L'apparato cardiocircolatorio dell'embrione raggiunge lo sviluppo anatomico, che sarà fondamentalmente quello definitivo fetale (diverso da quello neonatale e dell'adulto), alla 10a settimana di età gestazionale.
Nella circolazione fetale la vena ombelicale porta il sangue arterioso dalla placenta al feto. Questo sangue è diventato arterioso attraversando i villi coriali, dove assume ossigeno dal sangue materno ed elimina l'anidride carbonica. La vena ombelicale penetra, attraverso l'ombelico, nel corpo fetale.
Attraverso la vena cava inferiore il sangue penetra nell'atrio destro del cuore. L'atrio destro fetale, in corrispondenza dello sbocco della vena cava inferiore, presenta una formazione chiamata “valvola di Eustachio”. Per mezzo di essa la corrente sanguigna proveniente dalla vena cava inferiore viene avviata verso il setto interatriale, nel quale è presente il foro ovale o di Botallo che mette in comunicazione i due atri.
Di conseguenza, il sangue proveniente dalla vena cava inferiore passa direttamente dall'atrio destro all'atrio sinistro. Nell'atrio sinistro giunge anche il sangue che proviene dai polmoni mediante le quattro vene polmonari. Questo viene convogliato tutto nel ventricolo sinistro e da qui passa nell'aorta. Dall'aorta il sangue si distribuisce poi a tutto il corpo.
Dal ventricolo destro, attraverso l'arteria polmonare, una piccola quantità di sangue arriva ai polmoni del feto (collabiti ed ancora privi di funzione). Essi pertanto offrono una notevole resistenza al flusso del sangue. La maggior parte del sangue viene quindi deviata verso il dotto arterioso di Botallo che sbocca nell'aorta, dove si unisce al sangue che proviene dal ventricolo sinistro. Il sangue che è nell'aorta viene convogliato nelle arterie iliache interne e quindi nelle arterie ombelicali, percorrerà il funicolo ombelicale dopo che le arterie ombelicali sono fuoriuscite dal corpo fetale a livello dell'ombelico e si distribuirà nei villi coriali per subirvi il processo di ossigenazione ed eliminazione dell'anidride carbonica.
E' importante sottolineare come nell'organismo fetale nessun apparato è nutrito dal sangue esclusivamente arterioso, in quanto il sangue arterioso proveniente dalla placenta per mezzo della vena ombelicale si mescola:
Nella circolazione fetale si hanno distretti ad alto flusso ed a bassa resistenza (placenta) e distretti a basso flusso e ad elevata resistenza (polmone e fegato). Questa resistenza e la presenza dei suaccennati punti di scambio tra sangue venoso ed arterioso fanno si' che il flusso del sangue nei polmoni fetali non supera mai l'8-10% della gittata totale.
Dal punto di vista anatomico, si hanno strutture che permettono di saltare i distretti ad alta resistenza ed a basso flusso:
Il feto a 6-7 settimane ha una frequenza cardiaca di 160-170 battiti per minuto (bpm), mentre alla nascita di 130-140 bpm.
Il sistema di controllo è molto sensibile alle variazioni di pressione parziale di ossigeno, di conseguenza la frequenza cardiaca fetale rappresenta un precoce sistema di allarme per l'identificazione dell'ipossia in atto.
Il sistema di regolazione della frequenza cardiaca fetale non può essere scisso dai concetti circolatori. Un errore che è stato fatto in passato è stato quello di considerare le modificazioni della frequenza cardiaca legate direttamente all'irrorazione centrale. Questo è vero solo nei casi estremi, cioè quando il feto sta molto bene o molto male. Quindi, le modificazioni della frequenza cardiaca fetale sono correlate ai livelli di ossigenazione solo agli estremi.
Il sangue proveniente dalla placenta normalmente si distribuisce per l'80% al fegato e per il 20% passa nel dotto venoso di Aranzio. Se il feto ha bisogno di sangue, i vasi che vanno al fegato sinistro si chiudono e così più sangue passa nel dotto venoso (in condizioni di stress, 30% di sangue al fegato e 70% nel dotto venoso).
Quindi, in condizioni fisiologiche il dotto venoso viene poco utilizzato e viene, invece, impiegato in momenti di crisi.