Organizzazioni
e marketing degli eventi culturali
1.Tipologia degli eventi culturali
All'interno
di questo quadro di riferimento è opportuno definire l'importanza e una prima
tipologia degli eventi culturali. Questi non nascono spontaneamente, non sono un
semplice fenomeno di costume o un banale prodotto dei media e dell'industria
dell'intrattenimento ma sono il frutto della riflessione di specifici operatori
che li immaginano, li progettano e raccolgono energie e risorse per dargli vita.
Un
evento può essere costituito da una manifestazione, una mostra, un concerto,
una fiera o uno spettacolo che comprende diverse discipline artistiche
(architettura, fumetto, cinema, musica, letteratura, etc.) e che coinvolge
direttamente il suo pubblico.
Una
prima tipologia può essere definita sulla base delle finalità che si
propone il soggetto organizzatore. L'evento può nascere, infatti, in risposta
alle esigenze dei più vari attori sociali, quali associazioni e organizzazioni,
aziende ed enti locali, che hanno lo scopo:
Ø
di
promuovere se stessi;
Ø
di
lanciare e far esordire uno o più artisti;
Ø
di
utilizzare un luogo, uno spazio poco sfruttati;
Ø
di
rivalutare e riqualificare una zona, un quartiere o un'area urbana.
Le
città, infatti, sono il luogo adeguato per lo svolgimento di manifestazioni di
successo, poiché hanno la possibilità di finanziare attività, come i
festival, ma anche di investire in servizi permanenti, come le sale da concerto,
le biblioteche, i musei e i centri culturali.
“In molti casi, inoltre,
eventi apparentemente effimeri, se organizzati coerentemente e ripetuti
regolarmente, possono diventare attrattive permanenti del paesaggio culturale di
una città, producendo benefici a lungo termine, in termini di immagine, turismo
ed incentivo alla produzione culturale locale”[1].
La
promozione di una simile politica di successo da parte delle amministrazioni
pubbliche s'intreccia con la richiesta e l'esigenza di riqualificazione
ambientale delle nostre città. Questo tipo di consumo diviene pretesto per
riscoprire spazi dimenticati o degradati e il motore economico per il loro
recupero.
Ciò
spiega l’attenzione per una politica che “individui strategicamente le
risorse culturali per lo sviluppo urbano e della comunità (cultural planning)”[2].
Si tratta dunque di una modalità di connessione tra politica culturale e
settori di progettazione e sviluppo locale per stabilire piani d’azione
integrati. Il cultural planning fonda le sue radici nella concezione
della cultura come stile di vita, come propensione che orienta l’agire umano,
trascendendo quindi le tradizionali divisioni tra settori. Per attuare strategie
di cultural planning, occorrerà muoversi verso un approccio al policy
making assai più articolato, che
favorisca le collaborazioni tra diversi ambiti e superi definitivamente le
tradizionali divisioni di competenze, abbandonando le rigide specializzazioni
professionali, che sfociano, spesso, in sterili difese corporative. A tal scopo
si rende necessaria una formazione professionale ampia e diversificata, che
comprenda economia urbana, storia, politica e geografia.
Il
bisogno di cultura della società in cui viviamo è sempre di più un'esigenza
fondamentale, ma alcune imprese manifestano un certo ritardo nell'utilizzare
questo tipo di eventi come mezzo di soddisfazione di tale bisogno, non cogliendo
l'opportunità di avvantaggiarsi di un ritorno d'immagine positivo. Uno dei
motivi di tale ritardo sta anche nell'assenza di una vera e propria industria
degli eventi.
Come
abbiamo visto, a seconda dei soggetti e degli scopi che sono messi
in campo, cambia il tipo di evento, che può essere impostato su argomenti e
temi diversi e con modalità particolari.
Una
seconda tipologia può essere, quindi, rappresentata da:
Ø
mostre
a tema di uno o più artisti;
Ø
eventi
incentrati, per esempio, su un genere musicale intorno al quale si può
costruire una rete di servizi in tema (come spazi internet, ristori, workshop);
Ø
manifestazioni
che si basano su uno stesso tema o problematica e lo affrontano attraverso
l'espressione delle diverse discipline.
A
seconda della tipologia messa in atto, vengono richiamati target diversi più o
meno specifici che frequentano e fruiscono l'evento.
Una
terza tipologia, infatti, si può pensare proprio in relazione ai diversi
pubblici. L'interazione tra i produttori di eventi e i consumatori/fruitori
degli stessi rappresenta sempre di più un elemento determinante in questo
genere di scelte.
Se
lo scopo è raggiungere uno specifico target, l'evento sarà pensato in funzione
di questo. Per esempio:
Ø
durante
le campagne elettorali, spesso, sono organizzati eventi che hanno come obiettivo
quello di conquistare un elettorato (pubblico) specifico che si pensa possa
condividere con il candidato o con il partito, valori e credenze.
Ø
In
campagne di sensibilizzazione su problematiche legate al mondo giovanile,
l'evento sarà strutturato in modo che possa attirare questo tipo di pubblico.
Il
fruitore è sempre di più un soggetto attivo, una sorta di co-produttore
dell'evento stesso. Così le diverse tipologie di eventi permettono a un
pubblico eterogeneo di trovare quello nel quale identificarsi. L'evento si
propone come rito di appartenenza festivo,[3]
e richiede la partecipazione diretta, per il suo svolgimento, dei membri di una
comunità.
Una
quarta tipologia di eventi che si vanno affermando, è rappresentata da quelle
manifestazioni che hanno in sè una pluralità di scopi e che attraverso
sinergie organizzative stimolano la riflessione su un coinvolgente tema
d'attualità che permette, per esempio, di associare a tale tema nomi, marchi,
sponsor, artisti già consacrati che operano da testimonial, allo stesso tempo
promuoverne di emergenti, vendere e
pubblicizzare un prodotto. Una giusta miscela di questi elementi consente di
definire questo genere di eventi come multiscopo.
2.Organizzazioni e gruppi creativi
I cambiamenti intervenuti nella società e, in
particolare, il prevalere dei lavori intellettuali su quelli esecutivi hanno
imposto alle organizzazioni l’abbandono della rigida struttura piramidale
tipica del taylor-fordismo e l’adozione di nuovi modelli più flessibili di
organizzazione tra i quali spicca il network.
Tale modalità di organizzazione consiste in una
rete di collegamento che può riguardare le parti di una impresa, ma ancor più
spesso coinvolge città, gruppi, artisti, compagnie, associazioni, scienziati,
realtà pubbliche e private.
Ne L’emozione e la regola De Masi analizza
il caso esemplare del Circolo Matematico di Palermo, affermando che
“l’espediente risolutivo che determina il successo pratico dell’iniziativa
sta nella genialità precorritrice della sua organizzazione (squisitamente
post-industriale, vista oggi con i nostri occhi), basata sull’idea del
network”.
Il network rappresenta la forma organizzativa
emblematica della nuova società, che si fonda sul flusso delle informazioni,
sulla capacità di comunicare, sull’intelligenza, sullo scambio reciproco,
sulla complessità dei rapporti, sull’immaterialità delle attività.
La prevalenza delle attività ideative e mentali
porta alla necessità di inventare, o meglio recuperare dal passato, modalità
organizzative che stimolino la creatività e la produzione di idee, piuttosto
che la produzione di beni materiali.
La complessità dei compiti da affrontare e la
conseguente necessità di
competenze diverse per la loro soluzione fanno del gruppo la dimensione
privilegiata delle attività lavorative.
Si avverte l’esigenza di comprendere come sia
possibile favorire l’instaurarsi, all’interno di gruppi di lavoro, di un
clima creativogenico.
“Il gruppo di lavoro, nelle varie accezioni che
assume (team, equipe, commissione, task force, etc.) in questi ultimi tempi
viene sempre più individuato come l'unità di lavoro a cui spettano compiti
progettuali, esecutivi, di valutazione in ambito sia istituzionale sia
privato”[4].
L'organizzazione di eventi è una di quelle attività
nelle quali si predilige questa dimensione organizzativa del lavoro.
È necessario quindi sottolineare l’importanza
del fattore gruppo, dell’interazione e della collaborazione proficua di più
persone. I teorici della Gestalt, per primi, hanno teorizzato il gruppo come
qualcosa di più della semplice somma degli individui che lo costituiscono, come
una cassa di risonanza e amplificazione di potenzialità, creatività,
efficienza delle quali sembra possano godere tutti i membri. Il gruppo, infatti,
si struttura come un sistema, nel quale le parti entrano di continuo in contatto
con il tutto, producendo in tal modo unità e diversità.
Un fruttuoso lavoro di gruppo richiede il
chiarimento delle aspettative reciproche, la definizione degli obiettivi, la
divisione dei compiti, la definizione delle responsabilità.
L’attività del gruppo che si forma in vista
dell’organizzazione di un evento è fortemente mirata all’obiettivo. La sua
costituzione avviene attraverso: a) l’interazione, intesa come forza che
esalta i vantaggi provenienti dal partecipare ad un collettivo; b)
l’interdipendenza, ossia la consapevolezza dei membri di dipendere gli uni
dagli altri; c) la negoziazione, nella quale, confrontando i punti di vista
individuali, ciascun membro del gruppo arriva a cogliere la complessità del
sistema.
Nel gruppo sarà dunque sempre presente
l’interazione tra una dimensione antropologica (che riguarda la composizione
del gruppo stesso), una dimensione adattiva (a seconda della natura degli
obiettivi stabiliti) e il più ampio contesto socioculturale e organizzativo in
cui esso agisce, determinando una varietà di conseguenze quali il clima
psicologico, lo stile di conduzione e l’affiatamento. Nel gruppo che crea un
evento spesso si incontrano professionalità provenienti da ambiti diversi, al
fine di portare a termine uno specifico progetto.
Il modello di organizzazione cui essi vengono
improntati è quello per progetti. Riprendiamo la distinzione fra quattro tipi
puri di organizzazione, funzionale, divisionale, per progetto e a matrice, come
è stata elaborata da Ansoff e Brandenburg[5],
soffermandoci su quello che maggiormente desta il nostro interesse: il modello
per progetto.
Uno
dei numerosi vantaggi di questa modalità di organizzazione risiede nel fatto
che la duttilità che la caratterizza rende possibile il raggiungimento di
obiettivi anche molto complessi, attraverso la selezione delle risorse più
adatte.
Il project management (gestione per
progetti) è una vera e propria metodologia di lavoro, particolarmente diffuso
in molti settori produttivi. Può essere definito come: “gestione sistemica di
una attività complessa, unica, con un inizio e una fine predeterminate, che
viene svolta con risorse organizzate, mediante un processo continuo di
pianificazione e controllo, per raggiungere degli obiettivi predefiniti,
rispettando vincoli interdipendenti di costo, tempo e qualità”[6].
Il ciclo di vita di un progetto consiste generalmente delle seguenti quattro
grandi fasi:
1. Fase di impostazione - ideazione. In questa fase si determinano gli obiettivi, le
strategie e le linee guida del progetto. Nell'ideazione di un evento si deve
tener conto di esigenze diverse e potenzialmente conflittuali: artistiche,
produttive e di programmazione. In questa fase il gruppo deve, quindi, procedere
ad una vera e propria valutazione di fattibilità.
La fattibilità di un progetto può essere valutata
in due modi: a) una riflessione generale sulle reali possibilità di realizzare
l’evento (valutazione dei finanziamenti, delle risorse tecnico-artistiche, dei
tempi approssimativi); b) una analisi delle potenzialità del progetto.
Quest’ultima può disporre di uno strumento valido, utilizzato nel marketing,
chiamato S.W.O.T, che serve a visualizzare i punti di forza e i punti di
debolezza del progetto, le opportunità e le eventuali minacce. Uno schema
grafico può essere utile per spiegare meglio questo test di analisi:
S.W.O.T. ANALYSIS [7]
Strenght |
Weakness |
Opportunities |
Threats |
FORZA |
DEBOLEZZA |
OPPORTUNITA’ |
MINACCE |
|
|
|
|
I punti di forza rappresentano i settori di
successo dell’organizzazione e quindi anche quelli per cui l’evento può
risultare preferibile rispetto ad un altro. Questi indicano il percorso da
seguire anche per eventuali edizioni future.
Le debolezze, invece, evidenziano le carenze
dell’organizzazione, ossia tutte quelle attività che si sarebbero potute
svolgere in maniera migliore e dovranno quindi essere affrontate diversamente in
futuro.
Le opportunità costituiscono le potenzialità da
sfruttare, spesso emerse nel corso dell’evento stesso, sulle quali sarà
necessario lavorare per apportare miglioramenti alla nostra manifestazione.
Le minacce, infine, provengono non solo
dall’ambiente esterno (possibili manifestazioni concomitanti o mancati
finanziamenti), ma anche dall’interno (contrasti tra i membri del gruppo). Per
questo motivo occorrerà mantenere all’interno del gruppo di lavoro un
ambiente il più possibile cooperativo, motivando e dando il giusto peso alla
personalità di ciascuno.
2. Fase di pianificazione. In questa fase il gruppo passa a pianificare le
attività da intraprendere per realizzare quanto si è ideato. Per prima cosa si
deve procedere a quattro scelte fondamentali: dove realizzare l'evento, in che
periodo, in quale ambito e con chi collaborare.
E' importante
prendere in considerazione i fattori relativi alla sede e al luogo perché ciò
influenza il valore intrinseco della manifestazione. L’individuazione del
luogo o dello spazio dove lo spettacolo verrà effettuato, quindi, deve
corrispondere a criteri di:
Ø
Funzionalità,
rispetto all’utilizzo, alla raggiungibilità, alla fruibilità, alle esigenze
di comunicazione e di sicurezza.
Ø
Economicità,
se gratuito o sulla base del prezzo di locazione.
Ø
Opportunità,
relativamente ai possibili vantaggi diretti e/o indiretti in termini
organizzativi, finanziari.
Ø
Capienza, in
conseguenza del tipo di evento e del rilievo della manifestazione, del numero di
spettatori che potranno intervenire, degli incassi previsti.
Ø
Immagine, per
il prestigio dell’evento e degli artisti che vi partecipano o per la qualità
della programmazione che di solito vi è ospitata.
Ø
Disponibilità,
nelle date che interessano.
Ø
Compatibilità,
con il carattere dell’evento.
La valutazione della sede deve basarsi soprattutto
sulla maggiore o minore attrazione
del target dei visitatori e quindi sugli obiettivi di comunicazione della
manifestazione.
Svolto questo tipo di programmazione è necessario
procedere alla stesura del piano operativo e del piano finanziario.
3. Fase di esecuzione. Il progetto viene realizzato materialmente
seguendo le indicazioni fissate nella fase precedente, anche mediante azioni di
monitoraggio e di autocorrezione. Siamo nell’ambito della vera e propria
gestione organizzativa. In questa fase si devono considerare gli aspetti
economici finanziari, logistici, tecnici, contrattuali, amministrativi.
Particolare attenzione meriterà la gestione della comunicazione, che includerà
le attività che riguarderanno l’immagine dell’evento, la promozione, la
pubblicità, il rapporto con gli organi di informazione, le relazione esterne,
il merchandising. E’ evidente che tali attività saranno in relazione
con le strategie di marketing scelte dal gruppo .
4. Fase di conclusione. In questo settore c’è la tendenza a considerare
chiusa e conclusa una manifestazione dopo la cosiddetta ‘ultima’.
La fase di conclusione di un progetto di spettacolo richiede una serie di
operazioni di completamento. Accanto ai necessari adempimenti amministrativi,
allo smontaggio delle strutture e allo sgombero dell’area utilizzata, alla
raccolta della documentazione relativa allo spettacolo, si dovrà procedere ad
una valutazione finale sullo svolgimento ed esito della manifestazione. Si
provvederà, quindi, ad una verifica all’interno del gruppo, ripercorrendo
tutte le fasi del progetto e valutando i suoi aspetti positivi e negativi. Una
seconda verifica sarà necessaria con l’ente committente e con i partner
coinvolti nella manifestazione.
Tali momenti sono importanti per capire quali
problemi si sono incontrati e che soluzioni sono state adottate, fornendo così
un feedback a ciascun collaboratore. Una riflessione attenta sul lavoro
svolto aiuterà non solo il responsabile di progetto, ma anche l’intera
struttura organizzatrice nella realizzazione delle future iniziative.
Per valutare razionalmente una manifestazione, è
necessario, quindi, comparare i risultati ottenuti con gli obiettivi iniziali e
comprendere in che misura la pianificazione e il modo in cui è stata portata a
termine abbiano contribuito a fare di un evento un successo. L’attività di follow-up,
ovvero le azioni intraprese dal gruppo per dare continuità all'evento
rendendolo così un appuntamento, è la logica conseguenza del successo della
manifestazione e di una valutazione positiva del lavoro svolto.
La fase di completamento dell'edizione conclusa,
quindi, è essa stessa il primo momento della fase di ideazione dell'evento
successivo.
3. Strategie di marketing
Al
fine della nostra ricerca mettiamo ora in evidenza gli elementi fondamentali che
caratterizzano il marketing all’interno di un’organizzazione culturale. Gli
elementi costitutivi di ogni attività di marketing sono cinque: il soggetto,
l’oggetto, il destinatario, lo scambio e il marketing-mix.
Il
soggetto dell’azione di marketing
è l’ente o l’organizzazione culturale, le persone che operano all’interno
di essa, che propone il prodotto ad un pubblico.
Generalmente
la gestione del marketing viene affidata ad una persona o ad un ufficio
specifico, ma ciò non deve portare ad una visione del marketing come insieme di
procedure separate dalle altre attività intraprese dall’organizzazione.
Il
marketing è, infatti, nella maggior parte dei casi, una filosofia che guida
l’intera organizzazione e permea tutte le funzioni e le azioni messe in atto
dai suoi membri.
Per
definire l’oggetto di un’azione
di marketing è necessario individuare gli obiettivi, di breve e lungo periodo,
che l’organizzazione intende raggiungere. Tra questi il primo, di breve
periodo, è senza dubbio quello di stimolare la domanda di fruizione di un
prodotto culturale specifico (spettacolo teatrale di prosa o lirica, museo,
libro, concerto). Vi sono, poi, altri obiettivi di lungo periodo quali la
creazione di un determinato gusto estetico nel pubblico, la promozione di nuove
forme artistiche, il sostegno all’innovazione e alla creatività, la
valorizzazione dell’eccellenza artistica.
Una
volta definito l’oggetto, il passo successivo è quello di identificare il destinatario
del prodotto, ovvero il pubblico inteso come “gruppo distinto di individui e/o
organizzazioni che ha interesse e/o impatto reale o potenziale nei riguardi di
un’organizzazione”[8].
Un’organizzazione
che propone un prodotto culturale opera in un ambiente costituito da due diversi
target: i fruitori effettivi o potenziali del prodotto e le istituzioni
pubbliche o private che, attraverso finanziamenti, sponsorizzazioni o accordi di
altro genere, si rivolgono all’organizzazione stessa per vedere soddisfatti i
loro bisogni in termini socioculturali e di immagine.
Possiamo
distinguere , quindi, due tipi di pubblico in base alle funzioni che svolgono:
il pubblico fornitore di fattori produttivi e il pubblico fruitore.
All’interno
del primo distinguiamo i sostenitori, sponsor privati e finanziatori pubblici, e
i semplici fornitori , ovvero coloro che forniscono materie prime e servizi per
la realizzazione in cambio di un corrispettivo.
Il
pubblico fruitore è, invece, composto dai consumatori effettivi, da quelli
potenziali e da quelli intermedi, ovvero opinion-leaders, giornalisti,
critici, vip e tutti coloro che operano da testimonial, consapevoli o
inconsapevoli.
Lo
scambio è il rapporto che si
instaura tra pubblico e organizzazione.
Quest’ultima
propone il prodotto o servizio culturale e la divulgazione del valore cultura in
cambio di diversi tipi di contropartita, quali finanziamenti in denaro, vendita
e donazione di materie prime, attrezzature e servizi da parte dei fornitori e
denaro proveniente dalla vendita del prodotto o di servizi ad esso collegati.
Si
possono, quindi, individuare due flussi di scambio bilaterali: uno tra fornitori
e organizzazione culturale, l’altro
tra quest’ultima e fruitori.
La
quinta componente fondamentale dell’attività di marketing è definita marketing-mix.
Con
tale espressione ci riferiamo alle decisioni e alle conseguenti azioni che
l’organizzazione intraprende relativamente alle variabili di marketing che
sono sotto il suo diretto controllo: prodotto, prezzo, promozione e modalità di
distribuzione.
Obiettivo
principale del marketing-mix è giungere alla individuazione della migliore
combinazione tra tali variabili in relazione ai fini e ai mezzi
dell’organizzazione.
Il
prodotto di base (mostra, evento,
concerto o altro) viene solitamente integrato con prodotti diversificati
tangibili e intangibili al fine di formare un insieme capace di rispondere a
tutte le esigenze del target.
La
natura del prodotto di base (concerto, mostra, rassegna, evento) vincola
tutte le successive scelte di marketing, perché è la variabile a monte di
tutto il processo.
Il
pacchetto di servizi aggiuntivi, il secondo elemento di formazione del prodotto
culturale, è l’insieme dei servizi attivati per soddisfare tutti i bisogni
satelliti del fruitore. Essi possono essere di due tipi: servizi di
facilitazione all’uso del prodotto di base e servizi ausiliari a cui il
consumatore può accedere grazie all’acquisto del prodotto di base.
Il
pacchetto di servizi, detto offerta di servizi incrementata, rappresenta un
mezzo per differenziare il prodotto
di base e deve essere sviluppato in modo completo se si vuole battere la
concorrenza.
Particolare
attenzione va dedicata ai rapporti intercorrenti tra fruitore e organizzazione
culturale. Tali rapporti variano a seconda delle situazioni. Gronroos (1994)
individua tre elementi fondamentali che caratterizzano tale processo di
interazione: l’accessibilità del prodotto, la qualità dell’interazione con
l’organizzazione culturale e il grado di partecipazione del cliente. E’ da
sottolineare che in questo tipo di attività un atteggiamento positivo del
consumatore è fondamentale. La sua disponibilità, infatti, concorre a
determinare la qualità stessa del servizio offerto, in quanto nel settore dei
servizi il momento della produzione coincide con quello della fruizione.
Il
passaggio finale di questo processo di marketing è una fase di feedback,
durante la quale l’organizzazione deve farsi carico di conoscere il livello di
soddisfazione del pubblico, al fine di valutare il livello qualitativo
dell’esecuzione complessiva del progetto e individuare l’esistenza di
eventuali errori che in una futura pianificazione dovranno essere evitati.
Il
Prezzo, “è la somma di denaro
pagato dal compratore al venditore in cambio di un prodotto o servizio” [9]
La
sua determinazione è legata agli obiettivi che l’organizzazione intende
raggiungere; può rispondere ad esigenze prettamente economiche, quali la
massimizzazione del profitto o il recupero dei costi, oppure soddisfare esigenze
sociali e culturali, come favorire l’accesso a questo tipo di manifestazioni,
disincentivare o incentivare un determinato mercato.
La
realizzazione di un prodotto culturale è in genere molto costosa in quanto alla
sua costituzione concorrono varie componenti che richiedono l’uso di materiali
eterogenei, la collaborazione di diversi gruppi artigianali, lunghe prove di
preparazione e di allestimento da parte degli artisti e delle squadre di
tecnici. E’, inoltre, un ambito produttivo in cui le economie di scala non
hanno un ampia probabilità di realizzazione.
Una
politica del prezzo elevato è sconsigliata in quanto la situazione generale del settore cultura presenta tra le
esigenze più urgenti quella di richiamare nuovi e numerosi fruitori. Di fronte
a una simile situazione il costo al
pubblico del prodotto culturale deve essere contenuto, per attirarlo. Spesso
vengono praticati diversi prezzi: accanto a quello intero, sono fornite altre
soluzioni che variano in funzione dell’età e di altre caratteristiche
dell’utenza servita.
La
distribuzione, “è l’insieme delle
attività atte al trasferimento del prodotto dal produttore al consumatore”[10].
In
questa variabile sono compresi il servizio di vendita e la vera e propria
distribuzione del prodotto servizio.
Il
livello qualitativo del servizio di vendita dipende dall’orario di apertura
dei punti vendita, dalle modalità di ritiro e/o prenotazione; dall’ampiezza
del territorio raggiunto da tale servizio, dalla professionalità del personale,
e dalle caratteristiche dei punti vendita. Proprio per quest'ultimo sevizio
un’organizzazione può decidere di operare attraverso canali di distribuzione
diretta (vendita diretta al fruitore finale), indiretta (tramite intermediari),
o servizi ausiliari.
Questo
elemento del marketing-mix rappresenta una attività di fondamentale importanza,
soprattutto per quei prodotti, come concerti o rappresentazioni, che non possono
essere immagazzinati.
Per
tali servizi immateriali è essenziale soddisfare il maggior numero possibile di
richieste. Un modo per ovviare
all’impossibilità di creare scorte è ricorrere ad abbonamenti o tessere
cumulative. Ciò consente di stabilire
con la vendita anticipata il trend della domanda e di adeguare di conseguenza la
capacità di offerta.
La
vendita cumulativa rappresenta un vantaggio anche per il cliente, a cui è
consentito l’acquisto in un’unica soluzione di più prodotti con un
vantaggio economico e di facilitazione nell’accesso al prodotto.
Promozione e comunicazione
hanno grande rilievo nelle strategie di azione incluse nel marketing-mix.
L’immagine
che si riesce a comunicare all’esterno influenza la percezione stessa del
prodotto culturale da parte degli utenti, contribuendo a determinarne il
gradimento.
La
promozione viene definita come “un insieme di attività coordinate mirate a
informare, comunicare, persuadere allo scopo di facilitare la vendita di un
prodotto o di un servizio o l’accettazione di un’idea”[11].
In
campo culturale la promozione può avere obiettivi diversi: stimolare la domanda
primaria e il consumo dei prodotti in generale; supportare una manifestazione
specifica con lo scopo di dare informazione sulla programmazione per stimolarne
la domanda; promuovere e consolidare l’immagine dell’ente organizzatore.
I
canali per il contatto con l’ambiente esterno possono essere personali o
impersonali, cioè possono essere direttamente con il pubblico, oppure
attraverso strumenti indiretti, quali i media.
I
destinatari sono i diversi target a cui si rivolge l’attività di promozione e
comunicazione di un’organizzazione culturale, è il pubblico nel suo insieme
come è stato definito più sopra.
Le
forme di promozione sono molteplici e si avvalgono di forme e procedure diverse. Le tecniche più usate per la cura
delle pubbliche relazioni sono conferenze stampa, comunicati, articoli
redazionali, gratuiti e generalmente a cura della direzione generale, inviti e
omaggi.
Per
la pubblicità ci si avvale dei principali mezzi di comunicazione: stampa,
distributori di pubblicità, televisione, radio, media esterni (pubblicità
murale, pubblicità dinamica) e reti informatiche.
Altra
forma di promozione spesso utilizzata è il direct
marketing ovvero un “insieme sofisticato di procedure di marketing che
utilizza uno o più media per ottenere risposte misurabili da un target
specifico”[12]
Consiste
in una forma di comunicazione interattiva che ha l’obiettivo di promuovere una
rapporto diretto e personale con i fruitori. Last, but not least è
l’educazione alla fruizione, che può avvenire in collaborazione con le
istituzioni scolastiche o attraverso canali alternativi.
Il
processo di marketing culturale descritto è indispensabile, per comprendere in
pieno i meccanismi che permettono a un gruppo di organizzare, realizzare e far
funzionare un evento culturale di successo.
[1]AA.
VV., Manuale delle professioni
culturali, Utet, Torino, 1997.
[2] C. Mercer, Brisbane’s
cultural development strategy: the process, the politics and the products,
in The Cultural Planning Conference,
1991.
[3]
A. Pollarini, "Loisir, tribù e comunicazione nella postmodernità",in
Progettare eventi, a cura di S.
Cristante e F. Pettarin.
[4]
AA.VV. Manuale delle professioni culturali, Utet, Torino, 1997.
[5] H. Ansoff, G. Brandenburg, A language for organizational design, Management Science, n.12,
1971.
[6] L. Argano, La
Gestione di progetti di spettacolo, Franco Angeli, Milano 1997.
[7]
L. Argano, La Gestione di progetti di
spettacolo, Franco Angeli, Milano 1997.
[8]
Ibidem
[9]
Pellicelli Giorgio, Il marketing, Utet, Torino, 1988.
[10]
a cura di Associazione per gli Studi di Marketing, Dizionario di Marketing,
A. Mondadori, Milano, 1982.
[12]
"Espansione" in collaborazione con Cemit Direct Media, Guida al
direct marketing, Arnoldo Mondatori Editori, Milano, 1993.