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L’EVOLUZIONE DEL CERVELLO RETTILIANO

La storia degli esseri viventi e lo studio dell’evoluzione ci hanno insegnato che ogni specie, col passare del tempo, subisce impercettibili ma continue trasformazioni le quali, quasi sempre, diventano evidenti dopo migliaia di generazioni.
Ciò che distingue la storia evolutiva umana da quella degli altri animali è soprattutto l’eccezionale sviluppo del cervello, che ha reso l’uomo dominatore incontrastato del nostro pianeta.
Gli studi dei reperti fossili degli antenati dell’uomo attuale indicano che il cervello ha continuato a svilupparsi, mentre le dimensioni corporee sono cambiate di poco. Infatti l’Australopithecus aveva una massa cerebrale molto piccola, l’Homo erectus possedeva un cervello di volume quasi doppio, l’Homo sapiens di volume triplo.
Dalla comparsa dell’Homo abilis in poi, la storia dello sviluppo encefalico si accompagna al progredire delle tecniche della lavorazione della pietra, alla comparsa di pratiche rituali di tipo religioso e di attività artistiche di alto livello.
Ciò fa pensare che l’evoluzione culturale dell’uomo sia connessa all’evoluzione del suo cervello e viceversa.
Così, nel corso di milioni di anni, il cervello è diventato quello che è, una struttura eterogenea, con elementi del nostro passato rettiliano e mammaliano e con la capacità di creare il nostro futuro.
Il cervello è composto da tre parti che sono il risultato della storia della vita sulla Terra e riflettono le tappe che hanno segnato il graduale passaggio dai primi esseri dotati di un elementare sistema nervoso, fino all’uomo. Le tre parti presiedono rispettivamente agli istinti, alle emozioni e alla razionalità.
La prima è il rombencefalo, la parte più arcaica che presiede agli istinti primitivi di sopravvivenza, controllando il ritmo della respirazione e del battito cardiaco; comprende la maggior parte del tronco encefalico e il cervelletto.
La seconda è il mesencefalo, che è solo la porzione superiore del tronco encefalico e presenta connessioni con il ponte di Varolio, il cervelletto e il diencefalo, mediante fasci di fibre nervose detti peduncoli.
La terza è il prosencefalo, detto anche neomammifero, che pur contenendo alcune strutture anteriori, è composto primariamente dalle aree cerebrali evolutesi più di recente, fra cui la corteccia.
E’ responsabile della nostra razionalità.
Il tronco encefalico umano si è evoluto più di 500 milioni di anni fà; molti scienziati lo designano come il cervello rettiliano, perchè il suo aspetto è simile a quello dell’intero cervello di un rettile. Al tronco encefalico è collegato un’altra parte del rombencefalo, il cervelletto. Esso si sviluppò inizialmente come struttura motoria per migliorare il controllo dell’equilibrio, della posizione del corpo e del movimento nello spazio.
L’assegnazione di nuove responsabilità al cervelletto è tipica del modo in cui si è evoluto il cervello. Le vecchie strutture non furono messe da parte, ma si ingrandirono per svolgere altre funzioni. Quando altro tessuto neurale andò ad aggiungersi al cervelletto, una parte del tronco encefalico, chiamata ponte di Varolio, si sviluppò al di sotto del mesencefalo per trasmettere le informazioni al e dal cervelletto.
Tra il tronco encefalico e il diencefalo, troviamo un gruppo di strutture cellulari chiamato sistema limbico o paleomammifero e rappresenta il primo passo per lo sviluppo della natura cosciente. Esso si sviluppò fra 200 e 300 milioni di anni fa. Gran parte del prosencefalo rettiliano è formato dal sistema limbico, dominato da stimoli olfattivi. Nell’uomo, esso è ridotto in una posizione secondaria da strutture più recenti ed ha assunto funzioni diverse; infatti, poichè gli stimoli olfattivi sono diventati mano a mano sempre meno indispensabili alla sopravvivenza della specie, questa parte è venuta ad assumere un ruolo chiave nella memorizzazione dei ricordi di nostre esperienze di vita.

Indice
La storia delle ricerche e delle scoperte scientifiche
Che cos'è il cervello