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IL CAPO VISIBILE

DELLA CHIESA: IL PAPA

(Mt. 16, 15-19)

Negli ultimi secoli, fino al 1950, tanti nostri fratelli protestanti e molte Sette hanno insistito nel negare l’autorità del Papa, ossia il Primato del Vescovo di Roma sulla Chiesa universale quale successore di S. Pietro, affermando che Pietro non è mai stato a Roma.

Ebbene, la celebre scienziata prof. Margherita Guarducci, per autorizzazione di Pio XII e poi di Paolo VI, ha esaminato, con estremo rigore scientifico e con alta competenza, per ben 16 anni (dal 1952 al 1968), tutti i reperti degli scavi eseguiti dal 1939 al 1949 sotto la Basilica di S. Pietro a Roma. E ha potuto dare agli scienziati e all’umanità la certezza del sicuro ritrovamento del sepolcro e delle reliquie di S. Pietro. Ha pure assicurato che i numerosi "graffiti", rinvenuti attorno a questo sepolcro, confermano l’importantissima scoperta. E ha aggiunto che anche nelle altre catacombe romane, ma soprattutto qui, i nomi più ripetuti nei "graffiti" e accostati l’uno all’altro sono: "Gesù", "Maria", "Pietro"; segno evidente che fin dai primi tempi erano tre le persone più amate dal popolo cristiano: Gesù, Maria e Pietro ossia il Papa. Leggi nota (1) a pag. 148.

1. GESU’ PROMETTE A PIETRO E AI SUOI SUCCESSORI PIENA AUTORITÀ SULLA CHIESA. Precisiamo che si tratta di un’autorità che è servizio di fede e di amore, tanto che i Papi hanno definito se stessi: "Servi dei servi di Dio".

Sulle rive azzurre del lago di Tiberiade Gesù propone ad alcuni uomini una impresa che sembra pazzesca: "Seguitemi! Vi farò pescatori di uomini" (2). Lasciano tutto e lo seguono: sono i primi apostoli.

A uno di loro, a Pietro, 15 giorni prima della Pasqua, rivolge parole che sfideranno i secoli: "Beato te, Simone... Tu sei Pietro e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno mai contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei cieli e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato anche nei cieli e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto anche nei cieli" (3). Promesse chiare e senza condizioni e quindi certamente realizzate.

Gli cambia nome per significare, secondo il linguaggio biblico, che gli prepara un grande incarico, lo sceglie come "roccia" e "fondamento" della sua Chiesa, con piena autorità raffigurata nelle "chiavi" e col potere di far leggi ("legherai"...).

2. GESU’ DÀ A PIETRO E AI SUOI SUCCESSORI IL POTERE DI GUIDARE LA CHIESA.

Gesù è risorto dalla morte. Alcune settimane dopo questo avvenimento strabiliante, appare sulle rive incantevoli del lago di Tiberiade a 7 apostoli che stanno pescando presso Tabga ove oggi sorge la bella Chiesetta del Primato. Chiede a Pietro per tre volte: "Mi ami tu?" e gli affida la guida pastorale di tutto il suo gregge (Sacerdoti e fedeli) dicendo: "Pasci le mie pecorelle, pasci i miei agnelli" (4).

3. GESU’ A PIETRO E AI SUOI SUCCESSORI CONCEDE IL DONO DELL’INFALLIBILITÀ.

Egli ha appena istituito l’Eucarestia mediante la quale ha donato alla sua Chiesa la forza più potente per fuggire o distruggere il peccato; e subito si affretta a elargire a Pietro, al Papa, a esclusivo vantaggio del suo popolo, il dono della infallibilità per evitare o distruggere l’errore sino alla fine del mondo.

Si rivolge a Pietro con parole allarmanti: "Simone, Simone, Satana va in cerca di voi per vagliarvi come si fa per il grano; ma Io ho pregato per te perché non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli"(5).

a) L’infallibilità del Papa è garantita da questa onnipotente preghiera di Cristo Dio che qui è incondizionata e inoltre qui si identifica con la sua decisa volontà. Questa infallibilità è limitata all’ambito della fede e della morale; e si realizza solamente quando il Papa parla ex cathedra ossia quando si pronuncia come pastore di tutti i cristiani e in maniera definitiva. Rarissimamente i Papi hanno fatto ricorso al dono dell’infallibilità: in questi ultimi 150 anni circa, è avvenuto soltanto due volte: per la definizione del dogma dell’Immacolata (1854) e del dogma dell’Assunta (1950).

Infallibilità non significa impeccabilità: il Papa ha i suoi difetti morali, ha pure la possibilità di commettere mancanze gravi, come è successo in alcuni casi ossia per quattro o cinque Papi; ma anche in questi casi l’infallibilità è rimasta pienamente salva; e in 2.000 anni nessun Papa ha insegnato alcun errore sulla fede.

Il Papa nel suo insegnamento ordinario, pur non essendo infallibile, ha una particolare assistenza dello Spirito Santo.

b) C’è un’altra infallibilità: quella del collegio dei Vescovi. Il Vaticano II afferma: "Quantunque i singoli Vescovi non godano della prerogativa dell’infallibilità, quando, tuttavia, anche dispersi nel mondo, ma in comunione tra loro e col Successore di Pietro, nel loro insegnamento autentico circa materie di fede e di morale, convengono su di una sentenza da ritenersi come definitiva, enunziano infallibilmente la dottrina di Cristo. Il che è ancor più manifesto quando, radunati in Concilio Ecumenico, sono per tutta la Chiesa Dottori e Giudici della fede e della morale, e alle loro definizioni si deve aderire con l’ossequio della fede" (6).

c) Esiste pure l’infallibilità dei fedeli nel credere (non nell’insegnare), come dichiara il Vaticano II: "L’universalità dei fedeli... sotto la guida del Sacro Magistero... per quel senso della fede che è suscitato e sorretto dallo Spirito di verità... non può sbagliarsi nel credere" (7).

L’infallibilità (nei limiti suddetti) è indispensabile alla vera Chiesa. Infatti Gesù ha comandato di insegnare sotto pena di dannazione eterna dicendo: "Predicate... Chi crederà sarà salvo, chi non crederà sarà condannato" (8). Ora, senza infallibilità, la Chiesa, insieme alle verità, insegnerebbe inevitabilmente anche degli errori sotto pena di dannazione. Ciò è assurdo! Inoltre questi errori sarebbero imputabili a Gesù e allo Spirito Santo i quali hanno assicurato la loro assistenza perenne alla Chiesa. E anche ciò sarebbe assurdo!

Che l’infallibilità sia necessaria lo riconoscono perfino alcuni dei Protestanti più intelligenti e più riflessivi.

Sertillanges scrive: "Un illustre Protestante, Augusto Sabatier, dopo ampia discussione, conclude: o accettare la Chiesa infallibile o rinunciare ad ogni dogma. Un dogma (ossia una verità) indiscutibile suppone una Chiesa infallibile" (9).

4. PIETRO E I PAPI HANNO SEMPRE ESERCITATO L’AUTORITÀ RICEVUTA DA GESU’.

a) Pietro, dopo l’Ascensione e la Pentecoste, si comporta sempre come Capo della Chiesa: Propone di completare il collegio dei 12 apostoli con l’elezione di Mattia al posto di Giuda il traditore (10). Si alza a parlare il giorno di Pentecoste a nome degli altri apostoli (11). Difende contro le autorità giudaiche il diritto suo e degli altri alla predicazione (12). Condanna Anania e Saffira (13). Dà inizio alla conversione dei pagani ricevendo, nella Chiesa, Cornelio (14). Occupa il primo posto nel Concilio di Gerusalemme (15). Il rimprovero di Paolo a Pietro in Antiochia era solo su un comportamento pratico, non su un principio già approvato anche da Pietro al Concilio di Gerusalemme, cioè che non era necessario far circoncidere i pagani convertiti. (16).

b) Successore di Pietro, primo Papa, è il Vescovo di Roma. Pietro in un primo tempo è Vescovo di Gerusalemme, poi, eccolo Vescovo di Antiochia, da qui parte per la capitale del mondo, Roma, ove muore martire, crocifisso con la testa in giù, versando tutto il suo sangue per amore di Cristo. Essendo morto quando era Vescovo di Roma, i suoi successori, come Capi della Chiesa, sono i Vescovi di Roma, che saranno chiamati Papi essendo i papà, i padri spirituali di tutte le anime redente da Gesù.

b) I Papi si sono comportati come Capi della Chiesa e sono stati riconosciuti tali fin dai primi secoli:

Nel 97 d.C. il Papa Clemente interviene con autorità mediante una lettera per ristabilire la pace a Corinto, nonostante che nella vicina Efeso risieda l’apostolo S. Giovanni.

Nel 107 S. Ignazio di Antiochia scrive: "Alla Chiesa che presiede nel luogo della regione dei romani, degna di Dio, degna di onore... e capo della fraternità secondo la legge di Cristo".

Nel 180 S. Ireneo, Vescovo di Lione, (in "Adversus haereses 3, 3, 2) afferma: "È sempre stato necessario che ogni Chiesa, cioè i fedeli di ogni luogo, si volgesse alla Chiesa romana in forza del suo Sacro primato" (Cat. della Chiesa n. 834).

S. Massimo, il confessore, nel 650 soggiunge: "Dalla discesa del Verbo Incarnato verso di noi, tutte le Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui (a Roma) come unica base e fondamento" (Opuscola theol., Ivi).

Possiamo dire con la grande francescana secolare Armida Barelli: "Mentre l’Ostia consacrata è Gesù che tace, il Papa è Gesù che parla"; instancabilmente ci insegna le sicure vie della verità, della grazia di Dio, della pace, della salvezza terrena ed eterna. Ascoltiamolo!

Tutti i Padri e i Dottori della Chiesa, in questi due millenni, hanno sempre ripetuto quelle parole scolpite sul sepolcro di S. Ambrogio: "Ubi Petrus, ibi Ecclesia, ubi Ecclesia, ibi salus aeterna": dove c’è Pietro, dove c’è il Papa, ivi c’è la vera Chiesa e dove la Chiesa è ascoltata e seguita ivi c’è salvezza eterna.

Il sommo poeta Dante Alighieri ci ricorda che per salvare l’anima è sufficiente seguire la Bibbia e lasciarci guidare dal Papa che la custodisce e l’interpreta: "Avete il vecchio e il nuovo Testamento / e il Pastor della Chiesa che vi guida: / questo vi basti a vostro salvamento" (17).

ESEMPIO. Il Servo di Dio P. Pio da Pietrelcina, uno degli uomini più devoti del Sommo Pontefice, è in perfetta antitesi ai più feroci nemici del Papa, tra i quali scelgo tre nomi simbolici: Lutero, il principe degli eretici, che andava ripetendo: "O Papa, in vita sono la tua peste, e in morte, la tua morte". Lui è morto da 400 anni, ma il Papa vive. Voltaire, patrono dei laicisti e anticlericali, che gridava: "Fra venti anni con le budelle dell’ultimo Prete strozzerò l’ultimo Papa". Lui dopo venti anni moriva disperato, ma il Papa ci sarà sino alla fine del mondo. Napoleone, modello dei persecutori, ha imprigionato, deportato e umiliato il Papa. Ma poi lui stesso fu sconfitto e deportato e ha sofferto esattamente tutto quello che ha fatto soffrire al Papa. Sono casi che fanno pensare. In Francia da allora si è diffuso il motto: "Chi mangia di Papa, crepa".

Il P. Pio ha amato moltissimo il Vicario di Cristo, pur in mezzo alle più dure prove. Quando era ancor giovane, falsamente accusato da alcune persone, la Santa Sede gli inflisse la punizione più grave per un Sacerdote: la proibizione di Confessare, di celebrare la Messa pubblicamente, ecc. Lui soffrì terribilmente, ma non disse neppure una parola di lamento o di mormorazione. Anzi crebbe maggiormente nel rispetto e amore alla S. Sede e al Papa.

Sempre, nelle 4 ore di preparazione alla Messa che celebrava alle 5 del mattino, in primo luogo pregava per il Papa. E quando giungemmo al culmine della contestazione globale e tanti cristiani e perfino alcuni Sacerdoti sciagurati si scagliarono contro Paolo VI, uno dei più grandi Papi della storia e che – come ha affermato Giovanni Paolo II – "di verità e di sapienza per 15 anni ha inondato il mondo intero", ebbene, P. Pio, ormai prossimo alla morte, sfinito per i 50 anni di stigmatizzazione sanguinante e di transverberazione mistica, prese la penna nelle sue mani piagate e scrisse al Papa una bellissima lettera, in cui esprimeva tutta la sua "devozione e affettuoso ossequio e incondizionata obbedienza". E aggiungeva: "Vi offro la mia preghiera e sofferenza quotidiana, affinché il Signore vi conforti con la sua grazia, per continuare il diritto e faticoso cammino nella difesa della eterna verità che mai si cambia col mutar dei tempi".

"Per me – ripeteva P. Pio – dopo Gesù non c’è che il Papa... Per il Papa e per la Chiesa darei mille volte la vita". P. Pio insegna a tutti come si deve rispettare, amare e seguire il Papa. Chi ama il Papa, ama la Chiesa, chi ama la Chiesa, ama Cristo Dio, poiché, come diceva S. Caterina da Siena e come ripeteva P. Pio, "il Papa è la fragranza di Gesù; fragranza del suo amore per l’umanità. Il Papa è il bianco Gesù, è la sua bocca, la sua mano, è l’ostensorio di Gesù; è il dolce Cristo in terra".

PROPOSITO. Preghiamo ogni giorno Gesù e la Madonna per il Santo Padre.

 

(1) Confronta il libro "Pietro in Vaticano" della prof. Margherita Guarducci. Costei è Accademico Nazionale dei Lincei, Accademico Pontificio, tenace ed insigne studiosa, altissima autorità universalmente riconosciuta specialmente in campo epigrafico.

La prof. Guarducci, dopo aver sventato l’incredibile inganno di un ecclesiastico e altre difficoltà, e dopo aver esaminato tutti i reperti degli scavi, individuando, con certezza, "le reliquie o ossa di S. Pietro", perché non restasse alcun dubbio, ha fatto esaminare attentamente e scrupolosamente quelle "reliquie" da un antropòlogo di fama mondiale: il prof. Venerando Correnti, titolare delle Cattedre di Antropologia dell’Università di Palermo e poi di Roma. Questi ha assicurato che si tratta delle "ossa di S. Pietro". Dopo che la scienza ha acquisito queste assolute certezze, Paolo VI, il 28 giugno 1968, ha annunciato al mondo che le "reliquie di S. Pietro" erano state ritrovate. (cf. Margherita Guarducci, "Le chiavi sulla pietra", ed. Piemme).

(2) Mt. 4, 18–22

(3) Mt. 16, 15–19

(4) Gv. 21, 1–22

(5) Lc 22, 31 s.

(6) L.G. 25

(7) Cfr. L.G. 12

(8) Mc. 16, 14-16

(9) Sertillanges, "Il Cat.

degli increduli"

(10) At. 1, 15–26

(11) At. 2, 14

(12) At. 4, 1–12

(13) At. 5, 1–11

(14) At. 10, 14–48

(15) At. 15, 6 s.

(16) Cfr. D. Grasso, "Il

problema di Cristo"

(17) Par. 5, 76 ss.