Pagine personali di Gilberto Nignoli   - Ricordi dalla Pazzia  (frammenti)


 Nel Silenzio

(Allucinazione Forte e forse in Compartecipazione)
[Canto corale anarchico in allucinazione]
 

Mi trovavo a Milano in un bar o meglio in un circolo culturale (1), più bar che circolo. Frequentato dopo cena da piccole comitive di studenti universitari e avventori abituali. C'erano parecchie persone quella sera, sedute ai tavoli a chiaccherare in gruppi, alcuni a giocare a carte, qualcuno mangiare uno spuntino piccante. Ricordo ottimi crostini caldi con pomodoro e spezie, a buon prezzo, fatti fuori voracemente a notte piena. Si beveva, ovviamente, vino o birra, ma più per stare in compagnia che ubriacarsi. C'erano ragazze in buona percentuale, nelle comitive o talvolta appartate in due-tre amiche. Era un posto che dava qualche spazio, nella bacheca e in qualche, rarissimo, incontro-conferenza-dibattito, a gruppuscoli di sinistra o anarchici, nonché concedeva le sue pareti per mostre di pittori alle prime esposizioni. I gestori erano compagni-amici-alla pari con gli avventori.

In quel periodo ero, diciamo così, abbastanza fuori di testa, ma non più di tante altre volte. Blocchi del sesto senso (2) ad andare o a fare, indicazioni da allucinazioni sopraggiungenti, ripensamenti; col risultato di incominciare molto e non portare a termine quasi niente. Storie con ragazze mai concrete. Oramai la serata era andata abbastanza avanti e la gente era scemata. Stavo seduto ad un tavolone, c'erano altri che conoscevo appena, avevo carta e matita e cercavo di ricostruire le misure e la forma di un bassorilievo che avevo visto in allucinazione qualche anno prima. I miei amici abituali erano ad altri tavoli. Ricordo che dall'impianto di musica rinnovato da non molto usciva fuori, quella sera, qualcosa diverso dal solito, sempre rock ma più duro, scandito. Mi pare che il gestore si fosse vantato della messa a punto dell'impianto e di nuove cassette registrate.

Io, però, come spesso in quegli anni, sovrapponevo automaticamente alla musica reale una mia personale; di solito erano parole che mi venivano spontaneamente in mente, ben in fase con l'andamento e il ritmo della musica che usciva dagli altoparlanti. L'aggiunta era nel pensiero, ma diventava un tutt'uno con quel che udivo con gli orecchi. Erano parole collegate ai miei pensieri del momento. Questo processo quasi sempre superava il limite dell'invenzione spontanea, per raggiungere una quasi-coercizione, le parole aggiunte le subivo, le udivo senza desiderarlo né volerlo, e diventavano il fenomeno delle "voci" o allucinazioni acustiche, una delle varianti (3).

Quella sera sullo schizzo del bassorilievo che stavo studiando-ricostruendo mi apparve l'immagine, mentale, di una scritta " n e l   s i l e n z i o " su un lato. Non c'era nella visione la scritta, quel bassorilievo mi pare di averlo già detto l'avevo visto in allucinazione, ma quella parte di bassorilievo non era visibile nella visione, potevo quindi aggiungere la scritta 'nel silenzio' senza farmi scrupolo di non-fedeltà e mi pare che stavo proprio disegnando le lettere "nel silenzio" - quando avvenne il fenomeno:

mi accorsi che tutta la musica degli altoparlanti aveva incominciato a suonare una cosa ben diversa dal solito rock, una specie di musica d'opera lirica precisamente un corale cantato, ben netto e ad alto volume. Capii subito che era una allucinazione, perché il canto variava le parole "nel silenzio" che stavo disegnando. Ricordo solo un paio di versi:

" N e l   s i l e n z i o   s i   v i v e   e   l a v o r a
. . . . . . . . . . . . .

e il finale

" N e l   s i l e n z i o   s i    v i v e   e   s i    m u o o r "

Era cantata alla grande da un doppio coro di voci. Una cosa grandiosa. Quando il primo gruppo di voci finiva di intonare 'nel silenzio si vive', iniziava il secondo gruppo, o controcanto ? - non conosco i termini musicali esatti - , che interveniva a riprendere e completava con 'e lavora'; il finale era a voci unite e il muor era molto allungato 'muooor'. Solo questo sono riuscito a ricostruire in seguito. Ho dei dubbi se ci fossero strumenti o solo voci, probabilmente era solo canto. Questa musica/canto -allucinazione durò parecchie decine di secondi.

Anche gli altri avventori secondo me stavano compartecipando ad ascoltare la stessa musica, perché mi sembrò - allora non mi sembrò, ero certo - che avessero perso l'attenzione distratta di prima e molti fossero concentrati sulla musica, attenti e anche allegri.
 

Io mi arrovellavo in quei tempi (durati anni) per cercare di capire il senso di queste allucinazioni, queste intrusioni strane; non tanto per il fenomeno in sé, cioè il come dell'allucinazione, che ritenevo e ritengo una semplice addizione di contenuti interni al luogo del cervello che normalmente recepisce soltanto sensazioni esterne; quanto soprattutto il perché della allucinazione, quale il suo significato, cosa voleva dire a me, cosa avrei dovuto fare in conseguenza.

Il fenomeno ora avvenuto in quel bar era però fuori delle normali allucinazioni auditive per la caratteristica di sembrare pienamente compartecipato convissuto insieme a me dai presenti. Tutti sembravano stessero stati ad ascoltare, per qualche attimo zitti proprio in quel momento della musica, di solito altrimenti solo un sottofondo al chiacchiericchio continuo sovrastante.

Pensando e ripensando in proposito in seguito, intervennero delle 'voci interne', cioè persone immaginate che intervenivano nel mio soliloquio a discutere con me, tali 'voci' mi spiegarono che si trattava "di un corale", anzi di "un corale anarchico". C'è da dire che ero quasi digiuno di cultura musicale; le musiche d'opera o simili non le amo affatto, la parola 'corale' non ne conoscevo bene il significato, pressoché uguale ignoranza per i canti anarchici in generale e d'inizio secolo in particolare. Tale era infatti lo spirito e lo stile del corale udito nell'allucinazione, una composizione d'inizio secolo scritta ed eseguita da professionisti.

Ora, a distanza di anni dal fatto, rileggendo questo che ho scritto qui sopra poche settimane fa, mi viene spontaneo fingendomi un lettore di porre la domanda se era un'allucinazione o invece veramente il gestore del locale, di simpatie anarchiche, avesse trovato la riedizione di un vecchio canto anarchico autentico e lo avesse inserito nel nastro che stava girando, e io preso una cantonata a crederla un'allucinazione. Tutto è possibile, però non avevo mai ascoltato registrazioni di canzoni anarchiche lì dentro; finora non avevo mai nemmeno pensato a questa possibilità, dovrei tornare a Milano a controllare; ma sono passati parecchi anni ormai. In quei giorni l'ipotesi che fosse una musica vera non mi passò minimamente nel cervello, tanta era l'abitudine di udire continuamente in giro per la città e nello studio musiche e parole (musicate) che chiaramente non c'erano realmente, ero certamente io nella mia pazzia a crearle e a udirle. Anzi lottavo e mi arrabbiavo contro queste ossessioni musicali che non mi lasciavano in pace per i fatti miei. Comunque c'era stata anche un'allucinazione visiva ' nel silenzio' immediatamente precedente quella acustica; per spiegare questo ammettendo che la musica/allucinazione successiva fosse un vero suono, dovrei tirar fuori una spiegazione di mia 'lettura (inconsapevole) del pensiero' del gestore, che mi avrebbe, inconsapevolmente, trasmesso in anticipo sull'esecuzione il contenuto della registrazione. Gli psichiatri risolverebbero tranquillamente il dilemma sostenendo con la loro sicumera che ho fatto confusione nei tempi, ho spostato il prima a dopo. In proposito debbo confessare che ad un amico pazzo che mi raccontava una sua esperienza simile, io stesso non ho creduto, l'ho creduto confuso o montato.

Mi accorgo che mi sono inoltrato in una discussione difficilmente districabile: se musica reale o meno; nel caso che allucinazione se telepatica convissuta con i compresenti o del tutto soggettiva. Questa inestricabilità è tipica di questi fenomeni e qui ero partito a scrivere con solo l'intenzione di raccontare il fatto da me percepito, noi impegolarmi nelle varie spiegazioni possibili. Comunque fui in quei giorni e in parte tuttora, ben certo di trattarsi di un'allucinazione molto intensa, addirittura compartecipata, udita anche cioè da molti avventori intorno a me. Su quest'ultimo punto, la compartecipazione, non ho indagato: non sono andato a chiedere loro se avessero sentito pure essi il corale. Avevo avuto, come detto, l'impressione netta che si fossero accorti della musica un pò diversa, normalmente c'erano complessi rock o metal. Altre volte, in altre occasioni in situazioni analoghe, avevo chiesto conferma agli immediatamente vicini, conferma se si fossero pure essi accorti di quel che io avevo percepito fosse successo. Essi avevano o tergiversato o negato. Però la mia impressione della loro condivisione con me del fenomeno è stata sempre ben precisa: Loro si accorgevano! In questa occasione non ho perciò nemmeno pensato a chiedere conferme, ben convinto ormai che non ne avrei avute e deciso a non farmi rovinare dai dinieghi il buono stato d'animo, di comunione con tutti e un pò anche d'esaltazione, in cui mi aveva posto l'allucinazione.

L'ultima mia teoria in proposito, passo del tempo ad abbozzarne ogni tanto, è che la condivisione dei vicini con me (e con qualsiasi altro pazzo in situazioni analoghe) riguarda non il pensiero preciso ma lo stato d'animo. Cioè c'è uno stesso stato d'animo, ognuno sta pensando a cose diverse sue personali, ma c'è una coincidenza temporale forse supportata da influenza reciproca telepatica o simile, per cui tutti i vicini hanno lo stesso stato d'animo, umore allegro tutti o tutti truce, ognuno per motivi suoi, però qualcuno (il 'pazzo') può essere portato a ritenere che il suo motivo di essere allegro sia lo stesso di quello degli altri. Un modello di spiegazione più completo comporta coppie di stati d'animo in interazione reciproca, sempre soltanto lo stato d'animo non il motivo preciso. Se si chiede conferma sul motivo individuale questo ecumenismo cade (e qualcuno di noi pazzi può essere perciò motivato a ritenere che si stia complottando contro di lui), altrimenti si è beati e felici, o truci al massimo. Se si scarta la precedente spiegazione resta solo o un malfunzionamento del nostro cervello, cioè l'attuale teoria medica: pazzia= malattia del cervello, non supportata, scusatemi se lo ripeto un'altra volta, da riscontri di laboratorio [a tutt'ora anno 1997]; oppure la ipotesi estrema di una differenziazione in una sottospecie, i pazzi differenziati dalle altre persone come le api esploratrici dalle api raccoglitrici, con percezioni obbligatoriamente diverse, perché i compiti sono diversi.
 

UN'ALTRA COMPARTECIPAZIONE [cioè sensazione netta soggettiva di compartecipazione]

di pazzia che mi viene ora in mente, riguarda un sabato sera in un locale stracolmo di giovani; una specie di castello rimesso a posto dal ............ e autogestito dai giovani del quartiere; uno o due locali con discoteca rock; panini, birra e piadine con tavoloni da un'altra parte; caffè-bar da un'altra e talvolta proiezione film da cineteca nel giardino. . . . .. . ..

Altra compartecipazione, vecchia pazzia a Firenze il trova-canzoni .. ... .

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IL CORALE UN PO' PIU' COMPLETO

Tornando al corale, se la mia fantasia l'ha creato inconsapevolmente, aggiungerei ora 1998 in maniera consapevole, a parziale completamento del dimenticato, altri due versi. Cosicché :

Nel silenzio:

nel silenzio si ama

..............

nel silenzio si lotta

nel silenzio si vive e lavora

............

nel silenzio si vive e si muor

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 NOTE :

1. c'erano in quel periodo molti 'circoli culturali', ufficialmente così contrassegnati nei registri comunali, ma la maggior parte non erano veramente tali. E' che con quella dicitura pagavano meno tasse in cambio di qualche sporadico tentativo culturale nell'arco dell'anno. 

2. Chiamo con questo nome, oramai è un'abitudine decennale, ad un dare retta a sensazioni improvvise, non giustificate da motivi razionali; sensazioni spesso a non andare avanti per la strada, o a non portare avanti un lavoro, un'attività già incominciata. Gli psichiatri mi pare classificano questo come "fobie", togliendogli senso. Invece per me c'era sempre il senso di seguire l'indicazione della sensazione, spesso per curiosità di vedere dove sarei andato a parare, talaltra per una specie di scaramanzia. 

3. Debbo specificare, per correttezza d'informazione, che il fenomeno delle "Voci" mi si è presentato, nei vari anni di pazzia, in successione opposta a come può apparire da questi cenni sommari. Cioè prima, nei primi tempi di pazzia udivo voci esterne, parole, frasi di parole o addirittura canzoni musicate o musica senza parole, vere allucinazioni molto impressionanti e senza che io potessi razionalizzare che era il mio incoscio a crearle; solo in ultimo ero ben cosciente che ero io che aggiungevo parole a musiche già esistenti, un rumore esterno o la radio di un vicino, e potevo quasi trattenerle queste parole, non sempre, c'era spesso una coercizione forte uscivano fuori senza poterle controllare.
                                                                                                          ( Fine   -   revisione nov 99)                                   Gilberto Nignoli
 


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