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  Storia e origini del gioco degli scacchi.

Gli storici Needham (inglese) e Bidev (jugoslavo) hanno tentato di valorizzare la radice cinese , ma l’origine indiana del gioco degli scacchi è ormai consolidata da numerosi reperti che la fanno risalire almeno al 2° secolo d,C. Nella rivista “ La lettura” del 1941 il prof. Magliaro ha scritto in merito “ le origini orientali del gioco sono note , ma se non lo fossero si potrebbe facilmente intuire dalle notevoli capacità di astrazione delle cose circostanti che il gioco richiede, in cui alcuni popoli orientali e in special modo quello indiano raggiungono forme di insuperata perfezione”. La storia però non si costruisce soltanto sulle ipotesi, occorrono dati scientifici per ripercorrere l’itinerario storico dei popoli che ci conduce fino al tempo dei sovrani Sasanidi,        3°- 4° d.C.   Durante questa era si sarebbe verificato il passaggio del gioco da’’India alla Persia , ampiamente descritto in alcuni preziosi manoscritti in “ phlavi” ( persiano antico).   Le fonti iraniche di importanza storica sono: Vicarism-i-nausrangu nie bisn e lo Sah-namè.   Il primo “spiegazione del gioco degli scacchi ed invenzione del gioco dei Nard” si limita alla descrizione del “ passaggio indo-persiano” in un racconto analogo a quello dello Sah-namè di Findusi, ma quest’ultimo si è anche soffermato sulle circostanze che avrebbero determinato la nascita del gioco dei Re, ( lo Sah-namè, libro dei Re, è la massima opera persiana composta appunto da Findusi in 50.000 versi. La Divina Commedia ne ha poco più di un quarto.) La transizione del gioco degli scacchi dall’ India alla Persia sarebbe avvenuta , secondo i poeti persiani, ai tempi di Cosroe 1° nel periodo di massimo splendore Sasanide.   E’ però lecito supporre che i poeti avessero voluto far coincidere il gioco “intelligente” con “l’anima mortale” di Cosroe.   Sempre da quelle importanti fonti apprendiamo il modo persiano di figurare la battaglia sulla scacchiera ed il significato dei simboli, alcuni dei quali rimasti invariati come la parola “scaccomatto” derivante dal persiano “ Sahmat” il Re è morto.   Sah è quindi il Re e il significato della sua figura è rimasto invariato, come quello di “Asp- cavaliere” e di  “Baidaq-soldato-pedone”.   Più difficile risalire ai nomi originali di Donna, Torre, Alfiere, essi furono introdotti dai popoli occidentali in sostituzione di altri.   Fino al 1690 si è creduto che il gioco fosse originario dell,antica Roma a causa di una grossa gaffe commessa dai dotti del primo Medio Evo e mantenuta in seguito dagli “Umanisti”.   I polemisti dell’antica Roma definirono ingegnoso e sottile un gioco da tavoliere, molto diffuso tra i Romani, che si chiamava “ ladruncoli.-tabula”.  Gli studiosi medioevali pensarono bene di tradurre quella parola con il gioco da tavolo più ingegnoso e sottile della loro epoca, gli scacchi.   Ci volle Marco Aurelio Severino per assolvere il “peccato” commesso dai suoi colleghi , grazie a lui si seppe che i “ ladruncoli e la pattia” non erano gli scacchi.   Il passaggio dall’Oriente all’Occidente ( secondo la storia ufficiale, sarebbe stato favorito dall’invasione araba tra il 9° e 10° secolo).   Gli arabi furono abilissimi giocatori e furono i primi a scrivere libri.   Grandissimo tra loro fu As-Suli la cui fama di scacchista si tramandò per 600 anni dalla sua morte.  Il dominio arabo nello “ shatrang” iniziò a vacillare nel 1.300° circa ad opera di valenti giocatori spagnoli, portoghesi e italiani, che scrissero anche i primi trattati di quello che può essere considerato “ stilnovo “ del gioco. Và agli italiani il merito di aver apportato modifiche alle regole arabe del gioco.   Non è certo un caso che nelle vecchie scuole di scacchi sovietiche gli scacchisti italiani siano indicati come i primi campioni della storia.  E’ comunque nel 16° secolo che gli italiani conobbero un periodo scacchisticamente più florido, infatti in questo secolo incontriamo nomi di grandi giocatori italiani divenuti poi leggendari come Leonardo da Cutro soprannominato per la sua statura “ il puttino” , il suo antagonista il “Siracusano” ovvero Paolo Boi, quindi Giulio Cesare Polerio.  Tra il 16° e 17° secolo si affaccia alla ribalta un altro famoso giocatore” Gioacchino Greco detto il Calabrese”.    Ogni personaggio ha la sua storia , scritta ai limiti della leggenda, ma quella di Leonardo da Cutro il “puttino” è certamente quella più aperta all’immaginazione.   A Roma quando era un giovanotto giocò contro il prelato Ruy Lopez , in missione alla Santa Sede , considerato il precursore dello scacchiamo moderno. A lui si deve la ” partita  spagnola” ancora oggi molto giocata e che porta il suo nome.   Leonardo venne sconfitto ma non si rassegnò , andò ad allenarsi a Napoli con lo zio e in seguito si fece onore contro Paolo Boi , il più grande giocatore italiano dell’epoca.   Il “puttino” si senti quindi pronto per chiedere la rivincita a Lopez e si recò a Madrid dove finalmente potè farsi valere. Leopardo da Cutro morì a 45 anni.   Nel settecento gli scacchisti italiani cominciarono a perdere a loro fama di grandi campioni, mentre in tutta Europa andava diffondendosi un regolamento internazionale.   Gli italiani a causa del loro senso di conservazione verso quelle rgole che li avevano fatti diventare i più forti giocatori del mondo cominciarono a perdere posizioni nell’ elite mondiale.   Leggende su storia e origini degli scacchi non mancano, ma delle storie tramandate soltanto quella di Findusi sembra essere più vicino alla realtà e quindi al rigore scientifico della storia.   Il libro dei Re era rimasto sepolto fino al 1978 nella biblioteca nazionale di Firenze dove era catalogato sotto falsa denominazione.   Il prof. Angelo Piemontese, persianista dell’università di Roma è l’artefice del ritrovamento dello Sah-namè ( titolo originale) e cioè la massima opera persiana che il grande poeta Findusi scrisse in trent’anni. Il manoscritto non è soltanto più vecchio di sessant’anni di quello custodito a Londra, ma anche più completo e corretto essendo stato copiato nel periodo storico precedente all’invasione dei mongoli.   Un vero tesoro è stato restituito alla luce in tutta la maestosità del formato, delle decorazioni, dei caratteri e delle miniature.   Nella parte relativa ai sovrani Sasanidi ( dal 3° al 4° secolo d.c. ) il poeta narra del Re indiano Yasodharun il quale sfidò il Re persiano Cosroe , inviandogli tramite il suo ambasciatore una tavola divisa in 64 parti su cui vennero posti due schieramenti avversari.   Partita Spagnola, Difesa Siciliana, Partita Italiana, Gambetto di Re, Est Indiana e mille altrer definizioni delle sessantaquattro caselle stanno arrivando sulle scacchiere domestiche e il merito è sempre delle sfide tra grandi campioni.   Cosi’ i match tra Fischer e Spassky, tra Karpov e Korchnoj, tra Kasparov e Karpov hanno fatto scivolare nelle case di tutto il mondo innumerevoli termini fascinosi che appartengono al patrimonio scacchistico.   Prima delle lunghe sfide tra Kasparov e Karpov molti grandi altri campioni si sono susseguiti e tutti meritano senz’altro uno spazio privilegiato nella storia degli scacchi di cui sono stati interpreti.   Steinitz, Laser, Capablanca, Alekine, Euwe, Botvinnik,Smislov,Tal, Petrosjan,Spassky, Fischer, si sono avvicendati al vertice dello scacchiamo mondiale tramandandosi la corona di Campione del Mondo.   Gli scacchisti italiani del 16° secolo sono da considerare i primi Campioni del Mondo ,anche se non ufficiali. Di quell’epoca citiamo i nomi leggendari di Leopardo da Cutro e Gioacchino Greco , di lui si ricorda il “ gambetto di Re” passato alla storia come il “ controgambetto Greco”.   Non è certo un caso che l’associazione  Grandi Mestri di scacchi abbia voluto dedicare la fondazione del suo premio scacchistico nazionale ed internazionale allo straordinario giocatore calabrese, considerato Campione del Mondo dal 1621 al 1634.  Il maggior antagonista degli italiani fu Ruy Lopez, monaco spagnolo al quale si deve la “ Partita Spagnola”.   Tra il 1745 e il 1795 il primo giocatore del mondo fu Philidor, grande musicista, numerosi schemi d’apertura portano il suo nome come la “ difesa Philidor  “ e il “ gambetto Philidor “.   Con il francese Labourdonnaus 1824- 1840,  l’ inglese Staunton   1840- 1851 siamo in piena era romantica caratterizzata dalla spettacolarità del gioco più che dai suoi aspetti logici.   Si giocava come se si stesse sostenendo uno scontro cavalleresco dove le mosse difensive venivano fischiate.   Fu un periodo ricco di straordinarie combinazioni tattiche, ma tale stile si infranse contro il muro della logica di “ Steinitz”, precursore dell’era moderna.   A partire da Steinitz il titolo di Campione del Mondo fu assegnato mediante un match.   La Federscacchi mondiale “ FIDE”  riuscì a stabilire norme precise soltanto dopo la seconda guerra.   Nativo di Praga Steinitz mantenne il titolo dal 1886 al 1894.   Grande fu la sorpresa quando il tedesco Lasker  strappò il titolo a Steinitz, ma presto fu chiaro il salto qualificativo compiuto.   Lasker, filosofo e matematico, discusse con l’amico Einstein la “ relatività”.   Campione del Mondo dal 1894 al 1921 contribuì alla teoria del “ Gambetto Evans”.   Il cubano Capablanca successe a laser e si distinse per lo stile di gioco semplice ed elegante.   Soprannominato “ macchina pensante “ giocò nei tornei 583 partite perdendone soltanto 35.   L’aristocratico zarista e apolide Alekine strappò il titolo a Cpablanca nel 1927 e lo mantenne, tranne un breve periodo, fino alla morte avvenuta a Lisbona nel 1946.   Alekine visse per gli scacchi nonostante la laurea in giurisprudenza.   Però anche Alekine conobbe la sconfitta e fu costretto a cedere il titolo per un breve periodo, 1935-1937 , all’olandese Euwe.   Con la vittoria di Botvinnik a Mosca nel 1948 inizia il dominio sovietico che fu confermato da Smislov campione negli anni 1957-1958, da Tal 1960-1961 e da Petrosjan che nel 1963 tolse definitivamente la corona a Botvinnik il cui regno aveva subito soltanto due interruzioni per opera appunto di Smislov e Tal.   Nel 1969 lo scettro passò nelle mani di un altro sovietico, Spassky.   Nel 1972 l’Unione Sovietica perse il controllo mondiale delle 64 caselle nello storico incontro tra Spassky e l’americano Fischer.   Lo riconquistò , tra mille polemiche , nel 1975 grazie a Karpov che si vide consegnare il titolo dalla F.I.D.E. dopo il clamoroso forfait dello statunitense.   Karpov ha mantenuto il titolo per dieci anni fin all’arrivo del ventunenne connazionale Kasparov.   Nel 1993 per motivi disciplinari la F.I.D.E. ha tolto il titolo di Campione a Kasparov.   Karpov se ne è riappropriato battendo l’olandese Timman.                   1999. Nuova formula per il Mondiale F.I.D.E.   96 giocatori partecipano alla fase finale con la formula dell’eliminazione diretta.   Oltre a Kasparov, n°1 al mondo, assente anche Karpov detentore del titolo mondiale F.I.D.E., e altri tra i migliori giocatori del mondo.   Il titolo di Campione del Mondo in questa finale “ anomala” voluta per questioni di sponsorizzazioni và al russo Khalifman ( 45° nella graduatoria mondiale) che batte in finale l’armeno Akopian.   Anno 2000. Due finali per il titolo mondiale.   Quella quella ufficiale della F.I.D.E. con 96 partecipanti e con formula ad eliminazione diretta, dove per la prima volta accede anche un giocatore italiano il friulano Michele Godena.   In questa finale anomala per formula prevale l’indiano Anand , uno tra i piu’ forti giocatori al mondo.   Nella sfida non ufficiale ma con formula piu’ degna di una finale sul match in 16 partite tra il detentore Garry Kasparov e lo sfidante Vladimir Kramnik grande sorpresa , vittoria per lo sfidante . Si spera che in futuro si ritorni alla regolarita’ , come formula e con un solo campione del mondo.