7 Agosto 1997: MK ospiti a Suoni & Ultrasuoni – Rai Radio2

Conducono in studio Alberto Campo e Paolo Ferrari


Alberto Campo: siete in vacanza…

Riccardo Tesio: mica tanto!

Cristiano Godano: si sa, stiamo lavorando…

AC: per noi, per voi, per loro?

CG: per loro!

AC: voi quando fate un disco il primo pensiero è per chi lo ascolterà o no?

CG: penso di no, onestamente. Non ci riusciamo a fare questo tipo di ragionamento perché sembra di dover pensare a come fare una canzone che piaccia agli altri. E’ chiaro che ci si prova, però in realtà più di tutto cerchiamo di soddisfare noi stessi

RT: in realtà ci ritroviamo noi quattro, cominciamo a suonare senza quasi parlarci prima, senza decidere nulla se non l’ora e il luogo in cui ci si ritrova. Dopo una mezz’ora di suoni cominciamo a dire "Questa roba fa schifo" o "Ci piace" e allora andiamo avanti o prendiamo un’altra strada

CG: andiamo a fare una merenda se non ci piace…

AC: quante canzoni sono già nate?

RT: diciamo che sì, ne sono già nate. Siamo ancora agli inizi, diciamo che otto pezzi li abbiamo tirati giù, però può darsi che qualcuno di questi si smonti e diventi due oppure che se ne fondano due e ne venga fuori uno, è ancora materia plastica, si sta deformando

AC: deve essere plasmata…

Paolo Ferrari: ci sono anche momenti in cui capita di ascoltare un po’ di musica, non tanto per farsi influenzare quanto per staccarsi dalla propria e allargare ancor più i propri orizzonti.

AC: abbiamo chiesto loro "Portatevi dietro i dischi che ascoltate in questo periodo, che poi hanno un riflesso sulle musiche che state confezionando". Ciascuno ne ha scelto uno, poi ce n’è uno che hanno scelto collettivamente. Cominciamo a chiedere ragione della sua scelta a Riccardo

RT: in realtà non è un disco che sto sentendo adesso, è un disco che sentivo durante Il Vile, però è un disco che mi fa venire voglia di suonare, mi mette di buon umore, mi prendo bene quando lo sento. E’ un disco dei Kyuss…

(…)

PF: comporre un disco nel cuore dell’estate pensando che poi lo si ascolterà probabilmente all’inizio dell’inverno, viste le atmosfere che spesso create, non è un po’ strano, come dire, scinde un po’ la mente dal lavoro?

RT: in realtà noi suoniamo in una cantina, senza finestre, quindi non ce ne accorgiamo…

PF: è un ambiente neutro, fuori dal tempo…

CG: ogni tanto facciamo anche una partita a basket

AC: un po’ come i Beastie Boys! Fa sempre caldo nella cantina dei Marlene Kuntz... Senti, a proposito di questo disco nuovo, avete delle scadenze precise da rispettare, che vi siete imposti voi o che vi suggerisce la casa discografica o lavorate senza avere obiettivi cronologici in testa e lasciando che il disco si prepari da sé?

CG: la seconda che hai detto… Non ci piacerebbe che la scadenza si protraesse troppo in là, però in un certo senso stiamo proprio cercando di ottenere il massimo da noi stessi, quindi cerchiamo di fare il meglio che si può senza stare troppo dietro a scadenze temporali

AC: senti, invece si può trarre un bilancio a questo punto, finita la tournée che è seguita alla pubblicazione del Vile, dell’andamento del disco e soprattutto di come sono andati i concerti che lo hanno seguito a ruota?

CG: sono andati bene, perché notiamo intorno a noi un affetto che ci gratifica molto e in un certo senso tra virgolette ci responsabilizza quasi, nel senso che ci dà molta voglia di suonare sempre al meglio. Questo naturalmente soprattutto dal vivo, quando vai a suonare, se sai che c’è un’attesa e già di per sé vuoi comunque suonare bene, con questo tipo di surrogato in più ti viene un casino voglia di dare il massimo comunque. E per quanto riguarda il disco, è andato bene, noi siamo onestamente felici, non è facile dire qualcosa che non sia banale in questo senso, però ci fa molto piacere constatare che c’è dell’affetto da parte della gente che è appagante. Ci riteniamo anche fortunati in un certo senso. Siamo consapevoli dei nostri meriti se ci sono, però sappiamo comunque di essere in Italia, quindi tutto quello che viene è molto positivo, ci fa molto piacere.

PF: darei a questo punto la parola al disc-jockey numero due dei Marlene Kuntz…

AC: Dan, il bassista, che ha scelto un disco spesso un chilometro!

Dan Solo: No, non è vero!

AC: dimmi qualcosa sull’autrice del disco e qualcosa sul disco in particolare

DS: è un disco un po’ anomalo per quanto riguarda la produzione di Diamanda Galas, in quanto è coprodotto con John Paul Jones, bassista e organista dei Led Zeppelin, quindi risente moltissimo della sua produzione sia musicale sia in funzione degli arrangiamenti e del tipo di sonorità adottate. L’immagine secondo me che a me piace personalmente tantissimo e che viene fuori da questo disco è una macchina che viaggia per le strade di New York e porta in giro una matta slegata che sarebbe Diamanda Galas, con John Paul Jones alla guida, che la conduce nei meandri dell’occidente..

CG: molto drive…

AC: e puoi immaginare qualche eco di quel disco in quello che fanno i Marlene Kuntz?

DS: si, mi viene in mente principalmente una canzone del Vile, che si chiama Cenere, che per me è una canzone drive in questo senso

AC: che avrebbe potuto cantare Diamanda Galas…

DS: si e no, più che altro come immagine

AC: come suggestione… ci presenti il pezzo che hai scelto?

DS: si chiama "Do you take this man"

(…)

AC: i nostri ospiti sono acclamatissimi questa sera

PF: si, sono arrivate moltissime telefonate, iniziamo ad elencarne alcune. Ce n’è una visionaria che mi e’ piaciuta. Ha chiamato Spleen, una nostra ascoltatrice dicendo che una sua amica ha avuto una visione, il titolo del vostro prossimo album e ha detto che inizia con la M come Modena e finisce con la N come Napoli. Voi avete già qualche titolo ipotetico?

Luca Bergia: direi Magoon

(…)

CG: è vero! Noi ne abbiamo parlato, ed è venuto fuori questo pseudo-titolo che ha detto lui, Magoon, che effettivamente comincia per M e finisce per N

PF: (…) una domanda credo abbastanza ricorrente: come nasce il nome Marlene Kuntz

AC: e come si pronuncia soprattutto! C’è una querelle da quando siete nati

CG: ci siamo abituati ad accettare entrambe le due pronunce e ci piacciono tutte e due. C’è una differenza, che chi dice Marlene Kuntz non dice niente, se non al limite un nome generico e piuttosto diffuso in Germania, un nome e cognome, se tu dici Marlene Kantz a un inglese o a uno che ha la lingua madre inglese capisce Le Fighe di Marlene, è pronunciato come se avesse questo tipo di significato

PF: (…) che cosa è cambiato dai primi passi della vostra carriera ad adesso che siete il gruppo più rappresentativo della musica d’autore italiana

CG: è cambiata innanzitutto la nostra frequentazione ai concerti, nel senso che suoniamo molto più di prima, e poi ci sono le stesse considerazioni che ho fatto rispondendo ad Alberto prima, cioè che è cresciuto il numero di persone che ci seguono, non so, forse è probabile che in Cuneo, dalle nostre parti è successo che sono usciti più gruppi in un certo senso stimolati da quello che noi stavamo riuscendo a fare in giro per l’Italia

PF: (…) una domanda precisa e diretta a Ricky, ti sei laureato in Ingegneria, hai mai fatto l’ingegnere?

RT: ho fatto dei lavori, sì, dei lavori di informatica legati alla mia laurea

PF: (…) a Cristiano: quanta influenza ha avuto sui Marlene Kuntz il lavoro dei Gun Club di Jeffrey Lee Pierce?

CG: non so, mi sembra una cosa strana… i Gun Club furono uno dei miei gruppi preferiti quando loro pubblicavano i dischi, li adoravo. Ora mi capita di ascoltarli di meno, ma, tipo, la figura di Jeffrey Lee Pierce ce l’ho ancora molto ben presente nel mio cervello e nel mio cuore, è un personaggio che mi intrigava tantissimo, comunque mi piaceva come cantava. Dubito che i Gun Club abbiano avuto una qualche forma di influenza su quello che poi il gruppo nostro va a fare

AC: aveva qualcosa a che fare col gruppo in cui stavi prima, i Jack On Fire

CG: be’, sì, fin dal nome direi!

(…)

AC: tocca a Luca adesso, l’unico che ha scelto un disco di un gruppo italiano

LB: in effetti il disco è il disco dei Meathead, l’ultimo loro lavoro

AC: gruppo italiano che peraltro canta in inglese

LB: si, e in effetti ha anche più successo, diciamo così, all’estero, infatti adesso stanno per partire con una tournée di 30 date in Europa. Il gruppo è di Teho Teardo e secondo me sono uno dei migliori gruppi italiani al momento. Il disco è stato anche prodotto da Marco Lega, che è stato nostro produttore, per i nostri due dischi e non solo per questo l’ho scelto, ma perché effettivamente suona molto bene

AC: visto che siamo in argomento, quali sono i gruppi italiani con cui vi sentite più… vicini di casa?

LB: ma, abbiamo buoni rapporti con Uzeda, Santo Niente, cioè, buoni rapporti… sono gruppi che stimiamo

CG: io mi permetto di entrare nel discorso di Luca. Penso che abbiamo buoni rapporti un po’ con chiunque, perché non lo so, noi sulla nostra pelle non sentiamo questioni legate a competizioni o cose del genere, quindi ci fa piacere quando riusciamo a conoscere persone interessanti e i gruppi con cui siamo in buoni rapporti onestamente sono tutti più o meno interessanti

PF: quali sentite più vicini per attitudine?

CG: i nomi che ha detto Luca sono due nomi che sottoscrivo

RT: aggiungerei anche i Massimo Volume, l’ultimo disco è molto carino

AC: rimaniamo in tema, è vero che ospiterete una collaborazione dei Massimo Volume sul disco nuovo?

CG: no, questa è veggenza…

AC: è vero che Cristiano si serve di un dizionario dei Sinonimi e Contrari per scrivere?

CG: si

AC: l’ultimo concerto che avete fatto a Torino, il 6 marzo scorso, al Teatro di Torino, avete fatto una canzone inedita?

CG: si, Donna L

AC: eravamo sui Meathead, allora disc-jockey, presenta questo disco

LB: il pezzo si chiama Feel Like

(…)

AC: (…) Cristiano può dirci che canzone ha scelto e perché

CG: io ho scelto Far From Me, da Boatman’s Call di Nick Cave, non so, mi è sembrato un po’ bistrattato questo disco, ho letto alcune recensioni un po’ cattive sul disco, io ritengo che sia bellissimo, secondo me ha fatto un disco stupendo, poi sono andato a vederlo dal vivo a Nizza e chiaramente il concerto era soprattutto sull’ultimo disco e comunque ha cambiato l’atmosfera del suo concerto, e poi c’è un feeling tra i musicisti che comunicano alla gente che è quasi emozionante

AC: dimmi una battuta su questa canzone

CG: l’ho scelta perché lui ha aperto il concerto con questa canzone e mi ha proprio colpito

(…)

AC: questo disco è andato benissimo in Italia, le case ne sono piene

CG: meno male, ne sono felice

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