DOPO LA CADUTA DEL T E M P I O
Il Tempio era la “Casa” dell’Altissimo, dove Egli abita per sempre come riporta il libro dei 1Re cap. 8, v.13. Dio nè prese possesso quando l’Arca vi fu introdotta, mediante la nube che nei racconti dell’Esodo (cap.33,v.9), indica la presenza di Yahweh nel Tabernacolo.
Nel 70 d.C. Quando il Tempio fu distrutto dai romani, nacque in Israele una nuova spiritualità. Infatti, a lei si sostituì la preghiera e l’Ascolto riverente della parola di Dio rifacendosi agli antichi profeti.
In quel periodo si affermò che la carità e la preghiera valgono più
di tutti i sacrifici; ricordare Osea cap. 6, v.6. :“Non sacrifici voglio,
ma amore, non il sacrificio, ma la conoscenza di Dio più degli
olocausti”.
Chi segue la Legge in modo
retto, fosse egli anche un pagano, si può considerare superiore anche ad un
Sommo Sacerdote. Si
asseriva che la Legge viene prima del Tempio e la Sinagoga offre una valida
possibilità al Tempio distrutto. Fu in quel periodo che i Sadducei sparirono
dalla scena politica lasciando ampio spazio ai farisei i quali studiarono la
parola di Dio cercando di
attuarla. E’ facile asserire che fu allora che presero vita le
prime Mishnah. Questo
periodo rappresenta la preistoria della Mishnah.
Israele, nel 70 d. C. cercò
di esistere come stato indipendente divenendo una provincia dell’impero
romano riuscendo a mettere in salvo la Legge Divina.
La storia ci porta a conoscenza che il maestro Rabban Johanan Ben
Zakkaj, uscì di nascosto da Gerusalemme assediata e andò in contro
all’imperatore romano vittorioso. Gli chiese di concedergli la città di
Jamnia (Jabneh) per ristabilirvi una scuola dove poter continuare
l’insegnamento della Torah. In
seguito, l’Imperatore acconsentì e la direzione dell’Accademia passò
alla famiglia di Rab. Hillel , nella persona di Rabban
Gamliel II, con il titolo di Nasi,
cioè, patriarca.
L’Accademia
di Tiberiade acquistò grande fama e quella di Jamnia perse la sua importanza.
E’ comprensibile che il centro del giudaismo di allora venne man mano
spostato dalla Palestina verso Babilonia.
Proseguendo
l’indagine storica, è
interessante riportare una breve analisi fra il Vangelo e il Talmud.
Non
si può nascondere, che i padri della Chiesa vedevano nella redazione del
Talmud un’arma in mano agli ebrei per combattere l’interpretazione della
Bibbia. Questi, quindi, nel commentare la sacra scrittura, cercavano di usare
gli stessi metodi adoperati dai
Maestri ebrei, ma li applicarono in modo consono al fine
di poter non solo
spiegare, ma soprattutto
difendere la loro fede cristiana
sia
di fronte agli ebrei, che di fronte agli agnostici o contro gli
eretici che attaccarono la storicità delle scritture; in modo
particolare quelle dell’antico testamento, come fecero Sant’Efrem Siro,
morto nel 373, San Giovanni Crisostomo , morto nel 404, o
Sant’Agostino, morto nel 430.
Il
più preparato fra tutti gli studiosi di teologia fu San. Girolamo,
il quale si sforzò di commentare la Bibbia con il metodo della
Haggadah talmudica, come fece a suo tempo Origene (nato
nel 185 d.C. morto a Tiro
nel 253 d.C.).
Lo
scontro a distanza fra i Maestri talmudici avvenne sotto l’assioma
cristiano:
”NOVUM
TESTAMENTUM IN VETERI LATET;
VETUS TESTAMENTUM IN
NOVO PATET”.
S.
Efrem Siro, nei suoi poemi in siriano polemizza contro gli ebrei dopo il
tentativo non riuscito dell’imperatore Giuliano, morto nel 361-2 , detto dai
cristiani l’apostata di ricostruire il Tempio di Gerusalemme.
Le
scritture di questo santo, somigliano a parti del Talmud.
Può sembrare una cosa irreale che egli, abbia ricopiato letteralmente
il testo affinché i cristiani
comprendessero meglio l’Antico Testamento.
Il
più influenzato dalla letteratura talmudica, fu certamente San Girolamo il
quale fu talmente preso e tanto stimò la “Hebraica Veritas” che nel
tradurre i libri della Sacra Bibbia, si servì di un Rabbino il quale gli dettò
in latino, i libri della Bibbia scritti in ebraico. E’ noto che il santo
conosceva oltre al greco anche le lingue semitiche, imparate quando era
solo nel deserto. Egli
riporta spesso nei suoi scritti l’opinione dei dotti ebrei da lui
frequentati come Maestri di scienza. Di
fronte al pericolo che i padri della Chiesa
avvertivano, l’imperatore
Giustiniano (527 + 565) negò la
predicazione nelle sinagoghe, proibizione che andò a vuoto poiché
all’attività dei predicatori subentrò quella dei poeti i quali conferirono
forma artistica a tutto ciò
che avrebbe dovuto predicare i Maestri . L’azione dell’ Imperatore
riuscì ad essere molto efficace fra i credenti.
FILOSOFIA
DI MAIMONIDE
L’opposizione al Talmud prese in alcuni ambienti una coloritura fisico-razionalista, e, questo fatto, in nome di nuove esigenze intellettuali prese a combattere la tradizione orale.
Maimonide, filosofo e medico ebreo, è indubbiamente la figura più alta del giudaismo medievale. ( nacque a Cordoba 1135, morì il 1204 al Cairo).
Ad una straordinaria vigoria del pensier, aggiungeva un’eccezionale erudizione e una lucida mente ordinatrice pronta ad osservare con minuta precisione i particolari per poi farvi una severa sintesi.
Questo filosofo combattè contro coloro che sostenevano il Sacro Testo Talmudico asserendo che tale contenuto dottrinale era oscuro e non abordabile da tutti.
Egli scrive nell’introduzione della sua opera: “Bisogna presentare un materiale in modo chiaro e sintetico affinché i precetti siano compresi non solo dai colti, ma anche dagli ignoranti”.
Egli pretese di sostituire il Talmud con un insieme di leggi precettistiche che si rifacessero direttamente al Testo Biblico. Scrisse fra l’altro il Codice di Diritto Talmudico chiamato Mishnàn Torah (seconda legge , Deuteronomio).
Questo testo è senza dubbio la miglior codificazione sistematica del Talmud, e, nonostante le critiche di qualche avversario, ha sempre goduto una gran considerazione fra i cultori di questa disciplina, anche se i talmudisti non abituati al pensiero greco, non apprezzavano le singolari doti di quest’Opera.
In aperta polemica con Maimonide e sugli scritti si sollevò Rabbi Asher di Toledo con la famosa frase: “ Non conosco la vostra scienza, Dio sia lodato, mi basta il Talmud”.
STORIA del TALMUD fra i CRISTIANI del MEDIO EVO
Fin dall’epoca di Giustiniano, importante imperatore, (morto nel 565 d.C.) il Talmud fu condannato e ne fu proibita l’esposizione orale.
A quest’ esposizione si deve la trasformazione dell’impero da romano a bizantino. Infatti, nel 1553 fece proibire l’uso della Deuterosis, ovvero dall’ esposizione tradizionale della scrittura.
Nel Medio Evo, quando lo studio del Talmud si propagò in occidente, il sacro libro fu fatto oggetto di violente polemiche e di severe condanne.
Nella disputa che si tenne a Parigi fra l’ebreo battezzato , Nicola Donin e il Rabbi Jegihjel, si sentì dire che nel Talmud erano contenute enunciazioni ingiuriose contro Gesù e la Madonna. Purtroppo, la difesa non fu adeguata e il Talmud fu condannato ad essere bruciato.
Altre importanti dispute si ebbero in passato nella città di Barcellona nel 1263 tra Mosheh ben Nahman e Pablo Cristiani: in tale occasione fu ordinata la cancellazione d’alcune pagine..
Mentre, nella disputa di Tortosa del 1413 Geronimo di Santa Fè sostenne che le accuse che il Talmud avrebbe contenuto nei riguardi degli apostati erano dirette contro i cristiani. Nel 1455 fu proibito lo studio del Talmud agli ebrei. Rimase isolato di papa Clemente V° il quale nel 1307, invece di condannare il libro, istituì ben quattro cattedre universitarie a Parigi, Bologna, Oxford e a Salamanca per l’insegnamento dell’ebraico, del caldeo e dell’arabo, lingue affini al talmudico nell’intento di avere una traduzione dell’opera incriminata.
Il Talmud, trovò un difensore in campo cristiano nella persona di Giovanni Reuchlin (umanista , bacelliere e maestro del 1455) i cui interessi per gli studi ebraici divennero oggetto di polemica. Nel 1510, diete il suo parere favorevole alla conservazione del Talmud, dei commenti biblici e della cabala. Fu allora che la polemica fra filotalmudisti divenne quasi esasperata.
Cristiano difensore del Talmud, Giovanni Reuchlim, scisse addirittura un’opera dove era riportava di non condannare il Talmud ad essere giudicato e quindi bruciato.
Durante il Rinascimento, il Talmud riprese a vivere un nuovo splendore. Infatti, ci fu un gran fervore per gli studi ebraici; e fu allora che apparve la prima edizione del Talmud.
Discussioni sull’argomento e riprovazioni si susseguirono assai intense; ricordare che Elia Levita (1469 +1549), grammatico ebreo, fu chiamato ad insegnare discipline ebraiche ad Egidio Cardinale da Viterbo, cultore di studi cabalistici. Fu così che il Talmud trovò un difensore in campo cristiano.
E’ non solo interessante,
ma anche sorprendente il fatto che la prima edizione dell’Opera talmudica,
anche se molto discussa, avvenne sotto
la protezione papale e rappresentò un avvenimento inatteso.
Tal edizione corrisponde, come abbiamo già modo di scrivere,
a quella di Venezia redatta dal
Bonberg (1525 – 1523).
Fu in tale occasione che il Talmud babilonese ricevette quel tipo di
impaginazione che ancora oggi conserva.
Nonostante tutto ciò, anche
se già protetto dalla Chiesa, si ritornò a bruciarlo nel 1533 e nel 1559,
quindi fu messo all’indice fra i libri proibiti.
Il testo dell’edizione di Basilea del 1578 subì cambiamenti ed
omissioni a causa della censura la quale fu indirizzata anche contro altri
testi ebraici perché, si diceva considerassero dei passi
anticristiani .
Fu forse a causa degli scritti talmudici che fu compilata la Bolla:
“Cum nimis absurdum” nel luglio del 1555, Bolla destinata
ad esercitare un’ influenza sulle condizioni degli ebrei di tutto il
mondo. Questa prescrisse
agli ebrei di Roma e di altre città dello stato pontificio di abitare
in strade separate dai quartieri cristiani (ghetto), senza
poter acquistare la proprietà delle case
e con la sola facoltà di
averne in locazione .
Si ribadì inoltre l’obbligo di portare il “Segno”, il divieto di avere domestici cristiani, di lavorare pubblicamente nei giorni festivi della Chiesa, di trattenersi a tavola o giocare con i cristiani.
La
Bolla, inoltre vietava ai medici di ebrei di curare i cristiani.
Non
solo interessante, ma anche sbalorditivo, fu
è il fatto che parte di
queste norme giuridiche entrò
nel 1917 a far parte del Codice
di Diritto Canonico.
Fu per questo motivo che, seguendo
le norme della Bolla
“Cum
nimis absurdum”
che le leggi statali, sempre passive al papato, proseguirono quanto desiderato
ed influenzato dagli antichi papi sino alla fine della 2^ guerra mondiale.
La storia del Talmud, prosegue
facendo conoscere questo libro
sacro attraverso le correnti mistiche e sabbatianesime
presenti nel 1600. Questi movimenti mistici rimasero da prima
in ambito dell’ortodossia rabbinica, in seguito formularono
chiaramente una svalutazione nei confronti dei testi talmudici.
Attraverso questo moto si attivò molto il significato più profondo e
vero e serio della legge presente nel Talmud.
Infatti ogni parola, anzi ogni
lettera si può prestare a 70 interpretazioni diverse contenendo un numero
infinito di significati reconditi.
di
Alessandro D’Angelo