CHE COSA VEDI
- CARA È LA FINE: si apre con un incubo, la descrizione dell'ultimo momento. Sono affascinato dagli attimi terribili: qui ho immaginato due persone che preferiscono la soluzione finale piuttosto di consegnarsi alla polizia.
- SERRANDE ALZATE: uno dei pezzi che ha originato il titolo del disco. C'è l'approdo metafisico di uno dei personaggi del testo e c'è qualcun altro che vorrebbe assistere a quel che succede.
- CANZONE DI OGGI: è il primo singolo. Una delle canzoni che si prestava di più. Quando è uscito Ho ucciso paranoia, il singolo scelto fu L'odio migliore e tutti a chiederci come mai, visto che non è così melodico. Questa volta abbiamo fatto del nostro meglio, compatibilmente con le nostre possibilità.
- L'ABBRACCIO: uno dei testi preferiti; mi sembra cool alla maniera dei Massive Attack. Luca introduce uno strumento e un ritmo nuovo, memorie di Cuba. C'è infatti anche un pezzo di proverbio cubano nel testo, quello che dice "il sogno non ha testimoni", riadattato alla bisogna per l'occasione.
- LA CANZONE CHE SCRIVO PER TE: il pezzo con Skin. Secondo me ce la fa ad essere un duetto interessante. Lei ha cantato benissimo, con noi presenti. Mi sembra moduli la voce in una maniera inedita per lei.
- DUE SOGNI: un altro pezzo che legittima il tentativo di combinare ascolto e percezione visiva. Ci sono due sogni, effettivamente: uno metaforico come desiderio; l'altro letterale, ed è un tormento.
- CHI MI CREDO DI ESSERE: c'è un ribaltamento dell'opera di Pirandello, Uno nessuno centomila. Per certi versi mi diverto a dare una risposta a tutti quelli che continuano a chiedermi chi mi credo d'essere.
- PRIMO MAGGIO: naturalmente è un pezzo sul lavoro. "Il lavoro nobilita l'uomo" sembra una frase politicamente scorretta. In parte è anche una cazzata: però noi, come gruppo, per sentirci liberi abbiamo sempre lavorato un casino.
- LA MIA PROMESSA: si scarnifica piano piano. Semplicemente una delle canzoni più intime che i Marlne abbiano mai scritto.
- MALINCONIA: un'altra visione. È un tentativo di descrivere quella suggestione che ti assale quando entri in un locale dove eri stato molto tempo addietro per recuperarne gli odori.
- QUASI 2001: molto moderna, inusuale per noi, ha dei suoni nuovi. Mi piace tantissimo.
- E POI IL BUIO: il testo si divide in tre momenti, visione dopo visione. L'ultimo momento è quello rivelatore.
- GRAZIE: è in assoluto il pezzo meno consueto dei Marlene. Compare un pianoforte, addirittura. Mi sembra una canzone molto psichedelica e romantica al tempo stesso.
Cristiano Godano
H.U.P. LIVE IN CATHARSIS
H.U.P. = 'Ho Ucciso Paranoia',
LIVE = 'Vile' svisato,
IN
CATHARSIS = 'Catartica'-mente...
Tre titoli in uno.
Perché in questo live ci sono alcune nostre preferite dai tre dischi che abbiamo fatto.
Più la solitaria "Aurora", più alcune "spore" già edite o sino ad ora inedite.
(Dove per spore si intendono le improvvisazioni che anche dal vivo abbiamo
incominciato ad affrontare, voluttuosamente a volte).
È un lavoro che ha tensione e forse qualche mistero: lo dedichiamo all'estasi che ci
ha uniti al pubblico in questi anni di concerti, sicuramente la cosa più bella che
potesse capitare.
HO UCCISO PARANOIA
Ho ucciso Paranoia è eloquente.
Ma poiché il punto di vista generico e volgare fa sì che le paranoie abbondino e valgano meno che le ossessioni, lambigua presenza di disagi e sentimenti incomodi che onora di sé le canzoni mette in dubbio quella catartica certezza.
Stando così le cose il titolo o si riferisce a un tipo di sacrificio più impegnativo, o dichiara, per così dire, lomicidio di un termine abusato: in ogni caso unaffascinante alternativa!
Due estati sono passate da quando abbiamo iniziato a comporre, due di cui una molto calda, ma le seduzioni del calore e dei colori mediterranei non hanno pizzicato le corde dei nostri cuori, che continuano a musicare emozioni più umbratili.
Lincanto della esplorazione nei dedali a spirale infinita dellanimo umano ha un suo poetico magnetismo e ogni nuovo viaggio è uno spingersi un po più in là, spesso a ritroso nel tempo. Poi si torna, si racconta, in un testo, nella sua musica; e si offre in visione una serie di fotografie ancora palpitanti di stupore, o di ardore, o di amore, o; e ancora bisbiglianti leco di parole come nuove.
Le nostre canzoni sono listante liberato e rivissuto con la massima aderenza possibile.
Non poco.
E così per sempre.
A chi lo desidera alleghiamo in doppia versione (doppio CD = doppio album) una collezione di immagini più astratte, ricche di dettagli sfuocati.
Sono frammenti musicali improvvisati; o cellule germinali: SPORE le abbiamo chiamate, e se alcune sono già passate ad altra vita (quella che loro stesse hanno originato), altre restano disponibili per futuri pensamenti.
Fanno il rumore di unofficina di lavoro; danno un po di segreto svelato; sono un mondo da modellare. In ogni caso speciale.
Per non svantaggiare i curiosi, per non stimolare i collezionisti, per non irretire i disinteressati, abbiamo preteso che la tiratura di ciascuna versione fosse la stessa, per una libera scelta, ora come più in là.
Temiamo le furbizie: oltre le 45.000 il doppio è troppo caro e si deve protestare.
COME DI SDEGNO
Questo CD contiene alcune cose successe contemporaneamente alla composizione dei pezzi per il nostro terzo lavoro ufficiale, dopo Catarica e Il Vile, previsto entro la fine dellanno. Nelle intenzioni era più un disco di materiale live manipolato e con un solo inedito; alla resa dei conti alcune idee hanno imposto una scaletta diversa e meno ovvia.
- AURORA: È un pezzo inedito, missato da Marco L. Lega. Lo registrammo qualche tempo fa dalle nostre parti, tale e quale.
- COME STAVAMO IERI: È una canzone de Il Vile. Mauro Teho Teardo lha arricchita di viole, scomposta e reinventata. Ora la struttura è più cadenzata e latmosfera rinfrancante.
- DONNA L.: È uscita soltanto sullhome-video Petali di Candore, e non in versione intera. Suonata spesso dal vivo, qui se ne ascolta una di quelle volte.
- QUESTO E ALTRO: È entrata negli studi di Paolo Favati così come noi la sapevamo suonare, ed è uscita in questaltro modo, felicemente.
- LA VAMPA DELLE IMPRESSIONI (Parte uno): È una lunga improvvisazione scoppiata nella nostra stanza delle prove lo scorso ottobre. E noi con essa, senza danni.
(Parte due): È un testo inventato dai ricordi della musica che lo precede, con distanza di circa tre mesi, ed è la figurazione di una vampa improvvisa in un flusso di pensieri amorfi.Ovunque gira palpabile una qualche forma di sdegno, e pulsa diffusamente lattrattiva per limprevedibile. Il prezzo è imposto, e un ascolto non scontato pure.
Grazie per lattenzione, dunque.
Questo lavoro si è concretizzato nel corso del tempo attraverso più cambi di intenzione. Ci sembrava una bella idea farne un "live", allinizio, che eventualmente si sarebbe potuto manipolare grazie a qualche remissaggio inconsueto.
Ma via via certe idee curiose hanno vinto la nostra attenzione e si sono imposte, invogliandoci a perseguire gli obiettivi che suggerivano.
Ecco dunque un CD molto eterogeneo che dice di alcune cose successe contemporaneamente alle prove per il nostro terzo ufficiale dopo "Catartica" e "il Vile".
Ci sono: una canzone eseguita dal vivo, una re-interpretazione di un pezzo già edito, tre inediti di cui uno totalmente improvvisato, un testo letto, il gusto per limprevedibile, un po di azzardo.
La prestazione è per certi versi ben coadiuvata (un nostro grazie a Teho Teardo, Paolo Favati, Gianni Maroccolo e Marco Lega), e per altri genuina, perché spesso la cura del dettaglio è nelle mani delle impressioni istantanee: siamo più nudi
ed evidentemente da qualche parte cera un desiderio da assecondare.
Più che un opera di transizione la consideriamo una nostra collezione a tutti gli effetti, che è felice di farsi conoscere e che precede luscita di questo autunno venturo, per la quale stiamo lavorando da circa un anno.
Questo è tutto. Ci congediamo ringraziandovi per lattenzione, con un arrivederci a presto.
IL VILE
- 3 DI 3: è una canzone dalla strofa un po' sinuosa, con le chitarre che girovagano e forse contrappuntano il tema del basso e l'oggetto della narrazione.
Il wah-wah enfatizza le "ondulazioni", ma è un attimo, e allo sgomitare della foia prorompe il ritornello baldanzoso e caciarone, coi toni ebbri di una cricca concupisciente.
Quantomeno originale come inizio, per un disco con tale titolo!
Supersexysex. - RETRATTILE: un vago retrogusto kyuss illude l'imberbe psycho-modern-trip solitario con quell'inizio acido a bassissime frequenze, ma svapora veloce il miraggio della cavalcata.
Nel testo, i fastidi verso un ex-devoto dark-ex profeta-imbonitore-fleur du mal appassito (o ex qualsiasi altra cosa: il pretesto serve al concetto, più ampio). Per quanto adolescenziale e romantico possa apparire, è più che altro vero e patetico e importuno, e si consigliano i soliti percorsi devianti piuttosto che inciampare nel vermetto: si risparmia tempo e fiato.
Ah! Ah! Ah! - L'AGGUATO: Prima, durante e dopo una frazione di secondo decisiva e letale. Il pezzo apre malinconico e asseconda l'asfissia del clima presago in cui è immerso il protagonista, assuefatto da tempo alla convivenza con una ossessione ben precisa.
L'incidente viene proposto con una doverosa pausa di "silenzio".
Le urla sono quelle del malcapitato.
In fine, sulla concitazione tutta terrena ai margini di un crocicchio, il sole spande generoso il calore di cui è dotato, e sorride beffardo.
M.K. dipinge la scena con la necessaria dose di lirico livore.
Amen. - CENERE: C'è una struttura geometrica che detta lo svolgimento di questa canzone e stabilisce, per associazione, i limiti precisi entro cui si svolge l'azione (una discoteca molto à la page).
La furia di certi momenti accentua il senso di follia erotico-ieratica che pervade il mozzo e il suo problema, da una parte, e i sordidi personaggi e le loro manie, dall'altra. Si dice che queste cose abbiano avuto luogo una decina di anni fa, quando la droga dell'amore non era ancora l'hobby dei quindicenni di oggi: per quanto up to date, quel posto era pur sempre in Italia!
Smack. - COME STAVAMO IERI: I valori minori che determinano il susseguirsi delle note negli arpeggi iniziali sono un segno di solidarietà verso lo sconforto della canzone. Il rullante si dota di sordina, il basso riduce i suoi interventi e l'atmosfera si fa intima e soffusa.
Tutto è lì per mancare.
Ci sono delle responsabilità.
E' il caso di ammetterle.
Il resto è un invito a capire che comunque "fa male", ad entrambi...
Requie. - OVERFLASH: Una spada e una daga determinano la diversa sorte dei flosci protagonisti di un'avventura quotidiana e spesso comune. Il resoconto informa di due situazioni ben precise: la triste consapevolezza di un'overdose imminente e il patetico bisogno di trovare la forza per fuggire nel pieno orgasmo da flash. (Devastazione e imbarazzante impiccio).
Da qui il titolo.
Da qui il consiglio di starne fuori.
Da qui il rutilante modernismo del finale (Uhm, forse questo non c'entra un fottuto nulla).
R. I. P. - APE REGINA: l'incedere marziale stigmatizza una serie di comportamenti incrociati che rimangono unica testimonianza bruciante (il ricordo!) del decesso di un amore. Tre sono i protagonisti, ma le figure geometriche, come il triangolo della canzone in apertura, non hanno a che fare...
E' una storia di incertezza, dubbi, esitazioni, incomprensioni, irritazioni, infezioni, assenza, presenze, tormenti, urla e furia.
Un fuoco di paglia è nel ritornello.
Le pene d'amore nelle strofe.
I travagli quotidiani anche.
Di più non si vuol dire.
Addio. - L'ESANGUE DEBORAH: L'incapacità di por fine all'inesorabile decadimento spirituale di una donna un tempo tenace è il "tema" di questa canzone. C'è un MAI perentorio, nell'apertura melodica a metà e verso la fine, ed è la desolata e implicita accettazione del più severo fra i castighi: la corrosione del rimorso.
La musica muove i suoi tentacoli con affettuosa partecipazione, senza invadenza, aspersa di languore.
Mai.... - TI GIRO INTORNO: Un tono soave e vagamente seducente colora il lineare susseguirsi delle soluzioni armoniche. Si celebra quella tenera sensazione di gratitudine per le cose a noi più vicine, in ogni tempo, qualsiasi esse siano, e che ci procurano emozioni.
Null'altro, ma è già molto, oggi come ieri come sempre, accorgersene.
Musica. - E NON CESSA DI GIRARE LA MIA TESTA IN MEZZO AL MARE: Il primo terzo della penultima in scaletta saltella come un pop eccitato dagli sguardi voluttuosi dei presenti (!?).Vi si narrano le peripezie di un ansioso perditemposuomalgrado alle prese con Mr. Tutto fatto di Niente, sempre prodigo di sensi di colpa. Il tip-tap si fa dramma al fischiare del treno, ma non basta quel po' di concentrazione a saltarvi su, e il rollio liberatorio del finale ambiguamente sospende la questione.
Quale faccia? - IL VILE: intitola l'album e lo chiude di sospiri e affanni con le sue code di sfiati reiterati e le intermittenze di cavi s-connessi. Le tribolazioni del vile sono lì, in quel moribondo concerto di feedback lievitato via via fra le pieghe della sua coscienza martirizzante, e mescolano a fondo nel torbido, spietate.
Forse, non v'è nulla di più cinicamente ostile!
Ciao.
Marlene Kuntz - "Il Vile"
"Il vile" è il nuovo cd dei Marlene Kuntz.
Ci sono dei progressi.
Il gruppo sta maturando.
Un altro tassello importante per il nuovo rock italiano che cresce.
Musica di rabbia e disperazione.
Melodie che avvolgono.
Testi intrisi di furore e romantica malinconia.
Chitarre lancinanti che stridono.
ecceteraBlaBleach......e ancora, inoltre, fuck ciaoByeBye
Stop
Il più bel gioco del mondo è quello di grattare via la sporcizia che obnubila il cervello di certi gran Signori Parlatori riempi buchi di giornale.
(Tutta quell'iconografia retorica che sponsorizza il nulla detto scritto......)
Quando giochiamo, noi facciamo così: musichiamo l'invincibile candore che asperge le nostre anime, dando voce al bisogno urgente di essere noi stessi.
Non si cerchino appoggi, perchè non c'è Tendenza, e non si tendono aiuti.
Niente rap, o dub, o Bristol-sound, o grunge crossover chock.
"Tutto ciò di cui avete bisogno è amore",
per essere anche voi - voi stessi.
Basta scavare e grattare via, no?
A chi ciò non tange, sia beata e serena la convivenza con la propria integrità e mondezza, e con "Il Vile".
La musica è un'arte. La scrittura è un'arte.
Buona ricerca. Buon ascolto.
(Tratto da Il Maciste n.5 marzo 1996)
CATARTICA
Catartica è il titolo del primo CD realizzato, ed è composto di tredici canzoni. È un dono a tutti quelli che al rock chiedono lemozione di sentire la propria anima risuonare, come un risveglio e una sollecitazione delle corde che ne diffondono le palpitazioni, orgasmandole.
È lo shock che scuote la statica indifferenza dei corpi allascolto di musiche sorprendenti: è una magia speciale il processo di identificazione e comunione che avvicina le singole profondità affini, a volte altrettali, degli individui sparsi per il globo.
Ma non cè élite, pur essendoci: laffinità puo essere contagiosa
e allargare
il cerchio.
Sui modi e mezzi si suggerisce una sospensione riflessiva, ricordando lesistenza ambigua del popolo dei piss-media, che tutto colonizzano.
Allamore non conviene dare menzogne: il gioco è bello e dura poco.
Allamore si deve dare amore e il CD che uscirà a inizio aprile sarà un lavoro che lamore di Marlene si aspettava.
Come un lichene imperturbabile, abbiamo dato linfa (o)scura e tenace alle nostre solleticazioni, che sempre ci saranno, finché banda saremo, e sempre ci conturberanno.
Lorganismo è lì per crescere, con dolcezza e saggezza, e se questi due aggettivi paiono inopportuni
probabilmente è proprio così.
Bye Bye
Marlene Kuntz
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