Cebete - Lezioni di Filosofia

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A. Schopenhauer

Arthur Schopenhauer

Sommario

1. La vita

2. Opere

3. Radici culturali del sistema

4. Il mondo come rappresentazione e il velo di Maja

5. La via d'accesso alla cosa in sé

6. La volontà di vivere

7. Il pessimismo

8. La critica delle ideologie

9. Dolore, ascesi e liberazione

10. Conclusione

Arthur Schopenhauer

(Danzica 22.02.1788 - Francoforte, 21.09.1860)

«Tra i danni che la filosofia universitaria ha arrecato a quella vera, intesa seriamente, va ricordato in modo del tutto particolare il soffocamento [...] della filosofia kantiana attraverso le millanterie dei tre famosi sofisti.
Anzitutto Fichte e Schelling, che pure non mancavano di talento, e in seguito il goffo e disgustoso ciarlatano Hegel, quest'uomo pernicioso, che ha disorganizzato completamente e rovinato i cervelli di tutta una generazione, furono proclamati come gli uomini che avrebbero fatto progredire la filosofia di Kant, che l'avrebbero superata, e salendo per così dire sulle sue spalle, avrebbero raggiunto un più alto grado di conoscenza e al tempo stesso di penetrazione»
(da A. Schopenhauer, Parerga e paralipomena).

1. Vita

Nato a Danzica il 22.02.1788 da un banchiere e una scrittrice. Viaggia in Francia, Inghilterra, studia a Göttingen con Schulze e a Berlino con Fichte, si laurea a Jena con "Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente". Ha la libera docenza nel 1820 ma è il filosofo antiaccademico per eccellenza. Le sue lezioni sono seguite da pochi fedelissimi o da nessuno, c'è l'astro di Hegel che oscura tutto e tutti. Di qui il rancore e le critiche al vetriolo per il "grande ciarlatano". Preferisce allora viaggiare sulle orme di Goethe, a Roma e Napoli. Il successo gli arriderà solo dal 1845. Muore a Francoforte il 21.09.1860.

 

2. Opere

Sulla quadruplice radice del principio di ragion sufficiente (1813)

Sulla vista e i colori (1816)

Il mondo come volontà e
rappresentazione (1818)

La volontà nella natura (1820)

I due problemi fondamentali
dell'etica (1841)

Supplementi (1844)

Parerga und paralipomena (1851)

U.D. 3

Unità didattica n. 3
Cfr. ...

Radici culturali del sistema Torna all'inizio

- Platone e le sue idee eterne di contro al mondo sensibile;

- Kant e la sua gnoseologia soggettiva aprioristica;

- L'Illuminismo, il materialismo e la fisiologia;

- Il Romanticismo con l'irrazionalismo, l'arte, la musica e soprattutto l'infinito (ma lui non è ottimista);

- L'Idealismo che attacca in tutti i modi (Hegel specialmente);

- La filosofia indiana che gli dà tanti spunti di saggezza.

U.D. 4

Unità didattica n. 4
Cfr. ...

Il mondo come rappresentazione e il velo di Maja Torna 
all'inizio

Kant distingueva il fenomeno (la realtà, l'unica realtà conoscibile, accessibile alla mente umana) dalla cosa in sé (il concetto limite, che fa da promemoria critico dei limiti della conoscenza). Schopenhauer accetta la divisione kantiana ma la modifica in senso idealista: il fenomeno è pura parvenza, illusione, sogno, nostra rappresentazione. Il noumeno, invece, è la realtà che si nasconde dietro l'apparire del fenomeno. Il Velo di Maya, nella tradizione indiana.

Il fenomeno è quindi una rappresentazione che esiste solo nella coscienza: il mondo è una mia rappresentazione! (Qui si sente più l'influsso di Cartesio e Berkeley che dell'Idealismo tedesco).

Nella rappresentazione, soggetto e oggetto sono strutturalmente indivisibili, materialismo e idealismo (Fichte) sono, ognuno a suo modo, errati. Kant ha 12+2 a priori, Schopenhauer pensa a 2+1: spazio e tempo più la causalità, che è materia, che è azione causale (Wirklichkeit - wirken = agire!). L'a priori, più che nella nostra mente, è nel nostro sistema nervoso e cerebrale. Per questo la vita è un sogno (cfr. Platone, Veda, Pindaro, Sofocle, Shakespeare, Calderon) e l'uomo un animale metafisico.

U.D. 5

Unità didattica n. 5
Cfr. ...

La via d'accesso alla cosa in sé Torna all'inizio

Ecco il filo d'Arianna: noi non siamo "teste d'angelo alate senza corpo", anzi: nel nostro corpo, ci vediamo dall'interno, ci viviamo e vediamo che la nostra essenza è una Wille zum leben (volontà di vivere) di cui il corpo, il mondo non è altro che una manifestazione (raffinato idealismo, quindi!).

Io, quindi, non sono solo un soggetto, ma anche un oggetto tra gli oggetti. Questo rilievo era per gli idealisti inessenziale. Io sono la via privilegiata alla cosa in sé. Io sono l'oggetto che è dietro il fenomeno. E per analogia, così può essere per tutte le cose.

In noi la volontà domina sull'intelletto come il padrone sul servo (Uomo-strumento, cavaliere-cavallo, Cuore-capo). Quindi ogni cosa è come è, e si manifesta quale fenomeno per noi, in quanto espressione della Volontà di essere. Come la volontà spinge ad agire, si può pensare una volontà universale che spinga il tutto a essere (afflati orientali emergono qua e là).

U.D. 6

Unità didattica n. 6
Cfr. ...

La volontà di vivere Torna all'inizio

La volontà di vivere è inconscia, unica, eterna, non individuata: forza libera ed energia inconscia, senza perché e senza scopo. Vuole perché vuole, non c'è alcun Dio finalistico...

L'Assoluto di Schopenhauer - si può ben intendere di conseguenza - è un infinito alogico. La volontà si oggettiva prima nelle idee (archetipi) e poi negli individui per gradi e con coscienza e sicurezza inversamente proporzionali.

U.D. 7

Unità didattica n. 7
Cfr. ...

Il pessimismo Torna all'inizio

La volontà-tensione, più oggettivata, più cosciente e quindi più volenterosa di essere e di vivere è l'uomo. Talmente desiderosa che non sarà mai appagata. Desiderio è mancanza, quindi dolore. L'appagamento è il piacere momentaneo frutto del desiderio doloroso. Ad esso, se non si ricade subito in un altro desiderio doloroso, succede la noia (Cfr. Pietro Verri, Discorso sull'indole del piacere e del dolore, 1773). La vita è un pendolo che oscilla tra il dolore e la noia. Il grado di sofferenza distingue gli uomini.

Ma la volontà è tutto, tutto è Sensucht (desiderio inappagato), tutto soffre (più intelligenza avrai, più soffrirai; Ecclesiaste I, 18): Pessimismo cosmico (legame con Leopardi - esile peraltro - proposto dal De Sanctis nel suo saggio Schopehauer e Leopardi).

Per di più, nel mondo tutto lotta contro tutto per il mantenimento di sé, volontà contro volontà. Quindi l'individuo viene spesso sacrificato per la specie. A questo scopo c'è l'amore, l'uomo è uno strumento della specie, lo zimbello della natura (ogni amore ha un istinto sessuale sotto - Freud partirà da qui). Ma è un tremendo peccato: mettere al mondo altre creature destinate a soffrire!

L'unico amore elogiabile è la pietà.

U.D. 8

Unità didattica n. 8
Cfr. ...

La critica delle ideologie Torna all'inizio

In una simile situazione l'uomo utile all'umanità smaschera l'ottimismo e invita alla pietà. Esattamente l'opposto di quanto fanno i ciarlatani come Hegel. Quante ideologie ottimistiche ci sono oltre quella di Hegel! Si lamenta il burbero Schopenhauer.

Ci sono quelle cosmiche, le religioni che vogliono questo mondo il migliore possibile, magari governato da un Dio o un Nous anassagoreo... cercano solo di nascondere la cruda realtà.

Ci sono quelle sociali: del vogliamoci del bene! Ma la convivenza umana è un puro conflitto, un impero di egoismi che convivono solo per bisogno (e da qui nasce l'etica - mera necessità di quieto vivere!).

Ci sono infine quelle storiche: progressive, evoluzioniste... cambiano gli stendardi ma l'essenza è sempre la stessa, chi nasce chi muore. In più la storia studia gli uomini non l'uomo, è una catalogazione degli individui che perde il generale, che in questo caso è l'essenziale.

U.D. 9

Unità didattica n. 9
Cfr. ...

Dolore, ascesi e liberazione Torna all'inizio

La vita è dolore. Ma - si badi bene! - il suicidio, che vuole essere contro la vita, è l'atto più ridicolo nella sua disperazione perché annulla solo una manifestazione della Volontà e in fondo non è altro che una forte affermazione di voler vivere in un mondo migliore! L'unica possibile liberazione dal dolore consiste nella coscienza di sé, della volontà e della conseguente tendenza alla noluntas, ossia alla negazione progressiva di sé.

L'esistenza in virtù del dolore che la costituisce risulta una cosa che si impara poco alla volta... a non volerla.

Momenti della Noluntas: Arte - Santità - Ascesi.

Arte. Essa è la conoscenza disinteressata delle idee che, come tale, ha un puro oggetto, il puro occhio del mondo che in questo amore vede l'amore... l'arte sottrae l'individuo alle catene dei bisogni, è catartica e liberatrice. Dall'architettura alla poesia... la tragedia è l'autorappresentazione del dramma della vita... la musica è l'immediata rivelazione della volontà a se stessa, metafisica dei suoni, non solo mimetica, ma purtroppo solo temporanea. La contemplazione estetica libera momentaneamente dal dolore estraniando dal mondo e mettendo in stato di contemplazione.

Santità. La morale implica l'impegno nel mondo contro l'egoismo e l'ingiustizia. Per Kant da un ragionamento astratto sorge l'imperativo; per Schopenhauer da un'esperienza vissuta nasce il sentimento di pietà. È la moralità che produce conoscenza, nella pietà sperimentiamo l'unità metafisica di tutti gli esseri. Le virtù cardinali sono due: giustizia e pietà (o agape). La giustizia è il primo freno all'egoismo: il "non...". La carità è volontà positiva.

Ascesi. Ma è tutto nel mondo, e quindi sempre nella volontà: la cosa migliore è solo l'ascesi: per l'orrore dell'essere di cui è manifestazione, l'individuo cessa di volere se stesso e si propone di estirpare il proprio desiderio di esistere. Perfetta castità prima di tutto, poi mortificazioni e digiuni. Lo scopo è uccidere la volontà: ché se fosse vinta interamente da un solo individuo, essa perirebbe perché è una sola in tutti. È questa la redenzione affidata all'uomo. È questo l'unico atto veramente libero che non porta all'estasi ma al nirvana (assenza di vento), il nulla relativo, la negazione di ciò che è, non il niente assoluto. Questo nulla relativo è per l'asceta di Schopenhauer il tutto, la pace, la serenità, l'abbattimento di Io e Soggetto.

U.D. 10

Unità didattica n. 10
Cfr. ...

Conclusione Torna all'inizio

Wagner, Kierkegaard, Nietzsche, Spengler, Bergson, Jaspers, Heidegger, Horkeimer, Mann, Freud, De Sanctis risentono della sua filosofia (Croce e Gentile invece non lo apprezzano).

P.S. Il suo amore per il mondo orientale lo ha portato a chiamare il suo amico più fedele (il suo cane, quasi venerato) con un nome che gli indiani hanno dato solo a pochi grandi uomini: atma (anima del mondo)!

Ultimo aggiornamento: giovedì 20 marzo 2003


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