Di sviluppo sostenibile si parla molto e spesso a sproposito. Forse bisognerebbe parlarne di meno e approfondire maggiormente la conoscenza dei concetti che stanno alla base di questa espressione che non sono né ovvi né banali e che hanno una lunga storia alle spalle.
I primi che si preoccuparono pubblicamente delle problematiche ambientali
dello sviluppo furono i fondatori del Club di Roma (1968); il primo rapporto
che pubblicarono fece scalpore e scatenò un dibattito amplissimo:
si intitolava Limits to Growth[1],
in italiano I limiti dello sviluppo e fu curato dal MIT (Massachusetts
Institute of Technology).
Nel 1980 gli USA pubblicarono un documento ufficiale molto importante
richiesto dal Presidente Carter, il Global 2000. Questo trattava dei mutamenti
dell’ambiente, delle risorse naturali e della popolazione mondiale entro
l’anno 2000.
I due documenti segnarono una svolta nella storia della sensibilizzazione
alla protezione dell’ambiente.
Il lancio ufficiale del termine sviluppo sostenibile è invece
avvenuto nel rapporto della Commissione Internazionale Indipendente su
ambiente e sviluppo del 1987 (il cosiddetto Rapporto Brundtland) e, in
maniera più incisiva, nella grande Conferenza ONU su ambiente e
sviluppo tenutasi a Rio de Janeiro[2]
nel 1992 (anche se già nella Conferenza ONU di Stoccolma del 1972
viene affrontato il problema). A Rio viene definito sviluppo sostenibile
quello sviluppo che dovrebbe soddisfare le necessità di chi oggi
vive sul pianeta, senza mettere a rischio la possibilità di soddisfare
quelle delle generazioni future[3].
Agenda 21 è il documento ufficiale sulla sostenibilità
approvato a Rio, la cui attuazione nel mondo viene monitorata da un’apposita
commissione delle Nazioni Unite. È un documento fondamentale, la
base su cui costruire le politiche di sviluppo dei prossimi decenni. Viene
preso in considerazione non solo a livello globale ma anche a livello locale;
il capitolo 28 infatti si rivolge alle singole comunità affinché
si dotino di una versione locale di Agenda 21 e la mettano in pratica.
Sempre nel 1992 tre degli autori del rapporto I limiti dello sviluppo
pubblicarono un nuovo libro nell’ambito del quale rivisitarono il modello
mondiale, venti anni dopo la sua elaborazione. Si tratta di Dennis e Donella
Meadows e di Jorgen Randers ed il loro volume è intitolato Oltre
i limiti dello sviluppo.
Gli autori riassumono le loro conclusioni in tre punti:
l’impiego di molte risorse e la produzione di molti tipi di inquinanti
da parte dell’umanità hanno già superato i tassi fisicamente
sostenibili. In assenza di significative riduzioni dei flussi, vi sarà
un declino incontrollato della produzione industriale, del consumo di energia
e della produzione di alimenti pro-capite;
questo declino non è inevitabile. Per non incorrervi sono necessari
due cambiamenti: un cambiamento delle politiche e dei modi di agire; il
secondo un drastico e veloce aumento dell’efficienza con la quale materiali
ed energia vengono usati;
una società sostenibile è, dal punto di vista tecnico
ed economico, ancora possibile e potrebbe essere più desiderabile
di quella attuale.
Nel gennaio 1996 vennero pubblicati in Germania i risultati di una vasta
ricerca condotta dall’”Istituto di Wuppertal per il clima, l’ambiente e
l’energia” diretto da Wolfgang Sachs che aveva l’ambizione di indicare
strade
concrete per la realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile.
Lo studio, partendo dalla situazione tedesca, indica la strada che si potrebbe
percorrere per soddisfare le esigenze della sostenibilità globale.
In Italia il libro, modificato e adattato, è apparso col titolo
Futuro sostenibile (editrice EMI).
Uno dei presupposti ispiranti il lavoro si basa sul principio che il
modello di produzione e di consumo che ha assicurato ai paesi del mondo
un alto livello di benessere ha utilizzato la natura e i popoli del sud
del mondo come fonte di risorse e di lavoro a buon mercato. Questo sfruttamento
ha innescato un processo di deterioramento ambientale che compromette il
grado di vivibilità dell’intera umanità.
Sempre secondo il Wuppertal, se si vuole arrivare a tenere a bada i
disastri ambientali si deve arrivare a una collaborazione fra nord e sud
del mondo. Per i paesi ricchi, il primo passo in questa direzione consiste
nell’accettare una progressiva riduzione del consumo di materie prime.
Insieme a questo bisogna mirare all’indipendenza economica e tecnologica
dei popoli del sud.
Dal punto di vista degli studiosi del Wuppertal, il concetto di sviluppo
sostenibile poggia su tre elementi costitutivi:
Sempre dall’Istituto Wuppertal e dal Club di Roma viene un’altra pubblicazione
molto interessante. Si tratta di Fattore 4, un’indicazione di una delle
vie per arrivare alla sostenibilità: un aumento della produttività
delle risorse (di almeno 4 volte l’attuale). La rivoluzione dell’efficienza
descritta è realizzabile e conveniente anche dal punto di vista
economico. Da questa rivoluzione se ne avvantaggerebbero molto anche i
Paesi in via di sviluppo (oltre PVS).
Secondo gli autori sono 4 i motivi principali a favore di questa rivoluzione
dell’efficienza:
Un esempio portato è quello del Rocky Mountain Institute (RMI).
Nelle Montagne Rocciose, vicino ad Aspen, a 2200 m sul livello del mare
c’è una fattoria solare- passiva: è il RMI. La temperatura
esterna può scendere fino a –44°C e solo 52 giorni all’anno
la temperatura supera gli 0°C. Mentre fuori c’è neve, all’interno
maturano banane e aranci e fiorisce il gelsomino..
La cosa sorprendente è che la casa non ha un sistema di riscaldamento
convenzionale. L’energia è ottenuta dal sole con sistemi passivi.
Le superfinestre captano l’energia del sole; esse isolano 6-10 volte più
del normale, lasciano entrare quasi tutta la luce e l’energia solare ma
impediscono praticamente qualsiasi fuoriuscita di calore.
Le pareti e il tetto sono isolati in maniera molto efficiente. Questo
impianto così innovativo tra l’altro costa meno di uno normale…
Poi ci sono installazioni per ridurre il consumo dell’acqua, il costo del
suo riscaldamento, e il consumo di energia per usi domestici.
La bolletta elettrica mensile è inferiore alla piccola cifra
che il RMI riceve ogni tre mesi dalla società fornitrice di energia
elettrica poiché il RMI le riversa l’energia elettrica prodotta
con il proprio sistema solare fotovoltaico. La luce che arriva dall’esterno
rappresenta il 95% della luce necessaria e le lampade sono comunque ad
alta efficienza.
In generale i risparmi energetici non solo coprono le spese aggiuntive
ma in circa 50 anni avranno finanziato l’intero edificio.
Dall’inizio degli anni ’90 ha cominciato a diffondersi la consapevolezza
che il controllo delle sostanze inquinanti è, dal punto di vista
ecologico, del tutto insufficiente e cioè, al di là dei danni
specifici prodotti da quelle sostanze, il problema cruciale sono la quantità
di energia utilizzata e di materiali rimossi.
Ecco quattro regole molte volte citate dai grandi studiosi della materia[4]:
Il tema del rapporto fra economia e ambiente è stato sviluppato
da diversi soggetti (ecologi ma anche economisti) già da parecchi
anni.
In un libro del 1978 L.Brown[5]
scriveva: “Il deterioramento dei sistemi biologici non è un problema
secondario che interessa soltanto agli ecologi. Il nostro sistema economico
dipende dai sistemi biologici della terra. Tutto ciò che minaccia
la vitalità di questi sistemi rappresenta un deterioramento delle
prospettive dell’umanità…”.
Oggi l’economia si trova davanti a una grande sfida: quella di delineare
e applicare una strategia di sostenibilità concreta dei modelli
di sviluppo, a livello delle teorie economiche, della politica economica
e della prassi degli operatori. Questo tema è stato analizzato da
poco da D.M.Roodman (del Worldwatch Institute) in La ricchezza naturale
delle nazioni – come orientare il mercato a favore dell’ambiente[6].
Questa interessante pubblicazione analizza i correttivi che si possono
apportare ai processi economici per evitare l’esternalizzazione dei danni
ambientali e per indirizzare l’economia in percorsi più sostenibili
per l’ambiente e per la società stessa.
Innanzitutto viene svolta un’analisi dei cosiddetti sussidi perversi.
Molti sussidi governativi incidono in maniera molto negativa sull’ambiente
e quindi sulla stessa economia (per es. quelli all’industria carbonifera
in Germania). I finanziamenti perversi si indirizzano particolarmente in
5 settori:
Di sviluppo sostenibile bisognerebbe parlare molto più a fondo.
Fondamentale è lo studio di indicatori che traducano il concetto
in termini pratici, che siano strumenti di pianificazione e quindi di scelta
tra opzioni alternative e che, infine, siano strumenti di valutazione del
raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità.
Fondamentale è anche lo sviluppo di strumenti che riescano a
valutare la variazione delle risorse naturali: è il caso della contabilità
ambientale, strumento essenziale per poter valutare l’efficacia e l’efficienza
delle politiche ambientali.
Essa diventerà molto importante nei prossimi anni anche grazie
ad una legge[7]
che, dal 2004, obbligherà le amministrazioni locali e lo stato a
fornirsi di una contabilità ambientale parallelamente a quella classica.
Importante sarà anche pensare a una seria politica demografica:
controllare la crescita della popolazione mondiale sarà necessario
anche se comunque non sufficiente a ridurre i consumi di risorse e la produzione
di rifiuti.
La sostenibilità è un processo multidimensionale che richiede approcci complessi e multidisciplinari. I settori principali che avranno a che fare con questa problematica sono quelli dell’energia, dell’industria, dei trasporti, del turismo e del settore primario (agricoltura, foreste, materie prime). In ognuno di questi settori, oltre all’identificazione di nuovi obiettivi e metodi, c’è un grosso lavoro da fare in quanto a ricerca, progettazione, sperimentazione, comunicazione e formazione. Attorno a questi problemi dovranno lavorare l’Università e la Ricerca, l’Amministrazione pubblica, l’Industria, le istituzioni finanziarie, le Associazioni di categoria e tutti quelli che in qualche modo si interessano di un settore specifico.
Evitare di banalizzare il concetto di sviluppo sostenibile è
il primo passo che gli amministratori (ma anche la gente comune) devono
fare.
Attorno al concetto di sostenibilità devono crearsi tutta una
serie di strumenti e politiche totalmente nuovi e diversi da quelli esistenti
fino ad oggi (tra i quali anche una riforma della modalità di valutazione
degli investimenti che includa a pieno titolo gli impatti ambientali) ma
servirà anche la capacità di far passare più o meno
velocemente una nuova cultura, un nuovo modo di pensare, di progettare,
di pianificare, di scegliere e di valutare. Questo dipenderà anche
dalla capacità del sistema scolastico e formativo di approfondire
seriamente queste tematiche e di inserirle nello studio delle varie materie.
POSTILLA:
Crescita sostenibile è una vera contraddizione in termini,
infatti nessun processo che sia materiale può avere una crescita
infinita. Uso sostenibile si può applicare alle cosiddette risorse
rinnovabili, consentendo un utilizzo a un livello non superiore alla loro
capacità di rinnovamento.
Sviluppo sostenibile. Secondo alcuni autori[8]
i punti fermi nel concetto di sviluppo sono:
Note:
[1] D.
e D. Meadows - 1972.
[2] A Rio
vennero prodotti altri importanti documenti: la Dichiarazione su ambiente
e sviluppo, la Dichiarazione dei principi sulle foreste, la Convenzione
sulla diversità biologica e la Convenzione quadro sui cambiamenti
climatici.
[3] Già
nel 1988 D.Pearce (Centre for Social and Economic Research on the Global
Environment) aveva definito lo S.S. come “il progresso economico ottenuto
senza erosione del capitale naturale, in modo tale che le disponibilità
ecologiche rimangano costanti, mentre l’economia persegue gli obiettivi
sociali ritenuti adeguati”.
[4] tra
i quali Meadows, Daly, Pearce e Turner.
[5] http://www.worldwatch.org/bios/brown.html
[6] Edizioni
Ambiente, 1998.
[7] In
Parlamento al momento della stesura dell’articolo.
[8] Tra
i quali G. Franceschetti.
[9] ma
chi decide?
[10]
Lo sviluppo economico normalmente viene misurato dal PIL (o dal PNL). Ma
il concetto può essere esteso ed includere altri indicatori di sviluppo
come l’istruzione, la salute ed alcune misure della qualità della
vita. Un esercizio di questo tipo può essere trovato nell’Indice
di sviluppo umano (HDI) delle Nazioni Unite. Più che una misura
questo indice dà una graduatoria.
[11]
Conferenza su “Sviluppo sostenibile: quali contenuti?” Perugia- 1996.