Pagine personali di Gilberto Nignoli     - Ricordi dalla Pazzia  (frammenti)



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Il Diavolo e altre Maschere Spaventanti


Generalità

C'è da far chiarezza sull' argomento del diavolo. Sia la cultura corrente, cioè le opinioni correnti, che il modo il tono degli studi di livello un pò più elevato sul diavolo e dintorni, sono, secondo me, fuori strada e di parecchio.

Parlo per esperienza diretta in proposito e dopo riflessioni maturate nel tempo trascorso da esse esperienze [ormai oltre una decina d'anni] , riflessioni derivanti anche da altre mie frequentazioni di fenomeni ritenuti attualmente propri della pazzia, quali allucinazioni dei più svariati tipi, ma in altri tempi attribuiti a magia o ad intervento divino.

Alla mia esperienza diretta e riflessioni successive risulta che il diavolo è una maschera spontanea, tratti del volto distorti essenzialmente, che sia in parte prende, assume, qualcuno, all'improvviso, in maniera automatica involontaria, per spaventare  - senza calcolo - qualcun altro, sia simultaneamente è un filtro-allucinazione preesistente culturalmente nell'altro e automaticamente assunto per l'occasione, cioè una visione-allucinazione è sovrapposta dal ricevente alla normale visione ottica.
I tratti del volto si modificano improvvisamente si incattivisticono, la persona prima gentile diventa acre e beffarda. E' solo da qualche anno mia certezza, ma non è facile rendersene conto al verificarsi dell'evento, che in concomitanza lo spaventato ci aggiunga del suo, (come le orecchie a punta in un mio caso di visione del diavolo) in un breve stato di allucinazione. Quanto contribuisca l'uno col modificare drasticamente (incosciamente) i propri lineamenti espressivi, quanto l'altro con la visione allucinata, non sono in grado di chiarire. Sono dell'opinione comunque, anche in base ad altre situazioni, che la modifica dei tratti facciali verso il modello "diavolo" della tradizione ci sia effettivamente nello spaventatore, per quanto sia del tutto improvvisa e del tutto involontaria-inconsapevole; e che sia una reazione all'essere stato profondamente ferito dall'altro. Simultaneamente lo spaventato deve essere in uno stato di febbrile eccitazione, cioè in uno stato facile alle visioni, pronto a crearsele spontaneamente, stato in cui appunto molto spesso siamo noi pazzi. Altrimenti probabilmente il fenomeno non si manifesta o appare soltanto come un 'imbestalirsi' dell'uno rispetto all'altro, o un 'prendere un aspetto livido, terreo', cioè uno scoppio spontaneo non calcolato d'ira più o meno manifesta o minacciosamente trattenuta o a fatica trattenuta di uno rispetto l'altro.

Non c'è quindi molto di magico nel diavolo se non che è un 'vedere' (quasi certamente con uno schema mentale interno precostituito che si sovrappone alla sensazione-stimolo esterna) nell'altro un aspetto che la tradizione già assegnava al magico e può perciò ben essere ritenuto sovrannaturale e che, per spaventare, spaventa abbastanza. Prima di Freud e dei tempi moderni la spiegazione magico-religiosa era l'unica possibile.

Per una giusta prospettiva il fenomeno 'vedere il diavolo' va secondo me innanzi tutto messo sullo stesso piano di 'vedere' 'maschere spaventanti' in generale, perché ho esperienza anche di altre 'maschere spaventanti' oltre quella del diavolo, intendendo maschere-forma del volto e del portamento appunto spaventanti. Questo 'vedere' contiene beninteso sempre una certa misura di ciò che gli psichiatri chiamano allucinazione visiva; in altre culture 'visioni'.

Il leone

Prima quindi di raccontare delle mie esperienze del 'diavolo', racconto di come un mio amico, di solito mite e dai lineamenti mai esasperati, diventò all'improvviso un leone inferocito, realmente la maschera del volto si infossò aggrottò verso la faccia di un leoncino arrabbiato. Accadde una quindicina di anni fa. Ci frequentavamo come colleghi pittori anche amici. Venne da me nello studio perché gli serviva un attrezzo che avevo, ma io ero irritato per miei motivi personali con tutti e quindi anche con lui. Gli negai l'uso dell'attrezzo e gli dissi di non scocciarmi. Evidentemente se la prese parecchio perchè in un attimo il suo volto si trasformò in una maschera nettamente leonina. Questo stato durò pochi secondi e non credo che lui se ne sia accorto se non di essersi arrabbiato. Intendiamoci bene: la modifica della sua faccia in quella di un leone non fu una metafora, non rassomigliò per l'impeto d'arrabbiarsi a un leone, diventò proprio nei tratti somatici, quasi, un leone. Non in un senso magico, di trasmutazione magica delle favole, ma che, come ho detto sopra, la pelle gli si tirò sugli zigomi e sul collo, le pieghe della pelle diventarono nette ecc., né più né meno di quando che se sei 'teso' la tua pelle sul volto è effettivamente 'tesa'. Solo che ora la tensione sul volto era diventata molto forte. In un'espressione minacciosa decisamente animalesca dell'animale leone appunto. Comunque così io vidi, debbo però confessare che in quel periodo ero su di giri, più pazzo che no.

Ugualmente debbo confessare che anche in tutti gli altri casi, che qui riporto e anche in quegli altri casi di 'maschere spaventanti' che non riporto ma di cui sono stato testimone, comunque in tutti i casi di modifica della maschera facciale, ero nello stato più di pazzo che di sano, in alcuni casi che specificherò sotto l'effetto dell'hashish. Per un'approfondimento di questo punto peraltro essenziale, cioè la visibilità o meno dei fenomeni tipo il diavolo e simili, se riservata o meno a noi pazzi soltanto, se allucinazione o realtà, rimando a dopo il resoconto dei fatti da me soggettivamente, in prima persona vissuti.


Il diavolo 1

Dunque "il diavolo": Un paio di persone mi sono apparse tali - solo il volto o al massimo le orecchie più appuntite.

Una, un amico, solo dopo aver fumato insieme hashish; ma il fenomeno si è ripetuto parecchie volte regolarmente dopo ogni fumata. Quest'amico era normalmente sempre gentile e mai aspro, però ben presto e poi di seguito regolarmente diventava dopo pochi minuti dalla fumata, aspro e beffardo. E secondo me anche i suoi tratti, i lineamenti del suo volto, si indurivano. E se lo guardavo con la coda dell'occhio le sue orecchie mi apparivano più appuntite; non c'era molta luce, né io stavo a guardare il pelo nell'uovo, e ero facilmente portato dall'hashish su altri pensieri. Comunque, pensandoci ora, chiaramente il suo carattere si rovesciava e recuperava un'asprezza che non aveva altrimenti. Soggettivamente io lo vedevo con la maschera facciale modificata decisamente, secondo i tratti del diavolo della tradizione.

Per la cronaca quasi sempre eravamo in tre amici a fumare cannabis; l'effetto della droga ci portava in varie fantasie; una mia piuttosto stabile e ripetuta molte volte (perdurava certamente per oltre un mezz'ora ogni volta, stabilmente diavolo o quasi, pressoché sempre quando fumavamo, un sette o otto volte, con intervallo tra una fumata e l'altra di una o due settimane) era questa che uno di questi due amici mi appariva come detto. E durante questo effetto io ero ovviamente teso per questo apparirmi questo mio amico così; ma mi pare che ci abbiamo anche scherzato ridacchiando sopra, niente altro.

Chi si aspetta qualcos'altro di solfureo rimarrà deluso. A meno che non si consideri tale che quest'amico già nei primi tempi della nostra conoscenza, incominciava allora a praticare la scultura, fece una successione di pezzi in ceramica che secondo me rappresentava decisamante una ragazza di cui ero innamorato [però trasfigurata in forma di vaso; rassomigliava per la forma ed il colore ma ovviamente trattandosi sempre di arte contemporanea con un pò di fantasia da parte mia]. Lui non conosceva personalmente questa ragazza, ma , secondo me, rappresentò abbastanza espressivamente proprio lei. Anzi fece una piccola serie di pezzi in successione che proprio rappresentò efficacemente la mia storia con tale ragazza man mano che gli avvenimenti tra me e lei andavano avanti: i vasi successivi erano sempre più afflosciati, in corrispondenza di come andava avanti la relazione - sempre peggio. Secondo me grazie alla sua sensibilità d'artista ha captato (o da me o dall'altro amico presente - non direttamente dalla ragazza in questione che non conosceva, tra l'altro risiedeva in un'altra città) probabilmente per via telepatica inconsapevole, quella situazione, e l'ha rappresentata. A mie domande specificò che aveva avuto come una sensazione nelle mani, un sesto senso che lo guidava; che non sapeva quindi cosa quei vasi rappresentassero. Agli occhi di un uomo del medioevo probabilmente questo fatto, quest'aver rappresentato la mia ragazza che non conosceva, avrebbe potuto esser considerato una "cattura o sottrazione dell'anima", avermi "preso" o "sottratto" lo spirito della ragazza! Il che metaforicamente è in fondo esatto. Per quanto io stesso, anch'io artista, avrei potuto fare una rappresentazione analoga ma non sarei andato avanti, l'avrei subito distrutta perché ero arrabbiato con lei .(1)

Una conseguenza di questa trasformazione sotto hashish di questo mio amico fu che, quando non fumato, da normale, divenni rispetto lui più guardingo e diffidente. In particolare nonostante fosse sempre gentilissimo e spontaneamente disposto ad aiuti, imparai a non eccedere, non accettare accondiscendenze, a limitare di impormi nei discorsi tra amici; cosa che prima non facevo, sia, ritengo ora, per mia presunzione, che per la sua spontanea gentilezza. Da sveglio mi teneva in palmo di mano, dopo fumato hashish mi sbeffeggiava sardonico, ecco il punto; punto che cercai di rovesciare riuscendoci in parte col comportamento da non fumato.

Comunque, già in quel periodo ogni tanto pensavo alla possibilità che la magia ci fosse ed esistesse realmente, forse tramite simboli. Feci dei tentativi in tale senso... [ materiale per ora omesso..]. Di fatto o indipendentemente dai miei tentativi,  il suo carattere dolce si indurì un pò; mi parve avesse acquistato sicurezza risoluzione - aveva per le mani una nuova ragazza con cui stava iniziando un bel filare.

Fu forse in conseguenza di queste manovre (anche nello stesso periodo regalai a quella ragazza un vaso fatto da me con dentro un cactus, che interpretai poi rappresentare quest'amico - la vita degli artisti e dei pazzi è complicata - forse questa specie di azione un pò magica influì); nonché certamente in quel periodo mi trasferii in una citta lontana ( a M*); che smettemmo del tutto di fumare insieme hashish. Nonostante continuiamo tuttora a frequentarci, non abbiamo però più fumato hashish insieme e non si è più trasfigurato in diavolo.
 

Però io ho conosciuto a M* un'altra ragazza: ebbene tornato a trovare questo amico, lui fece poco dopo una piccola scultura che secondo me rappresenta decisamente, per l'espressione e il naso aquilino, questa seconda ragazza, in forma di pezzo del gioco degli scacchi, anche questa volta - ha asserito- sensa aver avuto in mente alcun modello prestabilito !
 

Il diavolo 2

L'altro caso di visione di diavolo pochi anni dopo, anche questo un amico, solo una volta ma per un lungo attimo, senza hashish questa volta, anche lui diavolo il volto e anche le orecchie appuntite, intenso. Gli devo aver fatto un torto di cui forse soltanto ora mi rendo conto, anzi no perché nel mondo di tutti i giorni sarebbe una cosa di poca importanza, ma senz'altro lo deve essere, un torto grave, sul piano dei simboli, e nel mondo dei mezzi ubriachi (com'era lui) e dei matti (com'ero io). Dunque ero a B* ad una birreria-bar molto frequentata anche da studenti universitari e lì conoscevo e frequentavo un pò di amici. Universitari fuori corso più che altro. Comitive ai tavoloni; qualche coppietta; amici ambosessi serali. Mi mettevo talvolta a disegnare con matite su un blocchetto di carta. Talvolta tentavo di organizzare disegni a più mani, con amici lì presenti [vedi..]. Con questo mio amico si beveva di solito una birra o qualche bicchiere di vino; molto spesso facevamo un terzetto con un altro amico musicista e insieme loro due ricordo nei fumi dell'alcool si dessero da fare a farmi capire accordi musicali. Mi interessavo un pò alla musica in quei tempi. Amici.

Quel giorno, lì ci si andava sempre nel dopocena, quella sera-notte dunque, ero arrivato presto. C'era ancora poca gente seduta ai tavoloni ma il grande stanzone era come sempre già fumoso e in penombra. Avevo incominciato a fare un disegno; ero in un periodo di diffidenza/paranoia, cioè ritenevo opportuno stare attento a non farmi fregare, non farmi coinvolgere da nessuno, amici compresi (vedi..). Così quando venne questo mio amico e mi pare volesse partecipare al disegno -lo stavo facendo a più mani con altri? Non ricordo- e mi chiese due matite precise, non gliele diedi. Quì appunto lui si incupì improvvisamente e il suo volto s'indiavolò. Tratti con infossature e angolature diavolesche nette. Anche orecchi rigidi appuntiti mi pare di ricordare, nel chiaroscuro delle luci e del fumo del locale. Un attimo, poi ritornò tutto un'arrabbiatura semplice; forse era un pò ubriaco. Avevo già esperienza di quell'altro amico che sotto hashish mi appariva diavolo e non fui molto scosso; in seguito il fenomeno non successe più nonostante ci incontrassimo ogni tanto in quel ritrovo od in giro per B*, per quanto io fui più guardingo e tenni maggiori distanze.
 

(Ora che sto rivedendo questo scritto ad alcuni anni dalla prima stesura mi è invece nitido il ricordo non tanto di quel sopra raccontato, ma di un altro fatto che ora è il solo ricordo vivido in primo piano nella mia mente, sempre riguardante questo stesso amico di B*, fatto che avvenne probabilmente qualche tempo forse un anno o due dopo, incrociandoci per strada in pieno giorno. Ricordo che in questo secondo frangente era un periodo che ci frequentevamo di meno e lui aveva bisogno di un alloggio, ma io non avevo voglia di sobbarcarmelo, cioè ospitarlo nel mio miniappartamento, lo evitavo un pò quindi - era quasi sempre ubriaco e quasi sempre non andava più a lavorare. Incrociandoci appunto sulla via salutandoci senza fermarci si inalberò per qualche motivo che non ricordo, era sicuramente ubriaco, accentuando rapidamente in un attimo il suo volto verso i lineamenti diabolici e mi pare sbeffeggiandomi brevemente. Un attimo. Ognuno proseguì oltre. Quindi la trasfigurazione in diavolo di questo mio amico avvenne due volte)
 

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La morte

Un'altra 'maschera spaventante' e a questa sono tentato di dare una valenza magica, forse perché mi fa più effetto delle altre quanto a spavento, è quella che io chiamo "morte". Ritengo di averla, questa "maschera"- il suo schema visivo e mentale -, inconsapevolmente beninteso, ricavata da un film di Bergman [mi pare "il Volto"] visto parecchi anni addietro e quindi 'proiettata' fuori su persone reali durante la pazzia. E' una faccia - di solito di donna - in cui gli occhi hanno perduto espressività e anche il volto è diventato fermo-stolido e di colore più cupo se sei vicino. Questo è il risultato di una trasformazione di una persona conosciuta, avviene che tu non te l'aspetti e tuo malgrado sei improvvisamente spiazzato nell'interazione se non profondamente turbato-spaventato. Si tratta soprattutto di una variazione d'aspetto non abituale e perciò non prevista e sei estremamente sconcertato dall'accorgerti improvvisamente che un certa donna o ragazza ora si gira e il suo volto se guardi ha questo aspetto mai mostrato prima come di carne bollita misterioso senz'altro un pò terrificante. Gli occhi sono più grandi, ampolle ferme. Tutto sempre fatto, la variazione di aspetto del volto, automaticamente ritengo con l'incoscio, probabilmente loro non se ne accorgono nemmeno se non forse penso un brivido. Non parlano e tu non hai il coraggio di farlo. Mi è capitato più volte, sempre donne più o meno giovani, talvolta avevo fatto loro un torto, altre volte penso che volessero semplicemente sganciarsi da me, non far ingelosire un innamorato lì presente, comunque farmi stare lontano. Al solito come per il diavolo non sono in grado di dire quanto sia stata allucinazione mia e quanto una contemporanea modifica reale dei loro tratti del volto; ritengo entrambe le cose, ora; ma quando avvennero ritenni che fosse tutta una loro modifica, tutto reale.

Faccio un breve resoconto di un paio di tali trasformazioni, quelle che ho più presenti in mente ora che sto scrivendo:

Conoscevo e frequentavo a M* una coppia madre-figlia: la figlia una bella ragazza spigliata di media taglia studentessa universitaria che aveva dei problemi psicologici diceva, aveva a che fare con psicanalisti, insonnia, paure e mancanza di concentrazione negli studi (quest'ultimo problema semplicemente perché quegli studi non le interessavano affatto); effettivamente si rivolgeva rivoltava spesso alla madre con linguaggio e modi senz'altro esacerbati; la madre le faceva compagnia all'università appunto per questo non star bene della figlia. Frequentandole, una volta mi venne spontaneo di dire (alla madre, entrambe presenti) che per il problema della pazzia - era un termine corrente, si accusavano ogni tanto di pazzia l'un l'altra - della figlia, <<bastava tener presente che non aveva più dodici anni>>, questo mi uscì spontaneo di bocca, senza averlo minimamente cogitato in precedenza. La cosa passò così senza nessun altro commento. Ma in seguito mi crogiolavo tra me di aver trovato - come per magia o telepatia - questa soluzione, che forse la 'pazzia' della figlia derivasse da paure della prima mestruazione o cose collegate all'età dei dodici anni. Così in un'altra successiva occasione che si era ricaduti a parlare di quell'argomento - non è che la figlia "stesse molto bene" in quel operiodo-, parlando con la madre, lo ritirai fuori e dissi se stava ricordando di tener presente che Francesca - la figlia - 'non aveva più dodici anni'. Non l'avessi mai fatto! Infatti lei assunse improvvisamente quella maschera Morte di cui ho parlato. Non mi ricordo come mi sganciai facendo finta di niente, ma lo feci in fretta; non parlai più di quell'argomento, nonostante saltuariamente all'incirca come prima continuassimo a frequentarci - la figlia mi piaceva - , senza in seguito più tale sua trasformazione.

Anche in un'altra occasione una donna assunse la maschera morte perché avevo ripetuto una seconda volta un giudizio che mi era uscito spontaneo e non pensato di bocca. Ero al circolo di grafica (vedi..) ed eravamo più persone; si stava lavorando a disegnare su lastrine di zinco spalmate di cera scura, incidendo la cera fino a scoprire lo zinco lucente (poi si prosegue con un bagno nell'acido che incide lo zinco scoperto, poi si toglie la cera, poi si inchiostra e si stampa al torchio) Ebbene ad una signora ancor giovane che mi mostrava la sua lastrina molto ben arabescata ancora al primo stadio zinco-cera, mi venne spontaneo di dire che così era un'opera d'arte perfetta, che ci avrebbe perso a proseguire nel procedimento, l'opera avrebbe perduto forza espressiva. Ero soddisfatto che mi fosse uscito questo giudizio, effettivamente pensai l'argento dello zinco risaltava al massimo sullo scuro della cera, l'inchiostro su carta sarebbe stato solo una pallida versione. Così soddisfatto riincontrandola una mezz'ora dopo tornai sullo stesso argomento e qui appunto il suo volto si scurì e impallidì improvvisamente, gli occhi come opachi e assenti, un'enorme distanza fredda. Mi allontanai subito. Evidentemente un dire che esce spontaneamente, come gli antichi oracoli, non può essere ripetuto una seconda volta, si trasgredisce una misteriosa legge proibente, tutt'ora in vigore.

Un'altro caso, di nemmeno un anno fa, mentre ero con amici in un bar-pub a D*. C'era nella compagnia di amici una bella ragazza, non sapevo se legata sentimentalmente a qualcuno, non pareva, ma ormai troppo giovane per me, pensavo. Comunque non avendo un obbiettivo definito quella sera in quel pub - speravo venisse una ragazza a cui avevo detto che quello era un ritrovo molto frequentato ma non si vedeva - , nella mancanza di un minimo progetto, ricaddi nell'adottare quello pazzesco di muovermi col sesto senso, cioè seguire sensazioni o immagini mentali o simili (descritte altrove vedi ... ). Così girovagai da un punto all'altro del pub molto affollato, era un sabato sera, ci si muoveva realmente in una calca. Mi ritrovai ad un certo momento a fianco a quella bella ragazza che conoscevo da poco, entrambi vicino al bancone della mescita, non ricordo ma non mi pare che le dissi niente, ma lei mi si mostrò di tre quarti appunto con l'espressione di Morte sopradescritto, una ragazza dal bel volto regolare decisamente di tipo angelico che prendeva invece quegli occhi ampolle nere inespressive, un pallore flaccido fermo.

vampirella

Per completare il quadro delle 'Maschere' aggiungo di una ragazzina di dieci anni, nuova amica di mia nipote sua coetanea, che conoscevo appena, in un pomeriggio piovigginoso di pieno inverno, in cui questa ragazzina improvvisamente con strana decisione cattiva, mi mostrò-rivolse due dentini da Dracula sporgenti sopra il labbro inferiore, il volto più pallido del solito e del tutto contro il suo solito di ragazzina buona trasognata, ora invece con una certa netta espressione di ferma minaccia cattiva, guardandomi. Eravamo davanti casa; avevo chiesto qualcosa a mia nipote che giocava insieme a lei e quindi di fatto subentrato a separare le due amichette. Certamente arguii subito lei era gelosa di mia nipote rispetto me e così l'aveva ben manifestato con quella minaccia da vampirella tesa decisa. Mi ritirai subito perciò e le lasciai sole nel loro stare insieme. Si vendevano denti finti da vampiro per le maschere di carnevale che mi pare era il periodo, quelli mostrati da lei erano più piccoli, ma più forti, più forti. 



considerazioni

Ho detto che la maschera "morte" credo di averla ricavata da un film, perché nel film citato era così e non conosco altri riferimenti. Pensando appunto a tutti i fenomeni di cui sopra ho raccontato sono arrivato alla conclusione che le "maschere" sono determinate, stabilite, provocate da una determinata cultura e si aggiornano insieme a tale cultura. Nei periodi in cui ero molto "eccitato" o se si vuole molto pazzo, ne ho viste alcune altre, non molte, di trasformazioni di persone tramite maschera facciale. Altre 'maschere' che ugualmente a quella "morte" penso di aver ricavato da film come alcune facce da fauno, prevalentemente orecchie, viste simili in certi film di Disney. 

Nelle mie rimuginazioni, negli anni, su tali fatti ho comunque concordato che quasi sempre, le maschere assunte, forse ad eccezione della maschera 'morte', corrispondevano alla struttura del cranio dell'animale a cui più rassomigliava la persona. Cioè ad ogni persona si può associare, a causa della configurazione del suo cranio, un animale superiore - mammifero - a cui rassomiglia più degli altri. Probabilmente questa somiglianza ha un causa genetica, un antenato diretto in quell'animale, scomparso, antenato comune tra l'uomo e l'animale in questione. In caso di arrabbiatura si modifica la propria maschera del volto verso quella di questo antenato, maschera che è già nei nostri schemi mentali-genetici. Per chi non ha capito: io rassomiglio all'animale B, questo significa che io e B, qualche milione di anni fa, avevamo l'antenato comune C oramai certamente estinto. Quando mi arrabbio io in realtà prendo la configurazione facciale animalesca C, mio antenato diretto, di cui ho non solo il DNA del grosso della figura come portamento ossa che ho simili, ma anche, ben riposto in qualche angolino del cervello,  lo schema mentale dell'espressione arrabbiata, il comando dei muscoli opportuni. Nel linguaggio popolare c'è questo "andare in bestia", però nel senso ristretto di perdere-abbandonare l'autocontrollo; il linguaggio racchiude anche il non metaforico, la trasfigurazione spaventante quasi-magica, la 'metamorfosi' magica greco-latina ?

In questa ottica quando tu, lettore, ti arrabbi improvvisamente di slancio con qualcuno è possibile che il tuo interlocutore ti veda in quell'attimo come un essere spaventoso, un diavolo se i lineamenti del tuo volto hanno un che di capra/lupo, un leone arrabbiato se un che di leonino....
 

Quindi è possibile questa spiegazione basata sulla configurazione del cranio già preesistente che si acuisce al momento del dover spaventare; ma è anche possibile che non sia questo l'unico meccanismo, solo in qualche caso. L'altra spiegazione, che la configurazione del cranio non centri che sia tutto dovuto ad un modello culturale presistente di maschera, appunto maschera introiettata in memoria che sia uno assume nei muscoli facciali che l'altro "vede" in allucinazione, è anche valida; senz'altro più pertinente nel caso della maschera "morte", che è comunque più un rilassamento dei muscoli che un tenderli.
 

Questo tipo d'interazione, con percezione della maschera facciale dell'interlocutore deformata e/o simultanea autentica deformazione, è abbastanza rara nonostante la pazzia del percepiente. Richiede come minimo, per mia esperienza, che uno o forse entrambi gli intereagenti siano in quello che io chiamo 'uno stato di incoscio attivato'. All'incirca un miscuglio di stato di tensione, stanchezza come da non dormito, problemi da dover decidere, e un pò di elementi del sonno-sogno che intervengono a sprazzi -flash di immagini mentali, suoni od odori che non ci sono realmente. Certamente noi 'pazzi' stiamo molto spesso, non sempre, in tale stato.

La domanda che probabilmente a questo punto, lettori, vi sarete già più volte posti è se era molto più allucinazione che realtà e forse avete già deciso da voi che era senz'altro allucinazione e basta. Posso solo dire che nei primi tempi di pazzia confondevo allucinazione e realtà - le prime allucinazioni, acustiche, le udivo provenire da fuori con molto verismo, anche se provenivano da localizzazioni strane, e con intensità anormali. Qualche volta andavo a guardare, controllare -. Poi sono diventato molto più smaliziato e difficilmente non rilevavo se ero io che creavo l'immagine o il suono o se queste c'erano realmente fuori ( vedi..).

Dico quindi che secondo me, avendo fatto un pò di pratica nel distinguere allucinazione da realtà, non era soltanto una mia allucinazione, c'era anche una vera modifica da parte dell'altro della sua maschera, del suo aspetto(2). Forse il mio guardare talvolta con la coda dell'occhio, o comunque non direttamente, e mentre ero "in stato eccitato" cioè un pò pazzo o, solo nel primo caso riportato sopra, sotto hascish, forse dunque questo stato eccitato o questo non guardare diretto ha aumentato di molto il contributo della mia fantasia, fatto di una paglia un pagliaio ? Può darsi, ma non credo che questo stato eccitato abbia costituito la totalità del fenomeno e sostengo la non soltanto-allucinazione sostanzialmente, anche se è quasi certa una mia contribuzione allucinatoria a rinforzare, come il vedere in alcuni casi le orecchie a punta, chiaramente impossibili ad ottenersi con una semplice contrazione muscolare. Ma ciononostante resto convinto che la maschera del volto modificata fosse sostanzialmente il risultato di una reale contrazione muscolare di lui o lei. La modifica della maschera facciale avviene infatti nella realtà assoluta abbastanza comunemente: 'il suo volto diventò terreo','impallidii di rabbia', 'il sangue mi montò alla testa'(3).
 

Comunque tutte queste considerazioni ancora non sono sufficienti a spiegare come mai le persone normali queste 'maschere spaventanti', diavoli o simili, non le vedono mai, nonostante che arrabbiature e persone arrabbiate le incontrano ogni tanto. Evidentemente ci devono essere pronti internamente allo spaventato dei modelli di quelle maschere, modelli mentali precostituiti intendo ma soprattutto si deve essere 'in stato eccitato', cioè più o meno con la testa in subbuglio, più o meno pazzi se si vuole, in modo che scatti il meccanismo di sovrapposizione del modello interno alla percezione esterna. Oppure, o simultaneamente, lo spaventatore intuisce, del tutto inconsapevolmente, che "l'imbestialirsi" con autentica quasi-metamorfosi bestiale fa più al caso adesso che il normale imbestialirsi con vene turgide e voce grossa, di fronte ad uno più sensibile a tale effetto. Forse c'è nell'interazione reciproca una componente telepatica, per cui l'altro indovina la forma spaventante adatta e spontaneamente l'assume nel momento adatto. Questa ipotesi della componente telepatica forse è un pò troppo fantascientifica, comunque anche Freud riteneva mordente l'ipotesi dell'esistenza della telepatia incoscia tra persone compresenti(4)
 

Tra le ipotesi possibili che il pazzo, io pazzo, può avanzare per spiegarsi il fenomeno c'è di essere un attivatore (di tipo telepatico) di tutto il meccanismo, cioè di essere uno che va in giro come con un alone intorno, e chi è nell'alone può 'attivarsi' a sua volta reagendo con queste risposte strane. Nel casi delle Maschere facciali, della loro attivazione, una ipotesi così estrema, di differenza quasi-biologica tra le persone normali e i pazzi, questi ultimi attivatori-induttori di fenomeni 'strani' nei non-pazzi, non è a stretto rigore logico necessaria, perché basta la spiegazione di arrabbiatura per motivi concreti di uno e di allucinazione soggettiva dell'altro. Però altri fenomeni 'strani' sperimentati veri nella (mia (e di altri?)) pazzia, come ad es. il fenomeno di scuotere i capelli in alcune delle ragazze circostanti indubbiamente indotto da un pazzo, me pazzo, attivatore, mi fanno decisamente propendere per tale ipotesi di collegamento di tipo telepatico incoscio[vedi..].Una ricetrasmittente accesa che accende a breve distanza le (solo alcune, quelle sintonizzate sul problema!) ricetrasmittenti vicine, normalmente appisolate. E' un'ipotesi pericolosa che manda noi pazzi ancor più nella pazzia, per il facile o montarci la testa per tale prerogativa -noi "accendiamo" gli altri-; o fa cader noi pazzi nella paranoia di dar la colpa agli altri -che ci abbiano influenzati magicamente-; nonché ci rende possibile bersaglio / capro espiatorio, dall'esterno (diamo appigli alle tesi di stregoneria medioevali).

Tutto però, i fenomeni di cui sto riferendo, ripeto e insisto a ripetere in una dimensione di azioni immediate e non pensate coscientemente; tutto senza volerlo. L'involontarietà, la non prevedibilità, la non programmabilità di questi fenomeni è molto concreta, solida, insuperabile più di una muraglia compatta elevatissima inattaccabile, muraglia insuperabile anche perché ha dei labirinti ingannevoli in sé; insuperabile come fatto basilare sua proprietà principale, per quanto ci vuole parecchio tempo a convircersene. La speranza di poter utilizzare, noi che vediamo e viviamo tali fenomeni, poter utilizzarli a nostro favore, diventa di fatto un macigno enorme. La speranza non si realizza quasi mai, la telepatia-magia non è prevedibile utilizzabile per modificare la situazione ma ci si convince di ciò solo dopo anni e anni - o mai. Tale macigno speranza magica si estingue solo in decenni, o mai. Appunto, secondo il redattore del presente scritto, è probabile che il montarsi la testa degli impazziti fino a credere di poter volontariamente influenzare gli altri per via magica, contravvenendo questa solidità contraria di inconsapevolezza inevitabile su qualsiasi realtà di tipo magico, sia proprio la causa fondamentale del rimaner relegati per anni ed anni nella pazzia. E' dopo anni che ci si fa infine convinti della non prevedibilità, non programmabilità, non poter coscientemente influenzare a proprio favore tali fenomeni; su cui altrimenti, anche perché quasi sempre noi pazzi non abbiamo molte altre alternative, si continua per anni ed anni a contare, a sperare.
 

Insisto ancora su questo punto della non volontà cosciente, della non volontà programmatrice, dell'azione istintiva non mediata, anche per un altro motivo: perché so di amici pazzi rimasti intrappolati dalla convinzione che fosse invece una azione calcolata dell'altro, che l'altro ce l'avesse stabilmente con lui coscientemente; quindi lottatocontro questo nemico, a volte distruttivamente con azioni da codice penale, a volte con diffidenza di malia subita rimuginata per anni ed anni contro . Era invece questa "maschera spaventante" assunta una reazione istintiva, quasi sicuramente motivata e giusta dell'altro e che l'altro ha poi immediatamente dimenticato, se mai se ne è accorto.

Religioni e diavolo

Certamente, per inciso ma è importante, in questa luce interpretativa Gesù Cristo non fa una buona figura per il suo incontro con il diavolo ( ..). Secondo la teoria qui avanzata deve infatti aver trattato male/prevaricato un suo conoscente, che gli si è perciò -giustamente- trasformato in diavolo più o meno schernente(5). Per poter conglobare nella cultura europea quest'aspetto della 'pazzia' -il vedere maschere spaventanti a cominciare dal diavolo- bisogna gettare a mare la chiave di lettura sostenuta dal cristianesimo corrente del fenomeno in questione. Il 'Diavolo' è una 'maschera spaventante' [una allucinazione in interazione a due con interscambi inconsci] e basta, motivata da una nostra non giusta non amichevole condotta. La crociata, la distinzione manichea tra diavoli e santi è uno dei più grossi abbagli della cultura religiosa del passato ancora purtroppo in auge, mi pare. La realtà è più complessa e non è riducibile ad una divisione stabile permanente buoni-cattivi.
 

Forse, per il problema di sapere come comportarsi rispetto un 'pazzo', ecco dunque che la natura ha predisposto questa soluzione delle maschere spaventanti. Basta agire spontaneamente e il 'pazzo' sarà automaticamente spaventato, se del caso, senza necessità nemmeno di pensarci. Il guaio purtroppo è che molti pazzi non si spaventano facilmente e non girano al largo, come dovrebbero; ma insistono nell'interazione e vanno in pericolose paranoie.. . E' la cultura che si trasmette spontaneamente, la cultura e la tradizione popolare che qui è manchevole. Ci dovrebbe essere un avvertimento degli Anziani o delle Religioni (nuove), o della Scuola, ai giovani, ai ragazzi; avvertimento che se si vede queste trasformazioni in una certa persona, si è almeno in parte in fallo, ci si è comportati male con quella persona, che oramai è meglio girare alla larga da quella persona per un buon periodo di tempo. Anziché assumere un atteggiamento di riprovazione sfida e lotta rispetto quella persona, come purtroppo suggeriscono le religioni di derivazione ebraica, cristiana, mussulmana; religioni che così facendo non solo non aiutano, guidano, il pazzo, ma sono in parte colpevoli di mandarlo nella paranoia più competa - di solito urlare, dare la colpa, o peggio -. Purtroppo la pazzia -come andar "fuori di testa" più o meno temporaneamente- esiste e visto che la medicina non ha a stretto rigore scientifico titoli per intervenire nè modi e mezzi non invalidanti, la cultura e le religioni vanno necessariamente aggiornate, se si vuole minimamente accorciare le distanze tra i due mondi, quello dei 'normali', ed il nostro di noi 'pazzi' allucinato.
 
 

Ritorno sul perché secondo me è necessario essere in 'stato eccitato', cioè 'pazzi', per sperimentare tali fenomeni. Penso che sia necessario: 1) Perchè si 'prolunga' i sensi in modo da aumentare le sensazioni, come discusso sopra. 2) Perchè, ritengo, la pazzia deve, con un meccanismo sconosciuto, forse telepatia incoscia, 'attivare' anche l'altro in modo che la sua reazione giaccia su un piano meglio comprensibile ai pazzi, quello del mito della magia, o simile.[il 2) non sarebbe necessario per spiegarsi le 'maschere', ma altri fenomeni lo implicano] 3) Con le 'maschere' si copre anche i casi di arrabbiatura non manifesta, con la maschera morte ad es., è un'arrabbiatura silenziosa, un respingere assolutamente ma senza scenate rispetto terzi  4) Siamo destinati male, noi pazzi, condannati a vivere nel piano del mito o delle favole, vere solo per noi. Noi, il mito, lo viviamo, lo alimentiamo, ma anche lo modifichiamo e raccontiamo. Forse i novellieri hanno fatto un salto nella pazzia ?

Un punto fermo è che quando non ero 'pazzo' - intendo uno stato di pensiero eccitato con allucinazioni frequenti - non mi è mai successo di vedere questi fenomeni. Quindi deve essere necessario esserlo. Beninteso santi compresi.
 
 

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NOTE
1. Non vorrei che qualche esoterista prendesse fischi per fiaschi col risultato di creare da una paglia un pagliaio: specifico quindi che tali vasi li fece non in mia presenza; certamente non in 'stato di diavolo'di fronte a me; quasi certamente nemmeno fumato hashish.

2. Forse alcune modifiche, sempre involontarie ma comunemente attribuite ad altro, della figura, del portamento rientrano invece in questo fenomeno del 'voler' - incosciamente - mostrarsi altro-dal-solito. Mi ricordo che una volta, in gita in campagna con un amico decisamente pazzo, l'interazione era difficile; ad un certo momento non riuscivo a camminare del tutto normalmente ma strascicavo un pò una gamba. Osservai in seguito che il padre di questo mio amico aveva, per malattia effettiva, questo difetto. Per intereagire quel giorno con quel mio amico, il mio incoscio aveva quindi preso la figura del padre. E inevitabilmente egli deve aver percepito questo, ritengo ora.

3. E' un peccato che questi fenomeni psicologici, non essendo programmabili, nè tanto meno ripetibili, non siano osservati-studiati dalle accademie di psicologia sperimentale. E' bene tuttavia che il lettore sappia che gli psicologi non abbiano a tutt'oggi 1995, studiato questo impallidimento repentino, collegato secondo me al diavolo della tradizione.

4. Sigmund Freud:  Introduzione alla psicoanalisi, prima e seconda serie di lezioni - Boringhieri 1969,  lez. 30 : Sogno ed occultismo. 

5. Leggo il passo biblico [in Matteo..] come un incontro reale, tralasciando il "volo" trasportato dallo "Spirito Santo". E' anche possibile che sia stato un incontro con uno sconosciuto che gli è apparso/trasformato in diavolo; in caso di stato "molto eccitato" del 'pazzo' questo può avvenire secondo me anche con uno sconosciuto, perchè l'urgenza interna fa proiettare sull'incontrato casuale una situazione personale conflittuale vissuta con una persona ben nota ora non presente - anche reagire l'incontrato casuale come fosse l'altro- (vedi....)


Gilberto Nignoli gennaio 2000           gilnignoli@supereva.it



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