per
gentile concessione di Narcisa Boniardi
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PARTE
PRIMA
LA
PARROCCHIA DEI SS.MM. NAZARO E CELSO
Musocco
Quarto Uglerio: Un quartiere alla periferia di Milano, dal
1920 al 1960.
La
Chiesa Prepositurale dei SS.MM. Nazaro e Celso
Per
chi arriva dalla provinciale Varesina alle porte di Milano,
nella parte Nord-Ovest della città, quartiere Musocco
Quarto Oggiaro, è facile imboccare la via Antonio
Aldini e scorgere in fondo una chiesa che si impone allo
sguardo, quasi a chiusura di un viale. La chiesa è
dedicata ai Santi Martiri Nazaro e Celso. Nazaro e Celso
hanno onorato la Chiesa di Milano con il loro martirio,
avvenuto probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano.
I loro corpi, rimasti a lungo nascosti, furono scoperti
da Sant'Ambrogio - si crede nell'anno 396 - in un orto posto
appena fuori delle mura della città. La reliquie
di S. Nazaro riposano nella Basilica degli Apostoli a Porta
Romana, ormai detta Basilica di S. Nazaro. Le spoglie di
San Celso vennero lasciate sul luogo della sepoltura e ora
custodite nel maestoso tempio adiacente dedicato alla S.S.
Vergine sotto il titolo di Nostra Signora dei Miracoli.
In Milano più chiese sono dedicate ai Santi Martiri
Nazaro e Celso. Quella di Via Aldini è denominata
Parrocchia dei SS.MM. Nazaro e Celso in Quarto Uglerio o
di Via Aldini.
L'Ospizio
del Beato Luigi Palazzolo
Entrando
nella via Aldini, sulla sinistra si vede un edificio di
proprietà del Comune di Milano, costruito negli anni
venti per accogliere i "barboni" della città:
uomini e donne senza fissa dimora, bisognosi di tutto. Potevano
consumarvi i pasti principali e dormirvi di notte. Negli
anni trenta diventò "Ospizio per vecchi",
affidato alle Suore Poverelle del Beato Luigi Palazzolo
che seppero creare un ambiente famigliare: i nonni passeggiavano,
in qualsiasi ora del giorno, per le vie della parrocchia
ed erano considerati parte integrante della comunità
dei fedeli. Cappellano era Mons. Federico Tettamanti, noto
predicatore milanese negli anni '20, ai tempi del primo
socialismo. Gli anziani del ricovero erano clienti abituali
dei mercanti della zona che li servivano con particolare
riguardo. Lungo le strade avevano l'occasione per fare conoscenza
con alcuni abitanti del quartiere. A volte si sfogavano
raccontando le loro storie dolorose spesso intrecciate di
disavventure. Trovavano sempre qualche anima buona che li
ascoltava e li comprendeva. Nascevano così amicizie
insperate: un germoglio di carità cristiana che poi
si trasformava in gesti concreti di solidarietà.
Mons. Tettamanti era un apostolo ardente. La sua predicazione
toccava i cuori e vi infondeva pace e serenità. Sotto
la sua guida spirituale,gli ospiti, spesso abbandonati a
se stessi dall'egoismo dei parenti, rin- novavano la fede
e ritrovavano la forza per continuare a vivere. Succedeva
anche che qualcuno soccombeva al dolore e concludeva la
sua vita con un gesto disperato. Allora era Mons. Tettamanti
che poteva giustificare, presso l'autorità civile,
la tragedia.
L'asilo
Parrocchiale
Proseguendo,
al numero 52, l'asilo parrocchiale si affaccia sulla via
con i suoi alberi centenari. A sinistra nel cortile, su
di una colonna, Maria Ausiliatrice sembrava estendere fin
lontano, la sua materna protezione. L'asilo, dapprima affidato
alle Suore Salesiane, passò alle Suore della Congregazione
del Preziosissimo sangue di Monza. Negli anni quaranta la
comunità delle Suore era composta dalla Superiora
Suor Carmela Sala, Suor Ernesta Pellizzoni, Suor Ernesta
Rigamonti e Suor Rosa Panzeri, una giovane suora sofferente
di cuore. La costruzione, sullo sfondo, comprendeva: al
centro il salone con l'appartamento delle suore al piano
superiore, sulla sinistra la Cappella con la sacrestia,
e sulla destra le aule per i bambini. Nella bella stagione
il cortile risuonava del vocìo dei bimbi che, felici,
giocavano all'aperto : qualche volta bisticciavano sotto
lo sguardo attento e amorevole delle Suore che, prontamente,
riportavano la pace. I passanti si fermavano a guardarli
e sorridevano. I nonni, dalla strada, chiamavano i nipotini
nella speranza di essere sentiti e quando qualche bimbo
si accorgeva della loro presenza, mandavano ai piccoli,
baci e saluti con la mano.
Villa
Caìmi - Finoli
Più
avanti, dopo l'asilo, c'è Villa Caìmi, antica
villa patrizia collegata con la Villa Scheibler di Vialba.
Dagli anni trenta ospitava un gruppo di orfanelle affidate
ultimamente alle Suore del Preziosissimo Sangue. Tutta la
popolazione nutriva per loro sentimenti di affetto e di
compassione. Erano loro che facevano risuonare la chiesa
di devoti canti religiosi, spesso rivolti a Maria Santissima,
anche nelle messe feriali. E quando, raggiunta la maggior
età, un'orfanella iniziava la sua vita indipendente,
la gente si compiaceva. C'era anche chi provvedeva al suo
corredo e la ragazza, felice, ritornava ogni tanto a saluuare
me Suore, le benefattrici e le persone amiche. Nel 1948
Villa Calmi-Finoli fu affittata al gruppo Lazzati-Dossetti
già onorevoli della Repubblica Italiana che intendevano
farne un eremo per il loro gruppo di laici consacrati. Tra
questi c'era anche Guido Finoli, fratello dei propietari
della Villa. Vi si ritrovavano il sabato e la domenica per
pregare e meditare. Veniva così a stabilirsi un rapporto
spirituale con i Sacerdoti della Parrocchia Don Franco Rimoldi
e Don Ernesto Riva mentre il gruppo frequentava spesso la
chiesa parrocchiale. La villa fu intitolata a San Benedetto.
Intanto immigrati dal Veneto e dal Sud, venuti a Milano
in cerca di lavoro non trovavano casa, così il gruppo
ospitò nella Villa 150 operai accogliendoli dal lunedì
al venerdì. L'Opera prese il nome di Opera Bonomelli.
L'esperienza cessò nel 1962.