La struttura urbana del nucleo
originario di Grottammare ha i caratteri tipici degli arroccamenti
medioevali collinari (cfr. La Storia - Il Borgo): schema triangolare
gradonato, castello nel punto più elevato ed incorporato nella cinta
muraria, strade principali longitudinali che corrono lungo le curve
di livello, poche strade minori trasversali che, collegando le diverse
quote, si adattano alla natura del terreno,
spesso accidentato, con isolati sviluppati in lunghezza che assecondano
l'andamento curvilineo dell'orografia del suolo.
Il centro storico ha visto succedersi,
nel corso dei secoli, numerosi interventi urbanistici che hanno modellato
l'abitato, contribuendo a creare il suggestivo scenario che si può
ammirare ancora oggi. Attualmente, la maggior parte del volume edificato
è costituita da un'edilizia minore, arricchita da semplici elementi
decorativi di grande bellezza, mentre pochi sono gli edifici monumentali,
ornati dalle splendide modanature dei portali e delle finestre.
Il vecchio incasato di Grottammare
presenta inoltre caratteristiche peculiari legate all'utilizzo di
materiali, che sono quelli tipici della fascia costiera delle Marche:
raramente è usata la pietra, quasi tutta di recupero da edifici monumentali
antichi, mentre abbondano il legno per le strutture portanti orizzontali
ed il laterizio che, impiegato sia per la tessitura delle pareti degli
edifici sia per la realizzazione dell'apparato decorativo (cornici,
marcapiani e lesene), conferisce al centro storico, attraverso la
cromia degli elementi e delle fughe, una suggestione particolare.
Osservando attentamente sia i nobili
palazzetti del paese alto sia le modeste abitazioni non possono sfuggire
il rispetto riservato al contesto in cui gli edifici andavano inseriti
e la mirabile cura estetica dei minimi dettagli. Elementi interessanti
da osservare sono, ad esempio, le imposte d'arco nascoste da sottili
strati d'intonaco, gli splendidi portali e cornicioni in cotto, le
nicchie, le mensole, gli architravi di porte, le cornici di finestre
e i marcapiani, i portoni lignei, gli infissi, spesso a due ante e
con persiane in legno di colore verde scuro e grigio chiaro, i supporti
di corpi illuminanti, gli elementi metallici per balaustre, spesso
legate ad una tipologia architettonica "povera" che ricorre anche
in edifici di prestigio (quale il Teatro dell'Arancio), le
balaustre in ferro battuto con motivi dominanti di tipo Liberty. Tutti
piccoli particolari che dimostrano come, nei secoli passati, fosse
vivo tra i grottesi "un amore autentico verso i luoghi vissuti,
un senso di appartenenza alla propria comunità nell'ambito della quale
si concorreva a rendere più bello il proprio ambiente di vita".
Nell'immagine del centro storico
anche le pavimentazioni stradali acquisiscono una notevole importanza,
sia dal punto di vista funzionale che per il loro valore estetico.
Le pavimentazioni più antiche, costituite da selci, venivano disposte
in modo da garantire il superamento di qualsiasi dislivello nella
massima sicurezza per coloro che percorrevano le antiche vie. La disposizione
delle pietre creava un disegno che offriva, ed offre tuttora, particolari
suggestioni, legate ai singolari riflessi di luce osservabili in alcuni
momenti della giornata, legati al variare della superficie, del colore,
delle interconnessioni tra pietra e pietra, del materiale utilizzato
per l'allettamento, dei muschi che si sviluppano negli spazi non occupati
dalla pietra.
Sebbene,
col tempo, si siano perse le conoscenze tecniche necessarie alla realizzazione
e l'attenzione a conservare le porzioni ancora integre di selciato,
sostituite a Grottammare, a seguito della modifica della rete fognante,
dalle nuove pavimentazioni in porfido o da ricostruzioni in selciato,
vale la pena fare una bella e suggestiva passeggiata per i vicoli
del centro storico alla ricerca degli ultimi tratti di selciato originale
così sapientemente e gradevolmente realizzati. Il percorso "dentro
le mura" può iniziare da Largo Palmaroli, lasciando eventualmente
l'automobile nel vicino parcheggio. All'ingresso del borgo, in Via
Palmaroli, sulla sinistra è ubicato Palazzo
Paccaroni, costruito tra il XVIII e il XIX secolo e appartenuto
alla omonima nobile famiglia fermana. Di impianto rettangolare, presenta
una cortina muraria regolare caratterizzata dalla bicromia del mattone
e degli elementi decorativi. Al pianterreno si osserva, oltre al portale
in cotto, una sorta di bugnatura ritmata dall'alternanza di tre filari
di mattoni comuni ed uno di pianelle. È interessante osservare il
basamento del palazzo dove la composizione degli elementi in cotto
simula l'utilizzo del marmo .
Proseguendo, sulla destra si fiancheggia
Palazzo Palmaroli fatto edificare nel XIX secolo dall'omonima
famiglia oriunda di Fermo. La facciata presenta una muratura piuttosto
regolare, il portale principale in travertino e le cornici bicrome.
La decorazione è ottenuta accompagnando alla tinta dei mattoni una
stuccatura a colore
che
sottolinea i partiti decorativi. Come nel vicino Palazzo Paccaroni,
il basamento è caratterizzato da tre filari di mattoni alternati ad
un filare più basso.
Attraversando Via S. Giovanni,
dalla caratteristica pavimentazione in selci squadrate, si giunge
in Piazza Peretti, centro dell'antico borgo, dall'impianto
tipicamente medioevale, a pianta irregolare, chiusa dal palazzo priorale,
dalla torre civica, dalla chiesa, dalle logge, dal teatro. Il lato
orientale della piazza è quasi completamente occupato dal Teatro
dell'arancio (cfr. Itinerari - Il Neoclassico a Grottammare),
che prende il nome dalla pianta di arancio che anticamente era collocata
al centro della piazza. Costruito nell'ultimo decennio del 1700 su
disegno dell'architetto Pietro Antonio Maggi (1769-1816), l'edificio
ospitava in origine il municipio di Grottammare; all'interno vi era
poi il complesso teatrale costituito da palcoscenico, platea e tre
ordini di palchi, che poteva accogliere circa 250 persone. Le quattro
pareti perimetrali erano in muratura, mentre tutto il resto (divisori
dei due palchi, parapetti, solai, pavimenti, ecc.) era di legno. Nel
1908 vi si svolse l'ultima stagione teatrale. Nei primi anni della
prima guerra mondiale, quando infuriò l'epidemia di spagnola, il teatro
fu
distrutto
e il legno che lo costituiva riutilizzato per costruire le bare. La
facciata dell'edificio propone la bicromia degli elementi architettonici:
è in mattoni a vista, si sviluppa su tre ordini di diversa altezza,
rilevati da cornici marcapiano, a fascia, modanate, ed è completata
dalla linea spiovente di un alto cornicione, anch'esso in cotto modanato.
A sinistra si eleva la torre campanaria, stretta fra due lesene fortemente
rilevate e terminante con un campanile a vela rastremato verso l'alto
e sormontato da un frontoncino triangolare con profonde cornici modanate;
nel settore centrale spiccano un orologio, donato da Pio IX
nel 1857, e una nicchia contenente la statua della Madonna con
Bambino. Al pianterreno si apriva un arco, oggi murato, al cui
interno si trovava originariamente la scala di accesso ai piani superiori.
La facciata è arricchita da una profonda nicchia con arco a tutto
tondo che contiene la statua di Papa Sisto V, modellata dell'artista
svizzero Stefano Interlenghi nel 1794 (cfr. Itinerario - Sulle
tracce di Sisto V). Al piano superiore sono conservati i tipici
infissi del XVIII secolo. Il corpo dell'edificio insiste su una profonda
loggia ad archi e volte a vela poggianti su pilastri; le finestre
prospicienti la piazza presentano mostre in cotto quadrangolari, sagomate
agli angoli superiori. 
Affacciandosi dalla loggia si può
ammirare il suggestivo panorama sul centro di Grottammare, sulla spiaggia
e sul mare. Nell'attiguo palazzo nel 1579 fu ospite Margherita d'Austria
e nel 1631 vi soggiornò anche la regina Maria Anna di Spagna, regina
d'Ungheria, quando andò in sposa al re Ferdinando d'Austria.
Sul lato meridionale di Piazza
Peretti si trova la Chiesa di San Giovanni Battista. Sull'origine
della chiesa pievana si hanno scarse testimonianze documentarie; un
accenno ad essa si trova in un documento del 7 aprile 1391, mentre
in un atto notarile del 1772 si parla dell'ampliamento della pievania,
avvenuto tra il 1620 e il 1624. Su di un mattone del fronte occidentale
è incisa la data 1802, a testimonianza della demolizione e completa
ricostruzione della chiesa, avvenuta tra il 1792 e il 1809; l'attuale
conformazione dell'edificio si deve all'opera dell'architetto
Maggi.
La facciata, in stile neoclassico, presenta un paramento murario in
laterizio non intonacato, in cui il colore rosso bruno si alterna
al giallo paglierino; si presenta piuttosto semplice, scandita da
lesene fortemente aggettanti che salgono sino al frontone triangolare
a cornici modanate. La simmetria della facciata è sottolineata, oltre
che dalle modanature, dalla presenza di quattro nicchie, ricavate
nello spessore del muro, che avrebbero dovuto accogliere altrettante
statue. L'interno della chiesa, formato da un'unica navata, é
aderente ai canoni neoclassici; fanno eccezione alcune decorazioni
barocche della cassa dell'organo e dei due altari laterali. Le pareti
sono ritmate da paraste e colonne scanalate che individuano tre altari
e quattro nicchie emicicliche. Un cornicione, sopra il quale si aprono
due finestre rettangolari in ogni lato e un finestrone dietro l'organo,
sorregge la volta a botte, interamente affrescata nel 1915 dal pittore
sambenedettese Giuseppe Pauri, allievo del De Carolis
e del Seltz. L'organo è stato donato dal vescovo
grottammarese
Vincenzo Franceschini che aveva ricevuto il battesimo nella
chiesa.
Il 14 ottobre 1860 Vittorio Emanuele
II assistette alla santa Messa e donò alla chiesa pregevoli paramenti
sacri, poi dispersi. All'interno della chiesa riposano le spoglie
del vescovo ripano Bartolomeo Bacher.
Attraversata Piazza Peretti, si
imbocca Via M. Patriarca; a pochi passi si trova, sulla destra,
il Vicolo Torrione. Prima di accedere in Via Camilla Peretti,
si consiglia di sostare un attimo a godere del suggestivo scorcio
sul mare. Sul lato sinistro di Via C. Peretti, tra le minute architetture,
si distingue la lunga facciata di Palazzo Scoccia, risalente
al XVIII secolo. L'apparecchiatura muraria della facciata, piuttosto
irregolare, è composta da mattoni di colore rossiccio le cui dimensioni
non sono perfettamente uniformi; nell'ultimo piano la muratura cambia
sia per le dimensioni degli elementi che per il colore.