Il deambulatorio della cattedrale di Aversa [1]

di Aldo Cecere,
in "..consuetudini aversane", n. 4, pp. 5-35, 1988.
(Aggiornamento del 30 luglio 2001)


LA CHIESA CATTEDRALE DI AVERSA

Studio sulla stratificazione originaria

In un mio articolo, la chiesa cattedrale di Aversa, studio sulla stratificazione originaria, apparso sulla rivista culturale locale <Arte in Aversa, Storia Lettere Arti> (nn. 3-4, aprile 1970), ebbi modo di segnalare l'assoluta novità che presentava l'impianto planimetrico della cattedrale di Aversa rispetto alle altre chiese deambulate italiane per la presenza di cinque cappelle semicircolari radiali nel deambulatorio, anziché tre, come erano state riportate nei testi classici del romanico, oltre naturalmente alle due cappelle sul transetto grande, per cui il nostro esempio deve ritenersi unico di tal genere in Italia; cioè unico di una soluzione deambulata formalmente completa, in quanto, i pochi altri esempi della Penisola, hanno soluzioni incomplete e non definite.
La riproposizione dell'argomento di questo articolo, completamente aggiornato, trova validità per due ragioni, quella dei recenti restauri della cattedrale, che hanno parzialmente messi in evidenza asserzioni già da noi teorizzate, e la ulteriore divulgazione di una ricerca tanto importante per la nostra città che la vede protagonista delle vicende dell'arte romanica in Europa e in Italia.

 Parte I
Tipologia del deambulatorio

Il deambulatorio [2] (deambulare -> passeggiare) è l'ambiente terminale della chiesa situato tra il coro e il perimetro dell'abside. Esso si configura in modo da seguire una U capovolta allungata costituente un naturale prolungamento delle navi laterali della chiesa oltre il transetto. L'ambiente, nelle forme evolute, è provvisto di cappelle semicircolari o rettangolari disposte radialmente al coro.
Questa nuova soluzione, che nasce da esigenze pratico-liturgiche dell'architettura monastica
[3] si caratterizza in un particolare risultato ambientale che è tra i più felici dell'architettura romanica: dilatazione dello spazio centrale dell'area presbiteriale in quello circostante deambulato; spazio nello spazio frapposto da archi insistenti in un primo momento su piloni polistili compositi [4] (Foto 1-2), poi su colonne binate o isolate [5].
La copertura del deambulatorio nella forma arcaica è realizzata in opera lignea
[6], con sistema a cavalletto, successivamente in opera muraria, sia in una unica volta anulare [7] che in volte su campate a crociere costolonate [8] o non, mentre le cappelle semicircolari si presentano coperte da semicalotte sferiche.
La soluzione deambulata è decisamente di derivazione latina; essa risulta più complessa dell'ambulacro, ambiente terminale delle navate
[9], presente sovente nella basiliche cristiane del tardo antico [10]. La tipologia del deambulatorio, esclusi i rari esempi ellenistici, trova radici negli edifici di Santa Costanza [11], di pianta circolare, del 340 c. d. C., nelle basiliche costantiniane Major [12] (presso l'attuale San Lorenzo in Roma) e nel ss. Marcellino e Pietro [13] della stessa città (esempi, questi, arcaici rudimentali) e più tardi in Santa Maria Maggiore (V sec.) [14] di Nocera dei Pagani (di impianto circolare - probabilmente eretta come battistero) ed altri esempi, quale il battistero di Santo Stefano di Verona [15] del X secolo.
In forma evoluta il deambulatorio è presente nella cattedrale di Aversa (iniziata nella prima metà dell'XI secolo intorno agli anni Trenta
[16]), nella chiesa abbaziale della SS. Trinità di Venosa, della seconda metà dell'XI secolo, dipendente dalla distrutta abbazia di Sant'Eufemia in Calabria, del 1062 [17], nel duomo di Acerenza (eretto intorno al XII secolo) [18] e nella chiesa dei pellegrini di Sant'Antimo presso Siena (XII secolo). A questi esempi va aggiunta Santa Maria a Pie' di Chienti nelle Marche (XII sec.), costruita su due livelli in due periodi; la chiesa non è riportata da nessun testo ufficiale di architettura romanica.
Nel X secolo, secondo Conant
[19], il tema appare nella forma più complessa, la prima forma deambulata completa, nelle chiese francesi [20] di St-Martin di Tours (994-1014, ripresa nel 1050 circa - Tav. I) e di St-Germain di Auxerre [21], mentre, secondo Kubach, le prime forme deambulate si presentano nelle chiese di Jumièges e di Rouen, nella regione della Normandia [22], con possibilità di contatti con la Borgogna (vedi Cluny III).
La nuova soluzione architettonica, come già rilevato, dopo una rudimentale presenza sul nostro suolo, precedente il Mille, si trova quasi esclusivamente nei complessi chiesastico-monumentali costituente argomento valido, in un certo senso, solo per tali destinazioni
[23]: la possibilità di disporre di più cappelle contemporaneamente, per più uffici liturgici ne favorisce la scelta. Argomento valido costituisce anche l'utilizzazione della struttura prima del suo completamento, in quanto l'erezione di tali enormi chiese viene iniziata non dalla parte anteriore, cioè dalla facciata dell'ingresso, bensì dalla posteriore e successivamente ultimata nella facciata.

1. Aversa, Cattedrale. Interno del deambulatorio, piloni polistili e volte costolonate.

2. Venosa, SS. Trinità. Pilone composito del deambulatorio.

Tav. 1. Tours, St-Martin. Pianta (Pevsner).

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[1] Un parziale ma attento esame sulla cattedrale di Aversa è stato affrontato dagli autori di seguito elencati:
a) F. Fabozzi, Istoria della fondazione della città di Aversa, Napoli 1770;
b) G. Parente, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa, Napoli 1857-58;
c) E. Bertaux, *L'art dans l'Italie Meridional, Paris 1904;
d) G. T. Rivoira, *Le origini dell'architettura lombarda, Roma 1907;
e) A. Gallo, Aversa Normanna, Napoli 1938;
f) R. Vitale, La prima chiesa normanna in Italia, la cattedrale di Aversa, studio riportato sui numeri 18, 19/20, 23/24 di ..consuetudini aversane;
g) W. Kroning, *La Francia e l'architettura romanica nell'Italia Meridionale, Paris 1958.
(L'asterisco indica le opere documentate da grafici e da foto del deambulatorio di Aversa).
[2] Sulla tipologia del deambulatorio cfr. E. Gall, Studien zur geschichte des chorumgangs, in "Monatrhelte fur hunstwissenschalt", 5, 1912, 134-139, 358-376, 508-509. Cffr. anche il Dizionario Enciclopedico di Architettura e Urbanistica (in seguito DEAU), sub voce, e H. E. Kubach, Architettura Romanica, Milano 1978.
[3] " … Evidentemente, è ancora la sintesi convincente, di scopo pratico-liturgico e di forma artistica, a rendere comprensibile l'accettazione di questa forma architettonica [deambulatorio] nei diversi paesi dell'occidente…" (Kronig, op. cit., pgg. 206-7); " … dalla diffusione dell'uso della messa quotidiana da parte di ogni sacerdote, nacque l'esigenza delle cappelle con altari, risolta nella forma deambulatoriale a S. Martino di Tours ed a Cluny…" (N. Pevsner, Storia dell'architettura europea, Milano 1966, pag. 37).
[4] I piloni polistili sono presenti in Aversa (v. fig. 1). Per una più specifica trattazione dei piloni della cattedrale di Aversa cfr. Rivoira, op. cit., pag. 183 e sgg.
[5] In Italia prevale l'elemento di sostegno composito, mentre nei paesi nordici tale elemento è quasi sempre sostituito da colonne isolate o binate.
[6] La copertura con cavalletti lignei, sia per le navate laterali che per le centrali, è adottata nelle basiliche cristiane e paleocristiane (Cffr. E. Lavagnino, Arte Medioevale, Torino 1960 e P. Ducati, Arte Classica, Torino 1961). Per la cattedrale di Aversa cfr. le Parti III e IV di questo articolo.
[7] Caso questo presente nel deambulatorio di numerose cattedrali francesi (la volta anulare si incontra per la prima volta in Santa Costanza di Roma. Cfr. anche nota 11 di questo articolo).
[8] Caso questo presente nel deambulatorio della cattedrale di Aversa (cfr. anche Rivoira, op. cit., che tratta ampiamente il caso dei costoloni di Aversa).
[9] "… tale terminazione consiste in un coro centrale, concluso da un'abside fortemente sporgente dal transetto, i cui bracci accolgono absidi orientate come quella mediana; in sostanza, da un punto di vista spaziale, si tratta di un triplice coro, poiché lo sfalsamento in avanti del coro centrale, lo rende nettamente separato da quelli che lo accompagnano lateralmente. Tuttavia, sulla base di questo sistema, vedremo che gli architetti compiranno numerose varianti…" (A. Venditti, Architettura bizantina nell'Italia meridionale, E.S.I. 1967).
[10] Esempi di ambulacri sono presenti nella chiesa abbaziale di San Lorenzo di Aversa e, in rapporto più ridotto, nella IIa stratificazione di Cluny (v. Tav. V).
[11] La documentazione grafica e fotografica di Santa Costanza è riportata da Ducati, op. cit.
[12] Per la pianta cfr. L. Crema, Manuale di storia dell'architettura, Milano 1962.
[13] Ibidem.
[14] Per la pianta cfr. Venditti, op. cit.
[15] Per la pianta cfr. DEAD, voce Medioevo barbarico e preromanico.
[16] Secondo un recentissimo articolo (A. Cecere, La fondazione della Cattedrale di San Paolo, in "..consuetudini aversane", nn. 45-46, pp. 6-14, 1998-99; cfr. anche L. Santagata, A proposito del distico latino della Cattedrale, nel medesimo numero della rivista, pp.15-16.) la cattedrale di Aversa fu iniziata nei primi anni Trenta su di una preesistente chiesa, sanctum Paullum at Averze, da Normanni pellegrini e fu completata dopo il 1127 da Roberto II.
[17] Cfr. E. Bairati e A. Finocchi, Arte in Italia, Torino 1984.
[18] Per l'attribuzione di questa chiesa vedi la Parte IV, nota 58 di questo studio.
[19] K. J. Conant, Carolingian and Romanesque architecture: 800-1200, The Penguin Books, 1959.
[20] L'espressione 'francese' è puramente di riferimento geografico poiché, in senso politico, in tali secoli, non è consentita.
[21] Un esempio anteriore al St-Martin di Tours e al St-Germain di Auxerre, di età carolingia, lo troviamo nel monastero di San Gallo in Svizzera (Venditti, op. cit.). La pianta di San Gallo è pubblicata da H. Saalman, L'architettura medioevale, Milano 1964.
[22] Cfr. Kubach, op. cit.
[23] Cfr. oltre e nota 3.

 Parte II
Caratteri compositivi prevalenti

Ricerche sull'architettura medievale italiana e d'oltralpe, evitando l'introduzione di esempi con carattere compositivo di ambiente deambulato di diversa impostazione costruttiva, suggerirono la forma incompleta del deambulatorio della nostra cattedrale (Tav. II - le anomalie compositive presenti in altre simili costruzioni [24] -Tav. III - in parte, dovrebbero essere giustificate dalle loro più ridotte dimensioni -).
Nelle regioni nordiche ambienti simili, di moli assai notevoli: (St-Martin di Tours - Tav. I - in Francia, Santiago di Compostela in Spagna -Tav. IV - e Cluny III in Borgogna - Tav. V -
[25]), - come vedremo anche per il San Paolo di Aversa [26] - presentano, nel deambulatorio, un numero di cappelle radiali superiore a tre, cioè cinque; dunque corrispondenti alle cinque delle sette campate, di cui la centrale a volte più ampia, le due campate iniziali in parte erano occultate dagli invasi delle cappelle del transetto [27]. Tali valutazioni hanno imposto un più attento esame di quello fino ad allora affrontato dell'originario impianto del nostro deambulatorio. Infatti, l'invaso della struttura deambulata presentandosi solamente con tre cappelle radiali, sarebbe risultato privo di un discorso architettonico compositivo lineare unitario in un'articolazione formale così complessa, così come appare nelle citate chiese nordiche d'oltralpi. Poiché non v'è alcun dubbio che gli artefici della nostra chiesa sono nordici, maestranze nordiche, od educati in ambiente nordico, dell'area della Normandia, come si evidenzia, e di cultura con caratteri compositivi più vicino agli esempi di tali regioni [28]. Gli esempi confacenti da considerare sono quelli di St-Martin e di St-Germain della fine del X-inizio XI sec., con coro coevo a quello di Aversa [29].
Il deambulatorio della cattedrale di San Paolo è costituito da sette campate coperte da volte a crociera, con costoloni di grosse nervature a fasce, intervallate da raccordi trapezoidali a botte
[30] (foto 3) - tecnica costruttiva, questa, che in Aversa trova la prima rudimentale applicazione, per passare poi, con ulteriori e più eleganti forme in altri ambienti romanici e successivamente in quelli gotici, nei quali il tema deambulato avrà maggiore diffusione [31] -. I tre spazi terminali dell'area presbiteriale, di cui quello centrale più ampio [32], si dilatano per modellarsi in absidi semicircolari. La prima campata laterale destra di accesso al deambulatorio immette nell'attuale piccola sacrestia. Il vano fu ricavato dall'ampliamento della chiesa; esso è preceduto da un interessante portale marmoreo del III° decennio dell'XI secolo, qui collocato in epoca successiva: si presenta con un sistema architravato trilite con cornice dentellata che termina con protomi umane a mo' di medaglioni [33]. L'altra campata del lato sinistro immette nello scalone d'onore dell'adiacente Seminario (Tav. VI).
Le conclusioni a cui si giunse della diversa configurazione del nostro deambulatorio hanno trovato valida conferma da indagini condotte in situ che hanno evidenziato, nel lato sinistro del vano preceduto dal portale, una breve parete curva corrispondente ad una parte del perimetro estrerno di una delle due absidi sopra ipotizzata; la parete continua in un attiguo vano, adibito a deposito, accessibile da una porticina del lato destro dell'altare della seconda campata
[34]. Il vano dovette essere chiuso nel primo Settecento o poco dopo, forse durante i lavori di restauro del duomo e quelli di costruzione del nuovo seminario ad opera dell'architetto romano Carlo Beratti, il quale fece abbattere l'abside sinistra del deambulatorio per costruire lo scalone del seminario. Un'altra questione è quella dell'ipotetica presenza di tre cupole sul transetto grande [35]; questione che affronteremo di seguito.
Ritornando alle absidi del deambulatorio, in tutto cinque, l'invaso costituisce certamente un importante motivo per la rilettura geografica dell'architettura preromanica e romanica delle eree d'Italia e d'oltralpe: l'esempio di Aversa rappresenta in Italia una completa e concreta configurazione di architettura chiesastica deambulata riferibile solo e direttamente ad edifici d'oltralpe del X e XI secolo le cui radici vanno cercate nel linguaggio latino di strutture deambulate.

Tav. II. Aversa, Cattedrale. Pianta del deambulatorio (Rivoira)
Tav. IV. Santiago de Compostela, S. Maria del Sar. Pianta (Lundberg)

Tav. III. Venosa, SS. Trinità. Pianta generale delle chiese (Rivoira).

Tav. V. Cluny, Monastero. Planimetria (DEAU).

3. Aversa, Cattedrale. Costoloni delle volte del deambulatorio.
Tav. VI. Aversa, Cattedrale. Pianta generale (dis. A. C.). L'area col tratteggio indica la stratificazione originaria (sec. XI-XIII). 1. Deambulatorio. - 2. Cappelle radiali. - 3. Presbiterio. - 4. Transetto grande. - 5. Transetto piccolo. - 6. Absidi. - 7. Tempietto di Loreto. - 8. Cappella del Tesoro. - 9. Cappella del Sacramento. - 10. Cappelle. - 11. Scalone d'Onore del Seminario. - 12. Coro piccolo. - 13. Campanile.

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[24] La chiesa abbaziale della SS. Trinità di Venosa e la cattedrale di Acerenza. Per tali chiese vedi le seguenti note 57 e 58.
[25] Per queste chiese vedi oltre e nota 60. La pianta di Santiago di Compostela è riportata da Conant, op. cit.
[26] La cattedrale di Aversa presenta le seguenti dimensioni:
a) lunghezza della chiesa nei punti estremi, c. 96,00 m;
b) lunghezza dall'ingresso principale al coro compreso, c. 81,00 m;
c) lunghezza del transetto grande nei punti esterni, c. 55,00 m;
d) lunghezza del secondo transetto nei punti esterni, c. 50,00 m;
e) larghezza della navata centrale, c. 12,00 m;
f) larghezza della navata laterale, c. 5,00 m;
g) larghezza della navata laterale (attualmente cappelle), c. 6,00 m;
h) altezza cupola (esterno), c. 37,00 m;
i) altezza cupola (interno), c. 34,50 m;
l) altezza navata centrale, c. 21,20 m;
m) altezza navata laterale, c. 10,60 m.
[27] Caso questo frequente (si riportano gli esempi più significativi) nelle chiese di St-Martin di Tours, di St-Martial di Limoges, di Ste-Foi di Conques, di St-Sernis di Touluse e di Santiago di Compostela (cff. Conant, DEAU e Kubach, opere citate). In Italia il caso simile al citato St-Martin di Tours (fig. 3) è presente nella cattedrale di Aversa (fig. 9).
[28] Cff. Kubach e Bairati-Finocchi, opp. citt.
[29] Cfr. Conant, op. cit.
[30] Cfr. Rivoira, op. cit. La parte esterna del coro presenta enormi contrafforti simile a quelli dell'abside di San Celso di Milano (X secolo).
[31] I costoloni saranno presenti nel Sant'Ambrogio di Milano e nelle cattedrali gotiche del nord Europa (Cfr. L. Grodecki, Architettura Gotica, Milano 1978).
[32] Cfr. nota 27.
[33] Cfr. A. Cecere, La chiesa Cattedrale di Aversa...
[34] L'abside presenta al centro una stretta apertura che termina con blocchi tufacei aggettanti formanti un angolo acuto.
[35] Alla nota 29 del manoscritto Vitale (op. cit.) riporta una notizia di Alfonso Gallo (in, Corriere Campano, Anno I, n. 14, dicembre 1922) il quale asseriva che "le tre navate del nostro tempio [Duomo] erano terminanti con tre cupole a perimetro ottagonale argomentandolo, forse dalla costruzione di Santa Maria a Piazza. Di queste tre cupole non rimarrebbe che la centrale, essendo le due più piccole crollate per terremoti, precedenti al 1468".

 Parte III
Ipotesi di una copertura con tre cupole
Ricostruzione

Valutando positivamente la notizia di Gallo [36], secondo la quale risulterebbe che il nostro duomo, in origine, presentava sul transetto grande - il transetto minore, corrispondente al secondo asse trasversale della chiesa [37], doveva comprendere le cappelle del Sacramento e del Tesoro - tre cupole (di cui la centrale più alta), è possibile avere la completa configurazione della fabbrica del duomo, escludendo ovviamente la facciata e la sua zona antistante, occupata dal 'cimiterium ecclesie sancti Pauli' [38], per le poche notizie in possesso senza tralasciare, comunque, i chiari propositi per una affidabile ricostruzione [39].
L'ipotesi del nostro storico che attribuisce il corpo del transetto grande - opera questa in parte stilisticamente diversa della struttura in elevato della navata maggiore, caratterizzata da massicci contrafforti e da pesanti cornici, fortemente aggettanti evidente anche dalla tavola dell'Arcuccio
[40] (Foto 4) - ad un periodo posteriore della costruzione della chiesa giustificherebbe la presenza delle tre cupole (un'alta cupola centrale con due minori adiacenti semivoltate) del transetto della chiesa parrocchiale di Santa Maria a Piazza nella stessa Aversa (Tav. VII). Non meraviglia, è bene chiarire, se l'ipotesi di Gallo non troverebbe conferma nella nota tavola dell'Arcuccio (Foto 5) [41], del 1468, poiché in quest'anno, i danni causati dai numerosi incendi e terremoti [42] che funestarono la nostra città, le cupole, o quanto di esse rimaneva, avrebbero potuto essere già coperte dalle capriate del transetto grande. Durante tali eventi si vide compromessa anche la struttura della cupola maggiore.
Dall'impostazione ora accennata scaturisce inevitabilmente una nuova configurazione planimetrica della cattedrale che vede l'originaria stratificazione in un più articolato movimento; essa favorisce ed accoglie l'idea di un corpo longitudinale antistante più complesso, ripartito in cinque navate, anziché tre, ipotesi quest'ultima che già prevedemmo nel precedente studio e che i recenti restauri hanno confermato. Delle navate laterali la sinistra, ove sono emerse finestre romaniche e lobate gotiche, simili a quelle che figurano nel dipinto dell'Arcuccio, ha accolto le attuali cappelle mentre la destra (Tav. VI), essendo stata danneggiata dagli eventi sismici, subì una parzialmente riedificazione forse prima dal restauro di Beratti e fu occupata dagli uffici capitolari.
Dalla ricostruzione emersa, accertata e sviluppata, confortata, come abbiamo già accennato, anche dagli ultimi ritrovamenti, appare indiscutibile affermare che la chiesa cattedrale di Aversa rappresenta l'unico esempio nella nostra Penisola di una struttura architettonica deambulata completa, espressa nella sua interezza di forma canonica.
Dalle fonti consultate e dalla struttura muraria di palese impianto arcaico si è pervenuti ad una datazione della costruzione
[43] che dovette essere coeva o di poco posteriore a quella, già ricordata, di St-Martin di Tours, a sud della Loira, in Normandia - il cui primitivo deambulatorio è completamente scomparso - e comunque anteriore agli esempi di Jumièges e di Rouen e, nella Borgogna, di Cluny III; quest'ultimo iniziato solamente nel 1088 [44]. L'indicazione del distico del portale settentrionale del transetto grande (44) si riferisce alla conclusione del secondo corpo di fabbrica: il primo era costituito dal deambulatorio, il secondo dai transetti e dalle cupole mentre il terzo è il corpo antistante con la facciata. Cioè, l'erezione della cattedrale che sembra nata come chiesa di pellegrinaggio, andrebbe collocata intorno al1030, anno della erezione della contea di Aversa, o poco dopo, mentre la sua ultimazione, secondo recenti studi (vedi nota 16), avvenne dopo il 1127 (19 dicembre), anno della elezione del principe Roberto II, conte di Aversa, ricordato nell'epistilio della porta principale della cattedrale, ora non più esistente [45].

4. Aversa, Cattedrale. Incrocio del transetto grande con la navata centrale.

5. Angiolillo Arcuccio, San Sebastiano, olio su tavola, 1468 (1,69x1,54).

Tav. VII. Aversa, S. Maria a Piazza. Sezione sul transetto (dis. A. C., 1969).

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[36] Cfr. nota 35.
[37] Difatti l'ala sinistra, prima del 1493, non era occupata dalla cappella del Sacramento e del Tesoro è arguibile sia dalla loro copertura a botte, dissimile dalle altre, coperte da volte mistilinee, nonché dalle diverse dimensioni di questa con le altre cappelle.
[38] Cffr. A. Gallo, Codice Diplomatico Normanno di Aversa, Napoli 1927, pgg. 68 e 163 e C. Salvati, Codice Diplomatico Svevo di Aversa, Napoli 1980, pag. 180.
Originariamente il duomo presentava ingressi oltre che sulla facciata principale anche sui lati del transetto grande (Cfr. Anonimo Aversano, riportato in Parente, op. cit., vol. I, pgg. 342 e 355).
[39] Le primitive strutture, rinchiuse nei muri e nei pilastri (dalla parte antistante il transetto grande), vennero in luce dopo il terremoto del 1349, e di qui cominciò la serie di restauri che terminò poi con quello eseguito da Carlo Beratti per incarico del cardinale Innico Caracciolo (il restauro fu iniziato il 27 giugno del 1703 e terminato dopo 12 anni; cffr. l'Anonimo Aversano, in Parente, op. cit., vol. I, pag. 372 e F. De Mura, Ricerche storiche e critiche sulle origini, vicende e rovine di Atella, antica città della Campania, Napoli 1840).
Durante il sisma del 23 novembre 1980 la chiesa subì diversi danni per cui si rese necessario provvedere ad interventi di consolidamento; fu durante tali interventi che emersero dai piloni del transetto grande colonne e capitelli di diversa fattura poi posti in evidenza in modo alquanto discutibile. Inoltre furono evidenziate una serie di finestre sul muro settentrionale delle cappelle destre.
[40] Cfr. nota 27 di questo articolo. La copertura della navata centrale del duomo originariamente era a cassettoni con impalcatura a capriate; ciò viene segnalato dalle seguenti citazioni: "… sui quali [archivolti] posa la volta del tempio surrogata dall'antica soffitta o impalcatura in legno, allora più bassa, dove che ora vaneggia per altezza di pal. 80 [=21,20 m] …" (Parente, op. cit., vol. II, pag. 426). Ancora (a pag. 471, nota 1): " … la rifatta volta a mattoni con bellissimi andari di partimenti fatti di stucci, e fregiati in oro (dove prima era un soffitto a stuoia(a))". Gli affreschi sono quelli di Camillo Guerra cominciati per la volta del coro del nostro duomo il 16 settembre 1857, come risulta dal giornale 'Rondinella' di Napoli del 31 ottobre dello stesso anno (cfr. anche C. Guerra jr., La vita e le opere del pittore napoletano Camillo Guerra, Napoli 1960).
a) Probabilmente va riferita ai rifacimenti del duomo dal nostro vescovo Vassallo (1474-1501).
[41] Uno studio sulla tavola dell'Arcuccio è riportato in 'Arte in Aversa, Storia Lettere Arti' (in seguito AA), nn. 3-4, Aprile 1970.
[42] L'incendio più grave che subì il nostro duomo e con esso l'intera città fu quello del "1134 o 1135 [allorquando] Ruggero I, re di Sicilia, appiccò il fuoco alla città " (da Rivoira, op. cit., vol. II, pag. 183). Cfr. nota 36 del manoscritto di Vitale che cita un brano della Cronaca dell'Anonimo Cassinese che qui si riporta: " Contra quem Rogerius veniens fugavit eum, et Aversane in cinere redegit "; ma che interpreta nel seguente modo: " Sebbene noi fondati su documenti più attendibili crediamo che ne l'affermazione del An. Cassinese vi debba essere molta esagerazione, limitandosi tale distruzione a i borghi, allora esitenti fuori il perimetro de la città, ed a l'abbattimento de le case degli avversari".
Il terremoto più grave fu quello dell'anno 1349. L'autore (Anonimo Aversano, in Parente, op. cit., vol. I, pag. 346 e sgg.) così racconta: "… ne più antichi annali essere stata la città bersagliata di simili spaventevoli terremoti l'anno 1349 [il 10 settembre in seguito specifica] che fu il più fiero di tutti come da Tommaso Costa si narra e dal infrascritto diploma pontificio [anno 1352, di Innocenzo VI; cfr. paragrafo di Maiorana nella stessa opera] si raccoglie, restando una buona parte della città atterrata e distrutta, e fra l'altre fabbriche il magnifico edificio del Duomo… ruinò senza far male a nessuno". Cfr. anche vol. II, della stessa opera, pag. 428.
[43] La cattedrale di Aversa fu costruita sull'antica cappella di San Paolo (cfr. A. Cecere, Cenno storico sulla città di Aversa, in AA n. 2, 1969, pag. 13, nota 9) intorno alla terza decade dell'XI secolo; l'inizio della sua costruzione molto probabilmente seguì la nascita della contea aversana (a) mentre solamente successivamente, per opera di Riccardo I, terzo conte di Aversa, diventa sede episcopale. La chiesa fu ultimata agli inizi del principato di Roberto II (dopo il 1127). Sedette primo vescovo Azolino (1049-56, cfr. Rivoira, op. cit., pag. 183) (b).
a) Il canonico Pesce asserisce che la chiesa fu costruita al tempo di Rainulfo (cfr. Parente, op. cit., vol. I, pag. 57).
b) Bolla di Callisto II dell'anno 1121 riportata da Parente in op. cit., vol. I, pag. 260 "… Ex fratrum relatione comperimus, qui causam plenius cognoverunt ab ipso fere sui principio Aversana Ecclesia Romana familiae adhaesit ecclesiae, unde Romana sibi ecclesiae eam tamquam specialem filiam specialiter vendicavit, et in ea Episcopos tamquam et in aliis suis specialibus acclesiis ordinavit siquidem dominum praedecessor noster sanctae memoriae Leo Papa nonus [1048-1053] primum ibi Episcopum Azolinum videlicet consecravit, porro Urbanus Guimondum, Gelasius Robertum Episcopos consecravit, quorum nos auctoritatem et vestigia subsequientes praedictam Aversana ecclesiam in solius Romana ecclesiae subjectione decrevimum conservandam …".
[44] Per Cluny cfr. J. Evans, The Romanesque Architecture of the Order of Cluny, Cambridge University Press 1938.
[45] PRINCEPS JORDANO RICHARDO PRINCIPE NATVS / QUAE PAT(ER) INCAEPIT P(I)VS HAEC IMPLENDA RECAEPIT
Cfr. nora 21.Sulla porta principale del duomo esisteva il seguente passo:
VULTO IOCUNDO / ROBERTO DANTE SECUNDO / PULCHRA FIT HAEC EXTRA / SATIS INTUS ET AMPLA FENETRA
La notizia è riferita da Alfonso Gallo (Aversa, pag. 164, nota 2) che l'attinge dal cronista Calefati (morto l'anno 1592) il quale, nel suo inedito Zibaldone, così riferisce: "Nell'anno 1127 soccedè Giordano Principe di Capua e Conte d'Aversa a cui soccedè Roberto suo figlio secondo di tal nome et ultimo della seconda linea delli Normanni che tal principato godette; del quale Roberto si fa menzione in un marmo de la porta maggiore del Duomo di Aversa in questi versi [seguono i versi citati].
Si riportano gli storici che prospongono la data di fondazione del duomo: C. L. Ragghianti (L'arte in Italia, 1969, vol. II, dal sec. V al sec. XI, pgg. 701-3) lo ritiene findato nel 1062; Conant lo ritiene fondato nel 1150 (op. cit., pag. 217: "Aversa, not far from Naples, has a cathedral dating from about 1150, containing and archaic-looking rib-vaulted ambulatory; which would seem to be ultimately of French inspiration, though with the church of S. Clemente at Torre dei Passeri, Teramo (1178-82), which has a half-Burgundian triple porch, it may have acquired the ribs through Lombard influence".
Il coro di Aversa è affrontato da Kronig (op. cit., pag. 208) che lo ritiene successivo all'incendio del 1145.
Rivoira (op. cit., pag. 183 e sgg.): " … believed that the ambulatory at the cathedral af Aversa dated back to 1049-56…".

 Parte IV
Il deambulatorio nel Meridione d'Italia
Conclusione

Come già ricordato in precedenza il tema deambulato trova origine negli edifici cristiani a pianta centrale del tardo antico, mentre solamente più tardi - un esempio, del periodo carolingio, è il San Gallo in Svizzera [46] - si presenta in forma più completa e matura, per la prima volta sul suolo francese, nella chiesa di St-Martin di Tours (Tav. I), iniziato verso la fine del X secolo e, poco dopo, sulla nostra Penisola, nella chiesa cattedrale di Aversa (Tav. VI) ove raggiunge proporzioni mai superate da altri simili ambienti di questo periodo [47].
Rimarrebbe da chiarire la presenza dell'organismo sul nostro suolo, organismo, sotto un certo aspetto, non consueto alla cultura architettonica italiana
[48], ma con radici latine.
A questo punto sarebbe giusto chiedersi come sia giunta sulla Penisola tale struttura architettonica oppure come sia arrivato sul suolo francese un tema, così sviluppato, cha ha avuto la più naturale applicazione in edifici del tardo-antico e del primo medioevo in Italia?
[49].
Alle domande non ancora è possibile dare risposte definitive, per una dovuta cautela, pur propendendo di assegnare alla radice latina il tema deambulato.
In quest'ultima parte ci limiterò a fornire un repertorio cronologico delle strutture deambulate nelle aree d'oltralpe e d'Italia.
Riprendendo l'analisi della nostra cattedrale, sebbene i suoi elementi plastici e decorativi ci portino ad una datazione antecedente a quella assegnata, la costruzione trova valida giustificazione solo con la presenza dei Normanni
[50] i quali senza fuor di dubbio dovettero essere i costruttori, come recenti studi hanno a loro attribuito, oltre la già ricordata chiesa di Notre-Dame di Jumièges (1037-66, coro rifatto [?] in età gotica) [51], la originaria cattedrale di Rouen (XII sec.), come pure non si esclude la presenza normanna nella chiesa abbaziale di Bernay (1017-55), tutte in Normandia e nella cattedrale di St-Martin di Tours nella Loira (1246, term. nel XVI sec.) [52].
In inghilterra gli esempi deambulati più significativi
[53] sono quelli delle cattedrali di Winchester (1079-93), di Gloucester (1087-1160) e di Norwich (1090-1145), realizzate dopo la conquista del paese, nel 1066, dai Normanni [54] (Tav. VIII).
Per quel che riguarda l'omogeneità o affinità stilistiche e soprattutto costruttive presenti nel Cluny III (Tav. V) e nel San Paolo (Tav. VI) vi sono da fare delle considerazioni di ordine pratico-culturari: le absidi del deambulatorio, col presbiterio ad aula, ed i piloni a fasce compositi sono elementi più vicini all'area della Normandia, mentre l'impostazione delle torri nella facciata principale esterna - torri corrispondenti, nel San Paolo, alle scale elicoidali dei piloni - e le cupole sul transetto con motivi ad archetti ciechi, elementi lombardi, sono riscontrabili nella terza stratificazione abbaziale di Cluny, in Borgogna, iniziata nel 1088 e non ancora terminata nel 1135 (Foto 6-7-8)
[55].
Si conclude pertanto con la seguente definitiva congettura: le nascenti esperienze architettoniche deambulate della Normandia giungono in Aversa ad opera dei normanni, subito dopo la sua elezione a prima contea normanna in Italia, per interessare, poco dopo, il territorio del meridione d'Italia e della Sicilia, ritenuta ormai area di nuovi loro insediamenti. Da Aversa, quindi, il tema passerà, in forma ridotta, alle abbazie di Sant'Eufemia in Calabria
[56] e alla SS. Trinità di Venosa [57] (Tav. III e Foto 9) e, più tardi, alla vicina cattedrale di Acerenza [58] (Foto 10), nella stessa Lucania, dopo che i Normanni ne ebbero conquistato i territori.
E' certamente ardita, ma possibile, l'idea di vedere i nostri costruttori normanni passare dalla nostra cattedrale, in contatto con l'antica abbazia di San Lorenzo
[59], della stessa area, legata, questa, agli ordini monastici cluniacensi, per rivederli, poi, nella III ricostruzione di Cluny [60].
In Italia, oltre gli esempi citati, qualche altro ha interessato la Toscana; la chiesa dei pellegrini di Sant'Antimo
[61], presso Siena, la quale per le ridotte dimensioni è poco avvicinabile ai nostri esempi e la chiesa di Santa Maria a Pie' di Chienti nelle Marche (XII sec.), costruita su due livelli in due periodi - la chiesa non è riportata in nessun testo ufficiale di architettura romanica. -.
Successivamente il tema largamente adottato in altre chiese d'oltrealpi e, con altre esperienze, nella Borgogna nel notissimo Cluny III
[62].

6). Aversa, Cattedrale. Esterno delle absidi del deambulatorio

7. Aversa, Cattedrale. Esterno della quarta abside del deambulatorio.

9. Venosa, ss. Trinità. Esterno delle absidi del deambulatorio.

10. Acerenza, Cattedrale. Absidi del deambulatorio e del transetto.

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[46] Vedi nota 21.
[47] Il deambulatorio della cattedrale di Aversa è il più grande di tali ambienti in quanto le sue dimensioni superano quelle di St-Martin di Tours, di Santiago de Compostela e di Cluny III; la sua lunghezza dal centro della cupola è di 43 metri circa.
[48] Il Toesca (Pietro, Storia dell'arte italiana, Il Medioevo, Torino 1913, pag. 572) ritiene che il motivo deambulato è di derivazione francese in quanto sul nostro suolo tali esempi sono rari, mentre sul suolo francese il deambulatorio ha la più grande diffusione.
[49] "… Non fu dunque derivato dalla Francia questo motivo di costruzione [deambulatorio], se mai, si potrebbe sostenere che i nostri architetti lo insegnarono ai francesi" (Bernich cit. da Stanislao Fraschetti, in Napoli Nobilissima, 1902, pgg. 15-16).
"… Ci troviamo [con le absidi traforate] per la prima volta di fronte ad un modulo architettonico di enorme interesse, destinato ad avere sviluppi ulteriori assai più tardi, nelle strutture romaniche: certamente a soluzioni paleocristiane di questo tipo si ispirarono i maestri costruttori di St-Martin a Tours e di Cluny III…" (Venditti, op. cit., pag. 488).
[50] Cfr. Cecere, Cenno, pgg. 5-19.
[51] Venditti (op. cit., pag. 899) ritiene che il sistema deambulato fu diffuso dai grandi pellegrinaggi (tesi sostenuta già da Pevsner, op. cit., pag. 50 e Conant, op. cit., pag 91 e sgg.). Ciò rafforzerebbe la nostra ipotesi, di dare la paternità di costruzione ai normanni pellegrini.
[52] Cfr. Kubach, op. cit.
In Francia, oltre gli esempi già ricordati, il motivo deambulato viene ripetuto nella cattedrale (946-?) e nella Notre-Dame-du-port (1185) di Clermont-Ferrand, nella Notre-Dame di Paray-le-Monial (1100 e sgg.) che assieme al St-Lazaire di Autun (1120-32), il St-Audoche di Saulie (1125 c.), La-Charité-sur-Loire (1125 c.), la Notre-Dame di Beaune (1150 c. e sgg.), la cattedrale di Langres (1150-1220) costituiscono esempi con influssi cluniacensi. Altri esempi deambulati di diverso influsso sono: St-Etienne di Cael (iniz. 1068), il St-Aignon di Orléans (1030-?), la cattedrale di Fluberto di Chartres (1037), la cattedrale di Vignons (Champagne) (1049-57), le abbazie di Saint-Savin-sur-Gartempe (1060-75), di Saint-Benoit-sur-Loire (1067-1108) e di Clairvaux (1154), il St-Pierre di Chauvigny (iniz. sec. XII), la chiesa di Parthenay-le-Vieux, il St-Hilaire e il St-Pierre di Melle, le chiese di Saint-Jouin-de-Marnes e di Preuilly, il St-Pierre-de-la-Tour di Aulnay-de-Saintonge, Notre-Dame-la-Grande di Poitiers (1130-45 c.), l'abbazia di Fontevrault (Anjon) (consacrata nel 1119), il St-Paul di Issoire (1130-50), le chiese di Saint-Nectaire, di Orcival (1168 c.) e di Saint-Saturnin, il St-Julien di Brioude, quella di Chauriat, l'abbazia di Fécamp (1106 e sgg.), il St-Martial di Limoges (Rousséve), il Ste-Foi di Conques e il St-Sernin di Touluse. A Gerusalemme il Santo Sepolcro (1149) ha caratteri simili alle chiese francesi.
[53] In Inghilterra gli esempi citati sono gli unici ad avere il deambulatorio.
[54] Lo Schulz (Denkmaeler der Kunst des Mittelalters in Unter Italien, Dresda 1860, pag. 253) ci informa che, mentre in Campania i costruttori normanni si ispirarono a modelli classici per tali ambienti, in Sicilia e nelle Puglie risentirono delle influenze bizantine e arabe.
[55] Per il deambulatorio di Aversa cffr. le opp. citt. di Conant, nota 1, Lavagnino e Avena.
[56] Cfr. Bairati e Finocchi, op. cit..
[57] Per la SS. Trinità di Venosa cfr. R. Bordenache, La SS. Trinità di Venosa, Scambi ed influssi architettonici ai tempi dei primi normanni in Italia, in Eph. Dac., VII, 1937, pgg. 1-76. Un rilievo delle chiese è in Avena, op. cit., pag. 324, fig. 214.
Per i rapporti tra i normanni aversani e venosini cfr. Gallo, Aversa, pgg. 15-16, che così cita: "Arduino [milanese] arrivò [il 28 marzo del 1041] coi suoi Normanni sotto le mura di Melfi", e riporta una notizia di Amato (II, 18 e 20): "lieti e gioiosi [i Normanni] su i loro cavalli", si diressero a Venosa, i cui abitanti "ebbero paura di loro. La città fu saccheggiata e la preda portata a Melfi". Ancora, pag. 137: "Sappiamo con quanta diffidenza furono accolti a Melfi i contingenti aversani di Arduino che "s'en aloien solachant par li camp et par li jardin" (Amato, II, 19 e 20) e che a Venosa fecero una "prole grandissime et sanz nulle brigue" (ibidem).
[58] Per il duomo di Acerenza cfr. Schulz, op. cit. Il duomo di Acerenza fu iniziato nel 1080 dal vescovo Arnaldo e compiuto nel 1098, rifatto nel 1281.
Per i rapporti tra i normanni aversani e quelli di Acerenza cfr. Gallo, Aversa, pag. 37, il quale ci informa che "il conte di Acerenza [Asclettino] … era fratello dell'altro Asclettino, [2°] conte di Aversa".
Dallo stesso Gallo (Aversa, pgg. 192-93) si apprende che il San Lorenzo di Aversa possedeva "ad Acerenza il casale di Cerrapura, l'abbazia di S. Maria di Curonofio, le chiese di Cenapura, S. Nicola de Salce, S. Maria de Colovrata e S. Nicola ad Acerenza".
[59] Cfr. A. Cecere, La chiesa e il convento di San Lorenzo, La Voce della Campania, dicembre 1975.
Varie volte si incontrano tra il clero della città monaci di San Lorenzo di Aversa dello stesso ordine di Cluny: cfr. Gallo, Aversa, pag. 161 e sgg., il quale ci informa che "… dello stesso ordine erano i religiosi di S. Lorenzo di Aversa, che tanta affinità avevano coi benedettini di Cluny, anche per quanto concerne la loro gerarchia e la loro organizzazione. Il vescovo [di Aversa] Guimondo II [1081], benedettino francese, avrà favorito la corrente cluniacense della quale rimane una così viva testimonianza nella pianta della cattedrale". Il Gallo, purtroppo, non attribuisce l'epoca di costruzione della nostra cattedrale precedente all'abbaziale cluniacense e che di conseguenza, essendo il Cluny III iniziato solo nel 1088, sette anni dopo la seduta di Guimondo II (Ughelli, I, 488), non può assolutamente presentare influssi borgognoni poiché fu la chiesa di Aversa, costruita prima, a contribuire notevolmente all'impianto di Cluny. Ancora, pag. 198: "… Nella gerarchia [dei monaci di S. Lorenzo] trovansi, come a Cluny, il Magnus prior, i pueri e tutto l'ordinamento della servitù rurale".
[60] Cluny III fu "iniziatoa da S. Ugo nel 1088, proseguito e quasi terminato dall'abate Ponce de Melgue II (1109-21), rimaneggiato da Pietro il Venerabile che nel 1122-30 aggiunse gli archi rampanti ed iniziò il grande nartece (finito solo nel 1220), demolito (tranne il braccio sud del transetto maggiore, ancora in piedi) nel 1810, che convengono gran parte alle nuove idee e delle esperienze costruttive ed architettoniche effettuate in Francia nella seconda metà del sec. XI. L'immenso edificio, progettato dal monaco Gunzo, aveva cinque navate, due transetti con cappelle orientate nel postico, deambulatorio con cappelle e sette torri" (DEAU, voce Romanico).
[61] Cfr. Bairati-Finocchi, op. cit.
[62] Il tema deambulato è presente in Italia, escluso gli esempi a pianta centrale di Santa Costanza in Roma, Santa Maria Maggiore in Nocera dei Pagani e Santa Sofia in Benevento, nel duomo di Ivrea (1002), nel Santo Stefano di Verona (iniz. sec. XI), nella chiesa di Sant'Antimo a Castelnuovo dell'Abate (1118 c.) ed in forme evolute, oltre quella di Aversa, nelle abbazie di Sant'Eufemia (1062) e della SS. Trinità di Venosa e nel duomo di Acerenza. A questi esempi va aggiunta Santa Maria a Pie' di Chienti nelle Marche (XII sec.), costruita su due livelli in due periodi.
Un esempio a pianta circolare di tale tema è presente in Iugoslavia nel San Donato di Zara (946).
In Germania il tema si trova nel ST Godehard di Hildesheim (1133-72); in Danimarca nella cattedrale di Roskilde (c. 1160 e sgg.); in Spagna, oltre al citato Santago de Compostela, nel San Pedro de Roda (1022) e nel S. Juan de las Abadesas, presso Gerone (c. 1114-50).

Tav. VIII. Principali centri di diffusione dell'architettura romanica in Europa. 1. Confini politico moderni. a) Aversa. b) Venosa. c) Acerenza. d) Montalcino. e) Santiago di Compostela. f) Cluny. g) Tours. h) Rouen. i) Jumiège. (EAU).

8. Cluny, Monastero. Litografia del XVIII secolo.
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