Pagine Personali di Gilberto Nignoli  - Ricordi dalla Pazzia (frammenti..)

L'ORO !  [AL SUPERMARKET..]

[i soldi precisi in tasca]
 

Questo è uno di quegli avvenimenti che sono stato fino a poc'anzi indeciso se pubblicare o meno - a nessuno finora l'ho raccontato. Temevo di suscitare la diffidenza superstiziosa in chi mi conosce personalmente, fino a poter essere accusato di magia o anche di star raccontando le balle da sciocchi dei pazzi. Ho creduto a lungo che fosse una magia.

Ora che sto stendendo questi ricordi, la convinzione del passato che fosse una magia è moto scemata. E è la possibilità di essere portato in giro come credulone o vanaglorioso raccontaballe a frenarmi, se lo raccontassi di persona.

Comunque:

La cosa magica, l'avvenimento magico in questione è di per sé molto semplice e stupido e non mi ha mai portato nessun vantaggio materiale, se non un pericoloso montarmi la testa:

quando avveniva - non molte volte: piuttosto frequentemente ogni tanto per alcuni mesi, una decina o poco meno di volte circa in tutto, una quindicina di anni fa - succedeva che al momento di pagare un conto in qualche negozio tipo supermaket, avevo in qualche tasca un rotolino di soldi già predisposto esatti al centesimo ! Rimanevo sempre stupefatto e la ritenevo magia !
 

Ritenevo allora che più che di autentica magia si trattasse di una "immanenza telepatica" che accomuna l'individuo, cioè me in quei frangenti, al circostante, alle persone circostanti intendo, completamente inconsapevole, per cui visitatori precedenti o le cassiere mi guidassero all'acquisto di oggetti per me importanti; il fatto che alla fine della spesa mi trovassi i soldi esatti senza aver contato niente era la prova di una comunanza telepatica ben riuscita.

Ora che scrivo a distanza di decenni, penso piuttosto che facevo incosciamente il conto matematico della spesa e scegliessi proprio le scatole per il loro costo anzichè la necessità d'uso fino a raggiungere uno dei rotolini di monete predisposti in precedenza; che quindi mi autoingannassi e basta [per quanto ricordo che quasi mai guardassi il prezzo preciso, solo le migliaia di lire al massimo, non le cento lire; ma invece i soldi in tasca risultavano esatti fino agli spiccioli ! In ogni caso debbo quindi ammettere il contributo di attenzione del mio incoscio agli spiccioli].

Ma allora e per molto tempo in seguito la spiegazione che mi davo era come ho detto di una "immanenza telepatica" che potrebbe essere spiegata con l'ipotesi di un'onda elettromagnetica, o qualcosa di simile, emessa e ricevuta dagli umani senza esserne ben coscienti: come le torpedini marine emettono al bisogno scariche elettriche, noi emetteremmo e riceveremmo senza accorgercene quando opportuno queste onde. Quindi un fenomeno non ancora ben investigato dalla scienza, ma biologico, fisico, normale. Con questa concezione eliminavo la necessità di dover ricorrere altrimenti ad una magia ultraterrena per spiegarlo; bastava ammettere appunto questa ipotesi/teoria delle onde elettromagnetiche (od ultrasuoni ?). Però, pensavo anche, forse la magia tramandata delle favole, delle religioni, è proprio e soltanto questa immanenza telepatica, collegamento globale che non si vede, tra tutti ? Non ancora riconducibile, nei tempi in cui le favole erano una forma di intrattenimento abituale, cento, duecento e più anni fa, ad una semplice onda elettromagnetica, allora non ancora scoperta; fenomeni soltanto per questo, per questa non riconducibilità al semplice, allo spiegabile, considerati allora magici.

Debbo però descrivere il fenomeno più compiutamente, c'era anche una consistente parte preliminare:

Avveniva che quando ero più pazzo del solito, in un determinato periodo della mia vita, principalmente alcune stagioni in cui andavo in giro in camper per l'Europa - un camper di seconda mano ma in buono stato - [ mi ricordo bene uno dei tanti episodi di questo avere i soldi già predisposti, localizzato in Francia un pomeriggio piovigginoso un piccolo supermarket sull'autostrada per Parigi] - , cadevo in un rapporto ansioso con gli oggetti, specialmente con quelli che normalmente portavo con me, cosa che ho visto fare anche a quasi tutti i matti di mia conoscenza. Gli oggetti, le cose portate con se diventano come vive, vogliono stare in una tasca e non in un'altra; alcune non vanno più bene, debbono essere lasciate, abbandonate, spesso in un posto particolare; altre che molto spesso non si sa che farne debbono invece essere portate con se. Si tratta di oggettini comuni, matite, pacchetti di sigarette, fogli di ricevute piegati, monete metalliche, monete di carta e simile. Ogni cosa messa nella sua tasca adatta, dei pantaloni, del giubbetto, della camiciotto, a destra, a sinistra; lì e non altrove. Come ho descritto altrove le sensazioni che costringono a queste scelte non sono mai chiare, non c'è una ragione logica, però sono abbastanza nette; a volte così forti da far cadere in noie psicosomatiche come un improvviso senso di debolezza da doversi appoggiare o talvolta conati di vomito o simili improvvise defaillances fisiche, se non le si rispetta.

Ebbene se in tali condizioni di tasche vado a fare la spesa in un negozio o dovunque debba tirare fuori qualcosa dalle tasche come pagare una consumazione al bar, andando a pagare alla cassa l'acquistato, anche le mie mani hanno una individualità loro propria e vanno a pescare i soldi in una tasca e non in un'altra. In una tasca e non in un'altra, e tirano fuori, senza guardare nè contare beninteso, proprio un determinato rotolino di monete cartacee predisposto qualche tempo prima e un determinato mucchietto di monete. Quelli e non altri. Ebbene era in questa forma con lo stesso meccanismo che, in quel periodo detto sopra di notevole pazzia - intendendo sempre per pazzia uno stato di sé eccitato, con fantasia accesa su rimuginamenti continui e anche ipotesi di tipo magico, comunque grandi febbrili pensamenti e qualche allucinazione - quei soldi che avevo tirato fuori erano proprio quelli giusti, esatti al centesimo, proprio quelli richiesti un attimo prima dalla cassiera! Ma, ricordo, sostavo un certo tempo prima di entrare nel negozio, davanti alla porta. Ero preso da un blocco del sesto senso, una certa incertezza e, direbbero gli psicologi, "ansia", spesso piuttosto uno stato di incertezza delle scelte e pericolosità di sbagliare, anche con risvolti psicosomatici di non riuscire né di andare avanti né dietro; nonostante avessi un progetto preciso di cose che mi servivano da comprare, aspettando non so cosa o meglio un "segno magico".
Lo stato d' "ansia" come incertezza totale metafisica inspiegabile non l'ho mai conosciuta in tutta la mia pazzia, c'era sempre qualche motivo concreto reale per stare lì a dubitare davanti al supermercato come facevo. [Continuo a ritenere che l' "ansia" che secondo gli psicologi o psichiatri ci prende, sia piuttosto una loro fola, un loro abbaglio, un termine in effetti quasi vuoto di realtà; comunque in questo aspettare incerto davanti al supermercato è stato le volte che mi sono avvicinato di più a questa ansia].

In pratica il blocco d'incertezza davanti al supermercato era riempito da ipotesi sul perché dell'incertezza, se dovevo ricordare qualcosa da comprare di urgente; anche spesso si affacciava la speranza di incontrare, come per via magica/telepatica dando ragione alla sensazione di blocco ed aspettando, una ragazza, di conoscere e fare amicizia con una ragazza con cui mi fossi incontrato bene.

Confesso che probabilmente questa speranza era forse il motivo per cui indulgevo nell'incertezza "ansiosa" per qualche quarto d'ora davanti il supermarket, speranza che stessi aspettando perché per collegamento telepatico incoscio ma efficiente [avevo già abbozzata la "teoria telepatica" sopraaccennata], una ragazza adatta a me sarebbe sopraggiunta a breve ! e in questo attendere rimodificavo il contenuto delle tasche, quasi senza accorgermene.
 

La magia consisteva dunque nel fatto effettivamente miracoloso, chei soldi tirati fuori erano proprio quelli esatti richiesti, proprio quelli precisi senza che io abbia fatto coscientemente nessun calcolo, né sapevo in anticipo quel che avrei comprato, ma erano stati predisposti in uno stato d'ansia poco prima. [Anche quel compravo doveva rispettare le sensazioni di poterlo prendere, che mi 'venisse in mano' - (vedi ..) cioè ci fosse una sensazione sulla mano e sul braccio di prendere il pezzo agevolmente - , oppure che mi attraesse stranamente, col risultato angosciante di non poter acquistare cose che ritenevo mi servissero urgentemente e invece doverne prendere talune di cui proprio non sapevo che farmene].
 

Nel periodo in questione, una delle prime volte della coincidenza stupefacente sopradetta, mi pare proprio in quel supermarket sull'autostrada per Parigi, a questo si associò un'allucinazione auditiva, una voce che risuonò dentro la mia mente, come un'amica - proprio la voce precisa di una mia amica conosciuta, non di primo piano - un'amica che fosse lì presente al mio fianco e che, al momento del mio tirar fuori la moneta esatta senza contare e pagare, con tono tra meravigliato e sgomento osservò:

<<  TU  HAI  L' ORO  !  >>

, calzando bene su "oro!", e io interpretai in quei giorni che avevo un controllo magico dei soldi in generale, montandomi così parecchio la testa; che se mi fossero necessitati soldi li avrei trovati per magia e cose simili.

Mi ci volle parecchio, parecchio tempo perso ad accettare senza contrastare - cioè scocciato mandare a quel paese le "sensazioni", come in occasioni simili spesso facevo - di spostare fogli, soldi e sigarette da una tasca all'altra fino a trovare una loro soddisfacente distribuzione; tempo perso a soppesare se acquistare un oggetto od un altro che attirava stranamente la mia attenzione senza purtuttavia averne un bisogno effettivo, ansia in tutto questo, ancora ansia, prima di autoconvincermi a ridurre la grande magia che ritenni nei primi tempi alla realtà dell'indovinare e non sempre - quasi mai se ci pensavo - le sole monete del conto da pagare.

Dopo le prime volte e senza mai incrociare una ragazza come speravo nell'attesa davanti il supermarket, mi scocciai abbastanza dell'ansia e dell' "oro" e contrastai le sensazioni: pensavo concentrato e andavo a comprare quasi solo quel che mi serviva.

Anche perché ero arrabbiato con me stesso perché  il sesto senso mi faceva, come ho già detto, comprare degli oggetti di cui non avevo coscientemente bisogno, e invece non riuscivo a prendere oggetti che, coscientemente, invece mi servivano. Per un pò di tempo avevo ritenuto che alcuni di questi oggetti che spinto dalle sensazioni compravo controvoglia, avrebbero rivelato in seguito la loro ragione, il motivo del loro acquisto. Però nonostante il passare dei mesi e il rigirare, lo studiare, il tentare di utilizzare nel camper questi oggetti mosteriosi, non trovavo quasi mai ragione (1) .

Perciò come dicevo mi scocciai di questi rotoli di monete in tante tasche, di questo aspettare davanti ai negozi, di questa magia dell' "oro".
 

Il fenomeno non si è tuttavia mai sopito del tutto, a decenni di distanza. Ancora ogni tanto, io soprappensiero, le mie mani srotolono via una parte, proprio quelle due o tre banconote, proprio in quella tasca e non in un'altra. Parecchie volte mi sono trovato in situazioni imbarazzanti perchè dovevo dire, al momento di pagare un acquisto, che non avevo soldi nonostante fossi abbastanza certo di averne in qualche tasca, perché le mie mani insistevano a cercare in tasche dove non c'erano; uscito dal negozio ritentavo esasperato e alla fine li trovavo: evidentemente quello era un acquisto da non fare, mentre altro più importante aspettava!
 

In questi giorni che sto scrivendo questo, evidentemente ho riattivato il vecchio schema :
 

Cosicchè è successo di nuovo proprio l'altro giorno, ma con una variante, solo per gli spiccioli: la cassiera mi chiede se ho spiccioli: proprio in questi giorni ne ho sparse in più tasche a gruppetti di due o tre monete metalliche, la mia mano va a prenderne un determinato mucchietto: apro la mano, conto le monetine davanti i sui occhi e dico che oggi è proprio fortunata proprio gli spiccioli giusti ho. Lei sorride.
 

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NOTE:
(1) - Circa un anno prima (vedi ...) Stavo per acquistare spinto da una sensazione fortissima un paio di sandali da donna di cui non sapevo che farmene, scoprii in seguito che (il mio incoscio) avrebbe voluto regalarli ad una certa ragazza, con cui ero da tempo in rotta. Forse soltanto per via della forma estetica adatta a lei (non me ne ero accorto al momento). Analogamente molti oggetti, o addirittura una scatola di detersivo attualmente che scrivo anziché un'altra, sono scelti dalle sensazioni perché la forma estetica della confezione è (di solito ce se ne accorge solo dopo l'acquisto) associata ad una determinata persona conosciuta. Così acquistando un oggetto e portandoselo a casa, è come se si porta a casa anche la persona associata, un suo simulacro. Persona di cui forse si ha effettivo bisogno. Oppure si vuole fare un regalo, regalare quell'oggetto a quella tale persona. [Ma nei tempi degli avvenimenti dell' << HAI L'ORO ! >> questo meccanismo proprio all'acquisto col sesto senso, questa linea di spiegazione, ero ben lontano da averla afferrato]

                                       Gilberto Nignoli            (vers. giugno 2000)
 


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