Sapphō
Saffo
FRAMMENTI

GRECIA - VII Secolo a.C.

 


"Dolce-ridente Saffo coronata di viole" la chiamò Alceo di Mitilene che ebbe la fortuna di conoscerla. A tutt'oggi, a duemila e settecento anni di distanza, Saffo continua a incantare l'umanità. Perché la poetessa di Lesbo cantò i più delicati e sottili moti dell'anima, l'enigma dell'innamoramento, la forza struggente della passione, il distacco, la nostalgia, la melanconia; fu la prima voce a parlare di sé stessa della letteratura greca e dunque dell'intera letteratura occidentale. Pochi frammenti sono pervenuti della sua opera ma la loro forza è immensa. Quella di Saffo fu una figura straordinaria, anche se troppo a lungo si è insistito, forse con eccessiva malizia, sul tiaso da lei fondato per educare le fanciulle al culto delle Muse e sugli strani dolci amori che là fiorivano. Ma non bisogna dimenticare che proprio in quel luogo privilegiato nasceva un nuovo modo d'intendere la poesia. Una poesia struggente e di rara bellezza, capace di piegare piegare l'esperienza eroica di Omero all'impeto dei sentimenti. Solo il cuore di una donna poteva arrivare a tanto e sfiorare l'Assoluto nei suoi versi d'amore.

 


FRAMMENTI

Su, lira divina, parlami, fa' risuonare la tua voce...
* * *
Ma io amo la delicatezza ed Éros ha ottenuto per me la bellezza e la luce del sole.
* * *
Simile in tutto agli dèi
mi appare l'uomo che ti siede dinanzi
e ti ascolta così da vicino, mentre
parli con lieve sussurro e ridi amabile:
questa visione mi sconvolge il cuore in petto.
Basta che ti getti uno sguardo e mi si spezza la voce,
la lingua s'inceppa, subito un fuoco sottile corre sotto la pelle,
gli occhi non vedono più, le orecchie rombano,
un freddo sudore mi scorre, un tremore tutta mi afferra,
sono più verde dell'erba,
e poco manca che muoia...
* * *
L'animo mio di nuovo Éros squassa
come il vento le querce sul monte,
dolceamara implacabile fiera...
* * *
Chi un esercito di cavalieri, chi una schiera di fanti,
chi una flotta di navi dirà che sia sopra la terra nera la cosa più bella.
Io dico, ciò che si ama...
* * *
Non so dove volgermi: la mia mente si divide in due...
* * *
Ora risplendi tra le donne di Lidia
come quando il sole scompare
e la luna dalle dita di rosa vince tutte le stelle.
La sua luce sfiora il mare salato
e i campi screziati di fiori.
Goccia la rugiada gentile,
germogliano rose e teneri cerfogli
e fiorisce il meliloto.
Ti aggiri inquieta, ricordi,
e il desiderio della dolce Attis
ti consuma l'anima lieve...
* * *
Usignolo amabile voce
messaggero di primavera...
* * *
Piena splendeva la luna
e le fanciulle si posero
intorno all'altare.
* * *
Avrei davvero voluto morire
quando lei mi lasciò in affannoso pianto
tra molte cose dicendomi ancora:
"Come soffriamo atrocemente, Saffo,
io ti lascio contro il mio volere."
Ed io a lei rispondevo:
"Va' serena e di me serba il ricordo.
Sai quanto ti ho amata.
Se mai tu lo dimenticassi, sempre
io ricorderò i bei momenti che vivemmo.
Quando di corone di viole
e di rose e di croco, accanto a me
ti cingevi il capo gentile,
e mettevi intorno al collo
ghirlande intrecciate di fiori.
E cosparsa di essenze profumate
sul morbido letto ti saziavi,
né mai vi furono danze
nei sacri boschi a cui fossimo assenti..."
* * *
Le stelle intorno alla stupenda luna
nascondono i loro volti splendenti
quand'essa s'inargenta in tutto il suo splendore
illuminando la terra...
* * *
Che cosa brama ancora il tuo folle cuore?
Chi devo, Saffo, ancora persuadere
a darti ricompensa nell'amore?
Chi ti fa soffire?
Se adesso fugge, poi ti cercherà;
se sdegna i tuoi doni, presto ne farà;
se non ti ama, presto ti amerà,
anche se non vuole...
* * *
Quando morta giacerai, mai più
si ricorderanno di te, per sempre:
più non vedrai le rose della Pieria,
ma oscura ti aggirerai nelle case di Ade
aleggiando tra i morti neri...
* * *
Sei giunta, ti desideravo,
hai dato ristoro alla mia anima ardente...
* * *
Ma tu dèstati, avvìati
con i tuoi giovani amici,
perché possiamo vedere
un sonno ancora più breve di quello
di un uccello dal canto sonoro.
* * *
Tramontata è la luna e le Pleiadi,
a metà del suo corso è la notte,
il tempo passa e io dormo sola...
* * *
Signore, lo giuro sulla dea beata:
non più voglio stare sulla terra,
desiderio di morte mi prende,
di vedere le sponde d'Acheronte
fiorite di loto...
* * *
Di ghiaccio divenne il loro cuore e le ali si chiusero.

«Saffo e Alceo». Dipinto di Sir Lawrence Alma-Tadema (1881).

 


NOTA

A chi mi chiede chi sia, a mio parere, il più grande poeta mai esistito, risponderei senza alcun dubbio che questo poeta era una poetessa. Saffo non è certo una figura poco conosciuta: dall'antichità ad oggi, ha avuto schiere di estimatori pronti a lasciarsi sconvolgere dalla rara potenza dei suoi versi. Se ho voluto riportarla in questa piccolo antologia, è solo per devozione personale. E poiché la sua opera è già ridotta in frammenti, non mi sono fatto scrupolo di frammentarla ancora di più, cucendo insieme diverse traduzioni secondo il mio gusto personale. Tanto non avrete difficoltà a trovare antologie a lei dedicate in qualsiasi libreria...

 


LETTURE
  • Robert Graves: La Dea Bianca. Adelphi, 1995.
  • Saffo: Poesie. Newton 1991.
  • Francesco Sisti [a cura di]: I lirici greci. Garzanti 1990.
  • Salvatore Quasimodo [traduzione di]: Lirici greci. Mondadori 1995.

 

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