Pagine Personali di  Gilberto Nignoli  - Ricordi dalla Pazzia   (frammenti..)


In giro per M* con il sesto senso - Blocco psicosomatico - Incontro con un vagabondo (dèi minori !)


[ in giro col sesto senso; esperienza di realtà mitica attuale ? ; fobie e blocchi psicosomatici sono invece segni e sensazioni -o aspettative- magiche?]

(Incontri...; Con un vagabondo. Altri incontri telepatici. Complemento) vedere anche "ragazza in bicicletta" e ...

In giro per M* .. sesto senso

In quel momento della mia pazzia a M*, per qualche mese di un fine inverno e poi primavera che ricordo con il sole ma un pò freddo, non più di cinque o sei anni fa, davo retta all'idea alla linea-programma di seguire il sesto senso per decidere cosa fare. Avevo un minimo di vitalizio, stavo tentando di fare il pittore-scultore, non avevo obblighi di sorta. Se mi sentivo attratto da un (mio) determinato pezzo artistico non finito, ne avevo molti in lavorazione che andavano avanti a strattoni, mi ponevo lì davanti e ci lavoravo. Se, molto frequente, ero scocciato di quel che stavo facendo nello studio, uscivo a fare un giro. Tuttavia non è da credere che fossi un allegro scioperato: c'era una continua tensione interna, l'idea che scegliere una cosa anziché un'altra da fare fosse importante, che io fossi importante e che tutto fosse importante.

Uscito dallo studio andavo a gironzolare in posti frequentati da amici; talvolta a fare spese; più di frequente seguivo indicazioni del sesto senso: Recentemente ero entrato nell'ordine di idee che se mi balenava in mente l'immagine di un certo posto di B*, un pezzo di via, un bar - e spesso cercavo di suscitarmela una immagine mentale di un luogo di B* quando non avevo voglia di lavorare e non avevo una minima meta -, uscivo dirigendomi nel posto immaginato come a fare una passeggiata; in parte tanto per fare qualcosa, in parte, all'inizio, curioso di quel che avrei trovato. Cioè curioso di sperimentare a dove mi portasse quella specie di allucinazione che è immaginare visivamente; perchè mi immagino un posto anziché un altro ? Forse avrei trovato, andando lì, qualcosa di "strano", incontrato qualcuno, sempre con un minimo di speranza di un incontro con una ragazza conosciuta o nuova.

Questa camminata di uno o due chilometri al massimo nel proponimento iniziale, diventava quasi sempre un 'viaggio' nelle sensazioni, una cosa molto più lunga e spesso ansiosa. Infatti lungo il percorso mi soffermavo spesso e cambiavo idea più volte circa la strada da prendere. Preferivo passare da una parte anziché da un'altra perchè mi piaceva più l'aspetto di quest'altra via o perchè avevevo la sensazione che era 'meglio'. La sensazione di 'meglio di quì che di là' è spesso abbastanza netta per noi pazzi dopo un pò di pazzia, almeno per me lo era in quel periodo. E' però molto difficile da descrivere. Spesso per me era come la sensazione di risalire una corrente d'aria e tu vai bene se sei al centro del flusso, antagonista, mentre sbagli se il flusso ti spinge da dietro. Questa sensazione è al limite tra essere fisica, del corpo, e/o immaginata, mentale: da 'dentro' non si capisce bene tale distinzione. Talvolta provavo a prendere la via più corta verso il posto immaginato all'inizio, nonostante la spesso sensazione contraria sopraggiungente ai bivi di seguire vie più lunghe. Ma era peggio perchè ero combattuto con me stesso lungo tutto il resto del tragitto di stare facendo una cosa sbagliata. Infatti al prendere una via anziché un'altra associavo molto spesso il fare una certa scelta anziché un'altra, una certa linea su un quadro in lavorazione anziché un'altra, ritentare con una ragazza oppure no, .. . Così inseguire le indicazioni del sesto senso nel tragitto-passeggiata, non era più un gioco tra gli altri, diventava quasi sempre un gioco importante, l'unico possibile; avevo infatti il dubbio e l'ansia di sbagliare. Talvolta addirittura interveniva un fenomeno corporeo (sensazione psicosomatica la chiamano i medici) come nausea addirittura ma raramente fino al vomito (*), sovente sensazione di avere seni da donna (vedi...), sensazioni olfattive allucinate (odori che non ci sono in realtà), oppure improvviso ronzio agli orecchi, .. . Perciò avevo assunto la regola di seguire le sensazioni; se non erano nette sostavo spesso incerto al bivio.

Blocco psicosomatico

Talvolta subentrava la sensazione ancora più decisa di 'blocco', di non poter andare avanti. Il 'blocco ad andare avanti' è una sensazione fisica del corpo, netta, spesso come di un ostacolo invisibile ma consistente davanti lo stomaco. Il blocco si può superare, ad esempio andando a zig-zag oppure sulla scia di qualche passante. Andare direttamente è pericoloso non solo per possibili rivolgimenti di stomaco, cadere in un ronzio continuo agli orecchi e simili scombussolamenti fisiologici, ma anche perché si pensa, io pensavo, che contravvenendo alla sensazione si commette un errore che si riperquote in sbagli ad esempio nei lavori artistici che stavo facendo e anche nella mia vita in generale, non ultimo l'incontro con quella ragazza che ogni tanto passava da quelle parti, non l'avrei incontrata.

Adesso che sto scrivendo a rileggere queste cose mi accorgo che suscito l'impressione, in chi legge, che fossi come un ragazzo piccolo che gioca. Ma non era così: se uno fa l'artista per decidere se mettere un particolare lì anziché là come fai ? Non c'è soluzione pensabile se non un sesto senso che dia una indicazione. Certamente mi accorgo ora che il mio tentativo di quel tempo di fare l'artista ha contribuito a farmi permanere nella pazzia. Ma devo aggiungere che in un periodo antecedente pure di pazzia, era la ragazza di cui ero allora innamorato a ispirarmi analoghi percorsi strani nelle vie; pur sapendo che era lontana, per una ricerca di una qualche magia che mi agevolasse.

Tornando ai 'blocchi' per strada di quei giorni; mi fermavo appunto a pensare sul perchè del blocco del momento. Forse avevo commesso uno sbaglio nei lavori (pitture, sculture) fatti prima di uscire nella mia casa-studio? O forse stavo per incrociare qualc'uno/una che il mio sesto senzo aveva individuato per telepatia e che, il mio sesto senso, aveva deciso importante incontrare? Se vedete un pazzo, con un pò di pratica è facile riconoscerci, a metà tra i barboni e i 'normali', fermo in uno spigolo o davanti un'aiuola che non si decide se andare avanti o indietro e sta lì per mezz'ore o più, è probabilmente alle prese con un problema simile.

INCONTRO CON UN VAGABONDO

Però se seguivo le sensazioni senza ostacolarle nè ignorarle, in quei giorni di inizio primavera col sole ma ancora freddo, ricordo bene l'abbacinare della luce del primo pomeriggio o tarda mattinata a Bologna in quel periodo di qell'anno , mi è spesso successo un fatto "strano". Cioè ho incontrato alcune volte in posti diversi un altro vagabondo, un pò più di frequente del normale. Un giovane solido, aitante sulla trentina; camminante con un passo veloce. Più trasandato di me e manifestamente vagabondo di professione, sempre isolato e solitario non ricordo di averlo mai visto rilassato né a discorrere con qualcuno. Con un che di aspro, non ancora arrivato al deterioramento abbrutimento dei barboni ma sulla strada.

Svoltando seguendo al solito il sesto senso, lo incrociai mi pare per la terza volta in quelle settimane, una mattina di sole attraversando entrambi da direzioni diverse una piazzetta; lui si è fermato un momento, ci siamo entrambi fermati a due o tre passi di distanza, mi ha rivolto una breve frase come di riconoscerci-salutarci cordiale. Ma era una battuta più complessa, fuori dalla fraseologia convenzionale, con un che di aspro o dialettale o antico che ora non riesco più a ricordare. Questo incontro-saluto mi portò a cambiare rapidamente, in quei pochi attimi che sostammo vicini, il mio stato d'animo prima un pò tetro, verso l'allegria dell'incontro-conoscersi di due pari. Ma di più dell'allegria, anche un brivido leggero repentino in tutto il corpo, un accapponarsi della pelle che pervade tutto il corpo e immediatamente i muscoli li senti all'erta, pronti, il torso e i piedi ben saldi. Invecchiare di centinaia d'anni e ringiovanire di rinnovato vigore, in rapida successione. Un incontro con un uguale pazzo-vagabondo forse mago-telepata-deo. Vissi infatti quegli attimi come in un'altro tempo-dimensione: ho sentito, mi sono spiegato poi, come se fossimo, come se fossimo veramente, due Dei secondari come quelli che qualche millennio addietro si credeva esistessero in concreto; che viaggiando ciascuno per suo conto si incrociano, si riconoscono simili e fanno una battuta di riconoscersi-salutarsi. Erano proprio come noi, o ci sono tuttora e in quel momento eravamo noi, gli dei minori dell'antica Grecia o dell'antica Roma? Anche un riconoscerci la nostra deità, col saluto strano da parte sua, molto più un'espressione automatica che esce di bocca che un salutarsi di circostanza [vedi anche...], e deità-magia in me fatta risalire in mente a causa dell'improvviso brivido di forte antico vigore in tutto il corpo. Si intenda bene: un'intuizione rapida con certezza di magia-deità, non un fantasticare melanso. Magia resa certa dal brivido e dal rinvigorimento corporeo nonché dalla stranezza magica dell'incrociarsi ora certamente riconosciuto magia (seppure solo telepatia incoscia). Infatti per passare di lì avevo seguito una sensazione dell'ultimo momento, non ci passavo normalmente.

Nella pazzia il cortocircuito idea-realtà esiste e il mito capita vivo tra i piedi.

Anch'io risposi brevemente al saluto; era mi pare in uno ampio slargo con vicino come un pozzo in pietra bianca con dei lavori di riparazione, ben illuminati dal sole di piena mattina. Riprendemmo quindi subito ognuno il proprio cammino.

Poco dopo scomparve da M* e non mi pare di averlo più incontrato, a meno che non abbia cambiato caratteristiche dell'aspetto e abitudini camminatorie e resosi quindi irriconoscibile, ma non credo; si sarà trasferito altrove.

Come ho detto ci incrociammo alcune volte, solo quella volta quello scambio di battute.

Ripensandoci ora, probabilmente la dimensione un pò magica, realmente non metaforicamente magica intendo, che io ho sempre attribuito nel mio ricordo a questo incontro, è forse dovuta in parte alla teoria telepatica che io abbozzavo in quei tempi, su cui andavo rimuginando. Ero arrivato alla convinzione e la ritengo tuttora plausibile che quegli incontri fossero telepatici, cioè le nostre menti si accordassero a distanza, in maniera del tutto inconsapevole, ad incontrarci. I blocchi somatici a sostare fossero il mezzo per sincronizzare i cammini e rendere possibile l'incontro nel labirinto di vie e viuzze bolognesi. Questa teoria l'avevo abbozzata in anni precedenti a causa di determinati fatti e ripresa allora per altri fatti sopraggiunti. Se questa specie di ritenuta autotrasmutazione in quasi deo fu autosuggestione preparata da questa teoria o se effettivamente c'è stata una trasmutazione simultanea per un momento in dei è al solito una questione non chiarificabile. In seguito e anche in conseguenza di questo avvenimento, mi convinsi (montandomi la testa, non sempre) sempre di più che avessi poteri se non di deo, certamente magico-religiosi. Sicuramente tutt'ora la certezza che i miti dell'antichità, almeno i personaggi mitici, non sono stati il frutto di fantasticare individuale, ma proprio sorti da effettivi incontri del tipo del mio raccontato, incontri preceduti e caratterizzati da intense sensazioni fuori dall'ordinario. Quindi nello stesso preciso senso che c'era nell'antichità un incontrare un dio secondario, nello stesso preciso senso un pazzo vagabondo si trasmuta talvolta, è ,per qualche frazione di minuto certamente, un dio secondario.

Forse la pazzia attiva nel cervello o nel midollo spinale un'attività elettrica maggiore, per cui trasmettiamo e riceviamo telepaticamente più dei 'normali'; inoltre attiviamo intorno noi come un campo telepatico per cui le persone vicine sono come attivate dalla nostra presenza e fanno cose - di solito soltanto atti automatici inconsapevoli quasi normali come lasciar cadere la borsetta una ragazza - ma non del tutto solite né ragionate; in particolare mutar rapidamente l'espressione del viso, tirar fuori di bocca frasi illuminanti in maniera del tutto involontaria, ... ..[vedi ... e ...] Per cui noi pazzi siamo forse gli autentici rappresentanti odierni degli dei minori delle leggende.

Tornando alle coincidenze telepatiche, pochi giorni prima - o è stato qualche giorno dopo ? -, andato in giro e fermatomi nel luogo di ritrovo principale degli universitari di M* a sedere al sole a piazza V*, seguendo quelle immagini mentali per dove andare di cui dicevo sopra; seduto lì ho l'immagine mentale - non ricordo bene perché, forse per proteggermi dal sole in faccia, avevo chiuso gli occhi un attimo - di un altro mio amico di M*, uno studente dell'Accademia di Belle Arti. Ebbene, quando riapro gli occhi e ho l'impulso di girarmi e mi giro, ecco a pochi metri proprio lui, questo mio amico che stava sopraggiungendo di lato e mi saluta. Una coincidenza fortuita? possibile.

Invece andando in giro sempre con il solito sistema del sesto senso incontravo spesso, e con una frequenza superiore al probabile un altro conoscente-amico che però cercavo di evitare perché aveva bisogno di un posto da dormire, ma io pur avendo la possibilità di ospitarlo, non avevo voglia di sobbarcarmi una tale complicazione. Anche questo amico lo incontravo nei posti più impensati; decidevo di svoltare verso quel bar un pò fuori mano dove ogni tanto andavo a prendere un panino e dare una scorsa al giornale fornito dal bar, un rifugio sicuro, e mi imbattevo in lui pochi metri avanti. Quì non c'era nulla di trascendentale, mitologico o simile. C'è però che l'incontrarsi per telepatia, sempre quando non lo si pensa e vuole purtroppo, secondo me c'è, è un fatto.


NOTA:

(*) Nausea fino al vomito:

Raro ma importante: una volta vomitai ma mi soccorsero dei conoscenti che stavano poco distanti, con cui avevo necessità di approfondire la conoscenza, ma da cui le convenzioni sociali od il mio orgoglio mi stavano facendo allontanare, stavo andando via: mi soccorsero e la conoscenza si rinsaldò. Un'altra volta vomitai improvvisamente su certi scalini, c'era pochissima gente e non avevo contrastato nessuna sensazione; ma proprio allora passò una amica che ovviamente si fermò e anche con lei la conoscenza si approfondì [quest'ultima la ritengo una prova di telepatia]. Non ricordo altri conati a vomitare.

Gilberto Nignoli

sull'argomento degli incontri telepatici vedi anche "ragazza in bicicletta"


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