola,
di sviluppare questa pastorale di evangelizzazione nell'ambiente;
perciò è necessario valorizzare le molteplici
strutture pastorali che operano in determinati ambiti: quello
dell'educazione, sanitario, le diverse forme di presenza
e di animazione cristiana che agiscono all'interno delle
varie realtà, i servizi diocesani che offrono un
valido supporto per la formazione degli operatori e il loro
coordinamento. Poiché tuttavia è essenziale
uno stretto raccordo tra la pastorale ordinaria della comunità
(catechistica, liturgica, caritativa) e quella di ambiente,
la parrocchia va considerata, nel proprio territorio, il
punto di riferimento unitario per una efficace programmazione
pastorale. Vanno pertanto curati l'incontro, il dialogo
e la collaborazione tra gli operatori parrocchiali e i cristiani
che sono presenti nei diversi ambienti: cappellani d'ospedale,
insegnanti di religione, docenti cattolici nella scuola,
responsabili della scuola cattolica, cristiani che lavorano
nel consultorio familiare e nei servizi sociali, operatori
del mondo del lavoro, della comunicazione, dello sport e
tempo libero... La loro partecipazione al Consiglio pastorale
parrocchiale garantisce un costante raccordo e rende più
efficace il comune impegno di evangelizzazione.
9-
L'annuncio del Vangelo va accompagnato dai segni, così
come Gesù stesso ci ha insegnato (cfr Le 4,16-19).
Il primo segno che la parrocchia deve rendere visibile ècertamente
quello della carità, facendosi prossima a ogni uomo,
soprattutto ai più poveri. La carità è
oggi una via privilegiata della nuova evangelizzazione.
Il Vangelo della carità infatti, se testimoniato
con autenticità e coerenza, fa cadere le barriere
di incomunicabilità e divisione tra la gente, aiuta
a superare pregiudizi e incomprensioni nei confronti della
Chiesa, promuove una cultura di solidarietà e genera
la gioia della condivisione amichevole e fraterna, mostra
in concreto la forza di cambiamento anche storico che si
sprigiona dal cristianesimo. Il Libro del Sinodo offre indicazioni
preziose su questo punto, quando invita a coordinare meglio
gli interventi in favore dei poveri, degli anziani e dei
malati, a qualificare i volontari che operano nel settore,
a potenziare la collaborazione con i servizi civili. L'accoglienza
e il servizio non si misurano solo in gesti e iniziative,
ma investono lo stile di vita della comunità parrocchiale.
Ogni persona che la incontri, anche per motivi saltuari,
deve poter percepire un'atmosfera di fraternità e
un modo diverso di rapportarsi tra le persone. La parrocchia
è chiamata pertanto a maturare una responsabilità
comunitaria verso le molteplici forme di povertà:
materiali, morali, spirituali, di cui soffre il nostro territorio.
Seconda
parte
SPIRITUALITA'
DI COMUNIONE RADICATA NELLE FONTI DELLA GRAZIA
10-
Per camminare insieme verso questo nuovo volto di parrocchia,
comunità missionaria, due sono le condizioni fondamentali
che il Piano pastorale intende assumere come impegno: la
spiritualità di comunione e la formazione permanente.
Nella parrocchia deve crescere e consolidarsi la spiritualità
di comunione, frutto di un profondo rinnovamento interiore.
La comunione con Dio e con i fratelli è infatti il
principio e la fonte insostituibile della missione. "La
chiamata alla nuova evangelizzazione è innanzitutto
chiamata alla conversione " (Giovanni Paolo II, Santo
Domingo, 12-10-92). La comunione nella Chiesa è dono
di Dio, ha la sua origine perenne nel mistero trinitario,
è costantemente alimentata dal dono dello Spirito
santo, cresce alle sorgenti della grazia: l'Eucaristia,
i sacramenti (specie la Riconciliazione), la preghiera.
E' dunque prioritario per l'impegno di nuova evangelizzazione
che nella parrocchia sia visibile la comunione fraterna
che rende i credenti "membra gli uni degli altri"
(Rm 12,5).
11-
La parrocchia è una comunità eucaristica non
solo perché fa l'Eucaristia, ma perché da
essa è continuamente edificata nell'unità
e nella comunione. Come tale deve essere vissuta dai fedeli
e apparire visibilmente a tutti. Per questo, occorre ristabilire
la centralità dell'Eucaristia nel giorno del Signore,
ben consci delle difficoltà che tale celebrazione
incontra: la disaffezione di tanti cristiani, il crescente
numero di persone che a fine settimana e nel periodo estivo
lasciano la città i problemi posti dal mondo del
lavoro, dello sport, dello spettacolo, il permanere di un
certo individualismo in coloro che partecipano abitualmente
alla Messa. Prendere coscienza di questi problemi e affrontarli
con realismo pastorale non significa tuttavia diminuire
l'impegno per cercare di vivere in parrocchia la Domenica
e la celebrazione eucaristica in tutta la sua pienezza di
evento ecclesiale.
12-
Un altro ambito decisivo per favorire la comunione nella
parrocchia e il suo impegno missionario è lo sviluppo
di una pastorale della spiritualità cristiana. La
parrocchia è per tutti i suoi fedeli luogo di preghiera
e di cammino spirituale verso la santità. La liturgia
e in particolare l'anno liturgico che scandisce la vita
della comunità rappresentano l'alveo portante di
questo itinerario. Per ravvivare la fede in Dio, la coscienza
del peccato e una effettiva volontà di conversione
vanno promosse con speciale cura le celebrazioni del sacramento
della Penitenza e la direzione spirituale. E' necessario
prevedere appropriati itinerari spirituali che aiutino le
persone a orientare la propria vita alla santità
e a fare sintesi tra fede e vita: ritiri spirituali, momenti
di lectio divina e di preghiera, rivolti all'intera comunità
o alle diverse categorie ed esigenze delle persone, in particolare
dei giovani e delle famiglie.
13-
Dall'Eucaristia, dalla Penitenza e dalla perseveranza nella
preghiera la comunità parrocchiale trae alimento
e forza per vivere la comunione decanale e diocesana, sia
al proprio interno sia verso le altre parrocchie e realtà
ecclesiali del territorio.
14-
La comunione nella parrocchia riguarda in primo luogo il
rapporto tra le persone che vivono la propria vocazione,
carisma o ministero a servizio della comunità. Quando
i presbiteri, i religiosi e le religiose, i laici, le famiglie,
i giovani, gli adulti e gli anziani ... si lasciano guidare
dallo Spirito e crescono in una spiritualità di comunione
e di servizio gli uni per gli altri fino a svuotarsi di
se stessi, allora la parrocchia risponde alla sua vocazione
di vera famiglia dei figli di Dio. Questo primato della
comunione comporta per tutte le vocazioni una costante conversione
del cuore, la fedeltà alla preghiera personale e
comunitaria, la pratica delle virtù cristiane.
15-
Il parroco , i presbiteri collaboratori sono chiamati a
svolgere il loro ministero con l'atteggiamento dell'Apostolo:
"Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede;
siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché
nella fede voi siete già saldi"(2Cor 1,24).
Tale servizio si esprime nel vivere la comunione e la collaborazione
responsabile necessaria con il Vescovo, la fraternità
sacerdotale con gli altri confratelli, e una feconda collaborazione
con i fedeli laici (cfr Giovanni II, Pastores dabo vobis,
n. 18). Se queste indicazioni valgono per tutti i sacerdoti,
coinvolgono però in modo speciale la figura e la
missione del parroco. Egli, in quanto pastore e guida della
comunità, ha la cura di promuovere la comunione e
la sintonia spirituale tra i suoi collaboratori: sacerdoti,
religiosi, laici, nel rispetto e nella promozione della
vocazione di ciascuno.
16-
Particolarmente importante ai fini della comunione è
la responsabile collaborazione dei laici alla vita parrocchiale.
Una parrocchia comunità missionaria deve necessariamente
assumere una fisionomia sempre più laicale, valorizzando
lo specifico apporto dei laici nei diversi ambiti pastorali,
sia sul piano della progettazione che del servizio; curando
le vocazioni e i ministeri laicali all'interno della parrocchia
mediante appositi cammini di spiritualità e in una
prospettiva missionaria; riconoscendo il ruolo dei laici
in quei campi che sono di loro specifica competenza, come
la famiglia, la scuola, la cultura, l'azione politica e
sociale, l'animazione cristiana degli ambienti di vita e
di lavoro, della comunicazione, offrendo loro una adeguata
formazione spirituale, catechetica e culturale.
17-
Gli Istituti di vita consacrata presenti in parrocchia sono
un dono del Signore per tutta la Chiesa. La loro presenza
e testimonianza di fedeltà al proprio carisma sono
già di per sé un contributo prezioso che offrono
alla comunità. A ciò si aggiunge un generoso
servizio nel campo educativo che va riconosciuto e valorizzato
dalla parrocchia.
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La comunione e la corresponsabilità tra le persone
che fanno parte della parrocchia trova una concreta via
di realizzazione negli organismi di partecipazione: il Consiglio
pastorale, l'Assemblea parrocchiale e il Consiglio per gli
affari economici. Il buon funzionamento di questi organismi
non dipende solo dalla fedele applicazione dei loro statuti
e regolamenti, ma dalla volontà dei membri, in primo
luogo del parroco che li presiede, di ricercare costantemente
l'unità e il dialogo, la semplicità e l'immediatezza
dei rapporti, l'ascolto e la stima reciproci. Il parroco
promuova la vita spirituale e la formazione del Consiglio
pastorale, perché esso costituisca una vera realtà
di Chiesa e un luogo di crescita nella fede e nella comunione.
Uno dei primi compiti del Consiglio pastorale è approfondire
con cura gli orientamenti del Piano pastorale diocesano
e trarre da esso le indicazioni utili a definire un programma
pastorale parrocchiale rispondente alle concrete esigenze
e attese della comunità.