per
gentile concessione di Narcisa Boniardi
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L'Edicola
della Madonna Immacolata
Sul
lato destro della via, quasi di fronte al "Palazzolo",
all'incrocio della Via Aldini con Via Fabrizi, ad angolo,
c'è un'edicola dedicata al- la Madonna Immacolata:
fu un ex-voto dei parrocchiani che la venerano molto e non
passano mai davanti alla sua immagine senza fare un gesto
di pietà. Davanti alla "Madonnina della via"
- così è chiamata oggi - spesso si fermano
anche gli sposi e depongono un mazzo di fiori quasi ad affidare
alla Madre celeste il cammino della nuova vita intrapresa.
Sul rimanente tratto destro della via Aldini le case si
susseguono.
La
prepositurale
Finalmente,
di fronte, la chiesa dedicata ai SS. MM.Nazaro e Celso,
le cui origini sembrano risalire alla fine del trecento.
Già parrocchia nel '500, si ha la registrazione del
1° battesimo il 10ottobre 1622. Nel 1800 fu ampliata.
Dopo un grave incendio subìto alla fine del secolo
scorso, la chiesa, restaurata, fu riconsacrata dal Beato
Cardinal Andrea Carlo Ferrari il 21 aprile 1900. Mecenati
del restauro furono i nobili Perelli-Cippo, allora proprietari
della "corte" di via Aldini, 37. La facciata della
Chiesa, che è da sempre sotto la protezione della
Sovrintendenza delle belle arti della città di Milano,
s'impone per una sua bellezza particolare. E' ornata da
pilastri compositi con cornicioni dentati, un rosone centrale
a vetrate e due laterali più piccoli. Il portone
e le porte laterali sono in noce con disegni geometrici.
in alto, sulla sua artistica facciata, appaiono due angeli
nell'atto di suonare le trombe del giudizio universale quando
tutti gli uomini saranno radunati alla presenza di Cristo
Signore. L'interno della chiesa comprende ti e navate: quella
centrale con il soffitto a botte dipinto a cassettoni in
tinte varie, quelle laterali divise in cappelle: la prima
e l'ultima con la volta a crociera, le due centrali con
volta a botte.
Il
Presbiterio: l'Altare Maggiore
Al
centro del presbiterio c'era l'altare maggiore sul quale
s'innalzava un tempietto in marmo rosa, sovrastato da una
piccola statua in bronzo del Cristo risorto, per l'esposizione
del Crocifisso o del Santissimo Sacramento. Racchiuso in
un ostensorio prezioso, costruito con l'oro offerto dai
fedeli, nelle feste solenni, Gesù Eucaristico, tra
luci e fiori, era adorato per lunghe ore da grandi e piccoli
che si prostravano alla sua presenza. Sul tabernacolo, scolpita
in oro, una cena di Emmaus. Le pareti del presbiterio erano
abbellite da due affreschi: sulla sinistra era rappresentato
il martirio di S. Celso, sulla destra i due Santi che su
una barca sfidano il mare tempestoso, a simboleggiare l'intrepido
coraggio dei martiri nell'affrontare le insidie del mondo;
un terzo affresco nel catino (la parte superiore dell'abside)
rappresentava alcune pecore che si abbeverano a sette rigagnoli
scaturiti da una sorgente, ad indicare le anime che si accostano
ai sette Sacramenti fonte di vita divina. Dietro l'altare
il coro ligneo. Due balaustre a colonnine di marmi pre-
giati racchiudevano il presbiterio.
San
Clemente Martire
Sotto
l'altare, in un'urna preziosa, era custodito il corpo di
S. Clemente giovinetto, martire romano dei primi secoli
cristiani. Per interessamento di una personalità
ecclesiastica fu donato nel 1927 al Parroco Mons. Mario
Svampa che lo volle compatrono della Parroc- chia insieme
ai SS.MM. Nazaro e Celso. Le reliquie del Santo furono accolte
con grande solennità così pure fu celebrato
con grande concorso di autorità e di popolo il decimo
anni- versario della sua traslazione: la lunghissima processione
con l'urna con- tenente il corpo di S. Clemente passò
per tutte le vie della Parrocchia fino alle frazioni di
Vialba e Roserio. Il corpo del Santo è rivestito
di un abito prezioso confezionato da una nobil donna romana
e tiene nella mano destra la palma del martirio. Dopo i
restauri avvenuti nella chiesa, l'urna del Santo si trova
in una nicchia nella prima cappella di destra vicino alla
porta d'entrata.
La
navata centrale
Sopra
l'entrata centrale è collocata la cantoria con l'organo.
Durante le liturgie solenni, il suono possente dell'organo
di fabbricazione della ditta Mascioni (1904), di indiscusso
valore, accompagnava i canti del folto coro dei giovani
cantori guidati da Don Ambrogio Nidasio, sacerdote molto
amato dai giovani. Appoggiate ai pilastri della navata erano
esposte, su mensole di gesso lavorato, le statue raffiguranti
i Santi più cari alla devozione popolare. Le statue
di gesso furono in seguito sostituite da statue lignee eseguite
dai Fratelli Legnani di Barlassina, in provincia di Milano,
su disegno di Don Franco Rimoldi. A lato delle statue i
quadri della Via Crucis. Sull'ultimo pilastro composito
di sinistra, il pulpito in legno: nelle solennità
e nei tempi liturgici forti, Avvento e Quaresima, il predicatore
saliva sul pulpito e faceva risuonare nella chiesa, con
voce tonante, la parola di Dio che scendeva nel cuore dei
fedeli apportatrice di pace e di luce divina. Sulle pareti
laterali dell'arco del trionfo c'erano due nicchie con le
statue di Sant'Antonio da Padova e di San Giuseppe che tiene
in braccio il Bambino Gesù. Le navate laterali lungo
la navata di sinistra, nella prima cappella, scendendo di
un gradino, si entrava nel battistero formato da una vasca
di graniglia rosa racchiusa in un tempietto di legno finemente
lavorato. Intorno al battistero un'inferriata in ferro battuto.
Nella seconda cappella, in una nicchia era custodita una
statua di Maria Bambina. Nella terza cappella c'era l'altare
della Madonna che racchiudeva nella nicchia rivestita di
mosaico dorato e azzurro un'artistica statua lignea della
Madonna del S. Rosario, molto venerata. Sotto l'altare,
nell'urna un Cristo morto, in gesso. Nella navata di destra,
la seconda cappella era dedicata ai defunti: accanto ad
un crocifisso in bronzo c'erano le fotografie dei nostri
soldati morti nella prima guerra mondiale. Nella terza,
di fronte all'altare della Madonna, l'altare dedicato al
Sacro Cuore di Gesù custodito in una nicchia: ai
lati dell'altare le statue dei Santi Patroni Nazaro e Celso.
Il
cimitero della parrocchia
Lasciata
sulla destra la chiesa, la strada si restringe molto e tra
case e vecchi cortili conduceva al piccolo cimitero che
custodiva i morti della parrocchia, compresi i sacerdoti
tra i quali non pochi spagnoli: gli unici rimasti a ricordare
il tempo di quella dominazione. Era il luogo del pellegrinaggio
domenicale dei fedeli che, dopo la dottrina, andavano a
sufargare le anime dei loro morti, e meta delle processioni
di primavera e d'autunno dette "Rogazioni" per
impetrare da Dio la benedizione sul lavoro dei campi e frutti
abbondanti dalla terra. Anche i bambini, con i loro genitori
partecipavano con devozione alle visite al cimitero. Un
imponente monumento, sul quale s'innalzavano due grosse
ciminiere, attirava l'attenzione di tutti: era la tomba
degli operai dello stabilimento Moneta morti nel 1905 sotto
il crollo di due "caminoni" Il 5 luglio di quell'anno,
a causa di un forte vento, i caminoni crollarono sfondando
il tetto dello stabilimento: cinque furono i morti e sette
i feriti, tutti in giovane età. Fu quello un giorno
di grande lutto per tutta la parrocchia e la popolazione,
visitando i propri morti, non dimenticava mai di soffermarsi
sulla tomba di quei poveretti per elevare a Dio una preghiera
di suffragio.
L'Oratorio
maschile
Il
piccolo cortile adiacente alla chiesa era l'unica struttura
adatta a raccogliere i ragazzi. Negli anni '30, coadiutore
del parroco e assistente dei giovani era stato nominato
don Ambrogio Nidasio, un giovane sacerdote diocesano intelligente
ed attivo: fu lui che riorganizzò l'oratorio maschile.
Ben presto il piccolo cortile si riempì di un centinaio
di giovani che vi si radunavano per il gioco e che sotto
la sua guida costituirono la prima "Schola Cantorum"
ed un gruppo teatrale che continuò a lungo la sua
attività. In questo periodo la parrocchia dona alla
chiesa due sacerdoti: Don Antonio Bellasio,rettore del Collegio
Filippi di Arona e Don Ezio Cusatelli recentemente scomparsi;
una suora di clausura dell'ordine francescano delle Clarisse
Cappuccine nel Monastero di San Giuseppe di Capriate in
provincia di Bergamo. Le attività dell'oratorio ebbero
poi un grande impulso sotto la guida di don Ernesto Riva
e del parroco don Franco Rimoldi particolarmente dedito
a tutte le manifestazioni artistiche, dalla musica al teatro,
dalla poesia alla pittura e alla scultura.
Asilo-Oratorio
L'asilo
infantile, alla domenica, si trasformava in oratorio femminile.
Durante l'anno scolastico, nel pomeriggio, accoglieva i
figli delle famiglie operaie. Consumavano il pasto del mezzogiorno
e poi, sorvegliati e aiutati da una Suora, eseguivani i
compiti. In estate, le ragazze che lo frequentavano anche
nei giosni feriali, imparavano a cucire e a ricamare sotto
la guida esperta delle Suore. Si poteva considerare la seconda
casa delle giovani. Si davano appuntamento per le prime
ore pomeridiane della domenica e vi rimanevano fino a sera.
Uo primo incontro di gioco era seguito dalla lezione di
dottrina cristiana. Poi si riprendeva a giocare e l'intramontabile
"gioco della bandiera" vedeva le giovani coinvolte
con le bambine in una sfrenata e gioiosa gara di corse.
A chiusura del pomeriggio l'incontro col Sacerdote nella
cappella e la benedizione Eucaristica. Poi la maggior parte
faceva ritorno alle proprie case ma le più grandi
si trattenevano ancora per mettere a punto le ultime iniziative
e per riordinare le sale che dovevano servire, il giorno
dopo, per i bambini dell'asilo. Le giovani frequentavano
l'oratorio fino alla vigilia del matrimonio e se ne distaccavano
con rimpianto. Le Suore, amiche discrete ed amorevoli, ricevevano
da loro molte confidenze e le aiutavano nel cammino della
loro vocazione. All'ombra della Madonna Ausiliatrice sbocciavano
vocazioni religiose di vita attiva e contemplativa destinate
ai più svariati Istituti Religiosi antichi e moderni.