Galileo Galilei
(1564-1642)Astronomo, matematico e filosofo
sperimentale. Nato a Pisa da Vincenzo Galilei, musicista e scrittore di cose
musicali, entrò nel locale Studio tra gli «scolari artisti» per studiare
medicina (1581), ma poi rinunziò alla scienza pratica e si volse alla ricerca e
agli studi di filosofia sperimentale. L’amicizia di Guidobaldo del monte,
famoso matematico, valse nel 1589 ad ottenersi la nomina a lettore di
matematiche nello Studio di Pisa con il piccolo stipendio annuo di 60 scudi. La
nomina era anche dovuta alla fama raggiunta per alcune scoperte: nel 1583,
osservando il movimento di una lampada nel duomo di Pisa, Galileo aveva
enunciato l’isocronismo delle oscillazioni pendolari e la scoperta gli era
servita a costruire un apparecchio per la misurazione della potenza del polso;
nel 1586 aveva inventato la bilancia idrostatica per misurare il peso dei corpi
e nel 1587 aveva formulato alcuni teoremi sul centro di gravità dei corpi.
L’anno successivo alla nomina scrisse in Latino De motu e i Theoremata circa
centrum gravitatis solidorum. Con la morte del padre (1591), rimasero a suo carico
la madre, due sorelle e un fratello ed ebbe inizio un periodo finanziario
penoso. Nel 1591 ottenne dal governo di Venezia la cattedra di matematiche a
Padova, ma presto le sue idee scientifiche rivoluzionarie e la satira spesso
violenta con cui usava attaccare i sostenitori dei vecchi schemi dogmatici gli
procurarono nemici e ostilità. Rimase a Padova fino al 1610, quando passò,
chiamato da Cosimo dè Medici, allo studio di Pisa, senza obbligo di «leggervi,
se non onorariamente», cosa che gli permise di dedicarsi completamente alle sue
ricerche. Negli anni precedenti, a parte alcune invenzioni pratiche, come un
«ediffizio di alzar acqua e adacquar terreni», aveva scoperto una specie di
termometro e un compasso geometrico e militare (1597). Nel 1599 aveva
conosciuto la veneziana Marina Gamba: da tale relazione nacquero due figlie e
un figlio. Entrambe le figlie presero più tardi i voti: la primogenita,
prediletta dello scienziato, col nome di suor Maria Celeste; l’altra, Livia,
con quello di suor Arcangela.
Galileo Galilei fu il primo ad usare il telescopio
per osservazioni astronomiche. Poté affermare che la via Lattea è costituita di
stelle e che la superficie della Luna non era Liscia e luminosa, ma interrotta
da monti alternati da vallate e illuminata dai raggi del sole riflessi
attraverso la terra. Nel gennaio 1610 scoprì i quattro satelliti di Giove e ne
annunciò la scoperta nel Sidereus Nuncius
dedicato al granduca Cosimo; nello stesso anno osservò a Padova gli anelli
di Saturno e notò che il Sole era ricoperto di macchie ( quest’ultima scoperta
fu rivelata nell’opuscolo stampato nel 1613 a cura dell’Accademia della Crusca,
Istoria e Dimostrazioni intorno alle
macchie solari e loro accidenti, ecc.).
La pubblicazione del Sidereus Nuncius suscitò tra i
peripatetici, cioè gli aristotelici difensori della tradizione ufficiale rimasta
ferma al Medioevo, in vero scandalo e agli attacchi Galileo rispose con ardore
ridicolizzando i suoi avversari. Nel 1611 fece un viaggio a Roma e fu un vero
trionfo perché alti prelati, studiosi e cardinali lo accolsero con onore,
mostrandosi interessati alle scoperte astronomiche fatte col cannocchiale. In
realtà però negli ambienti ecclesiastici cominciavano già a levarsi voci ed
accuse di eresia. Galileo divulgava la concezione rivoluzionaria di Copernico e
la traduceva anzi in moderni termini scientifici. Nel 1612 un domenicano di
Firenze, Nicolò Lorini, predicò contro di lui dal pulpito. Tre anni dopo lo
stesso frate denunciava Galileo al Sant’Uffizio per le opinioni sui moti della
Terra contrari alle Sacre Scritture e al sistema aristotelico-tolomaico accettato
dalla teologia scolastica. L’inquisizione cominciò a valutare lentamente le
minacce del clero fiorentino. Lo stesso Bellarmino, il maggior controversista
cattolico, che aveva avuto il ruolo di grande accusatore nel tragico processo
di Giordano Bruno, prendeva decisamente posizione sulla teoria copernicana
(«voler affermare che realmente il Sole sia nel centro del mondo, e solo si
rivolti in sé stesso senza correre dall’oriente verso l’occidente e che la
Terra stia nel terzo cielo e giri con somma velocità intorno al Sole, è cosa
molto pericolosa non solo d’irritare tutti i filosofi e teologi scolastici, ma
anche di nuocere alla Santa Fede con rendere false le Scritture Sante»).
Galileo, preoccupato per le cause dei peripatetici «di nulla intendenti di
queste materie», ritornò nel 1616 a Roma ed ebbe un’udienza dal papa riuscendo
ad ottenere una dichiarazione di «integrità» e «sincerità di mente». Riprese
allora il suo lavoro: nel 1621 ultimo Il
Saggiatore; nel 1624, dopo un nuovo
viaggio a Roma, prese a scrivere la sua massima opera, il Dialogo dei massimi sistemi, ultimato dopo varie interruzioni
(tra l’altro nel 1628 per malattia) nel 1630. La pubblicazione del dialogo, nel 1632 fu considerata dalle autorità
ecclesiastiche come una sfida. In esso Galileo distruggeva il sistema delle
sfere celesti durato 2000 anni e stabiliva le proprietà necessarie della
materia (densità, posizione ed estensione) suscettibili di trattazione
matematica. Nell’autunno dello stesso anno il papa (Urbano VIII) ordinò che lo
scienziato fosse portato di fronte al Sant’Uffizio, se necessario «legato anche
coi ferri». A Roma, dopo alcuni interrogatori Galileo si decise a confessare i
propri «errori» (aprile 1633).Il 22 giugno dello stesso anno gli venne letta la
sentenza di condanna al carcere formale con l’aggiunta di recitare sette
preghiere penitenziali una volta alla settimana per tre anni; quindi egli
pronunciò l’abiura. Non è da ritenersi vero che abbia mormorato le famose
parole «Eppur si muove». In seguito il papa gli concesse di restare confinato nella
sua villa Arcetri. Per tutte le sue opere fu cominciato il veto del Sant’Uffizio,
omesso poi con decreto della congregazione dell’Indice, ben un secolo dopo, nel
1757.
Il processo di Galileo risultò un trionfo per la scienza
e per il libero pensiero. Esso si svolse a porte chiuse e fu caratterizzato
dalla mitezza dei giudici, preoccupati di non urtare gli ambienti intellettuali
italiani e stranieri. Tutta via il verdetto, per quanto mite (nel suo confino
di Arcetri Galileo poté continuare a lavorare e portare a termine i suoi lavori
sulla dinamica e sulla statica), fu riprovato ovunque e pose in luce l’incompatibilità
esistente tra scienza e dogma religioso. Da all’ora il sistema tolemaico venne
abbandonato e le nuove teorie sul sistema solare trionfarono.
Gli ultimi anni furono per Galileo di dolore e di infermità.
Nel 1634 morì nel convento di S.Matteo di Arcetri la sua prediletta figlia Suor
Maria Celeste; nel 1636 la sua vista si indebolì gravemente, l’anno seguente la
perse dal tutto. Gli furono vicini Vincenzo Viviani che poi ne raccontò la
vita(Raccontò il storico della vita di Galileo, pubblicato postumo nel 1717) e Evangelista
Torricelli, giunto nella villa per aiutare il maestro, cieco, nella stesura di
argomenti scientifici.